I Pirati della Supremazia israeliana

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di Tarik Cyril Amar

Lo stato canaglia preferito dall’Occidente lo ha fatto di nuovo

L’assalto alla flottiglia di aiuti diretta a Gaza ha violato ogni tipo di legge, ma d’altra parte le leggi non hanno mai fermato Israele.

In termini di legge – che, ovviamente, non vengono mai applicati nella pratica a Israele – tutto è estremamente chiaro: la Flottiglia Sumud era un’operazione di volontariato per portare aiuti umanitari a Gaza, che da quasi due anni è sottoposta al genocidio israeliano. Israele aveva il chiaro obbligo di lasciar passare quegli aiuti.

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Ma allora cosa aspettarsi dallo Stato canaglia più aggressivo del mondo che non sta “solo” commettendo genocidi, ma anche conducendo guerre regionali di aggressione e campagne di assassinio terroristico di fronte all’opinione pubblica mondiale? E Israele ha un curriculum consolidato in questo tipo di pirateria, ovviamente, avendo fermato diversi tentativi di portare aiuti via mare dal 2010, a volte con vittime tra gli attivisti umanitari.

Fermare la Flotilla Sumud non è stato semplicemente criminale, ma criminale sotto tutti i punti di vista che i giuristi possono immaginare, un tipico super-vertice israeliano di nichilismo legale: Israele ha attaccato le navi della flotilla in acque internazionali dove non ha alcuna giurisdizione. Anche se le navi si fossero avvicinate alla costa di Gaza, non si sarebbero comunque trovate all’interno delle acque territoriali israeliane, perché non esistono acque al largo di Gaza, sulle quali Israele non ha alcuna sovranità, come chiaramente confermato dalla Corte internazionale di giustizia lo scorso anno. Ciò che si trova al largo delle coste di Gaza, infatti, sono acque territoriali palestinesi.

 

 Il blocco di Gaza, che dura non “solo” per la durata dell’attuale campagna di genocidio-pulizia etnica ad alta intensità, ma da quasi due decenni, è illegale. Poiché il blocco è in vigore da così tanto tempo, Israele sta semplicemente mentendo – sorpresa, sorpresa – quando sostiene che si tratta di una misura a breve termine coperta dalle regole di San Remo, che riassumono “il diritto internazionale applicabile ai conflitti armati in mare”. E anche se queste regole si applicassero, in base ad esse Israele dovrebbe far passare gli aiuti umanitari.

Infine, poiché Israele ha attaccato navi e cittadini appartenenti a più di 40 Paesi, ha commesso un’aggressione ai sensi del diritto internazionale nei confronti di tutti loro e, cosa meno ovvia ma reale, anche crimini ai sensi delle leggi interne di ciascuno di questi Paesi, in quanto applicabili a quelle navi.

Fin qui la legge, ma d’altra parte Israele è di fatto al di fuori e al di sopra della legge. Questo lo sappiamo da tempo. Infatti, Israele non potrebbe esistere senza violare costantemente il diritto internazionale e farla franca. Per Israele, l’illegalità e l’impunità non sono lussi ma necessità vitali.

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Anche il motivo per cui ha potuto esistere in questo modo è noto: È protetto dall’Occidente e, in particolare, dagli Stati Uniti. Questi ultimi sono il peggior co-protagonista di Israele e ne facilitano i crimini come nessun altro Stato al mondo. Presto, ad esempio, la recente guerra di aggressione condotta da America e Israele insieme contro l’Iran sarà probabilmente seguita da una seconda aggressione, ancora peggiore.

A questo proposito, ciò che è accaduto alla Flottiglia Sumud è stato un banco di prova: È chiaro che le recenti mosse di vari governi occidentali, tra cui Regno Unito, Francia e Australia, di “riconoscere” – in modo estremamente disonesto – uno Stato palestinese e di aggiungere qualche cauta critica retorica a Israele non fanno alcuna differenza rispetto alla loro assoluta deferenza nella pratica nei confronti di Israele e dei suoi sostenitori negli Stati Uniti.

Quello che per un momento è sembrato un barlume di speranza, l’apparizione di navi da guerra di varie nazioni per scortare apparentemente la flottiglia umanitaria, si è trasformato in un’altra umiliazione: le navi di scorta hanno abbandonato le loro cariche ben in tempo per permettere a Israele di avere mano libera.

Gli stessi leader occidentali responsabili di questa vile ritirata non possono smettere di tergiversare sulla necessità di non “premiare l’aggressore”, quando alzano il tiro dell’isteria bellica contro la Russia, come hanno fatto di recente, dai droni misteriosi alla dichiarazione di stati incostituzionali di “non pace” alle chiacchiere di stati di emergenza.

Che ne dite, per una volta, di non premiare il genocida? Ma è difficile, vero? Una volta che tutti i governi occidentali sono complici di Israele.

La Flotilla Sumud non sarà l’ultimo tentativo di rompere il blocco genocida di Israele e la sua aura di impunità. C’è speranza, perché anche nell’Europa NATO-UE e negli Stati Uniti sempre più persone capiscono cosa è e cosa fa veramente Israele: uno Stato di apartheid coloniale che non smette di commettere genocidi e pulizie etniche. Le campagne sistematiche di propaganda e di guerra dell’informazione di Israele si stanno intensificando in risposta, come ha appena dimostrato il caso di TikTok. Ma nemmeno Israele e i suoi amici americani possono invertire la storia e un’esperienza che il mondo intero ha fatto. Il genocidio di Gaza è già un fatto. Non sarà dimenticato. La resistenza a Israele non finirà mai.

Tradotto dall’inglese di Piero Cammerinesi per LiberoPensare

Fonte

Nell’immagine di copertina: Soldati della marina israeliana fanno la guardia a bordo di un’imbarcazione mentre entrano nelle acque territoriali di Gaza. © Uriel Sinai / Getty Images


Tarik Cyril Amar

Tarik Cyril Amar, storico tedesco che lavora presso l’Università Koç di Istanbul e si occupa di Russia, Ucraina ed Europa orientale, di storia della Seconda Guerra Mondiale, di guerra fredda culturale e di politica della memoria.

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