di Piero Cammerinesi
A mettere in crisi i soloni di Dornach non c’è solo Judith von Halle, accusata di mettere a rischio l’Antroposofia con le sue stigmate.
Se le stigmate di Judith von Halle, infatti, hanno creato un putiferio nel Vorstand [Consiglio direttivo] della Società Antroposofica dalla Pasqua del 2004, dando vita ad una forte polarizzazione tra pro e contro Judith, esiste almeno un altro caso di un discepolo della scienza dello spirito stigmatizzato e si tratta di una storia davvero speciale.
In realtà prima di esaltare o condannare la comparsa delle stigmate in ambito antroposofico bisognerebbe quantomeno tener presente che non è certo una vita immorale a provocarle, bensì, al contrario, solo una vita collegata al misticismo cristiano può portare alla manifestazione fisica delle stigmate.
La domanda allora è: a chi sono destinate queste stigmate e dove portano? Sono una prova del sovrasensibile o solo – come sostenuto da alcuni – una manifestazione mistico-isterica?
Come si diceva, queste domande non valgono solo per la vicenda di Judith von Halle, ma anche per quella – per la verità poco nota – di Richard Pollak, il cui tragico destino ci trasmette un profondo messaggio spirituale che risuona fino ai nostri giorni.
Richard Pollak (Karlin), praticamente un contemporaneo di Rudolf Steiner, nasce a Karlin presso Praga – all’epoca Impero Austroungarico – il 5 luglio del 1867 in una ricca famiglia di mercanti ebrei.
La sua è una natura gentile e profonda; è attratto sin da giovanissimo dall’elemento mistico e dal soprannaturale.
In gioventù si occupa inizialmente di commercio, attività di famiglia, ma ben presto sente il richiamo della dimensione artistica e frequenta prima l’Accademia di Belle Arti di Praga e successivamente quella di Monaco.
A Praga – dove si laurea nel 1895 – frequenta i corsi del professor Max Pirner e del professor Václav Brožík.
Ed è proprio mentre frequenta l’Accademia a Monaco ed inizia anche un percorso di formazione mistico-cristiana, che compaiono sul suo corpo i segni della flagellazione di Cristo e le stigmate, accompagnate da un indebolimento fisico.
La cosa è del tutto inaspettata; Richard è in profonda crisi per questa esperienza, tanto da nascondere le stigmate come meglio può per concludere, dopo un’intensa lotta interiore, che questo avvenimento non è compatibile con l’epoca in cui vive.

Una volta tornato a Praga, si dedica allo studio dei mistici cristiani e dell’antica filosofia indiana. Nel frattempo è diventato un pittore famoso, apprezzato soprattutto per i ritratti.
A 35 anni si trasferisce a Vienna, allora capitale dell’Impero Austroungarico, dove stringe amicizia con Friedrich Eckstein, teosofo ed occultista, molto vicino a Rudolf Steiner.
A Vienna conosce anche Hilde Kotanyi – anche lei pittrice – proveniente da una famiglia ebrea di Budapest, che diventerà sua moglie.
Nel 1906 lui e la moglie entrano a far parte della Società Teosofica.
Richard è un ritrattista di fama, apprezzato per la sua sensibilità nel cogliere l’anima delle persone. Vince premi a Parigi e Monaco e nel 1908 ritrae a Roma il poeta Björnson.
È nel febbraio 1907 che ascolta, grazie all’invito di Eckstein, per la prima volta una conferenza di Rudolf Steiner, che incontra personalmente nel novembre dello stesso anno.
Alcuni anni dopo, nell’aprile del 1914, sarà proprio Steiner, visitando il suo studio, che gli suggerirà di trasferirsi a Dornach.

Detto fatto; dall’estate del 1914 Richard e la moglie lavorano per cinque anni al primo Goetheanum.
Lui intaglia capitelli e architravi e dipinge all’interno della cupola grande il motivo dell’epoca greca con colori delicati e luminosi e, insieme alla moglie, i motivi atlantico e lemurico sulla base di studi preliminari da lui stesso realizzati, creando, su richiesta di Steiner, i volti degli esseri soprannaturali nel motivo lemurico.
Come si è detto, il suo carattere è taciturno e introverso, tanto che tutto ciò che sappiamo di lui proviene dal libro di Walter Kühne “Prager Erinnerungen” (Ricordi di Praga NdT).
Kühne è un buon amico della coppia ed è lui che ci racconta come nella loro dimora regnasse un’atmosfera cordiale e colta, di raffinata artisticità e di dialoghi spiritosi. Richard e Hilde emanavano una fedeltà e una fermezza incrollabili, sia l’uno verso l’altra che verso la Scienza dello Spirito.
Se lui è silenzioso e riservato, Hilde, al contrario, è vivace, cordiale ed energica.
Nel 1915 inizia a dipingere un programma per la prima rappresentazione euritmico-drammatica dell’Ascensione di Faust. Realizza altresì i manifesti per le rappresentazioni di euritmia nella falegnameria prima dell’inaugurazione del primo Goetheanum. Si dedica al ricamo ed i suoi lavori vengono molto apprezzati da Marie Steiner. Nel 1927 le sue opere vengono esposte a Dornach, dove la coppia si è ormai trasferita.

Nell’estate del 1921, durante un periodo di riposo a Koberwitz, Richard dipinge cinque ritratti, tra cui quelli di Carl Graf Keyserlingk e Moritz Bartsch. Fa parte della delegazione ceca al Convegno di Natale del 1923 e in seguito diventa lettore di Classe alla Libera Università di Scienza dello Spirito di Praga.
Richard e Hilde, ormai stabilitisi a Praga ritornano ancora a Dornach per una loro mostra nel 1927. Nel 1931 i loro lavori vengono esposti dalla Società per la cura dell’euritmia e delle arti affini a Praga, dove Hilde tiene una conferenza introduttiva. Il percorso artistico di Richard Pollak lo porta dal naturalismo al realismo. Un suo ritratto di Rudolf Steiner si trova al Goetheanum, così come alcuni ricami realizzati da sua moglie.
Ma a Praga fanno fatica a tirare avanti e si trovano a vivere in condizioni di povertà. Richard continua a tenere conferenze nelle sezioni tedesca e ceca della Società Antroposofica, dipinge ritratti e immagini luminose di meditazione.
Anche Hilde tiene conferenze e contribuisce al sostentamento della famiglia con ricami su seta, i cui motivi sono tratti da mondi sovrasensibili; in uno di questi Richard appare vestito da frate francescano in epoca medievale.

Ma, nel frattempo, è scoppiata la seconda guerra mondiale e, con essa, l’invasione della Cecoslovacchia e la persecuzione degli ebrei nei Paesi occupati dal Terzo Reich.
E così la tragedia colpisce anche Richard ormai settantaquattrenne, che, in convalescenza dopo un grave incidente, il giorno del suo compleanno viene arrestato insieme alla moglie e deportato prima a Theresienstadt e poi a Birkenau.
La cosa straordinaria del tragico epilogo dell’esistenza di Richard Pollak è che, dal momento dell’internamento, si dedicherà incessantemente, nei circa due anni che trascorrerà nell’inferno del lager, a cercare di alleviare l’esistenza dei sui compagni di sventura con oltre 100 conferenze di contenuto spirituale.
Nel frattempo Hilde, che si rifiuta di lavorare in una fabbrica di munizioni a Theresienstadt, viene soppressa a Dachau.
Richard morirà a Birkenau nel 1943, all’età di 76 anni, vittima della barbarie nazista.
Per tornare alla questione stigmate, ricordiamo come Richard Pollak abbia voluto tenere nascosta al mondo esterno l’esistenza delle sue stigmate, convinto che la reazione del pubblico non sarebbe stata positiva.
Si confida con Rudolf Steiner, il quale gli dà indicazioni per avviarsi su un percorso di formazione Rosicruciana moderna. Questo lavoro porta alla scomparsa delle stigmate. È a quel punto che Richard Pollak è in grado di dare una nuova svolta alla sua vita e inizia il lavoro al primo Goetheanum.
Fondamentale tuttavia notare che Steiner non gli dice:
“Tutto questo non ha nulla a che vedere con l’antroposofia, ciò che state vivendo è un errore”.

No, Steiner gli dice semplicemente con espressione amorevole:
“Questa non è la strada per voi”.
Ora, la situazione di Judith von Halle è evidentemente diversa.
Nonostante anche lei per sette mesi tenga nascosto, come Pollak, l’evento delle stigmate – come narra nel suo libro “E se Lui non fosse risorto”, lei, oltre alle stigmate, sperimenta da subito l’impossibilità di mangiare e bere, qualcosa che evidentemente non si può celare all’esterno.
Anche se al momento della manifestazione delle stigmate, la sua reazione è analoga a quella di Pollak, ella, dopo alcuni mesi, si risolve ad accettare l’evento e ad affrontare pubblicamente la questione.
Ma non c’è per lei, a quel punto, un Rudolf Steiner che amorevolmente le dia indicazioni di percorso, bensì una Società Antroposofica che la sottopone ad una sorta di Santa Inquisizione che durerà oltre due anni prima di scagionarla dal crimine di essere una antroposofa stigmatizzata e consentirle, così, di riprendere la sua attività al servizio della Scienza dello Spirito.