sindrome-down

sindrome-downUn pubblico peccatore fu scomunicato e gli fu proibito di entrare in chiesa. Egli andò a lamentarsi con Dio.
«Non mi fanno entrare, Signore, perché sono un peccatore».
«Di che ti lamenti? – disse Dio – Non lasciano entrare neanche me!»

di Piero Cammerinesi (corrispondente di Coscienzeinrete Magazine dagli USA)

Houston, 30 giugno 2012

 

gemmavescovodownLeggere sui giornali italiani oggi che monsignor Andrea Gemma – esperto di esorcismi (mah!) – avrebbe affermato in televisione che “il posseduto dal diavolo ha le movenze e il portamento simile a un Down”, al di là della lecita indignazione di tutti coloro che hanno a che fare con persone affette da tale sindrome, pone una questione fondamentale.

Quella della distanza – ormai siderale – della Chiesa dalla spiritualità.

Eh sì, perché in realtà dietro una cosiddetta disabilità come quella Down ci sono ben altre – e ben più profonde – verità che non quelle delle movenze da indemoniati.

Vediamo quali.

Rudolf Steiner da giovane trascorse molti anni aiutando un ragazzo idrocefalo, e da questa esperienza trasse ispirazione per il suo successivo impegno nella pedagogia curativa. Comprese che certe patologie sono il risultato d’imperfezioni del corpo fisico ereditato. L’individualità – pensò – è intatta; ci possono essere ragioni karmiche per cui un corpo imperfetto viene scelto prima della nascita.

Inoltre – aggiunse – coloro che soffrono della sindrome di Down sono i portatori di una particolare missione, quella di portare sulla terra il dono delle forze del loro cuore non contaminate dall’intelletto e dall’ambizione di competere.

Il loro portamento, – disse – quando sono a riposo, è come quello del Buddha.

Perbacco, ci siamo allontanati molto dagli indemoniati…o non ci hanno mai detto che anche il Buddha era uno di loro?

Per via della loro allegria e del caldo sentimento di amore che portano in sé, le persone con sindrome di Down in qualche modo rappresentano la forma archetipica dell’uomo prima della cacciata dall’Eden. Steiner, pertanto, pensava che avere un bambino Down fosse un dono del tutto particolare.

Altro grande scienziato e educatore che si occupò a fondo della sindrome Down fu Karl Koenig, il fondatore delle comunità Camphill. Egli venne ispirato, nella sua straordinaria opera scientifica ed educativa, proprio dalla vista di un bambino Down che portava una candela a una cerimonia religiosa.

Koenig dedicò tutta la sua esistenza alla creazione di comunità per bambini con difficoltà di apprendimento. Oggi ci sono oltre un centinaio di comunità Camphill in venti Paesi.

Koenig un giorno affermò:

“Solo quando ci rincontreremo in comunità basate non sui legami di sangue, ma su legami spirituali, dove lavorare gli uni per gli altri e lottare insieme, in cui adulti e bambini, persone importanti e meno importanti, abili e disabili, nel reciproco riconoscimento della reciproca dignità, si incontreranno e costruiranno una nuova forma di comunità, solo allora potrà nascere qualcosa in grado di offrire ai bambini e ai giovani la possibilità di portare a espressione il loro vero essere, la loro esistenza spirituale, e di dare il loro contributo”.

Ecco, tutto questo, che sarebbe dovuto venire dalla Chiesa – qualora essa ancora rappresentasse una scintilla di conoscenza spirituale – viene da altre direzioni.

La Chiesa oggi sembra capace solo di ignorare lo Spirito ove questo di manifesta e, anzi – quel che è peggio – di scambiarlo per qualcosa di demoniaco.

Davvero Dio non abita più qui.

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