Lo schiaffo di Charlevoix

Dopo “lo schiaffo di Charlevoix”…

…le scelte e sopratutto i modi di Donald Trump stanno scuotendo la diplomazia internazionale adusa ad affermare ciò che non si pensa e a non dire mai ciò che si pensa.
A privilegiare sempre i significanti sui significati, i compromessi sulle verità scomode.
Mai si era registrato un comportamento così irrituale in tutta la storia della diplomazia moderna.

La cosa è ancora più eclatante trattandosi del presidente della (ancora) unica superpotenza mondiale.

Tuttavia questi comportamenti negativi stanno producendo degli effetti estremamente positivi.
Sappiamo bene che gli ostacoli, in fondo, sono sempre funzionali all’evoluzione, sia personale che globale.

Finalmente assistiamo ad una Europa che cerca di ritrovare finalmente quella dignità che l’asservimento a Washington aveva da tempo sbiadita.
Merkel:

“L’Europa deve prendere meglio il suo destino nelle proprie mani e difendere da sola i suoi valori, nel caso con il Giappone”. , Tusk. “Quello che mi preoccupa di più è vedere che l’ordine mondiale, basato su regole comuni, si trovi sfidato non dai soliti sospetti ma sorprendentemente, dal suo principale architetto e garante: gli Stati Uniti”.

Finalmente vediamo due grandi nazioni sempre considerate il backyard degli USA, Canada e Messico, alzare la testa e rispondere per le rime all’arroganza a stelle e strisce.
Trudeau:

“Noi canadesi siamo gentili, siamo ragionevoli, ma non ci faremo maltrattare”.

Finalmente vediamo una Russia sfidata e messa all’angolo da decenni, dare  lezioni di dignità e di legalità ai barbari dell’Estremo Occidente.
Putin in risposta all’invito alla Russia a rientrare nel G8:

“Smettiamola con le chiacchiere e torniamo al lavoro”.

Sembrerebbe allora che questo presidente guitto ed arrogante stia – consapevolmente o inconsapevolmente? – seguendo una agenda i cui risultati sono totalmente antitetici all’”America first”, visto che i suoi modi e le sue scelte stanno spingendo altri Paesi a trovare il coraggio di prendere le distanze dalla egemonia USA.

Possibile che Trump – per quanto pallone gonfiato abituato a trattare chiunque come una nullità – non se ne renda conto?

E se se ne rende conto perché lo fa?

È più forte di lui o segue – consapevolmente o inconsapevolmente – un’agenda destinata a cambiare profondamente il volto della geopolitica globale?

La risposta a queste domande potrebbe offrire la chiave per comprendere molti avvenimenti del presente ma anche le linee guida della futura politica internazionale.

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