Scrivo queste note a caldo, all’indomani degli eventi di Piazza del Popolo, ancora ignaro di come si evolverà la situazione ma sento che è necessario prendere una posizione netta e decisa in questo momento cruciale della storia dell’umanità.

Ebbene, penso che questa volta il governo che sta facendo scivolare il Paese verso un totalitarismo medievale abbia preso un grosso granchio con il daspo a Stefano Puzzer di ieri pomeriggio.

I fatti sono noti: Stefano Puzzer, portavoce dei portuali di Trieste, aveva aperto un tavolino e alcune sedie a Piazza del Popolo, a Roma. Le sedie erano ‘riservate’ ad interlocutori di caratura internazionale: Draghi, Papa Bergoglio, Comunità Europea, Stati Uniti, Russia, dato che dal governo italiano non era giunta alcuna risposta alle richieste dei portuali triestini.

“Visto che ci avevano promesso una risposta che non è mai arrivata  vado io a Roma e mi siedo in piazza ad aspettare”.

aveva candidamente affermato Stefano Puzzer ieri mattina dando vita alla sua dimostrazione silenziosa.

Ma la permanenza in piazza è durata fino alle 17.00 quando agenti della Digos lo hanno condotto in questura dove è stato fermato per 5 ore per poi essere denunciato per manifestazione non autorizzata (quale? un tavolino e qualche sedia in piazza?) e per ricevere un foglio di via con il divieto di tornare a Roma per un anno.


Il tutto nell’assordante silenzio delle prostitute dell’informazione che o non hanno dato la notizia o hanno addirittura espresso soddisfazione di fronte alla denuncia ed al foglio di via nei confronti di un libero cittadino che ha avuto l’ardire di piazzare un tavolino e qualche sedia in piazza.

Gli anglosassoni la chiamano overreaction, reazione eccessiva, che tende a tramutarsi in un boomerang.

Eh sì, perché è difficile sostenere la posizione indifendibile di chi con l’emissione di un foglio di via obbligatorio mette sullo stesso piano un violento facinoroso che minaccia l’ordine pubblico ed un pacifico cittadino che si siede su una sedia pieghevole in attesa di risposte che le istituzioni hanno promesso e non hanno fornito.

Un quadro desolante di quello che è diventata l’Italia grazie alla vile acquiescenza della maggioranza silenziosa ormai in piena dissonanza cognitiva sapientemente indotta da decenni di svilimento della cultura e manipolazione dei media.

Ma, come ripeto, penso che questa volta il sistema abbia fatto un grosso errore.

Eh sì perché, vedete, Stefano Puzzer, con gli ideali che esprime e con la modalità del suo dire ed agire, rappresenta qualcosa di completamente nuovo nel panorama della protesta popolare.

Siamo abituati, infatti, sin dagli anni 60/70 del secolo scorso, a proteste politicizzate, gestite e sponsorizzate dalle opposizioni e dai sindacati, sovente inclini alla violenza e sopratutto basate su valori materialisti, per quanto giustificati: diritti dei lavoratori, degli studenti, degli extracomunitari. Proteste che spesso si sono concluse con compromessi tra le parti, sotto l’egida della Realpolitik.

Qui ci troviamo di fronte, invece, a qualcosa di decisamente diverso.

Di fronte alla deriva autoritaria del Paese abbiamo una protesta ed una richiesta di riconoscimento dei diritti umani non solo per una categoria ma per il popolo nella sua interezza.

Di fronte alle offerte di compromesso da parte delle istituzioni abbiamo la fermezza di chi non arretra di un passo, rifiutando ogni possibile intrallazzo.

Di fronte al materialismo dominante, all’assalto alla famiglia (gender) ed alla storia (cancel culture), al declino della politica e della religione abbiamo la ferma ed emblematica espressione di valori etici e cristiani.

Di fronte al costante rischio di scivolare nella violenza abbiamo la ferma volontà di portare avanti una protesta integralmente pacifica.

Per questo ho intitolato queste note Il Gandhi de noantri (la “Festa di noi altri”, in opposizione a “voi altri che abitate in altri quartieri”, è una festa popolare che si celebra  nel rione Trastevere di Roma) perché la modalità con cui Puzzer si pone nei confronti del sistema è estremamente simile a quella con cui Gandhi mise in crisi l’Impero Britannico in India.

Per questo il governo – codardo e  violento – ha avuto paura e quando si ha paura si tende ad avere reazioni eccessive, magari inconsulte, di cui ci si può pentire.

Purtroppo non ho la sfera di cristallo e non posso sapere come andrà a finire ma una sensazione ce l’ho e ve la voglio trasmettere: che il Gandhi de noantri, Stefano Puzzer, potrebbe ben rappresentare per l’Italia di oggi quello che il Mahatma Gandhi rappresentò per il suo Paese nella prima metà del secolo scorso: il simbolo e l’eroe della libertà.

Ora sta a noi tutti stargli vicino e testimoniare con le nostre azioni il nostro impegno per uscire una volta per tutte dall’incubo distopico in cui si vuole confinare l’uomo.

Piero Cammerinesi

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