Dall’11 Settembre ai Biolaboratori Ucraini

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Le strane falle nella narrazione ufficiale. Parte tutto da qui. Come nel film “Matrix” quando Neo percepisce le alterazioni nel programma. Vi ricordate lo strano “coming out” dei templi del globalismo, New York Times e CNN, contro Hunter Biden?
Il New York Times ha confermato l’autenticità dei documenti rinvenuti sul laptop del figlio di Joe Biden.

Con 18 mesi di ritardo…

Il New York Times ha riconosciuto pochi giorni fa la veridicità delle email recuperate dal laptop scomparso di Hunter Biden, riportate per la prima volta dal New York Post prima delle elezioni presidenziali del 2020.

 

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Improvvisamente i media mainstream di mezzo mondo paiono essersi miracolosamente risvegliati dal torpore. Sì, perfino in Italia (il che è tutto dire!).

 

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A questo punto mi sono chiesta: perché sacrificano Biden/Hunter Biden? Cosa o chi stanno proteggendo dietro lo smokescreen?

Breve cronistoria.

Tutto ha inizio nel dicembre del 2019 quando l’FBI ha sequestrato il laptop di Hunter Biden dopo che il proprietario di un negozio di riparazioni computer, John Paul MacIsaac, aveva contattato la polizia.
MacIsaac affermò che Hunter lasciò tre laptop Apple danneggiati nel suo negozio nell’aprile 2019, senza poi essere mai più tornato a ritirarli o a pagare la fattura di recupero dati di $ 85. Il tecnico ha detto di non aver riconosciuto Hunter quando è entrato nel suo negozio nell’aprile 2019, sebbene il nome gli suonasse familiare. Prima che il portatile venisse sequestrato, il 44enne ha affermato di aver fatto una copia dei file per “proteggersi”. MacIsaac ha anche fornito una copia dei file all’avvocato dell’ex sindaco Rudy Giuliani, Robert Costello.
Il laptop conteneva foto di Hunter nell’atto di consumare droghe e fare sesso con una prostituta. Ma non c’era solo quello che al limite avrebbe potuto essere trattato come una triste e squallida vicenda scandalistica. Tra le email spunta il nome di tale Tony Bobulinski con il quale Hunter Biden parla di “affari in Ucraina”. Bobulinski ha detto che sapeva che le email erano autentiche perché ne aveva ricevuta una, datata 13 maggio 2017, che delineava un piano per ottenere il 10 percento nella loro azienda, Oneida Holdings, “detenuta da H [Hunter] per conto del “big guy”. Chi è il “big guy”? Ovviamente tutti, Bobuinski incluso, hanno pensato a Joe Biden, padre di Hunter.

Farei notare alcune stranezze:

1) Con il grado di sorveglianza a cui è sottoposto il figlio di un ex vicepresidente degli Stati Uniti (all’epoca Joe Biden era “solo” un ex vicepresidente) può reggere la storia di un laptop con foto ed email compromettenti “dimenticato” in qualche oscuro meandro di un negozio di riparazioni per Pc? A mio avviso no, non regge.

2) Su Bobulinski si trova online poco o niente: ad esempio non ha una pagina wikipedia dedicata. Strano, per un teste-chiave di questo genere.

3) Oneida Holdings era la società costituita per gestire i rapporti tra i Bidens e la società energetica cinese CEFC. La CEFC è stata dichiarata in bancarotta dal Governo cinese nel 2020, così come le sue sussidiarie: CEFC Shanghai International e CEFC Hainan International. La società utilizzava una complessa rete di società affiliate per facilitare accordi falsi, gonfiare i dati commerciali e ottenere prestiti bancari per alimentare la sua espansione aggressiva. Così il governo cinese l’ha “terminata”, diciamo. I presunti legami di Hunter Biden “con la Cina” si reggono sul collegamento con un’oscura azienda di intermediazione che lo stesso governo cinese ha provveduto a cancellare dalla faccia della terra e il cui fondatore, Ye Jianming, è stato arrestato e messo sotto inchiesta nel marzo 2018 con l’accusa di reati economici. Secondo il South China Morning Post e AsiaNews, l’ordine delle indagini è arrivato direttamente dal Presidente Xi Jinping. Dunque qualcuno cercava di “collegare a forza” e direi in maniera grottesca Hunter Biden con “affari cinesi”.


Detto questo, passiamo agli affari di Hunter Biden in Ucraina.

Ma prima una domanda: come mai certa controinformazione si è tanto spesa per cercare collegamenti di Hunter Biden con la Cina ma non ha mai parlato dei biolaboratori in Ucraina e di Metabiota, azienda contractor del Pentagono? Come mai Rudy Giuliani e Steve Bannon non hanno mai citato Metabiota? Rudy Giuliani ha avuto anche il laptop tra le mani!
Sull’account Twitter di Rudy Giuliani, per esempio, non si trova una sola volta la parola “Metabiota”. Eppure sarebbe stato facile fare due collegamenti in merito invece di concentrarsi su oscure (e fantomatiche) “collusioni cinesi”. Eppure, e lo vedremo tra poco, questo sì che sarebbe un collegamento concreto!

 

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Torniamo ai giorni nostri.

Nel frangente della crisi Ucraina derivata dall’intervento russo per la messa in sicurezza delle popolazioni del Donbass, il governo russo ha informato il mondo della presenza di biolaboratori sul suolo ucraino finanziati direttamente da Washington.

I laboratori del ministero della Difesa ucraino situati a Kiev, Odessa, Lvov e Kharkov hanno ricevuto un totale di 32 milioni di dollari USA. Lo ha dichiarato giovedì Igor Kirillov, capo delle truppe di protezione RCB (difesa radiologica, chimica e biologica) delle forze armate russe.

“Riteniamo che sul territorio dell’Ucraina siano stati creati componenti di armi biologiche”, ha affermato il rappresentante del ministero della Difesa russo. Secondo Kirillov, queste informazioni si basano sull’analisi di documenti relativi alla “realizzazione di programmi biotecnologici da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati nel blocco della NATO sul territorio dell’Ucraina”. Nello specifico, il funzionario ha fatto riferimento a un documento datato 6 marzo 2015, che, secondo Kirillov, conferma “la partecipazione diretta del Pentagono al finanziamento di progetti militari e biologici in Ucraina”.

Questo stralcio dell’intervento del portavoce del ministero della Difesa della Russia, Igor Konashénkov, è particolarmente importante:

“da anni e sotto il controllo immediato di esperti americani, in un laboratorio della città di Kharkov è stato condotto uno studio sulla trasmissione di malattie da parte dei pipistrelli all’uomo.

Si tratta di Coronavirus? Credo che per il mondo intero sarebbe importante saperlo.

In tutto questo non è possibile non notare lo sforzo della Cina nel sostenere la Russia sulla volontà di fare chiarezza in merito.

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“Certo, chiederemo spiegazioni. E non solo noi – ha detto – Sapete che anche la Cina ha già chiesto spiegazioni e che questo programma sia reso trasparente al mondo. Naturalmente, questo sarà di interesse per molti.” (Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino)

Tornando a Hunter Biden: il governo russo sostiene che Biden junior abbia finanziato un programma di sviluppo di armi biologiche (presso laboratori segreti dislocati sul suolo ucraino) attraverso un fondo d’investimento, il Rosemont Seneca Partners.

Nota “a margine” interessante: il Rosemont Seneca Partners era una filiale di Rosemont Capital, una società di investimento fondata nel 2009 da Chris Heinz, figliastro dell’ex Segretario di Stato John Kerry, Chris Heinz.

Peculiare la presenza di tutti questi figli, figliocci e figliastri!

Nel programma, accusa Igor Kirillov, sarebbero coinvolti il Pentagono, l’agenzia USA per lo sviluppo internazionale, i Centri per il Controllo e la prevenzione delle malattie e una fondazione di George SorosDalle email rinvenute sul laptop di Hunter Biden si evince il fatto che il rampollo presentò Metabiota (azienda californiana contractor del Pentagono, specializzata nella ricerca su malattie infettive ad alto impatto) a una società di gas ucraina, Burisma, per un “progetto scientifico” relativo a laboratori di biosicurezza. Ovviamente tutto questo poteva essere possibile solo affermando l’indipendenza culturale ed economica dell’Ucraina rispetto alla sfera russa.

Di seguito quanto scriveva la vicepresidente di Metabiota, Mary Guttieri, nel 2014 (l’anno della “rivoluzione” – a guida USA – di EuroMaidan):

“Come promesso, ho preparato il promemoria allegato, che fornisce una panoramica di Metabiota, il nostro impegno in Ucraina e di come possiamo potenzialmente sfruttare il nostro team, le nostre reti e le nostre idee per affermare l’indipendenza culturale ed economica dell’Ucraina dalla Russia e la continua integrazione in Società occidentale”.

Valutando la cronologia degli eventi, pare quasi che EuroMaidan (iniziata a novembre 2013) fosse stata architettata proprio per poter poi procedere indisturbati con il progetto ‘Science Ukraine’, così come soprannominato da Devon Archer, socio in affari di Hunter (vedere mail di Vadym Pozharskyi, Burisma executive, datata 8 aprile 2014).

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E in effetti, l’ex alto funzionario della CIA Sam Faddis, che ha esaminato le e-mail sul laptop di Hunter, ha detto al DailyMail che l’offerta di “aiutare ad affermare l’indipendenza dell’Ucraina” era strana per il dirigente di un’azienda di biotecnologia. Faddis aveva aggiunto:

“Tutto ciò solleva alcuni dubbi: qual è il vero scopo di questa azienda?”.

Del resto, i record di spesa del governo USA mostrano che il Dipartimento della Difesa aveva assegnato a Metabiota un contratto da 18,4 milioni di dollari tra febbraio 2014 e novembre 2016, con 307.091 dollari stanziati per “progetti di ricerca in Ucraina”.

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Ma cos’è, esattamente, Metabiota? Sempre Pozharskyi, nel 2014 scriveva:

“Da quanto ho capito, Metabiota è un subappalto del principale appaltatore del DoD, B&V [Black & Veatch]“.

Fermiamoci un attimo e facciamo un salto temporale di tre anni, fino al febbraio del 2017. I media statunitensi informano il pubblico, perlopiù entusiasticamente, che Joseph Cofer Blackex direttore del Centro antiterrorismo della CIA, si è unito al board di Burisma.

 

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Così scriveva all’epoca l’Huffington Post:

“Burisma Group, una compagnia petrolifera e del gas indipendente con attività in Ucraina, ha annunciato che Joseph Cofer Black entrerà a far parte del consiglio di amministrazione della società. L’esperienza passata di Joseph Cofer Black include: Direttore del Centro antiterrorismo della CIA tra il 1999 e il 2002 e Ambasciatore in generale per l’antiterrorismo tra il 2002 e il 2004. Con un background così forte, Mr. Black guiderà gli sforzi di sicurezza e sviluppo strategico dell’azienda”.

Queste erano invece le parole del presidente del gruppo, Burisma Nikolay Zlochevskyi,

“Siamo entusiasti che il signor Black abbia accettato di servire come membro del consiglio di amministrazione di Burisma … Burisma si sta espandendo in mercati nuovi ed emergenti e sta attivamente perseguendo progetti energetici globali”.

Da notare il tenore e l’enfasi positiva dell’Huffington Post:

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Dunque Joseph Cofer Black era a capo dell’anti-terrorismo della CIA tra il 1999 e il 2002. E il 2001, come tutti sappiamo, è stato l’anno del 9/11 e delle Torri Gemelle... con l’eredità di dubbi che questo evento, ancora oggi, si porta dietro.

Joseph Cofer Black è un asset per tutte le stagioni: iniziando con Clinton, passando per Bush e con una puntatina come vice-capo di Blackwater dal 2005 al 2008. Approdato successivamente (anno 2012), con il ruolo di “special adviser”, alla campagna presidenziale di Mitt Romney, lo ritroveremo infine come direttore di Burisma nel febbraio del 2017 (fino a febbraio 2021).
Ma non finisce qui… vogliamo farci mancare due righe a tema “Spygate”? Il nome di Black appare nel quinto volume del rapporto del Comitato di intelligence del Senato del 2020 sull’interferenza russa nelle elezioni presidenziali del 2016, prodotto a seguito dell’indagine del procuratore speciale Robert Mueller. Joel Zamel, dirigente di Psy-Group, un’agenzia di intelligence privata israeliana specializzata in “honey-pots” e campagne di manipolazione della percezione, ha testimoniato che, oltre al loro discorso alla campagna Trump, l’azienda aveva proposto progetti ad altri tre clienti: gli oligarchi russi Oleg Deripaska e Dmitri Rybolovlev… oltre al fondatore di Blackwater Erik Prince, che Black aveva presentato a Zamel nel 2016.

Su wikipedia leggiamo che Black venne assunto sei mesi dopo che Hunter Biden lasciò Burisma. Però intanto gira questo bizzarro screenshot…

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Segnalo un’altra “stranezza” da annotare: l’articolo dell’HuffingtonPost del 2017 linkava il profilo di Joseph Cofer Black sul sito di Burisma ma attualmente il link risulta rimosso (eppure Black è rimasto nel board di Burisma fino a febbraio 2021):

 

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Proviamo adesso a connettere altri puntini. Come scrivevo poco sopra: chi è stato il Foreign Policy Adviser di Mitt Romney? Proprio lui, Joseph Cofer Black.
Rispolveriamo la memoria a chi non conosce Mitt Romney, il senatore dello Utah che ha votato a favore dei due impeachment per Trump. Diciamo che, pur essendo un Repubblicano, sembra essere molto amato dall’italica sinistra radical-chic. Qui un inciso tratto da Domani (la creatura di De Benedetti) che strizza l’occhio alla forma mentis imperialista statunitense:

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Sempre in tema di “connessione dei puntini”: indovinate chi ha investito (ben 2 milioni di dollari) nel primo fondo di private Equity del signor RomneyIl padre di Ghislaine Maxwell, la socia-compagna di Jeffrey Epstein!

Adesso torniamo a Joseph Cofer Black (mi scuso con i lettori per questi continui incisi e salti spazio-temporali ma sono importanti per far capire quanto tutto sia strettamente collegato!) e analizziamo la storia del telefono Blackberry di Hunter Biden. Il giornalista (citizen journalist) George Webb produsse, nel maggio 2017, un rapporto relativo a un’invesigazione sui Blackberry crittografati di Biden jr che risultavano coinvolti nel commercio di armi in Ucraina. Tutto ciò troverebbe adesso conferma nelle recenti rivelazioni sul laptop di Hunter Biden. Tuttavia, Webb ritiene che il tossicodipendente Hunter Biden facesse da smokescreen in favore di… Joseph Cofer Black!

In effetti ci sarebbe da domandarsi perché il DeepState USA avrebbe dovuto fidarsi di una persona chiaramente “non lucida” (per usare un eufemismo) come Hunter Biden! Perché invece non affidarsi a un navigato esperto di lungo corso (formatosi proprio nel frangente del 9/11) come Joseph Cofer Black?

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Nel maggio del 2017, George Webb ha riferito che i Biden usavano lo stesso tipo di Blackberry crittografato usato da Hillary Clinton. E non solo… pare che il Blackberry di Hunter Biden fosse dello stesso tipo del Blackberry crittografato usato da suo fratello Beau Biden in Kosovo nel 1999.

Seguendo le coincidenze: nel 1999 (l’anno dei bombardamenti su Belgrado) nasce – come organizzazione non-profit – la struttura “In-Q tel”, una venture capital che riceve annualmente più di 50 milioni di dollari di finanziamenti dai contribuenti attraverso la CIA e altre fonti governative, ma attira anche fondi del settore privato da società di venture capital per co-investire nelle startup che trova interessanti. Oltre alla CIAIn-Q-Tel ha ampliato il suo campo di applicazione per supportare la National Geospatial-Intelligence Agency, la Defense Intelligence Agency e il Department of Homeland Security Science and Technology Directorate.Ci piace definirci una partnership pubblico-privata, ha affermato Peter Kuper, partner di In-Q-Tel, nel 2013.

“Ci siamo formati per abbattere la barriera tra il governo e il settore privato per supportare la comunità dell’intelligence con gli strumenti di cui hanno bisogno”.

E indovinate chi investe in Metabiota? In-Q-Tel!

In-Q-Tel nel 2017 ha selezionato Metabiota per

“ottenere informazioni più approfondite sul rischio epidemico e sulla preparazione globale alle malattie infettive”.

 

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Altre singolari coincidenze che aiuteranno a spiegare meglio l’intero quadro: il fondatore e presidente di Metabiota è Nathan Wolfe, che è anche stato selezionato tra i giovani leaders globali del WEF (la “cricca di Davos”, per capirci) e quindi non sorprende che Metabiota sia stata premiata, nel giugno 2021, con il Technology Pioneer del World Economic Forum. Wolfe ha fatto parte di numerosi comitati consultivi ed editoriali, tra cui, dal 2004, il comitato editoriale di EcoHealth e dal 2008 il Defense Science Research Council (“DSRC” della DARPA). Per il progetto “PREDICT” di USAID, due dei partner principali sono EcoHealth Alliance e Metabiota e Wolfe è stato coautore, insieme a Peter Daszak di EcoHealth, di uno studio del 2017 sui coronavirus nei pipistrelli. PREDICT è stato un precursore del ben più ambizioso Global Virome Project (“GVP”).

Pochi sanno che nel 2012 Nathan Wolfe ha scritto un libro intitolato “The Viral Storm: The Dawn of a New Pandemic Age”. Ad oggi, nel momento in cui scrivo, lo trovate ancora disponibile su Amazon:

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Beh, tra i “ringraziamenti”, guardate un po’ chi compare?

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Sono certa che i miei lettori sappiano perfettamente chi è Jeffrey Epstein… mentre su Boris Nikolic troviamo quanto segue:

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Arriviamo ai giorni nostriMetabiota ha anche stretti legami con il Wuhan Institute of Virology (WIV), sospettato di essere la fonte dell’epidemia di COVID-19. I ricercatori dell’istituto di Wuhan, Metabiota ed EcoHealth Alliance hanno pubblicato insieme uno studio nel 2014 sulle malattie infettive dei pipistrelli in Cina, in cui si rileva che i test sono stati eseguiti presso il WIV.
Metabiota è partner ufficiale di EcoHealth Alliance dal 2014.

Adesso che avete un’ampia panoramica della situazione, passo alla mia ipotesi.

E se il Sars-Cov2 non nascesse in Cina? E se russi e cinesi avessero le prove di tutto questo? Potrebbe essere per questo che i governativi cinesi sono così “vocali” nell’unirsi al desiderio di chiarezza espresso dai russi? Non è del resto un segreto il fatto che Xi Jinping sia letteralmente odiato negli ambienti globalisti e che, con lui tra i piedi, i tentativi di infiltrazione in Cina (dottrina Kissinger) non funzionano.

Ovviamente non ho i mezzi per poter rispondere a quelle che sono semplici domande… vedremo se in seguito si inizieranno a dipanare le nebbie del dubbio.

Fonte

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