Il crepuscolo degli Dei e l’Alba dell’Individuo

Nuovagerus
di Sergio Motolese

Vi sono due immagini simboliche che rappresentano plasticamente il livello attuale di inganno cui l’umanità è sottoposta: la riviera californiana della striscia di Gaza, e Donald Trump in veste papale. Ad esse  aggiungiamo, per completare la triade, il kit di sopravvivenza di 72 ore, e abbiamo così il quadro completo della demenza, della perdita di ogni freno inibitorio, dell’impudenza criminale di chi governa l’occidente, di qua e di la dell’oceano.

Ancora una volta la trappola dualistica è scattata catturando anche alcuni di coloro che sembravano avere capito l’inganno, dopo gli anni “pandemici”. Le prigioni ideologiche, le illusioni semplicistiche sono difficili da sradicare; soprattutto la rigidità del pensare, sempre più mummificato dopo secoli di materialismo sempre più pregnante. Si plaude allora al deus ex machina che risolve tutto, come nei film americani.

In un precedente scritto su Libero Pensare ( https://www.liberopensare.com/il-pensare-vivente-apologia-della-filosofia-della-liberta-di-rudolf-steiner/) ho esposto la mia apologia della Filosofia della Libertà di Rudolf Steiner. Di essa vorrei ora approfondire due aspetti fondamentali che capovolgono di centottanta gradi i due dogmi più feroci della scienza e della cultura dominante, per cercare poi di individuare una direzione che faccia intravvedere un diverso modo di concepire il vivere comune, un assetto sociale umano, senza sogni e utopie, senza proclami, senza imbonitori e senza rivoluzioni armate; una direzione concreta, praticabile.

  • IL RELATIVISMO: LA PRIGIONE DEL PENSARE

Il primo dogma vorrebbe uccidere la ricerca della verità spingendoci a ritenere che essa non esiste in quanto ognuno avrebbe la sua verità. Qui l’inganno è molto sottile, si ammanta di una finta libertà individuale di poter spaziare a piacere nel regno delle opinioni, che non sono pensieri. Si usano poi come sinonimi due termini molto differenti: verità assoluta e verità oggettiva.

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Il pensiero materialistico è per sua natura incapace di pensare in termini evolutivi e non riesce a concepire un processo in cui la verità venga acquisita progressivamente, allargandola di continuo attraverso aspetti che la completano senza negare quelli precedentemente raggiunti. La verità assoluta è un concetto astratto, se esistesse sarebbe già bella confezionata e impedirebbe a ogni essere umano di poterla conquistare grado a grado attraverso la propria crescita di coscienza nel corso della vita (o di più vite…). Altra cosa è la verità oggettiva, fattuale, che tiene conto del cammino nel corso della vita. Affinché essa sia tale non necessita di essere definitiva, assoluta appunto, è sufficiente che rifletta la realtà del momento evolutivo personale. E dunque ogni concetto o somma di concetti, se sono davvero tali e non semplici opinioni prive di contenuto, è vero.

Tutta la prima parte della Filosofia della Libertà dimostra la universalità del pensare, come fondamento primo non solo di ogni filosofare ma di ogni ricerca di realtà e verità, e dunque anche di libertà. Per ora forse solo in campo matematico si accetta che esistano pensieri oggettivi. Nessuno dotato di buon senso negherebbe il teorema di Pitagora, anche se esso vale solo nell’ambito della geometria euclidea; la scoperta successiva di altre prospettive geometriche non inficia la verità del teorema di Pitagora. Allo stesso modo, la progressiva aggiunta di prospettive di pensiero ad un qualunque argomento o verità non annulla i precedenti.

Se si preferisce un’immagine, la verità può essere paragonata ad una lampada con il variatore di intensità luminosa, la cui luce risplende sempre più man mano che si gira la rotella. Il materialismo, per restare in questa immagine, preferisce il sensore elettronico che accende o spegne la luce, senza altra alternativa: ecco un dualismo concreto.

Il potere, peraltro, qualunque esso sia, non rifiuta affatto la verità oggettiva, solo la riserva a se stesso e la trasforma in dogma, esso si assoluto, e lascia all’individuo una finta libertà di pensiero soggettiva, sempre a patto di non “disturbare il manovratore”.

  • LA REGOLA MORALE: LA PRIGIONE DELLA LIBERTÀ

Al polo opposto, il secondo dogma del materialismo preclude all’individuo la libertà nelle scelte  morali, nella categoria del bene e del male, pretendendo in questo caso la regola morale ferrea, dogmatica anch’essa, valida per tutti. Il primo dogma illude di essere liberi, il secondo conculca la libertà dove essa dovrebbe agire sovrana cioè nelle scelte e azioni individuali.

Il termine “morale” qui è usato senza alcuna attinenza  alla morale cattolica, di cui è intrisa la nostra cultura. Se si preferisce si possono usare altri termini. La seconda parte della Filosofia della Libertà porta come titolo: “la realtà della libertà”, intesa come manifestazione di azioni libere del volere umano, ovvero l’agire concreto nel vivere sociale.

Il combinato disposto di questi due dogmi imprigiona l’uomo senza che che egli possa vedere le sbarre. Ci offre da un lato una presunta libertà di pensiero, avendo reso il pensare stesso sempre più misero, relativistico, intellettualistico, astratto, dunque inefficace, cadavere; dall’altro lato si cerca di imporci regole di comportamento nell’agire concreto, nella manifestazione della volontà, pretendendo di sapere cosa è bene per ciascuno di noi.

Nella seconda parte della Filosofia della Libertà Rudolf Steiner introduce allora il concetto di

“individualismo etico”, il quale può essere sinteticamente spiegato con queste parole:

“la moralità vera e propria di una azione consiste allora nel rapporto attuale della volontà con l’azione stessa, non nella sua maggiore o minore corrispondenza con un codice morale. Quando agisco per intuizione morale ciò che mi determina non è una massima da seguire, ma è direttamente l’amore per l’oggetto stesso dell’azione. Solo quando seguo il mio amore verso l’oggetto sono veramente io stesso ad agire, e non una norma in me.”  (Pietro Archiati – Libertà senza frontiere – es.Archiati Verlag e. k. Monaco)

Il termine “individualismo” significa semplicemente preminenza della sacralità di ogni persona nelle sue libere manifestazioni di volontà; nulla a che vedere con l’eccesso di egoismo che impera nell’odierna economia di rapina.

  • IL GATTOPARDO

Man mano che dentro di noi il processo di interiorizzazione di questi due concetti si fa strada, man mano che ci appropriamo di un pensare vivente e ne riconosciamo il suo universalismo, man mano che ci liberiamo di regole imposte dall’esterno e riconosciamo la sacralità dell’individuo e la libertà delle sue scelte etiche, allora la frase che Tancredi rivolge allo zio, il Principe di Salina, nel romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: “se vogliamo che tutto rimanga com’è occorre che tutto cambi”, nel suo paradosso, ci aiuta a non farci ingannare e andare al di la delle apparenze esteriori nell’analizzare gli accadimenti intorno a noi.

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Chiediamoci allora: cos’è oggi, in questa fase dei destini umani, cos’è che rimane sempre com’è, immutato, anzi sempre più rafforzato, mentre tutto cambia, o sembra cambiare, all’esterno? Sostanzialmente due cose: la prima più nascosta, occultata da propaganda e menzogne; la seconda palese a tal punto da essere offerta come panacea :

  1. L’intenzione, direi quasi la necessità, da parte delle oligarchie tecnocratiche ed economiche che governano realmente nel mondo, di comprimere e tenere a bada l’impulso di un numero sempre maggiore di individui a liberarsi dei lacci che imprigionano l’essere umano. Esse devono evitare che l’uomo prenda coscienza di ciò che è e che può divenire, e per far questo agiscono come quei giocatori di casinò che giocano su due tavoli, uno a destra e l’altro a sinistra, uno con giochi “innovativi”, l’altro con quelli più “tradizionali”. Essi anzi, più che giocare, gestiscono il banco e fanno in modo che gli altri giocatori si alternino ai due tavoli, illudendoli quando perdono nel primo di poter vincere nel secondo.
  2. La presenza sempre più invasiva e pervasiva della tecnologia digitale, la penetrazione della cosiddetta intelligenza artificiale in ogni campo della vita, la sostituzione del mondo reale con quello virtuale, l’elettrificazione totale di tutto quello che ci attornia, satelliti e reti wireless, la meccanizzazione di ogni processo ecc. ecc. L’appropriazione e il controllo di questa tecnologia in tutte le sue forme, civili e militari, è basilare per realizzare quanto ho delineato nel punto 1, ed è alla base delle lotte fra “bande”, i cosiddetti giganti tecnologici che controllano anzitutto l’economia con le loro propaggini in tutti i settori. E’ una specie di polipo, o meglio una tela di ragno, il WEB appunto, che cerca di catturare anzitutto le coscienze umane: il pensare, reso sempre più meccanico e dualistico; sentimenti ed emozioni destabilizzanti per l’equilibrio psicologico, attraverso il paradigma emergenziale; e promozione della passività progressiva nella volontà con le presunte “comodità” e “innovazioni”.

Lo stemma dei Salina rappresentava un gattopardo; se questi poteri avessero un logo, uno stemma, sarebbe certamente un ragno.

Ma queste potenze possono davvero tutto? Vediamo.

  • IL CREPUSCOLO DI QUESTA DEMOCRAZIA

Il termine “crepuscolo” aveva all’origine un doppio significato: la luce che precede il tramonto e quella che precede l’alba. Per noi oggi vale solo il primo significato perché abbiamo cancellato il fatto che da una distruzione possa nascere un nuovo inizio, anzi che essa proprio esista per poter permettere il proseguimento dell’evoluzione. Anche questo è un effetto dei due dogmi di cui sopra.

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Nel “Crepuscolo degli dei” di Richard Wagner la distruzione nel fuoco del Wahalla segna l’opportunità per l’umanità di procedere nella propria evoluzione senza l’aiuto degli dei, che allora operavano nelle vicende umane e le indirizzavano. In una epoca successiva anche Omero ci presenta realtà analoghe, ma Ulisse è già ad un livello evolutivo intellettivo superiore rispetto a Sigfrido. Così anche Troia finisce in cenere, viene distrutta. Duemila anni fa il Logos, il grande Pensatore, nel Battesimo nel Giordano si incarna nel corpo fisico di Gesù di Nazareth, e lo distrugge in tre anni per poter vincere la morte e risorgere.

Non occorrono troppe parole per delineare la parabola della democrazia, dall’antica Grecia ai giorni nostri, in cui viene declamata, esaltata, esportata, sbandierata come superiorità, ma sempre meno praticata. E se questa parabola aprisse invece opportunità in cui incunearsi?

“Per l’uomo moderno la riflessione sul diritto viene così a coincidere con ciò che si è sviluppato sotto forma di rivendicazione democratica nella storia più recente dell’umanità. (…) Dalle profondità della natura umana a partire dalla metà del XV secolo si è sviluppata, trovando una corrispondenza più o meno soddisfacente nelle varie zone della Terra, proprio questa esigenza di democrazia, la richiesta che nei suoi rapporti con i propri simili, l’uomo faccia valere ciò che egli stesso sente come giusto, come adeguato a lui. (…) Chi si rende conto di queste cose deve però anche prenderle del tutto sul serio, e deve porsi la domanda: qual’è il significato e quali sono i limiti della democrazia?” (R. Steiner – conf. del 26/10/1919 a Zurigo nel libro: Cultura, Politica, Economia – Archiati verlag e.k. Monaco)

Non è qui in discussione il concetto di democrazia ma la sua applicazione. Steiner lo rilevava cento anni fa, dopo la catastrofe della Grande Guerra, e proponeva una soluzione che implicava un capovolgimento di pensiero:

“Il principio democratico consiste nel fatto che gli individui che vivono insieme in un organismo sociale circoscritto devono prendere decisioni che provengono dalla partecipazione di ogni singolo. Tali decisioni possono diventare vincolanti per la società solo se si formano delle maggioranze. Ciò che rientra in tali deliberazioni prese a maggioranza dei voti sarà democratico solo se ogni singolo individuo in quanto tale si trova di fronte all’altro singolo individuo come suo pari” (ibidem)

L’accento sul concetto di “singolo individuo, come suo pari”, che a noi può sembrare ovvio, deriva dal fatto che nell’impero austriaco i rappresentanti del popolo nel consiglio dell’impero erano suddivisi in quattro curie di natura esclusivamente economica (latifondisti, mercanti e industriali, camere di commercio, comuni rurali). Quindi non l’individuo in quanto tale ma solo come appartenente ad una classe sociale, peraltro tutte di natura economica.

Nei nostri Parlamenti le cose non sono poi così diversi, anche se le persone non sono suddivise per censo; ma che dire della sudditanza dei parlamentari alle lobby economiche, nel Parlamento europeo o in quello americano, o nel nostro italiota? Quali sono allora i limiti alla democrazia cui allude Steiner?

“così si esclude dalle deliberazioni democratiche tutto ciò che ha a che fare con lo sviluppo dei talenti umani nella vita pubblica. Tutto ciò che è educazione e pubblica istruzione, tutto ciò che fa parte della vita culturale. (…) Ma da questa democrazia si deve escludere dall’altro lato tutto ciò che è vita economica” (ibidem)

Quindi la contrapposizione dualistica democrazia – dittatura viene superata e trasformata in una concezione triarticolata dell’organismo sociale, nella quale il principio di eguaglianza è limitato ai rapporti fra individui in quanto tali. Nell’economia deve valere non il principio di eguaglianza ma quello di solidarietà, di fratellanza se si preferisce, devono prevalere sì i talenti individuali ma al servizio delle esigenze sociali; e nella cultura, scuola, scienza, arte, spiritualità, in tutto ciò che attiene la creatività umana deve vigere la libertà, l’esplicazione libera dei propri talenti.

  • SEMINARE PENSIERI

Come realizzare nel concreto questa organizzazione sociale non è certo cosa facile, perché non è un problema tecnico, non è una nuova teoria sociale da affiancare alle altre, ma come ho detto è un capovolgimento totale di pensiero che richiede anzitutto due presupposti:

  1. la comprensione profonda dei principi dell’organismo sociale triarticolato in modo da avere sempre chiara la direzione;
  2. un pensare mobile che si possa adattare alle condizioni in continuo cambiamento del vivere sociale.
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Non si tratta di una “rivoluzione” come quelle sin qui concepite, non occorre scendere nelle piazze è assalire il Parlamento, non è necessario abbattere simboli, statue, non occorre distruggere nulla di materiale; occorre esercitare la nostra capacità pensante e cominciare a mettere in discussione tutti i nostri convincimenti sin qui acquisiti, perché si tratta di una rivoluzione interiore piuttosto radicale.

Non è facile, ad esempio, immaginare una scuola libera, né pubblica né privata, senza programmi ministeriali; oppure immaginare che il Parlamento non legiferi mai nelle questioni economiche, lasciate a libere associazioni nelle quali chi produce, chi commercia e chi consuma siano seduti allo stesso tavolo; o che le banche non si occupino di investimenti ma ricerchino talenti personali cui affidare il capitale. Questo per dire solo alcuni titoli. Fantascienza? Utopie? Le nostre abitudini di pensiero sono difficili da abbattere, molto più dei poteri esterni.

Quello che in questi esempi ho cercato di dimostrare, partendo dalle nostre cosiddette democrazie, sempre più degradate e corrotte (ma lo si potrebbe fare partendo da molte altri aspetti del nostro vivere) è che la distruzione e il degrado possono diventare occasione di evoluzione della coscienza morale e del pensare umano. Possono anche non diventarlo, certo, perché altrimenti sarebbe una libertà costrittiva la nostra, sarebbe la sua negazione. Quindi ciascuno di noi è chiamato in causa in prima persona.

Concludo con una considerazione personale.

Potrei scrivere molti articoli per mettere più a fuoco gli inganni di ciò che appare nella cronaca quotidiana, c’è solo l’imbarazzo della scelta: da ieri c’è pure il Papa americano che sarebbe un buono spunto…; e nello scrivere proverei quel tipo di soddisfazione che conosco e che deriva dal parlare di altri, altre persone, poteri, istituzioni; potrei indignarmi e sentirmi buono e bravo. L’ho fatto abbastanza nella mia vita. Nella sua ultima parte sento sempre più l’esigenza di misurarmi con più efficacia con qualcosa di molto più difficile: trasformare le parti di me stesso che ancora resistono. Gli strumenti conoscitivi ci sono e nel mio caso vorrei esprimere profonda gratitudine alle tre persone, tutte oggi oltre la Soglia, dalle quali più ho attinto e attingo tuttora:

  • Rudolf Steiner, che considero il più grande iniziato dei tempi moderni, senza il quale forse sarei rimasto incatenato nella prigione dei pensieri morti, continuando a confondere ideologia e idealità, libertarismo e libertà;
  • Pietro Archiati, artista appassionato della parola e della divulgazione di pensieri non usuali, un pozzo di cultura, filosofica e teologica;
  • Paul Emberson, che mi ha reso comprensibile la Tecnologia Morale, i retroscena spirituali della digitalizzazione, col suo lavoro concreto e fondamentale per il futuro.

Appropriarsi di pensieri realmente innovativi è il primo e fondamentale passo di ogni cambiamento. Per la visione dominante sono “solo” pensieri; in realtà man mano che essi diventano sempre più viventi sono forza propulsiva enorme e fondamento di qualsiasi reale cambiamento. Essi restano nel Cosmo, come semi nel terreno se il tempo non è ancora maturo, ma pronti a germogliare quando è il momento, anche se prima che diventino realtà percepibile occorrono distruzioni del vecchio e anche catastrofi. I pensieri, quando sono intrisi di amore, non svaniscono, sono entità pronte ad agire, a disposizione di coloro che raccoglieranno le ceneri di questo impero occidentale.

Che questo avvenga è certo, il come e nelle mani, nei cuori e nei pensieri di ognuno di noi.

 

Immagine di copertina: La nuova Gerusalemme. Opera di Sandro Parise

 


Sergio Motolese,musicista. L’incontro con l’antroposofia di Rudolf Steiner gli ha consentito di integrare le esperienze musicali con quelle acquisite in vari ambiti concernenti la salute.
Negli ultimi anni si è occupato in particolar modo degli effetti del suono elettronico e dell’informatica digitalizzata sull’essere umano.
E’ diplomato  presso la LUINA (Libera Università di Naturopatia Applicata). Tiene laboratori musicali, conferenze, incontri, seminari, gruppi di studio.

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