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Mi giungono dinanzi all’anima – come onde furiose che si accaniscono contro la scogliera – notizie agghiaccianti di fatti di cronaca le cui tenebre sembra impossibile illuminare con la luce della ragione.
Neonati uccisi brutalmente, perversioni che si fa fatica persino ad immaginare, ché l’anima sembra volersi girare dall’altra parte.
Mi immedesimo con la vittima e sperimento tutto il suo dolore.
Qualcosa dentro di me urla e ringhia che vorrebbe vedere il carnefice appeso ad un lampione…domani, adesso.
No, ferma tutto.
So che tra vittima e carnefice esiste un patto prenatale e che senza questa conoscenza la vicenda è incompleta, incomprensibile.
E allora devo modificare la mia reazione, aggiungendo a quella per la vittima anche la compassione per il carnefice.

No, non ce la faccio, questa volta non ce la faccio.
Come posso compatire chi ha massacrato un bambino?

Ma dentro di me si apre uno scenario.

Vedo un palcoscenico in cui si svolge uno spettacolo.

Metà del palcoscenico è illuminato, l’altra metà è immersa in una tenebra impenetrabile.
Così vedo solo la metà di quanto accade e non ne comprendo il senso.
Vedo la metà che appartiene alla mia condizione di uomo incarnato ma mi sfugge tutta la parte che riguarda il mondo spirituale con le sue leggi ed i suoi eventi.

Vedo l’impermanente ma mi è preclusa la visione del permanente.

Non ho la minima idea di quanto poco la parte illuminata del palco possa spiegare l’intera vicenda.
Se solo un raggio di luce penetrasse nell’area buia…allora sì che sarebbe tutto più facile! Potrei serenamente mettere d’accordo le due anime che si agitano furiosamente in me.

Ma non mi è dato.

Comprendo che non è la via facile quella che ho scelto.
So però che i miei pensieri sono forze reali e con loro posso liberamente intervenire nel mondo.
Allora mi dico: pensa, pensa profondamente questi pensieri, serviranno a controbilanciare tutto l’odio che si scatena sulla terra in occasioni come questa.
Questo è quello che puoi fare e che ti compete. E non pensare che sia poco.

E, d’un tratto, l’altra metà del palcoscenico si illumina.

Piero Cammerinesi

* * *

Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

Vangelo di Giovanni

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