di Tom Zandman, cittadino israeliano
Se stai leggendo questo, sappi che è successo davvero.
Non so dove e quando stai leggendo questo.
Sto scrivendo da casa mia a Jaffa, in Israele; la data è il 9 aprile 2025 e l’ora è 13:00.

Per anni e anni abbiamo detto che “dobbiamo spianare Gaza”. Ebbene, ora Gaza è spianata.
Ma non perché dovevamo, ma perché volevamo. Volevamo spianare Gaza e l’abbiamo fatto. L’abbiamo fatto tra il fragore di applausi scroscianti.
La terra si è riempita di applausi trionfali per ogni casa crollata e ogni famiglia cancellata.
Diciamo di averlo fatto a causa del massacro del 7 ottobre 2014, per salvare gli ostaggi presi quel giorno o per assicurarci che un massacro simile non si ripeta mai più.
Non so quale storia prevarrà come spiegazione accettata per la distruzione di Gaza in futuro, ma queste sono bugie.
L’abbiamo fatto perché volevamo farlo.
Abbiamo annientato un’intera regione.
A questo punto, non so ancora cosa ne sarà dei suoi oltre due milioni di abitanti. Ne abbiamo già uccisi almeno cinquantamila, probabilmente di più. Per quanto riguarda i vivi, so che il loro presente è il peggiore che l’esistenza umana possa avere, e il loro futuro è avvolto nell’ombra.
Non c’è futuro a Gaza.
Non può sostenere la vita nelle sue condizioni attuali e qualsiasi riabilitazione richiederà molti anni e investimenti enormi.
Allo stato attuale delle cose, stiamo bloccando qualsiasi offerta di ricostruzione, qualsiasi terza parte disposta a prendere sotto la sua ala la Striscia di Gaza, mentre continuiamo la campagna di morte e rovina.
A Gaza non c’è passato.
Un tempo c’era vita, c’era civiltà, ma noi ne abbiamo annientato ogni residuo. Università, musei, moschee, cimiteri. Non avevamo bisogno di distruggerli, ma volevamo farlo. Volevamo cancellare ogni segno che la vita fosse mai esistita lì.
I Paesi del mondo occidentale hanno sostenuto l’annientamento o sono rimasti a guardare. Gli Stati Uniti lo hanno finanziato e armato. In Israele, tutte le istituzioni statali hanno fatto la loro parte. L’accademia, la stampa, i tribunali, la cultura: tutti lo hanno sostenuto e legittimato.
Lo volevamo tutti.
La resistenza dall’interno era marginale e trascurabile, e abbiamo condannato coloro che hanno resistito come traditori. La polizia ha vietato qualsiasi espressione di resistenza all’annientamento e il pubblico ha sostenuto questo silenzio.
L’annientamento di Gaza è diventato il progetto nazionale e noi lo abbiamo portato avanti con diligenza e gioia. Coloro che hanno partecipato attivamente sono stati elogiati come eroi.
Sapevamo cosa stavamo facendo.
Sapevamo dell’indicibile sofferenza che stavamo causando.
Sapevamo dei crimini che stavamo commettendo in tempo reale.
Sapevamo, e lo abbiamo dichiarato affinché tutto il mondo lo sentisse, che questo era ciò che la giustizia voleva, questo era il volto della moralità.
Non so cosa avrei potuto fare diversamente.
Se c’era qualcosa che avrei potuto fare per fermarlo, non sapevo cosa fosse.
Volevo resistere, ma non sapevo come.
Scrivere questo è inutile, se non per testimoniare ciò che è accaduto ed esprimere la mia impotenza di fronte a tutto questo.
Ecco com’è andata.
Traduzione dall’inglese di Piero Cammerinesi per LiberoPensare