Il segreto degli uomini liberi

Svegliarsi nel primo giorno dell’era Trump e cercare di metabolizzare una minima parte…

…di quanto è stato detto e scritto in queste prime 12 ore su gran parte dei media mondiali è la tredicesima fatica di Ercole.

Non solo per la quantità ma sopratutto per la qualità.

In linea di massima – come peraltro durante la campagna elettorale – si è continuato a dire e scrivere il peggio di The Donald, impresa sicuramente non difficile considerando il personaggio.

E questo può essere comprensibile.

Quello che comprensibile lo è di meno è il fatto che persone fino a ieri critiche – a ragion veduta – nei riguardi di un presidente che ha seminato guerre, aggressioni a Paesi liberi, rivoluzioni colorate e assassini a distanza con droni, per non parlare dei programmi di spionaggio globale, come è stato Barak Obama, oggi non trattengono la lacrimuccia di nostalgia per Barak e Michelle.

Poi ci sono i commenti degli esperti e degli opinionisti del mainstream media; tutti, dico tutti, intenti a deformare il senso – peraltro piuttosto chiaro – del discorso di insediamento di Trump.  Anche arrampicandosi sugli specchi e negando l’evidenza.

Ora, il personaggio è sicuramente tale da attirare poche simpatie ma nessuno – dotato di media intelligenza – può davvero credere che sarà lui a comandare e non, piuttosto, i grandi gruppi di potere che hanno determinato il successo della sua elezione e che non tarderanno a presentargli il conto. 

Come è avvenuto nel caso di Obama il quale, infatti, non ha evidentemente potuto mantenere gli impegni presi con gli elettori. E degli altri presidenti prima di lui, con l’eccezione di John Kennedy, che ebbe la malaugurata idea di volerli rispettare, quegli impegni. Sappiamo come è andata a finire.

Allora mi chiedo, perché voler deformare il senso di un discorso di insediamento, le cui promesse, se fossero mantenute, porterebbero a notevoli miglioramenti nel mondo?

Basterebbe dire “tanto non manterrà nulla di quanto promette, come tutti”, no? 

Invece lo si condanna a priori alterando il senso delle sue parole, non concedendogli neppure il beneficio d’inventario.

Otto anni fa scorrevano le lacrime di commozione per il discorso del primo insediamento Obama ed io fiutai subito odor di truffa, manifestando le mie perplessità in un articolo che fu, naturalmente, molto attaccato.

Oggi non ci sono lacrime, solo insulti, ma personalmente – pur non essendo certo un fan di The Donald – non credo che i prossimi quattro anni saranno peggiori degli ultimi otto.

Potremmo, per una volta, stare a guardare, senza far uso della post-truth, della condanna a priori, solo perché siamo dell’altra fazione?

Il problema è che la maggior parte delle persone non riesce a pensare “out of the box”, in modo indipendente da quanto prescritto dalle proprie convinzioni politiche, dalla “parte” in cui si riconosce.

Al contrario, io penso che mettere in dubbio, quando è necessario, le idee della propria “parte” e guardare al buono della “parte” avversa, sia il segreto degli uomini liberi.

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