La Follia al Potere

Follia 1

 Nel film del 1995, “Don Juan de Marco – maestro d’amore”, diretto da Jeremy Leven, un anziano ed esperto psichiatra (Marlon Brando) è chiamato per dissuadere un giovane psicotico (Johnny Depp) dal suicidarsi gettandosi dal cornicione di un vecchio palazzo. Il giovane folle (vestito con tanto di mantello nero, spada alla cintura e mascherina nera alla Zorro) è infatti convinto di essere Don Giovanni, l’irresistibile conquistatore di donne di mozartiana memoria che, per una sorta di tragica nemesi, è stato rifiutato dall’unica donna che egli davvero sente di amare. Per questo, l’unica alternativa che rimane al suo cuore infranto sarà quella di togliersi la vita.

Lo psichiatra si fa issare all’altezza del cornicione con una scala mobile dei pompieri, dopodiché si presenta al giovane folle come il nobile Don Octavio, un buon vecchio amico del padre che, in nome di quella sacra amicizia, desidererebbe invitarlo nel proprio rancho (o finca agricola) per conoscere meglio la sua vicenda e partecipare così al suo dolore.

In altre parole, con una impeccabile strategia terapeutica, Jack Mickler, alias Marlon Brando, lo psichiatra del film, conduce il giovane folle nella “casa di cure psichiatriche” dove, con molta delicatezza, cercherà di venire a capo dei suoi deliri.

Ho amato moltissimo questo film non solo per il suo brillante inizio, bensì anche per tutta una serie di sviluppi psichici più che corretti ma molto provocatori rispetto alla Psicoterapia Accademica. E fin da subito ho riconosciuto, dietro l’impeccabile sceneggiatura, il lavoro di esperti che ben conoscevano non solo le più elementari psicodinamiche (bellissimo il modo con cui, nel film, delirio e realtà archetipica sono di continuo confusi e sovrapposti) bensì anche il senso e l’utilità delle varie strategie terapeutiche. 

Una tra tutte… forse la più importante: Se qualcuno è in fase delirante, risulterà sempre del tutto inutile cercare di confutare i suoi pensieri con i più convincenti ragionamenti o usando la logica più impeccabile… perché il folle rinforzerà ancor di più il proprio delirio iscrivendo il suo interlocutore tra le fila dei suoi acerrimi nemici. L’unica alternativa – mi confidarono un tempo i miei stessi maestri – sarà sempre quella di entrare nel loro delirio, di entrarci fino in fondo e provare ad osservare, partendo proprio da quella dimensione distorta, se non ci fosse una qualche piccola via di uscita da suggerirgli.

Devo ammettere che quella tecnica non mi è mai risultata eccessivamente ostica da praticare e l’ho sempre trovata utilissima anche in quei casi in cui i pazienti non si trovavano in un vero e proprio delirio bensì in una parziale e blanda distorsione della realtà. Partecipare alla loro visione è l’unico mezzo attraverso il quale riuscire a stringere un’autentica alleanza terapeutica e, su quella base, seminare dubbi, perplessità, incertezze… e offrire poi possibilità alternative più aderenti alla realtà condivisa dalla società umana.

Fin qui, tuttavia, in sede psicoterapica.

Ma che accade quando, come ai nostri giorni, il delirio di alcuni viene fatto passare come una intelligente e nuova riforma della società a cui tutti si dovranno uniformare?

E cosa fare quando ci si accorge che tali deliranti assunti vengono accolti con una certa curiosità e disponibilità interiore da una maggioranza di persone che – mi si perdoni la radicalità del giudizio – sembrano aver perso del tutto la capacità di un sano pensare e del minimo buon senso comune?

Sì! Lo so… oggi siamo tutti bombardati da narrazioni fantastiche che distorcono e alterano il nostro rapporto con la realtà… viviamo in un’epoca in cui si sta attuando ad un attacco feroce, anche se invisibile, contro l’integrità della nostra natura spirituale-animico-corporea… Lo so… Ne sono consapevole… tuttavia rimango particolarmente allibito quando sono costretto a prendere atto della ingenuità (o forse della complicità) con cui non solo le fonti dell’informazione pubblica, bensì anche le voci di presunti autorevoli scienziati, intellettuali e politici vari avallano il puro, più che evidente delirio di alcuni individui dei quali fatico a riconoscere i benché minimi resti di una condivisa umanità.

Rimango allibito nel rendermi conto come alcune farneticanti affermazioni possano passare come motivi su cui invitare le persone a riflettere (magari in nome di un liberalismo doc.), senza rendersi conto dei danni devastanti che produrranno su tutti coloro che non hanno ancora raggiunto una vera e propria autonoma maturità o che non posseggono, comunque, solidi anticorpi culturali. Rimango allibito quando seguo le interviste di certi personaggi e, contrariamente alle più logiche aspettative, non accade che irrompano negli studi TV corpulenti infermieri in grado di mettere loro la camicia di forza e ricoverarli d’urgenza nel più vicino ospedale psichiatrico.

E ora mi si dirà: “Ma come? E dov’è allora la tua più sopra tanto decantata capacità di immedesimazione nel delirio altrui? Dov’è l’immergersi tranquillo nell’allucinazione farneticante di cui tanto parlavi?”

Non me la sono dimenticata… davvero, certo che no… ma qui è la logistica della situazione ad essere cambiata e bisogna allora saper fare le giuste distinzioni e saper prendere le necessarie contro-misure.


Perché un conto è incontrare un folle nel proprio studio di terapia, o in un ospedale psichiatrico o, ancora, in un luogo dove lo scontro possa avvenire senza incidere sulla coscienza collettiva che – mi si voglia scusare ancora una volta – difficilmente possiede i requisiti per contemplare la Follia senza rimanerne turbata. E tutt’altro conto è dover prendere atto della naturalezza, della sfrontatezza e (perché no?) della violenza, con cui questi folli personaggi oggi preconizzano il futuro, facendo passare i loro paranoici deliri come se fossero l’espressione di chissà quale profonda riflessione pensante.

Mi si permetta, a tal fine, di citare un aneddoto personale. Avevo concluso da pochissimo tempo un periodo di tirocinio in una “Casa Chiusa” (come allora si chiamavano gli ospedali psichiatrici privati) e avevo da poco tempo iniziato a lavorare come psicoterapeuta. Durante il tirocinio avevo fatto delle incredibili esperienze con pazienti la cui follia sconfinava a volte oltre i margini della minima sicurezza possibile, per sé e per gli altri. Alcuni infermieri di vecchia esperienza, osservando la calma e la sicurezza con cui mi muovevo di fronte alle provocazioni più strampalate, e a volte pericolose, mi fecero più volte i loro complimenti.

Come ho già detto, avevo da poco terminato il mio tirocinio e avevo iniziato a lavorare in uno studio privato. Una sera, rientrando a casa, trovai mia moglie e i miei due figli (nove e cinque anni) intrattenuti a parlare in salotto con una donna sconosciuta la quale – mi disse in seguito mia moglie – aveva suonato alla porta, aveva cercato di me e, in attesa che arrivassi si stava intrattenendo con lei e con i miei bambini. Sentii subito che l’atmosfera era surreale… carica di tensione… mia moglie sembrava rapita e sconvolta nello stesso tempo… i bambini guardavano ammaliati la donna sconosciuta. Per farla breve, mi presentai e dopo alcune brevi tergiversazioni, con fare complice, la donna mi rivelò che… Lei in verità era Gesù Cristo, tornato tra gli uomini per salvarne alcuni dalla dannazione eterna. E noi eravamo tra gli eletti. Ci chiedeva pertanto di unirci ai suoi pochissimi, nuovi ed esclusivi discepoli.

Mi è difficile, adesso, far comprendere ai miei lettori il fascino, la malia e l’intensità energetica che provenivano da quella donna sconosciuta e che avevano del tutto travolto le capacità razionali di mia moglie e dei miei bambini. Mi resi conto in una frazione di secondo che mi trovavo di fronte ad una povera schizofrenica ma, sempre nello stesso tempo, mi resi conto dello sforzo che dovetti fare per alzare le mie barriere professionali e respingere quelle sue suadenti tentazioni. Mi accorsi che mia moglie era sempre più sconvolta… così dopo pochissimo dissi alla donna che le eravamo davvero grati per l’immenso dono che intendeva farci e che, appunto perciò, ora desideravamo raccoglierci in preghiera solo tra di noi, e che pertanto la salutavamo…  ma che presto l’avremmo fatta partecipe della nostra devota disponibilità.

Quando riuscii a metterla alla porta trovai mia moglie in lacrime e dovetti far ricorso ad una mia minima autorità per risvegliarla dal torpore fascinoso nella quale era entrata.

Questo aneddoto per dire che la Follia, quella vera, è davvero pericolosa! E, come se non bastasse, è estremamente contagiosa, forse più e meglio del famigerato Covid 19.

Per questo, al di là dell’immenso potere economico di cui dispongono questi folli personaggi, mi permetto di credere che il diffondersi delle loro strampalate idee riposi di più nella loro suggestione intrinseca che non nella coercizione ideologica.

Martine Rothblatt

Alcuni giorni fa o visionato una trasmissione in cui parlavano Martine Rothblatt e, in seguito, Yuval Noah Harari.

Accusavano di razzismo – e dico razzismo – l’ordinaria divisione dell’umanità in uomini e donne, preconizzando una nuova era felice in cui tutti sarebbero stati “fluidi”, liberi di essere quello che volevano, finalmente emancipati da quelle visioni dogmatiche che avevano imposto loro i limiti del “genere” maschile o femminile.

Preconizzavano un’era in cui, è ovvio, grazie all’aiuto della nano-tecnologia, della biogenetica e delle avveniristiche scienze hi-tech, gli esseri umani si sarebbero svincolati dai confini e dai limiti del proprio corpo e vivranno una vita finalmente eterna, immortalata negli algoritmi di giganteschi computer.

Yuval Noah Harari.

In altre parole, mi sono trovato di fronte alla visione capovolta e contraffatta (e dunque satanica) del processo evolutivo dell’Uomo.

Credo di poter dire che, fino ad un decennio fa, nessuno si sarebbe stupito di vedere entrare all’improvviso negli studi televisivi almeno un paio di nerboruti infermieri, sedare quei poveri mentecatti e portarli via d’urgenza, magari dopo averli assicurati a delle robuste camicie di forza.

Ma oggi… non accade più nulla di tutto questo.

Quegli psicopatici parlano con enfasi e convinzione… sono intelligenti, istrionici, super-ricchi, fascinosi, determinati e violenti (come sono spesso questo tipo di malati), perciò nessuno osa contraddirli. I conduttori dell’intervista spesso li ascoltano con un atteggiamento reverenziale, ossequioso e qualche volta compiaciuto di poter essere proprio loro a dare testimonianza di queste prestigiose innovazioni che si affacciano sull’orizzonte della storia.

In parte posso comprenderli. Sono più di dieci anni che studio la “folle teoria del gender”, che non ha nulla, ma assolutamente nulla di scientifico, ma che è invece nata dalla menti perverse e sataniche di Alfred Kinsey e John William Money… conosco molte serie obiezioni che potrebbero essere fatte a Martine Rothblatt, a Yuval Noah Harari, così come ai tanti altri psicopatici come Klaus Schwab (che parla di eugenetica, come se nulla fosse)… ma sono altresì convinto che il mio sforzo dialettico non servirebbe a nulla!

 Il loro delirio ha monopolizzato la coscienza collettiva. Si ammanta di una falsa autorità scientifica, può contare sul supporto di una straordinaria (questo sì!) tecnologica hi-tech ed è sostenuta da ingenti, inimmaginabili investimenti economici.

Sul piano esteriore tutti loro sono e resteranno imbattibili! Bisogna riconoscerlo… Nessun ospedale psichiatrico verrà mai a prelevarli.

La vera battaglia si compirà pertanto nei regni superiori dell’anima umana.

Perché subito oltre i confini tra l’organico e lo psichico la valenza delle forze in gioco si inverte e quello che qui, nella dimensione terrena, sembra invincibile, man mano che si sale dalla dimensione dell’anima senziente a quella dell’anima cosciente diviene invece ridicolo, grottesco e, al limite, motivo di estrema compassione.

Certo… questa consapevolezza non ci impedisce di provare orrore per ciò che avverrà nelle nuove generazioni: la distruzione della scuola da una parte e la gratuita esposizione dei giovanissimi all’invadenza di messaggi virtuali che spacciano di tutto e il contrario di tutto, avranno effetti devastanti. La confusione, la perdita di orientamento, lo scompiglio interiore, lo stato confusionale determinato dal fatto che alcun valore o principio potrà più avere un ruolo di preminenza e tutto giacerà invece su un piano orizzontale, avranno conseguenze catastrofiche.

Mi è difficile, tuttavia, immaginare il ristabilimento di un minimo ordine sociale in cui l’ordine gerarchico delle cose terrene venga riconosciuto per quello che davvero rappresenta: l’ordine gerarchico dello spirito.

Non credo che ci siano speranze in questo senso: una parte dell’umanità si perderà (almeno per il momento) passando il testimone della propria futura riabilitazione nelle mani di quei pochi (o forse dei molti) che saranno riusciti a spostare la propria decisiva azione dal mondo esteriore ai campi superiori dell’anima.

La battaglia vera e propria, decisiva per il proseguimento o meno dell’evoluzione spirituale dell’Uomo, si svolgerà solo e soltanto a questo livello.

Perché è a questo livello che opera Michele, impedendo al nostro temibile Avversario di oltrepassare la soglia del mondo eterico. Lo sforzo di portare noi stessi oltre quella soglia, per decisione e determinazione autocosciente, è l’unico vero obiettivo che dovremmo porci. Non credo ci siano altre soluzioni possibili… non credo ci siano altre vie di fuga… Il momento storico che stiamo attraversando è drammatico. E la nostra sopravvivenza spirituale (se così si può dire) risiede solo ed esclusivamente nella dimensione del Pensiero Vivente in cui opera Michele.

Piero Priorini

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