Arte, Conoscenza, Evoluzione

IMG 7169
di Fabio Antonio Calò

“Arte e veggenza attingono alla stessa fonte”

afferma Steiner. Entrambe attingono all’idea, “unica ed eterna”: il Logos. Il conoscere risale dalle cose all’idea (induzione); il creare discende dall’idea alle cose (deduzione). Questo salire e scendere è quel moto pendolare vivente che Steiner descrive in Filosofia della Libertà e che poi scolpisce come corrente verticale sulla statua lignea del Goetheanum.

L’unica differenza tra veggenza ed arte è che l’artista crea ciò che il veggente vede. Ma l’artista non necessariamente sa che ciò che intravede e manifesta, il Bello, è l’idea stessa che gli appare sul piano fisico-sensibile. Lo sguardo conoscitivo dell’artista plasma la materia ben prima di iniziare la realizzazione dell’opera, perché, quando egli osserva la natura, la guarda con gli occhi creativi e la natura si serve degli occhi dell’artista per liberarsi dalla necessità formale: l’essenza delle cose gli parla, gli si disvela trasfigurando la forma visibile dell’oggetto in cui vive, immanifesta.

Ma solo l’artista vero, l’artista “morale” ovvero capace di guardare il mondo con amore, intravede il Bello nell’informe, la statua nel blocco di marmo, e non fa altro che eliminare il superfluo, concentrarsi su ciò che gli chiede di essere percepito. 

Ma intravedere e sperimentare il Bello, l’idea, significa conoscere: “l’arte non è l’imitazione di un reale-materiale che già esiste da qualche parte” (come credettero Platone e Aristotele).

L’arte è la creazione dell’ESPERIENZA dell’ <a priori>, è il completamento della manifestazione di uno Spirituale che GIÀ È ma che ancora non esiste nella materia: l’arte è l’esperienza diretta dell’idea, è Conoscenza oggettiva.

Dio crea esseri incompleti, immanifesti, imprigionati nella materia, proprio affinché sia l’uomo a poter intravederli e allora conoscerli nella loro essenza, liberando essi dalla necessità e se stesso dall’illusione; ma può farlo soltanto il giusto occhio, l’occhio artistico. Dio si manifesta sempre nelle cose ma non a tutti: va “indovinato”, percepito attraverso un pensare creativo e un sentire amorevole.

“La verità è una libera creazione dello Spirito umano”,

scrive Steiner in Verità e scienza.

L’arte è un atto della natura stessa ma superiore, poiché l’artista è quella parte della natura che ha coscienza di sé (come uomo) ed ha la capacità creativa di intuire le volontà divine insite nella natura stessa. Quando il conoscere diviene creativo, l’uomo è co-creatore e allora il conoscere diventa l’atto più perfetto dell’universo poiché completa l’opera divina.

“Il Bello è l’idea che si manifesta nella parvenza sensibile”,

aveva già afferrato Hegel.

Quel che è importante, e che già alcuni Maestri in oriente avevano colto, è che il mondo è, si, illusione ma Maya-Šakti ovvero illusione configurata secondo le leggi del Bello ovvero dell’Idea. Perciò chi sa scorgere il Bello, sa scorgere l’idea! Chi libera in sé Śakti, il potere creativo-artistico per eccellenza, Vede oltre il Sari, oltre il velo di Šakti: Vede l’Idea! La liberazione di Šakti-Sophia è il fine ultimo degli esercizi della SDS, nonché, inconsapevolmente, di ogni Artista.

E, “tra tutte le arti”, afferma Goethe, “la musica è ad un gradino superiore perché si è già liberata dalla materia”.

“La musica è il mezzo di difesa contro Lucifero”, aggiunge Steiner.

“Il mondo ha la musica per fare, dell’uomo, un Uomo.” 

La musica, arte dell’io, in particolare e l’arte in generale sono il mezzo con cui l’uomo può scegliere: porre ostacolo a Lucifero oppure farsene dominare. Ma tutti i talenti artistici derivano all’uomo proprio da Lucifero. L’Ostacolatore è al contempo veleno e antidoto, problema e soluzione: la libertà consiste in questo apparente paradosso, intuibile solo da un pensiero artistico, capace di muoversi in mezzo alle contraddizioni.

L’arte ha il potere di difendere l’uomo da Lucifero ma a più livelli, non solo dal Suo dominio astrale interiore: l’arte ha il potere di rimuovere il velo della Maya luciferica, l’involucro informe e superfluo che nasconde le cose. Perché l’arte ha la capacità di evocare e manifestare il Bello essenziale, perciò di condurre l’uomo alla conoscenza diretta dell’idea.

Ecco dunque il significato occulto, la Missione dell’arte.

L’essere artisti non è qualcosa che si sceglie, come un’automobile o un vestito da indossare. Il talento artistico si eredita e si trasmette nel cerchio della discendenza; è semplicemente una spiccata percettività, un forte “senso dell’io” che costringe l’individuo a sentire il mondo dentro di sé, grazie all’innata capacità di auto estinguersi spontaneamente per ritrovare se stesso nell’altro (compassione) e l’altro in se stesso (amore). È perciò capacità di soffrire per il dolore nel mondo; e allora doverlo esprimere, denunciare, urlare, mediante le proprie opere. L’artista non soffre affatto del suo dolore; il suo dolore è per lui il suo più prezioso organo di senso, uno strumento d’indagine e conoscenza a cui non rinuncerebbe mai! Esso gli consente di sentirsi vivo, di sentire il suo pensiero vivo che si muove ovunque nel mondo, per conoscerlo. Egli non soffre per il proprio dolore ma per il dolore del mondo. Di un mondo che gli parla e gli chiede aiuto di continuo, gli chiede di parlare di sé, e che quindi sente essere, nella sua essenza, intimamente unito a sé. 

Il “sentire artistico” a cui occorre “abbandonarsi” per poter conoscere, di cui parla Steiner ne L’iniziazione, non è debolezza dell’io bensì il contrario, è la pura forza dell’io che Vuole Sentire, lasciarsi risuonare libero così che possa conoscere, percepire il mondo e rivelare all’artista stesso l’identità di sé con il mondo. L’artista è chiamato a fare tutto ciò; può scegliere di FARE l’artista o non fare della sua arte un mestiere, ma È e rimarrà artista tutta la sua vita presente e quelle successive. Conserverà sempre quel MODO di pensare ovvero di percepire l’idea, l’essenza che muove il mondo e che si affida a lui affinché egli la liberi, la illumini e le consenta di completarsi sul piano dell’esistenza secondo quella volontà divina che l’artista soltanto percepisce nelle cose.

“L’arte è scienza pratica”, dice Goethe. “L’arte perfeziona la scienza, perché le aggiunge quel che le manca: l’oggettività”.

Questo perché “la scienza ha l’idea ma non ha la realtà”, aggiunge Steiner, ha i concetti ma astratti, non sperimentati direttamente. Invece “l’esperienza ha la realtà ma non ha l’idea”. Perciò

l’uomo ha da crearsi la verità da un terzo mondo che non esiste, va inventato, ed è il mondo dell’arte, della fantasia creativa”.

In quel mondo fantastico, l’uomo sintetizza scienza ed esperienza, trova la realtà dell’idea, l’idealismo empirico che è proprio della Scienza dello Spirito. 

Non abbiamo scelta, dunque: per evolvere, dobbiamo formarci ed entrare in un terzo mondo in cui creatività ed amore possano convivere come conoscenza. Perché Steiner ci ha dimostrato che nel mondo moderno la sola possibilità di evoluzione per l’uomo è fondata sulla conoscenza. E la conoscenza è possibile soltanto allo Spirito libero che sappia crearsi la verità. Se conosco, divento uno col mondo ed evolvo di continuo in qualcosa di superiore a ciò che sono. Non conoscerlo significa rimanere separato dal mondo, regredire, involvere.

La conoscenza, secondo Steiner, si attua in tre fasi:

  1. Osservazione. “Io osservo con rigorosa attenzione quell’essere”;
  2. Amore. “Io lo accolgo nel mio Spirito”;
  3. Arte. “Io proietto la mia luce di saggezza su di esso. Lo creo!”

Ad Arimane appartengono le forze necessarie nella prima fase (disciplina, azione pura), a Lucifero le forze della terza (creatività, spregiudicatezza). Il Cristo concede le forze per attuare la seconda (positività). 

Una volta conosciuto, quell’essere diviene qualcosa di più di quanto non sia là fuori. Diviene qualcosa di più in me ed anche in sé. Attraverso di esso, io ho risvegliato il mio essere e ho risvegliato anche l’essere che ho incorporato in me. L’ho conosciuto! Ed ora, esso non è più separato da me bensì si è riunito con me. Le mie idee sono l’argilla con cui la creatura, quell’essere esterno a me, può completare se stessa. Il mondo ideale che vive in me è la parte di sostanza che gli appartiene eppure gli manca e che io soltanto, conoscendolo, gli porto incontro. Ed esso fa altrettanto nel conoscermi, cedendomi la mia parte mancante. 

Ognuno di noi custodisce un’idea, un frammento di cui ogni essere vivente nel cosmo ha bisogno per completarsi. C’è un frammento ideale della mia essenza, una nota che costituisce il mio Spirito-Tono, che vive nascosto in ogni essere vivente nel mondo. Ognuno di noi è spezzato in tanti piccoli frammenti per quanti esseri viventi vi siano là fuori. Ed i più grandi miei frammenti mancanti sono custoditi nei miei Nemici, coloro che vengono a me per farmi del Male, e occultamente del Bene.

Conoscere, perciò, significa “creare la verità”, ricongiungere le proprie idee al contenuto ideale del mondo: ritrovarsi a dire “io sono tu” ad ogni essere che cammina là fuori, nel mondo.

 

Immagine in alto: Il Tempio sul ponte di Hermann Linde (Dalle illustrazioni della Fiaba di Goethe)

 


  Fabio Antonio Calò è un musicista e ricercatore spirituale indipendente

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo!

Facebook
Pinterest
Twitter
Email
Telegram
WhatsApp

Ti potrebbero interessare:

it_IT

Accedi al sito

accesso già effettuato