La storia si ripete: Novak Djokovic come Diego Maradona?

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La questione del visto in Australia negato al tennista Novak Djokovic può essere interpretata seguendo due strade: quella da pillola azzurra propinata in queste ore dalla maggior parte dei media mainstream, che non vedevano l’ora di poter mettere alla gogna uno dei No vax più famosi del mondo, per dimostrare che non importa quanto tu sia ricco e potente, se sei contro questi vaccini, vieni chiuso in quarantena come un topo e perdi ogni diritto civile. Secondo questa versione, dovremmo credere che il tennista più famoso del pianeta, abbia fatto decine di ore di volo per partecipare ad uno dei tornei più importanti – dopo essersi esposto pubblicamente sulla propria questione vaccinale – e lo abbia fatto senza avere tutta la documentazione in regola e senza aver avuto una preventiva autorizzazione dagli enti australiani sulla documentazione che avrebbe esibito. Vorrebbero farci credere che Djokovich ci abbia provato come il ragazzino che sale sul bus con il biglietto scaduto, sperando che il controllore non se ne accorga. La cosa triste è che sono in tanti a credere a questa improbabile e surreale versione.


Poi c’è l’altra versione, quella da pillola rossa da cui i media si sono tenuti ben distanti, come se quello che vi andrò a raccontare non fosse documentato e ufficiale. Anzi, sono certo che quando queste circostanze emergeranno, sentiremo ripetere il mantra del “nessuna correlazione” che ci accompagna da mesi per questioni diverse.

La verità è che Djogovich quelle garanzie le aveva avute tutte. Ovviamente. La sua esenzione era stata sottoposta anche a verifica di enti indipendenti istituiti da Tennis Australia e dal governo dello stato di Victoria. In queste ore stanno emergendo anche le comunicazioni a riguardo.

Al tennista serbo in Australia gli è stata tesa una trappola. Una vendetta che qualcuno gli ha voluto servire a caldo e non vedeva l’ora di ritrovarselo sul proprio territorio.

Ma perché proprio a lui e perché in Australia?

Facciamo un passo indietro:
Nel 2006, la compagnia mineraria Rio Tinto ha scoperto riserve di jadarite (un silicato di litio e boro utilizzato principalmente nelle batterie delle auto e nei cellulari) nella regione di Loznica, una cittadina situata nella parte centro-occidentale del Paese a 130 chilometri da Belgrado, e ha iniziato a comprare possedimenti ma senza iniziare l’estrazione del materiale. Per quest’ultima operazione era necessaria l’approvazione governativa, arrivata nella persona del primo ministro Aleksandar Vukic, che ha parlato di un investimento di 2,12 miliardi di euro da parte di Rio Tinto e di 600 milioni d’introiti annui per i prossimi 50 anni.

E cosa c’entra, direte voi, il tennista serbo più famoso del mondo con questo progetto?

Leggiamo il titolo di un articolo  pubblicato in tempi non sospetti (dicembre 2021) anche sul Corriere della Sera:

     

Djokovic batte il premier Vucic: bloccate in Serbia le miniere di litio Rio Tinto.

Si legge anche:

Dopo settimane di proteste, a cui ha partecipato anche il tennista, il governo ha dovuto rinunciare al megaprogetto (molto inquinante) di sfruttamento di una miniera di litio a 130 km da Belgrado.

E ancora:

Ogni sabato e per mesi, a Belgrado e in altre città, la gente è scesa in piazza per esigere la retromarcia di Vucic, fermando il traffico e scontrandosi con la polizia. All’inizio, il presidente ha accusato di disfattismo «questi cosiddetti ecologisti finanziati da governi stranieri», ricordando che l’investimento avrebbe portato migliaia di posti di lavoro e 600 milioni d’euro l’anno per il prossimo mezzo secolo. Ma quando alle proteste si sono uniti gli accademici e un idolo delle folle come Novak Djokovic — il campione serbo di tennis, spesso vicino alle posizioni dei nazionalisti al governo, ha scritto in un post che «aria, acqua e cibo puliti sono la chiave della nostra salute, senza di essi non ha senso parlare di salute» —, a quel punto Vucic s’è arreso alla jadarite-kryptonite e ha ritirato i piani minerari.

Ecco cosa scriveva Djokovic sul suo Instagram, rivolgendosi a milioni di persone:

“Viste le attuali proteste civili in tutta la Serbia che indicano la necessità di un approccio serio e concreto a importanti questioni ambientali, ho deciso di rivolgermi al pubblico, convinto della grande importanza di questi temi per tutti noi. Sono consapevole che ci sono altre richieste che vengono ascoltate durante la protesta, che hanno una connotazione politica. Voglio prendere le distanze da ‘posizione’ e ‘opposizione’, correnti politiche di qualsiasi tipo. Ho sempre cercato di essere apolitico. Mi dà fastidio che una persona non possa enfatizzare la sua posizione personale e la sua opinione sugli elementi fondamentali per la vita e la salute come Aria, Acqua e Cibo senza essere “segnata” come di sinistra, di destra, di opposizione, di democratica, di progressista, di socialista, ecc.”

“Nonostante ciò, personalmente scelgo di rendere pubblico e dire quello che penso su alcuni argomenti che ritengo molto importanti . Non ho esitato in passato a prendere posizione e combattere per i tennisti e gli atleti che hanno bisogno di una voce e dell’aiuto di alcuni nomi “più alti” nel nostro sport (…) non rinuncerò a lottare per la giustizia e la verità “.

Clicca Qui per vedere le storie originali pubblicate su Instagram

Badate bene, il supporto di Djokovic alla causa è stato determinante. Il tennista è infatti un idolo delle masse nel suo paese. Amatissimo. Al punto che negli ambienti politici c’è chi afferma che sarà un possibile futuro presiedente della Serbia.

Egli ha contribuito, con il suo sostegno, a mandare all’aria un affare da 2,5 miliardi di dollari ad una multinazionale straniera.

L’area dello Jadar, infatti,  è uno dei più grandi depositi di litio al mondo, 136 milioni di tonnellate, valore stimato 200 miliardi d’euro, ed è indispensabile a un settore in enorme espansione come quello delle batterie per auto elettriche e telefonini. La sola miniera di Loznica potrebbe coprire il 10 per cento del fabbisogno mondiale.

A perdere non è stato soltanto il presidente serbo ma soprattutto la spietata multinazionale Rio Tinto che in 150 anni e in 35 Paesi — dalla Papua Nuova Guinea all’Australia — è stata spesso accusata di violare tanto i diritti umani, quanto l’ambiente.

Ma di dov’è la Rio Tinto? E’ anglo- australiana. La sua divisione maggiore è proprio in Australia. Avete capito bene: in Australia, dove adesso Djogovich è bloccato dal governo e trattato come un criminale. Nessuna correlazione? ai posteri l’ardua sentenza.

E’ importante, però che il lettore sia consapevole che il litio è oggi uno dei minerali più contesi al mondo. Nei paesi produttori di litio sono stati indotti dalle grandi multinazionali straniere dei veri e propri colpi di stato, come avvenuto in Bolivia dopo che il governo di Evo Morales, aveva deciso di nazionalizzare l’estrazione e concedere pochi contratti a compagnie straniere.

Qualche mese dopo Evo Morales ha subito una sorte di golpe ed è stato costretto a fuggire dal paese. A sostenere il leader sudamericano in quella battaglia anche il calciatore Diego Armando Maradona che si schierò al suo fianco.

 

Sono tante le similitudini tra quanto sta accadendo a Novak e quanto accaduto in passato a Maradona – come ho documentato dopo anni d’inchiesta nel libro IL DIegO Rivoluzionario. Anche Maradona fu attirato in trappola ai mondiali USA 94 e poi squalificato in maniera pretestuosa, dopo essersi schierato apertamente contro gli USA e al fianco dei leader socialisti e anti imperialisti, e soprattutto dopo aver giurato fedeltà eterna alla causa della rivoluzione cubana e a Fidel Castro. Anche il campione argentino anni dopo guidò una protesta popolare a Mar Der Plata che costrinse gli USA a rinunciare alla firma dell’accordo di libero scambio con il Sudamerica. Maradona fu un attivo sostenitore di quelle proteste e quando poi provò a recarsi a Disneyland con il suo nipotino fu trattato come un criminale, fu rinchiuso in una stanza dell’aeroporto per ore, spogliato, perquisito e lasciato senza cellulare, per poi vedersi negare il visto e rispedito a casa. Che cosa vi ricorda questo aneddoto che Maradona confessò a Fidel Castro durante una sua intervista esclusiva al comandante cubano per la Tv venezuelana? Non trovate una similitudine con quanto sta accadendo in queste ore al noto tennista? Quando non impariamo dalla storia, la storia è destinata a ripetersi ed ora si sta ripetendo con Djokovich, un campione sportivo che ha usato la propria notorietà per mettersi di traverso ad un importante progetto imperialista contrario agli interessi del suo popolo.

Diego si mise contro gli statunitensi e negli Stati Uniti non entrò mai più. Djokovich – a giudicare da quanto fatto ai danni della Rio Tinto – potrebbe essersi messo contro il governo australiano come scrivono diversi media serbi, tra cui il Serbian Times che ipotizzano una vendetta per la questione Rio Tinto. Ipotesi mai ripresa da alcun media italiano.

Cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia. Anche Novak, come accadde con Diego, si è messo anche contro la federazione sportiva che dovrà eventualmente autorizzare il passaggio sul proprio cadavere per condurlo nella trappola e colpirlo. Diego fondò il proprio sindacato contro la Fifa; Djokovich a sua volta ha fondato il proprio sindacato in difesa dei tennisti nonostante la ferma opposizione della federazione dei tennisti professionisti. La storia si sta ripetendo. Il tennista serbo potrebbe essere la nuova vittima sacrificale del mondo dello sport sull’altare del potere, colpevole di averlo sfidato. Per far crollare la sua immagine, c’era però bisogno di trovare il modo di mettergli contro l’opinione pubblica. Con Diego lo fecero strumentalizzando i suoi vizi. Con Djokovich lo stanno facendo strumentalizzando le sue convinzioni. Averlo reso un testimonial NoVax è emblematico. L’opinione pubblica sarà sempre incapace di guardare al di la della cortina della disinformazione mediatica e continuerà inconsapevolmente ma attivamente a fare gli interessi del potere.

Nessuno infatti si è posto domande. Nessuno si è chiesto come mai il tennista serbo sia stato invitato a presentarsi al torneo in Australia e poi bloccato. Davvero è credibile l’errore nella compilazione del modulo per il visto? E come mai la sua battaglia per la libertà di scelta sul vaccino abbia avuto tutta questa risonanza mentre nulla si è detto sul più famoso atleta americano, no vax, il cestista Kyrie Irving , che proprio in questi giorni, dopo una lunga pausa e un contenzioso legale tra la sua squadra legale e i vertici della Lega NBA, è tornato in campo pur non essendo vaccinato. Perché sono stati usati due pesi e due misure ?

Semplice. Djokovich con ogni probabilità è finito in una trappola in un paese a lui ostile per ragioni che nulla hanno a che vedere con la questione vaccinale.

Francesco Amodeo

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