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di Piero Cammerinesi

Racconta Brecht che Galileo, dopo aver inventato il cannocchiale, invita un cardinale a guardare in quel magico tubo.

Ma il cardinale ribatte che non ha importanza vedere se quelle stelle esistano o meno o se il sole giri su se stesso, perché il cosmo con l’uomo al suo centro è perfetto così come l’ha descritto Aristotele secoli prima. È inutile guardare dentro il tubo, perché se fa vedere qualcosa che “non può essere vero”, vuol dire che il cannocchiale mente. 

Ecco, trovo questo atteggiamento dell’anima molto diffuso ancora oggi.

Tutte le volte che non ascoltiamo in profondità gli altri, che non siamo in grado di mettere in dubbio il nostro punto di vista, che esprimiamo un giudizio senza conoscere a fondo la situazione, noi ci comportiamo come quel cardinale.

Interponiamo un sipario opaco tra noi e la realtà, di cui perdiamo consapevolezza. La realtà – interiore ed esteriore – diviene così una nostra personale immagine, alterata come in uno specchio deformante.

* * *

“Eppur si muove”.

(Galileo Galilei)

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