Cronache della Pandemenza – Due Pesi, due Misure

di Piero Cammerinesi
Mentre i media del sedicente “mondo civile” – altrimenti chiamato l’impero – si stracciano le vesti accusando Vladimir Putin (chi, se no?) ancor prima di uno straccio di comunicato medico, per la morte in carcere del leader dell’opposizione russa Alexei Navalny, i cittadini dell’impero, ormai ridotti a pappagalli ripetenti all’infinito le stesse formule, seguono religiosamente la narrazione ufficiale dimostrando – come se ce ne fosse ancora bisogno – che la legge dei “due pesi due misure” è la regola fondamentale cui è  fatto obbligo inchinarsi.

Tanto rumore per Navalny – per carità, una morte sospetta va certamente indagata –  mentre continua il silenzio complice di istituzioni, autorità e media sul destino incombente su Julian Assange, da cinque anni nella prigione londinese di Belmarsh, ove è detenuto in attesa di giudizio per aver osato sfidare l’impero con la verità dei fatti.

Siamo in questi giorni di fronte, infatti, all’ultimo disperato tentativo di Julian Assange di appellarsi contro l’estradizione negli Stati Uniti, dove rischia fino a 175 anni di carcere.
Eh sì, gli americani fanno sempre le cose in grande; un ergastolo non basta; ce ne vogliono più d’uno per punire chi smaschera i loro crimini.

In queste udienze, fissate per il 20 e 21 febbraio prossimi, i giudici dovranno decidere se Assange ha ancora qualche possibilità di appellarsi a qualche Corte britannica oppure si dovranno avviare le pratiche per un’imminente estradizione.

Eclatante il fatto che vi siano schiere di personaggi pubblici – e di gente comune – che preferiscono starnazzare per la vicenda di un prigioniero politico di un Paese straniero piuttosto che per la sorte di un giornalista incarcerato ingiustamente dal proprio Paese o comunque da un Paese alleato.

Nota giustamente la collega Caitlin Johnstone in un suo intervento di ieri:

Ogni volta che vedo persone che gridano alla persecuzione di giornalisti e prigionieri politici in altri Paesi, mentre loro stessi vivono in una nazione il cui governo sta perseguitando Julian Assange, non posso fare a meno di pensare a Matteo 7:4-5,

 

O come potrai tu dire a tuo fratello: “Lascia che io ti tolga dall’occhio la pagliuzza”, mentre la trave è nell’occhio tuo? Ipocrita! Togli prima dal tuo occhio la trave, e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio di tuo fratello.

Insomma, il doppiopesismo e la repressione delle idee non conformi sono ormai la regola al centro come alla periferia dell’impero.
Basti pensare allo slalom tra intercettazioni, minacce e macchina del fango che ha dovuto subire  Tucker Carlson per aver osato intervistare Vladimir Putin e di cui ha parlato recentemente:

E non ti salvi neppure se sei l’uomo più ricco del mondo.
È recentissima, infatti, la notizia che Elon Musk ha dichiarato di essere sotto “attacchi incessanti” per aver permesso la libertà di parola su X (Ex Twitter) la sua piattaforma di social media. Ha aggiunto che il suo tentativo di farne un baluardo della libertà di parola ha reso lui e tutte le sue aziende bersaglio di attacchi costanti da parte dei governi e dei loro alleati censori.
Questo scriveva Musk ieri in un post su X:
“L’opinione pubblica non comprende ancora nemmeno una minima parte del potere del complesso censura-governo-industria. Come previsto, io e le mie aziende abbiamo subito un attacco implacabile nel momento in cui la censura di questa piattaforma è stata revocata. Fino a che punto si spingeranno per fermarmi?”.

Musk, l’uomo più ricco d’America, con una fortuna stimata da Forbes in oltre 200 miliardi di dollari, sa bene che la guerra contro di lui è “solo all’inizio”; è stato colpito da una raffica di attacchi legali e da una copertura mediatica negativa da quando ha acquistato la piattaforma X con la promessa di rimuovere la censura dell’impero. I boicottaggi degli inserzionisti hanno ridotto le entrate di X e l’amministrazione del presidente Joe Biden ha citato in giudizio la società SpaceX di Musk per presunte discriminazioni nei confronti dei rifugiati.
Ma non solo; Biden, di fronte all’acquisizione di Twitter affermò che Musk dovrebbe essere indagato dal governo federale. Alla domanda se Musk possa mettere a rischio la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, il presidente rispose:

“Penso che la cooperazione e/o le relazioni tecniche di Elon Musk con altri Paesi meritino di essere esaminate”.

E la cosa è facilmente comprensibile se si considera che X (all’epoca Twitter) era stata tra le piattaforme di social media che favorirono la vittoria di Biden alle elezioni del 2020, censurando un rapporto-bomba su presunte influenze in Ucraina e Cina da parte della sua famiglia. I repubblicani accusarono l’FBI di aver collaborato con i dirigenti di Twitter per insabbiare il rapporto.

Altra scelta che non gli è certamente valsa la simpatia dell’impero è stata quella di pubblicare i documenti interni di Twitter che rivelano il coinvolgimento del governo nella censura dei discorsi relativi alla pandemia Covid-19.

Come ha dichiarato l’anno scorso la rappresentante degli Stati Uniti, Nancy Mace, membro della Camera dei Rappresentanti per lo stato della Carolina del Sud:

Grazie a Dio Elon Musk ha permesso di mostrare a noi e al mondo che Twitter era sostanzialmente una filiale dell’FBI, che censurava voci mediche reali con competenze reali che mettevano in pericolo vite americane reali perché non avevano quelle informazioni”,

Musk sa bene di non essere soggetto solo a rischi economici e legali; è ben consapevole di correre un rischio “piuttosto significativo” di essere ucciso.
Suo padre, Errol Musk, ha dichiarato, infatti, in un’intervista dello scorso settembre di temere che il figlio possa essere assassinato da un “governo ombra” a causa dell’influenza che esercita.
Non sarebbe certo la prima volta.
Da Lincoln a John F. Kennedy, da Martin Luther King a Robert Kennedy, da Malcom X a John Roll, la scia di assassinii eccellenti che caratterizza l’impero fa comprendere – come ben diceva il nostro Ugo Foscolo“di che lagrime grondi e di che sangue” il potere.
Ieri come oggi.

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