Neolingua della “nuova normalità” N.2: “Vaccino”

Neolingua

Se i vaccini per il Covid19 “riducono i sintomi” ma non impediscono l’infezione o la trasmissione… sono veramente “vaccini”?

 

“Neolingua della “nuova normalità”” è una serie di brevi articoli che evidenziano come il nostro linguaggio sia stato preso d’assalto negli ultimi diciotto mesi.

Dopo Neolingua della “nuova normalità” N.1: “Immunità di gregge”,  ora è la volta del “Vaccino”.


“Vaccino” è una parola dal significato semplice. Vi cito il dizionario Oxford:

Una sostanza usata per stimolare la produzione di anticorpi e fornire immunità contro una o più malattie, preparata a partire dall’agente causale di una malattia, i suoi prodotti, o un sostituto sintetico, trattato per agire come un antigene senza indurre la malattia.

E qui, dal sito del CDC:

Vaccino: Un prodotto che stimola il sistema immunitario di una persona a produrre immunità a una specifica malattia, proteggendo la persona da quella malattia.

L’Enciclopedia Britannica dice più o meno lo stesso. Come fa dictionary.com. L’Università di Cambridge. Il Merriam Webster.

Avete capito bene.

Un “vaccino” è una sostanza che, quando introdotta in un corpo, “fornisce l’immunità” a una specifica malattia. La persona, ora immune, è quindi incapace di trasmettere quella malattia ad altri. Questo è il punto fondamentale della vaccinazione.


Ma non c’è bisogno che ve lo dica io, una parola sì una parola no nelle news di questi giorni, è “vaccino”.

Ovunque si guardi si notano pressioni per il “vaccino” per il Covid19 – che sia della Pfizer, Moderna, AstraZeneca o Johnson&Johnson. Queste aziende hanno fatto miliardi nell’ultimo anno vendendo centinaia di milioni di dosi dei loro “vaccini”.

Ma sulla base delle definizioni di cui sopra, i vaccini Covid19 si qualificano come tali?

O “vaccino” è un’altra parola il cui significato viene cambiato sotto i nostri occhi?

Ad oggi, è apertamente ammesso che i “vaccini” Covid non conferiscono immunità dall’infezione e non impediscono di trasmettere la malattia agli altri. In effetti, un articolo del British Medical Journal ha evidenziato che gli studi sui vaccini non sono stati concepiti nemmeno per cercare di valutare se i “vaccini” limitavano la trasmissione.

I media e le dichiarazioni del governo, sono pieni di dichiarazioni che asseriscono il contrario, ma sono infarcite di “possibile”, “probabile” e “potrebbe”.

Gli stessi produttori di vaccini, al momento di rilasciare le terapie geniche mRNA non testate, sono stati abbastanza chiari sul fatto che l'”efficacia” del loro prodotto era basata sulla “riduzione della gravità dei sintomi”.

Sulla base di questo e della lingua inglese, si potrebbe sostenere che ciò che siamo tutti spinti a fare NON è in realtà un “vaccino” nel vero senso della parola.

Pertanto forse dovremmo smettere di chiamarlo così.

Tradotto dall’inglese da Piero Cammerinesi per LiberoPensare

Fonte

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo!

Facebook
Pinterest
Twitter
Email
Telegram
WhatsApp

Ti potrebbero interessare:

it_IT

Accedi al sito

accesso già effettuato