di Piero Cammerinesi
Il testo che viene condiviso qui in basso è il contenuto della terza prefazione della monumentale opera di Judith von Halle, DAS WORT in den sieben Reichen der Menschwerdung. Eine Rosenkreuz-Meditation, [LA PAROLA nei sette regni del Divenire umano. Una meditazione Rosacroce, NdT], in ben cinque volumi, che si distingue dagli altri libri dell’Autrice per il fatto che, per sua diretta rivelazione, la sua stesura le sarebbe stata richiesta dal mondo spirituale già dal 2009.

Chi ha paura di Judith von Halle?
Judith von Halle – che ho avuto il privilegio di incontrare a Berlino e di cui ho scritto qui, qui e nella mia prefazione al suo libro Incontrare il Cristo oggi e lo Spirito del Goetheanum da me tradotto, è nota in ambito antroposofico sopratutto grazie ad un particolarissimo – e del tutto inaspettato – evento di destino, vale a dire la comparsa delle stigmate nella Settimana Santa del 2004, quando la giovane Judith – allora trentatreenne – iniziò a sperimentare interiormente Passione, Morte e Resurrezione di Gesú fino a ricevere, il Venerdí Santo appunto, le stigmate. All’inizio sui palmi delle mani, per poi manifestarsi anche sui piedi e sul costato.
Judith von Halle, nata Judith Behrend (il cognome von Halle le viene dal marito Carl-August) nel 1972 a Berlino, ha avuto sin da bambina esperienze sovrasensibili. Nonostante sia di origine ebraica, frequenta un liceo cattolico nella sua città natale per poi proseguire gli studi a Houston, Texas. Nel 1998 si laurea in ingegneria ed inizia subito a lavorare come architetto.
A 25 anni ha una esperienza decisiva: si imbatte in un libro, che la impressiona profondamente. Si tratta de La Scienza Occulta di Rudolf Steiner, tra l’altro lo stesso libro che fu alla base del riconoscimento da parte di Massimo Scaligero del Maestro dei Nuovi Tempi, vale a dire Rudolf Steiner.
Scorrendone le pagine comprende immediatamente che tutto quanto è scritto in quel libro è qualcosa che lei aveva vissuto personalmente già da bambina .
Ritengo interessante, a questo punto, riprendere alcuni brani della della sua prima intervista, rilasciata nel 2014 a Michel Gastkemper sul magazine Motif, dove, a tal proposito, afferma:
L’incontro con Rudolf Steiner è stato così toccante per me e decisivo per il corso della mia vita, perché mi sono imbattuta in affermazioni su cose che avevo vissuto in prima persona. È stata come una nuova nascita, e sono stata grata di apprendere che esiste un’intera società che si sforza di trattare questi contenuti.
Si immerge dunque nella lettura di altre opere di Steiner e si collega con la comunità antroposofica. Collabora con la Rudolf Steiner Haus di Berlino dove inizia, nel 2001, a tenere delle conferenze, che prosegue anche in altre sedi antroposofiche. È probabilmente la più giovane conferenziera nell’intera storia del Movimento Antroposofico. Si sposa nel 2001 con Carl-August von Halle, un architetto berlinese, anch’egli legato all’Antroposofia, con il cui studio aveva collaborato.
La seconda grande svolta della sua vita ha luogo nella Settimana Santa del 2004, quando la giovane Judith – allora trentatreenne – riceve le stigmate.
Sempre nell’intervista sopra citata ella aggiunge, a proposito di questo momento della sua vita:
Io non sono cambiata a causa della stigmatizzazione, ma ciò che si è aggiunto a seguito di questo evento è stata proprio la percezione di eventi storici, come in una cronaca. Scoprirlo è stato nuovo. Questo è stato particolarmente significativo per me anche perché la percezione degli eventi storici di quel periodo di svolta mi ha spinto a ricercare, attraverso la scienza dello spirito, i nessi spirituali alla base di questi fatti storici.
Credo che mi farebbe un grande favore se lo tenesse presente. Perché spesso le persone vedono “solo” la stigmatizzazione e le percezioni del cambiamento della Svolta dei Tempi, ma non il mio autentico lavoro e compito, ovvero quello spirituale.

Ben presto i pregiudizi verso di lei la porteranno a subire una sorta di “Santa Inquisizione” da parte della Società Antroposofica che durerà sino all’8 Dicembre del 2012, quando verrà finalmente “assolta” dal crimine di aver ricevuto le stigmate – pur essendo antroposofa.
I pregiudizi verso di lei iniziarono già a partire dei suoi primi libri e conferenze, tanto che nell’intervista continua affermando:
Spesso mi viene rimproverato – questa è la critica principale – che il contenuto delle mie conferenze e dei miei libri sia solo la narrazione di percezioni, di visioni non riflesse.
Ma questo non è vero.
Il lavoro di esplorazione del mondo spirituale è la mia vera attività, e lo era anche prima delle stigmate. La stigmatizzazione è stata effettivamente accompagnata da esperienze legate al cambiamento epocale, ad esempio l’evento cristiano e le sue circostanze storiche, ma da allora mi è possibile percepire anche situazioni storiche concrete di altri tempi, come il periodo dei Templari o eventi di altre epoche e contesti. È stata un’esperienza straordinaria. Ma la cosa speciale per me è stata che, sulla base di questi eventi storici, ho potuto fare ricerca spirituale su di essi, cioè scoprire attraverso i mezzi della scienza dello spirito perché si sono verificati proprio questi eventi storici esteriori e qual è il loro significato esoterico nel contesto generale del piano mondiale. E dovrebbe essere chiaro a ogni antroposofo che una cosa del genere non si può scoprire con la sola percezione, ma solo attraverso un vero lavoro di conoscenza.
Ed è lo stesso lavoro, cioè la ricerca spirituale, che ho fatto in precedenza. È molto importante che le persone lo capiscano, perché questo è l’errore che si ripete continuamente nell’opinione pubblica nel giudicare la mia attività spirituale – almeno tra quelle persone che si formano un giudizio senza essersi effettivamente informati sul contenuto del mio lavoro leggendo i miei libri. Per questo ne scrivo in ogni prefazione dei miei libri [cristologici]. Ma purtroppo spesso questo viene ignorato o non viene preso in considerazione.
L’intervistatore le chiede poi perché dal momento dell’esperienza delle stigmate lei abbia concentrato il suo lavoro antroposofico sullo svelamento del mistero del Cristo.
Perché ciò può dare una risposta a tutti i nostri problemi (ride) e perché, quando si capisce che nell’umanità è avvenuto qualcosa che va oltre una convinzione religiosa e che ha cambiato l’essere umano fino al suo aspetto fisico, ovvero l’evento cristico (come fatto sovraconfessionale), quando si comincia a capirlo, allora si ha uno strumento per plasmare il mondo in modo diverso. E credo che il mondo ne abbia bisogno. Credo che sia questo il punto cruciale, perché ciò che l’uomo è veramente come essere è l’immagine di ciò che chiamiamo “Cristo”, il vero Io, per così dire. Come dice Paolo: “Non io (quello basso), ma Cristo in me”. Quando imparo a scoprirlo, ho compreso chi è Cristo. Sembra molto semplice, ma la conoscenza di sé è molto difficile. Ma è per questo che dico: non abbiamo bisogno di parlare sempre di Cristo, di ripetere il suo nome dalla mattina alla sera. Ma l’attività che si può sviluppare attraverso il fatto che il mistero del Golgotha è avvenuto come un evento che ha trasformato spiritualmente, animicamente e fisicamente, e attraverso il fatto che si diventa consapevoli di questo evento e si accetta questo “dono”, questa attività può mettere a posto qualcosa nel mondo.
Le controversie
Lei è oggetto di controversie,
dice l’intervistatore e Judith risponde:
Sì, ma questo è solo indirettamente un mio problema. Infatti spesso si rivela che in realtà non si tratta affatto della mia persona. La maggior parte dei miei critici non mi conosce personalmente, non mi ha mai visto né sentito, e molti ammettono apertamente che non hanno bisogno di leggere i miei scritti per giudicarmi.

Basti pensare che Sergej O. Prokofieff – per citare uno solo dei suoi detrattori e ve ne sono svariati altri anche da noi – non ha voluto neppure incontrarla, pur avendo scritto addirittura un intero libro contro di lei.
Interessante riflettere sulle parole di Judith su quanto accadde a Berlino allorché – appena ricevute le stigmate – venne rimossa dal suo incarico di dirigenza della Rudolf Steiner Haus, la sede della Società Antroposofica berlinese:
Si è verificata una stigmatizzazione e le persone non sono state in grado di accettare il fatto che lo spirito possa e voglia agire anche sulla fisicità. In teoria si può filosofare senza fatica su tutte le cose che lo spirito è in grado di fare. Ma quando si tratta di concretizzare, si vede quanto le persone prendono sul serio lo spirito. Così mi è stato detto dai rappresentanti della Società [Antroposofica NdR] tedesca (testualmente): “Questo non ha nulla a che vedere con l’antroposofia. Le elimini [le stigmate NdR]!”
Non è vero? è l’esempio dell’albero. Come già detto nel primo Dramma Mistero: c’è un fatto. Non si tratta di abbattere l’albero, ma di capire perché è lì e cosa si può ottenere dalla sua esistenza per il proprio sviluppo. Non è forse una grande opportunità per lo sviluppo della conoscenza di tutti noi che un fenomeno del genere si verifichi nel movimento antroposofico? L’antroposofia esiste proprio per indagare fenomeni apparentemente inspiegabili, affinché un giorno possano diventare spiegabili. Ma una tale ricerca non può essere condotta con paura, riserve, pregiudizi, perché questi ostacolano la visione obiettiva. Purtroppo, però, i “responsabili” non avevano questo atteggiamento antroposofico. Così sono stata licenziata senza preavviso dal mio lavoro alla Rudolf Steiner Haus, dove, oltre alla mia attività professionale di architetto, mi occupavo della segreteria. Ma anche tutto il personale che era in contatto con me, in primo luogo il fondatore della Rudolf Steiner Haus, Peter Tradowsky, è stato licenziato senza preavviso e senza motivazione. Chi fosse interessato ai dettagli di quanto accaduto può consultare il rapporto della cosiddetta “Commissione giudicante” redatto in seguito. La cosa più deplorevole è che i membri che non volevano tutto questo sono stati messi sotto indagine dai membri del consiglio direttivo e, di conseguenza, la ricca vita spirituale della Rudolf Steiner Haus di Berlino è stata in gran parte spazzata via. Gli effetti si fanno sentire ancora oggi.
Superamenti
Come affronta questo fatto? – continua l’intervistatore:
Con pazienza – risponde Judith – È un campo in cui ho imparato molto. È molto interessante osservare se stessi in queste situazioni. All’inizio si è sconvolti e feriti e si cerca di giustificarsi. Poi arriva una fase in cui ti rendi conto che la cosa non ha molto a che fare con te personalmente, perché le persone non ti conoscono. Quindi deve esserci qualcos’altro. Le forti emozioni che vengono liberate in alcune persone non riguardano te come persona, ma forse piuttosto ciò che dici o ciò per cui ti impegni. Poi arriva una fase successiva.
Si spera di poter risolvere i problemi attraverso uno scambio interpersonale basato sul buon senso.
Perché all’inizio si crede che si tratti effettivamente di questioni di conoscenza o di differenze di opinione. Poi però ci si rende conto che nella maggior parte dei casi non è questa la causa delle emozioni. Perché viene rifiutato il dialogo per arrivare a una comprensione comune. Chi è realmente interessato a chiarire questioni di contenuto non eviterebbe un dialogo per arrivare a una comprensione comune. A questo punto si impara che ci sono persone che dicono: ‘Non voglio scambiare opinioni!’ Oppure: ‘hai torto a priori, quindi non ho bisogno di parlare con te’. Questa è la seconda fase, in cui si è nuovamente delusi dal fatto di non riuscire ad andare avanti a livello oggettivo. Ma si impara a capire che bisogna lasciare la libertà a queste persone che hanno deciso di non voler comunicare. Ho dovuto superare questa delusione. Il termine tedesco è molto appropriato: Ent-Täuschung,[De-illusione NdR] perché in realtà ci si è ingannati da soli, cioè nelle proprie aspettative nei confronti dell’altro). E poi arriva la terza fase, quella in cui mi trovo adesso, non so quante altre ne seguiranno; la terza fase è: cerca di contrastare il falso con il vero nei campi in cui è necessario, ma per il resto non soffermarti sulle controversie, perché altrimenti accadrebbe proprio ciò che le forze contrarie intendono, ovvero che non possa più nascere nulla di costruttivo, nulla di vivificante. Arriva la consapevolezza benefica e rassicurante, la chiamata amorevole dal mondo spirituale: esamina sempre te stessa ed esamina le accuse che ti vengono mosse. Ma non dimenticare di fare il tuo lavoro! Ed è quello che faccio. Perché alla fine vale ciò che dice Paolo: ‘Non mi importa di essere giudicato da voi o da qualsiasi tribunale umano. Né giudico me stesso… È piuttosto il Signore che mi giudica’. E così metto il mio lavoro al servizio del mondo, rendendone conto a Dio. Metto il mio lavoro a libera disposizione. Chi vuole accettarlo, lo faccia pure; chi non vuole, non lo faccia.

Ecco, sin qui alcuni fatti abbastanza noti della vita e delle vicissitudini di Judith von Halle anche aiutandoci con l’intervista di Michael Gaskemper.
Ciò che forse non è altrettanto noto di questa personalità è che un altro importante evento del destino si è verificato nel suo trentottesimo anno – questa volta, però, non esteriormente ma nell’intimità della sua anima: la chiamata del mondo spirituale per la stesura di un’opera intesa ad approfondire ed arricchire il lavoro già da tempo da lei iniziato sul mistero del Cristo.
Non è stato né facile né senza ostacoli il percorso verso la pubblicazione di questa impegnativa ed ambiziosa opera in cinque volumi di quasi 3000 pagine che tratta del legame del Logos con l’uomo dall’inizio della creazione fino all’epoca presente e dal presente sino alla fine del ciclo di sviluppo dell’uomo in sette fasi e della creazione del mondo.
Al centro ci sono i misteri del mondo attuale e del prossimo futuro. Numerose questioni, tra le più urgenti del nostro tempo e finora affrontate quasi esclusivamente dalle scienze naturali, trovano risposta alla luce della conoscenza spirituale.
Senza trascurare gli esercizi pratici in grado di offrire mezzi finora sconosciuti per evolversi. La ricerca spirituale antroposofica nasce sempre – secondo Judith von Halle – da “rivelazioni” che nascono dalla chiaroveggenza, cioè dalla coscienza soprasensibile.
Ecco le parole di Judith su questo tema fondamentale:
Rudolf Steiner ha fornito indicazioni praticamente inesauribili su come prepararsi alla ricerca spirituale e quali passi possono essere intrapresi, e in parte anche devono essere intrapresi, nel percorso verso la conoscenza. Potrei ora descrivere alcuni esercizi che si possono fare per prepararsi alla ricerca spirituale. Ma il momento effettivo della conoscenza, il pensiero e il riconoscimento puramente spirituali, non possono naturalmente essere descritti con concetti intellettuali. Se fosse possibile, non ci sarebbe bisogno del pensiero soprasensibile. Si potrebbe allora fare tutto ciò che è necessario con il pensiero quotidiano.
Del resto, nemmeno Rudolf Steiner ha descritto il momento in cui è giunto a conoscenze soprasensibili. Non troverete da nessuna parte una sua spiegazione su ciò che il suo Io ha fatto nell’ultimo istante e quali processi di esseri spirituali viventi al di là della soglia sono stati necessari affinché egli potesse, ad esempio, svelare il mistero dei due bambini Gesù. In realtà, si potrebbe davvero comprendere questo processo di conoscenza al di là della soglia solo se si avesse davanti qualcuno che esercita egli stesso questa attività spirituale o che ha sperimentato di persona i processi “alchemici” e occulti che avvengono in tale contesto; ma in tal caso non sarebbe più necessario descriverlo, perché sarebbe già noto a chi lo fa.
Un accenno a ciò che accade in questo processo, a un livello superiore e non preparatorio, si trova nelle lezioni di Rudolf Steiner per i membri della Libera Università di Scienze Spirituali, in particolare nelle spiegazioni all’inizio della lezione 11. Posso solo dire che la ricerca spirituale inizia in modo molto concreto con un esercizio di concentrazione, si potrebbe anche dire meditazione. Questo è ovvio. Quindi, come detto, con un “esercizio di concentrazione”, accompagnato però dall’attenzione su una determinata problematica che desidero approfondire. L’essenziale è che l’interesse personale per l’argomento passi completamente in secondo piano, anche se questo può sembrare strano. Per questo motivo, secondo me, la ricerca spirituale è molto difficile, perché bisogna prima liberarsi dal proprio ego. In un altro contesto, Rudolf Steiner parla di “coscienza vuota”, ovvero devo cercare innanzitutto di spegnere la quotidianità. (Il telefono, il cellulare, il pensare a cosa devo ancora fare, a che ora arriva questa o quella persona… tutto questo deve essere messo da parte.

Poiché durante il giorno mi è molto difficile farlo, perché ho un’agenda incredibilmente fitta, spesso svolgo questo lavoro di notte, cioè naturalmente quando non dormo). Questo è ciò che deve essere fatto come presupposto fondamentale. Inoltre, solo quando si è direttamente immersi nell’attività spirituale si può avvenire ciò che si chiama ricerca spirituale, e solo allora si può sperare di trovare certe risposte al di là della soglia. Quando si passa dall’immaginare di essere spiritualmente attivi all’essere effettivamente spiritualmente attivi. Questo è possibile in diverse situazioni: si tiene una conferenza, si tiene un seminario e una persona fa una domanda. Allora è possibile che, grazie all’intuizione, si possa dare una risposta fulminea, perché si vive così profondamente nell’essere spirituale superiore dell’altro e allo stesso tempo nella realtà oggettiva su cui verte la domanda, che si presenta la possibilità che altrimenti si dovrebbe conquistare solo attraverso la meditazione, cioè liberarsi dal proprio ego e la risposta entra come un lampo nella coscienza superiore. Si ha una visione chiara di ciò che è. È un’esperienza fantastica, perché ci si può immergere come attraverso un ago, un puntino minuscolo, e riconoscere come tutta la storia dell’umanità sia allineata come su un filo, come l’una sia collegata all’altra in un ordine superiore. Tutto diventa visibile come attraverso un cannocchiale, in un solo istante. E poi, una volta raggiunto questo stato, bisogna solo sforzarsi molto, indipendentemente dall’occasione, sia durante una meditazione guidata, che si fa con impegno, o durante un’intuizione che arriva come un lampo, per cercare di fissare ciò che si è riconosciuto e di tradurlo in concetti, in parole. In questo processo si perde necessariamente molto, tanto che ciò che si percepisce e si comprende in modo superiore non è più esattamente ciò che era come fatto vivente nel momento in cui si deve esprimere a parole. Oggi questo vale solo per i mantra. In futuro, però, questo cambierà sempre di più, così che la parola che pronunciamo corrisponderà sempre di più alla verità spirituale che vuole riversarsi in essa. Si tratta di un processo molto doloroso. Per questo la ricerca del linguaggio giusto, della formulazione corretta è molto impegnativa, ma deve essere fatta, altrimenti non è possibile testimoniare il mondo spirituale.
Allo stesso tempo, però, le verità spirituali devono essere affidate all’Io da un livello superiore, vale a dire dalla volontà del mondo spirituale.
E questa è la peculiarità de LA PAROLA nei sette regni del Divenire umano. Una meditazione Rosacroce in quanto, sebbene il suo contenuto nasca dalle conquiste nella scienza dello spirito dell’autrice, quest’opera si basa sulla volontà dei mondi superiori, dai quali Judith von Halle ci rivela che ha ricevuto l’incarico di scriverla.
Ecco dunque qui sotto la terza prefazione del primo volume dell’opera, nella traduzione di Emilio Corti – che sta traducendo l’intera opera – dedicata alla Rosacroce.
Terza Prefazione da LA PAROLA nei sette regni del Divenire umano. Una meditazione Rosacroce
di Judith von Halle
La Rosacroce è il simbolo di un evento sensibile-soprasensibile. Questo evento racchiude tutto ciò che oggi è visibile all’uomo sia nel mondo sensibile che in quello soprasensibile: il divenire del mondo e dell’uomo, la loro trasformazione attraverso il sacrificio del Figlio di Dio e il ritorno al Dio Padre, compiuto un giorno volontariamente mediante queste forze, fino all’esistenza futura dell’uomo come Ente divino creatore.

Perciò essa è il simbolo dell’attuale epoca culturale, e lo è per il motivo che oggi l’uomo, con lo sviluppo della sua coscienza, è avanzato a tal punto da poter sviluppare una chiara comprensione di pensiero e di sentimento, del perché l’evento del Golgotha sia in realtà la sua propria Svolta dei Tempi. Poiché, raggiunta una tale comprensione, egli ha determinato il punto decisivo della propria evoluzione, che lo pone nel mondo con una coscienza rinata, con un sentimento rinato, attraverso i quali d’ora in poi si dimostrerà per sempre responsabile di fronte a se stesso e al suo mondo, nei pensieri, nei sentimenti e nelle azioni.
Chi, al di là del suo intelletto quotidiano, ossia nell’annullamento del proprio ego, con cuore purificato, è in grado di aprire il suo Spirito superiore a questo simbolo, a costui molti di questi misteri possono essere rivelati.
Per divenire un essere terrestre, l’uomo, il cui germe era posto in Dio, discese sulla Terra, che si era condensata fino a divenire la sua nuova dimora. Egli poteva sottomettere a sé tutte e quattro le regioni del mondo della sua nuova sfera d’azione, come campo della sua evoluzione superiore. Così l’uomo, nel suo corpo perituro, si è diffuso sulla parte peritura della Terra in tutte le direzioni, simile al Verbo fatto uomo, un tempo disteso sulla croce come su un banco di tortura.
Ma così come alla fine la salma, a memoria del degno compimento del suo compito di aver portato sulla Terra il suo Signore immortale, da cui è stata permeata di forza e innalzata, viene ornata di fiori profumati, così infine la croce della sofferenza e della morte dell’uomo è circondata da un cerchio sempre rinnovato di rose fiorite, che germogliano dal seme divino dello Spirito dimorante in lui, quale segno di vittoria del progresso da lui stesso conquistato nell’amore e nella conoscenza. Mentre le rose si avvolgono in cerchio attorno alla croce, ogni dolore terreno è bruciato nell’anima umana, acceso dall’ardore fiammeggiante del cuore e dal fuoco dello Spirito celeste, poiché d’ora in avanti essa riesce ad amare e venerare la sua dimora inospitale, la Terra, quale luogo benedetto della propria trasformazione verso un’esistenza superiore. E alla sua comprensione spirituale la croce ora risplende nella luminosa veste di un bianco ardore di luce, testimoniando il risveglio di tutto ciò che è perituro all’eterna immortalità. Così il cerchio fiorito mostra in immagine l’unico Spirito divino, vivente ed eterno, che pervade e rinnova ogni cosa con la sua forza creatrice, sì, l’origine stessa di ogni evoluzione, che si esprime nella trasformazione della croce della sofferenza in croce della redenzione, ossia nella divinizzazione dell’uomo.

Solo sul terreno preparato da ciò che può scaturire dalla meditazione di questo simbolo, e che in seguito verrà esposto, può infine essere comunicato anche ciò che viene chiamato la dottrina dei Sette Regni della Terra.
Nondimeno, è del tutto impossibile rendere completamente ciò che alla coscienza superiore è concesso di dischiudere nella sua unione con lo Spirito divino, poiché la parola odierna non lo permette, né per precisione né per pienezza. Così non posso fare a meno non solo di operare una selezione, dando origine a un risultato che sin dall’inizio deve rivelarsi come frammentario, ma anche di attraversare il dolore di dover soffocare il Pensiero vivente comprimendolo nella rigida forma del linguaggio odierno, uccidendolo o almeno ottundendolo. In un certo senso, così facendo, si porta la vita spirituale alla tomba e si deve confidare nel fatto che l’anima, che riceve ciò che viene comunicato, sia consapevole di questo inevitabile processo di mutilazione e compia la propria parte nel ricomporre in unità ciò che, per poter essere esposto, ha dovuto essere lacerato. Poiché tutto al presente muore nel momento in cui tocca la Terra, ma può essere risvegliato alla vita nell’anima del singolo uomo attraverso il suo Spirito immortale e individuale. Per questo motivo, come già detto, solo attraverso un’agire da entrambe le parti potrà compiersi il vero scopo dell’opera.
E questo è il terzo punto, al quale si deve ancora una volta fare riferimento: quando la conoscenza spirituale, (così piena di Grazia, nonostante tutti gli sforzi che la sua acquisizione richiede) che è stata ricevuta, cerca di essere comunicata, allora tutto ciò che viene detto riguardo ai fatti spirituali porta l’impronta di quell’“Io” che li riferisce. Appare, per natura, come è scritto, non in tutti i colori dell’arcobaleno spirituale, ma piuttosto nelle diverse sfumature di un solo colore. Questa circostanza può però apparire come una limitazione solo a colui che non sa nulla del guadagno possibile dell’azione individuale e consapevolmente compiuta dalla singola anima umana. Eppure: sebbene ognuno chiamato a questa missione testimoni della realtà spirituale come nessun altro, conferendo così al suo testimone un colore inconfondibile, un suono individuale, egli parla comunque della e dall’unica verità. Così anche il testimone stesso non è rattristato dal fatto che non riesca a far emergere il bianco puro e luminoso dell’insieme, poiché ha compreso che ciò che è più alto, più prezioso e più gioioso è vedere la Sua verità fluire nel mondo terrestre attraverso il pertugio dell’Io di uno dei suoi figli. Poiché solo in questo modo si realizzerà il Suo Regno tra noi uomini; quando l’individuo, nella sua coscienza, dedica tutta la sua forza a costruire, nel mondo terreno, una nuova realtà con la Parola ricevuta dall’oltre, ponendo il suo mattone accanto ai mattoni dei suoi fratelli, fino a quando finalmente il mondo della vita umana avrà assunto una natura trasformata e superiore. Essa si distinguerà dall’attuale in quanto sarà in modo inconfondibile segnata da ciascuno degli innumerevoli Spiriti umani.
Perciò nessuno consideri questa testimonianza come il bianco puro e luminoso del Tutto. Possa però egli cercarlo e trovarlo in essa!
Sempre più, secondo la volontà del mondo spirituale, dovremo riuscire, per il nostro progresso, a formare spazi dell’anima nei quali gli Spiriti contrari non possano penetrare. Ogni anima deve prendersi cura, come se insieme a Cristo percorresse il cammino dall’Orto degli Ulivi fino al Golgotha, del percorso del completo svuotamento di sé, per offrirsi come un mattone pieno di forza d’amore per la costruzione della fratellanza delle anime. E quando ciascuno lo fa, la sua attenzione si volgerà presto, quasi da sola, verso l’altro e verso il suo bene spirituale e animico ancora sconosciuto, che egli comincerà a percepire, a onorare e a desiderare come una bevanda dissetante da tempo mancante.

Solo in questo modo sorgono i templi della morale superiore, nei quali l’operare cristico può dispiegarsi senza ostacoli. Edificare questi templi sulla Terra è ciò di cui l’umanità attuale ha bisogno, poiché ovunque gli Spiriti umani, che grazie all’evento del Golgotha hanno potuto elevarsi a una coscienza libera, abusano ora della loro libertà per generare, attraverso l’immoralità della loro vita animica, Entità operanti e attive, nelle quali è ormai impresso il sigillo della non libertà, contro se stessi e i loro simili. L’umanità soffre profondamente a causa di questo, e il Cristo Dio, dimorante nell’Io umano, viene così una seconda volta inchiodato alla croce.
Per aiutare ogni anima umana a liberarsi da questa condizione, gli alleati della Loggia Bianca di Cristo vogliono condurre la loro battaglia spirituale contro il declino dell’umanità. Questa battaglia può essere condotta solo rinunciando completamente alle armi che i servitori delle forze del destino avverso impugnano – anzi, i discepoli di Cristo non conoscono affatto direttamente tali armi. Possono combattere solo rivestendosi con l’armatura paolina di Dio, che unica li difende contro il proprio sé inferiore e li rende forti nella difesa dell’amore per tutti gli esseri creati da Dio. Così la loro battaglia è una battaglia che agli occhi dei loro avversari non viene mai combattuta, eppure è una lotta dura e al contempo l’unico rimedio contro le malattie che infuriano nelle anime e negli Spiriti umani del presente.
In uno spazio dell’anima costruito in questo modo protettivo, la meditazione sul simbolo della Rosacroce può rivelarsi come la chiave per il mondo della verità, permettendo allo Spirito umano di comprendere l’essere e il divenire del mondo. Tuttavia, tutto ciò che segue deve rimanere astratto, morto e quindi privo di valore, finché colui che legge non sarà pronto a compiere il sacrificio per rivitalizzarlo attraverso le proprie forze.
Per ottenere una comprensione più profonda dei misteri della vita, la Rosacroce deve essere vissuta, per così dire, dall’altro suo lato.

L’attenzione del discepolo dello Spirito è solitamente rivolta a trasformare nella sua immaginazione la croce nera della sofferenza nella croce bianca della redenzione. Tuttavia, gli rimane nascosto molto di ciò che le buone Gerarchie spirituali hanno fatto e devono fare per creare innanzitutto ciò che egli considera il legno morto e nero della croce. Potrebbe inizialmente meravigliarlo, ma è pur vero che il legno scuro della croce un tempo era pieno di vita e che senza di esso la bellezza della croce trionfante, che risplende di luce bianca, non potrebbe mai giungere.
Attraversando l’altro lato del mondo della coscienza, impariamo a conoscere i misteri della genesi della croce, che non sono nient’altro che i misteri della creazione del mondo e dell’umanità, fino al primo Venerdì Santo alla Svolta dei Tempi.
Impariamo a venerare e ad amare le opere degli Esseri spirituali. Quando il significato della croce nera è così stato compreso, allora le rose possono sbocciare, annunciando il cammino dell’uomo verso un nuovo mondo, e infine sorge la croce bianca. Vivere i processi creativi delle Gerarchie concede allo Spirito umano in meraviglia un’intuizione del mistero della creazione di un Essere attraverso la forza dello Spirito. E così lo Spirito umano diventa consapevole dell’intero processo di sviluppo della coscienza umana attraverso i tempi, che è parte del divenire del mondo e dell’umanità.
Presenti, non passate, tutte quelle evoluzioni dell’umanità stanno davanti allo Spirito di chi osserva soprasensibilmente. Ciò che si mostra di qua come passato, per la coscienza superiore è indelebilmente vivo come realtà del mondo, ed è presente nel mondo dello Spirito. Eppure, considerando la comprensione della coscienza terrena, è quasi impossibile rappresentare gli eventi del mondo, sempre vivi, come una serie di eventi consecutivi che scorrono in una direzione temporale unica, ossia dal passato al futuro, mentre in realtà ciascuno di essi è legato a ogni momento sulla Terra con un significato eterno.