bivio

Oggi mi è accaduto qualcosa di insolito.

Di veramente insolito.

Vado al supermercato a comprare dell’acqua per gli operai che stanno lavorando al mio trasloco.
Torno alla macchina, mi siedo al volante, pronto a partire, quando si avvicina al finestrino del passeggero un uomo di circa quarant’anni, viso aperto, bianco, capelli brizzolati, un po’ trafelato.
Tiro giù il finestrino e lui mi chiede se sono di Houston.
No – rispondo – perché?
Mi dice che sua moglie è ricoverata al centro tumori – Houston ha forse il centro tumori più importante al mondo – e che gli si è rotta la macchina, che è rimasta a due isolati di distanza e non sa come fare.
Mi può aiutare – mi chiede – mi serve solo un passaggio…ha una smorfia sul volto, come se fosse disperato, sembra trattenere a stento le lacrime.
Sto per aprirgli lo sportello per farlo salire – come negare un passaggio ad un persona in queste condizioni? – ma mentre sto per farlo sento un NO dentro di me.
Non è solo una sorta di voce interiore che mi dice di non farlo ma, in un istante, mi si apre una sorta di ‘finestra’ sul destino.
In una frazione di secondo – il tutto è durato il tempo di un gesto – è come se qualcuno mi avesse detto: guarda, dalla tua libera scelta dipende il tuo destino.

Fai attenzione alla tua scelta.

Resto per un attimo imbarazzato – mi ripugna dover negare un favore ad una persona che ne ha bisogno – ma la sensazione che provo è precisa, indiscutibilmente chiara.
Dopo un istante di esitazione mentre ritraggo la mano che sta per aprire lo sportello, decido e dico – no, mi dispiace sono di fretta, non posso.
Mi sento un po’ un vigliacco, provo vergogna, mentre l’uomo si gira e se ne va affranto.

Ma mentre torno a casa alcuni dettagli salgono alla coscienza.

Prima di tutto l’uomo, venendo da dietro, aveva sicuramente visto la mia targa, una targa diplomatica, che non assomiglia minimamente alle targhe del Texas; perché mi avrebbe chiesto se ero di Houston?
Poi la moglie con il cancro, la macchina rotta e l’emozione di chi sta per scoppiare in lacrime.
Tutto troppo, troppo caricato, non essendo notte fonda o in mezzo al deserto ma le due del pomeriggio in piena città.
Torno a casa, ancora perplesso, e mi informo.
Vengo a sapere che si sono verificati casi come questo in città e più d’uno.

Non ne sapevo nulla.

Persone che simulano situazioni di difficoltà, si fanno caricare e poi puntano un’arma e – nella migliore delle ipotesi – rapinano il conducente di tutto, automobile compresa.
Sempre che il rapinato non reagisca.
Se no sparano – con la facilità con cui si spara nel Nuovo Mondo.

Allora ripenso a quanto accaduto e mi si manifesta d’un tratto il senso della voce interiore che mi indicava il bivio di destino.
È vero, sei libero – questo il messaggio – ma fai un uso accorto della tua libertà.
Hai due strade davanti, una verso la quale ti spingono le tue inclinazioni – in questo caso dare il passaggio all’uomo – ma fai attenzione, ché le inclinazioni sono sovente cieco strumento del karma, o l’altra, quella di ascoltare pensieri, indicazioni che vengono da un’altra direzione.

Non sottovalutare questi pensieri, sono i messaggeri di chi ti accompagna nel tuo percorso terrestre.

Chi era, l’angelo? Il ‘saggio accennare’ di Michele di cui parla Steiner?

Non lo so.

Quello che so con certezza è che se avessi deciso diversamente, se avessi sottovalutato quella voce, forse ora potrei non raccontarla questa storia.

 

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