di Piero Cammerinesi
Che ci stiamo avvicinando di gran carriera ad una escalation nella polveriera mediorientale è fuor di dubbio, ormai, con i due attacchi mirati che Israele ha portato avanti nel giro di poche ore, tra la sera di ieri e stamattina, 31 luglio, uno in Libano e uno in Iran, colpendo le capitali di questi due Paesi per assassinare il capo militare libanese Fouad Shukur, e quello politico di Hamas, Ismail Haniye.
Ormai assistiamo ad una sempre più sfacciata manifestazione di banditismo ove il famigerato “Rules-Based International Order,” [Ordine Internazionale fondato sulle Regole] è solo una foglia di fico per camuffare di legalità le azioni più atroci come lanciare missili su capitali di Paesi sovrani non in guerra, colpire ambasciate, massacrare civili in aree protette, radere al suolo scuole ed ospedali, rallentare intenzionalmente gli aiuti umanitari per far morire di fame e di sete intere popoazioni etc.
Ma forse ancora non ci si rende conto pienamente di quanto potrebbe precipitare rapidamente la situazione.
Trovo, infatti, singolare che praticamente nessun grande media italiano e pochissimi in Europa abbiano dato la notizia del pesantissimo scontro verbale tra il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan e il ministro degli esteri israeliano Israel Katz.
Eppure si tratta di uno scontro – anzi, una vera e propria sfida – di una gravità eccezionale considerando il fatto che la Turchia è un Paese che fa parte della NATO, coalizione vassalla degli USA che sta dando un appoggio incondizionato al genocidio di Gaza e quindi dovrebbe allinearsi alla linea politica dei suoi sodali mentre, al contrario, addirittura minaccia di “invadere Israele”.
Ma partiamo dall’inizio.
Il leader turco Erdoğan, ha affermato l’altro ieri, nel corso di una riunione del suo partito di governo nella città di Rize, sul Mar Nero:
“Abbiamo fatto molta strada con la nostra industria della difesa, con le importazioni e le esportazioni. Fratelli, nessuno può ingannarci: dobbiamo essere molto forti, perché così Israele non sarebbe in grado di fare il casino che fa in Palestina”.
E ha proseguito:
”Proprio come siamo entrati in Karabakh, proprio come siamo entrati in Libia, faremo [qualcosa] di simile anche a loro”
Va ricordato, ad esempio, che la Turchia nel 2020 ha appoggiato l’Azerbaigian nella Seconda guerra del Nagorno-Karabakh contro l’Armenia e ha dispiegato – sempre dal 2020 – proprie truppe in Libia a sostegno del governo riconosciuto dalle Nazioni Unite.
Si comprende bene, quindi, che una tale minaccia o è esclusivamente frutto della necessità di catalizzare l’appoggio interno dei gruppi islamici o è qualcosa di estrema gravità che potrebbe cambiare radicalmente lo scenario mediorientale.
Si tratta, pertanto, di un nuovo grosso grattacapo della NATO che inizia a veder sgretolarsi la sua indiscussa presa sui Paesi europei, considerando le sempre maggiori prese di distanza di Paesi come l’Ungheria e la Slovacchia.
Naturalmente la risposta di Israele non si è fatta attendere; il ministro degli Esteri Israel Katz ha commentato il discorso di Erdoğan in un post su X, paragonandolo a Saddam Hussein e pronunciando una minaccia in perfetto stile mafioso.
“Erdoğan segue le orme di Saddam Hussein e minaccia di attaccare Israele. Dovrebbe ricordarsi di cosa è successo lì e come è finita”
Chi ha seguito le recenti vicende di Gaza ricorderà che Erdoğan – nonostante che la Turchia per decenni sia stata uno storico alleato di Israele e uno dei suoi principali partner commerciali in Medio Oriente -ha più volte criticato aspramente Israele durante il conflitto con Hamas, accusando apertamente Benjamin Netanyahu di genocidio, interrompendo tutti gli scambi commerciali con Israele e richiamando l’ambasciatore turco.
Israele, naturalmente, ha a sua volta richiamato i suoi diplomatici dalla Turchia e ha accusato Ankara di sostenere Hamas e l’Iran.
Come, peraltro, fa con tutti coloro che criticano le atrocità di Gaza chiamandoli terroristi e antisemiti.
In questo crescendo di accuse e di insulti ieri il ministero degli Esteri turco Hakan Fidan ha attaccato Netanyahu, paragonandolo ad Adolf Hitler con queste parole:
“Come è arrivata la fine del genocida Hitler, così arriverà anche la fine del genocida Netanyahu”,
E ancora:
“Proprio come i genocidi nazisti sono stati ritenuti responsabili, anche coloro che cercano di distruggere i palestinesi saranno ritenuti responsabili. L’umanità sarà al fianco dei palestinesi. Non riuscirete a distruggere i palestinesi”.
Ma non è finita qui.
Proprio oggi, a dispetto dei quasi 40.000 palestinesi massacrati nell’offensiva israeliana a Gaza, Israele, in risposta alle parole di Erdoğan – oltre a chiedere, senza alcuna vergogna, l’“espulsione della Turchia dall’alleanza regionale” – si rivolge anche alla NATO con la richiesta di espellere la Turchia per le sue minacce di “invasione”.
Purtroppo per Wilders e Katz, tuttavia, la NATO non ha un meccanismo specifico per sospendere o espellere un membro, anche se i membri possono ritirarsi volontariamente.
Interpellato sulla questione, il Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg ha respinto la possibilità di creare un tale meccanismo, quindi non sarà semplice per Israele eliminare questa ennesima patata bollente.
Resta da dire che, come sappiamo, è interesse di molte centrali di potere quello di mantenere una ferita sanguinante e non cicatrizzabile nel cuore della Terra Santa, in particolare in questo momento in cui vi è un crescendo di manifestazioni del Male che tende a oscurare e desensibilizzare le menti di gran parte dell’umanità.
Il nostro compito è e rimane, pertanto, quello di essere desti, non certo ipnotizzati e paralizzati dal Male, ma impegnati a contrastarlo con ogni nostra capacità ed energia.