Palestina: il Ruolo del Sionismo cristiano

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di Sergio Motolese

 Tutto quello che accade oggi in Palestina, a Gaza e in Cisgiordania, matura da almeno cento anni. Già nel 2006 lo storico israeliano Ilan Pappè definiva quello di Gaza “incremental genocide”, un genocidio che gradualmente aggrava la sua intensità e la sua violenza. Esso è continuato nel corso degli anni, non di nascosto ma in modo esplicito, da parte di Israele, il quale oggi è l’unico Stato al mondo a poter impunemente compiere crimini di ogni genere: occupare territori, tenere persone in carcere senza processo, torturare, uccidere civili, discriminare e instaurare un vero apartheid; l’unico Stato a non subire ripercussioni per le sue azioni, anzi a continuare a ricevere armi e aiuti. Perché? 

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Il libro “Quando il mondo dorme”, di Francesca Albanese (Rizzoli editore), Relatrice ONU per i diritti umani in Palestina, fornisce una descrizione precisa, circostanziata, e aggiungo appassionata, della realtà odierna in quelle terre.

I vergognosi attacchi, minacce e sanzioni che riceve sono la dimostrazione lampante di quanto abbia colpito nel segno, soprattutto con la pubblicazione del rapporto “Dall’economia di occupazione all’economia del genocidio”, nel quale ci sono cifre, nomi e cognomi di chi si arricchisce col genocidio. A lei, che ha due figli piccoli e sa di cosa sono capaci CIA e Mossad, va tutta la mia vicinanza: 

“Penso sempre più spesso che tutto questo, pur dovendo incutere paura, deve anche infonderci coraggio. Il sistema che reprime i Palestinesi – un’alleanza ben collaudata tra Israele e tutti gli altri Stati le cui élite gli garantiscono  l’impunità di cui gode da sempre – è lo stesso al quale apparteniamo noi. E’ il sistema che decide al posto nostro su questioni determinanti della vita di tutti noi, senza necessariamente ascoltarci e rappresentarci; quello che trasforma il lavoro in precariato e i diritti in privilegi, che fa in modo di alienarci gli uni agli altri rendendoci tutti più fragili e insicuri; che considera la solidarietà un atto sovversivo e l’empatia una forma di disfunzione mentale e sociale.”   

Quello che scrive la Albanese è totalmente condivisibile, ma non spiega sino in fondo l’accaduto. Le élite sono le stesse, è vero, ma la specificità di quella situazione, la sua unicità, richiede che oltre alle forze elitarie, economiche, politiche e militari, si considerino altre forze in campo, forze spirituali, di natura e qualità opposte tra loro, come vedremo in seguito. 

 Per avvicinarci al tema di questo scritto ci è di aiuto il libro di Gaetano Colonna “Medio Oriente senza pace” edito da Edilibri, (dal quale traggo le citazioni che seguono), il quale ci permette di entrare nell’intricato mondo mediorientale a partire dal 1908, anno in cui in Persia entrava in funzione il primo pozzo di petrolio. Al centro di tutto c’era, e c’è tuttora, sempre l’Impero Britannico. 

“Nell’estate del 1916, i sionisti avviarono dei negoziati (…) presso il governo inglese. Essi infatti fecero perno su un’idea che circolava già ampiamente, quella di uno stato cuscinetto palestinese di protezione al Canale di Suez, in mani britanniche. Dichiarandosi disposti a sostenere il protettorato inglese sulla Palestina, essi ottennero in cambio un importante passo di Balfour, il quale, dopo che gli Stati Uniti erano entrati in guerra, forte dell’impressione che anche il presidente americano Wilson fosse favorevole al progetto, inviò il 2 novembre 1917 a lord Lionel Walter Rothschild, quale eminente rappresentante dell’ebraismo inglese e da sempre fautore del sionismo, la brevissima ma fondamentale dichiarazione destinata a passare alla storia come Dichiarazione Balfour.” 

 Questa Dichiarazione conteneva già al suo interno i germi di ciò che poi accadrà, visto che contemporaneamente il Governo inglese, sempre abile nei doppi e tripli giochi e nel disattendere gli accordi, attraverso anche il “mitico” Laurence d’Arabia, agente segreto inglese, tesseva l’altra tela che faceva credere di favorire l’indipendenza araba. 

 La prima migrazione ebraica in Palestina risale al 1882: erano 25000 ebrei chiamati “amanti di Sion”, provenienti dall’Europa orientale. Altri seguirono in varie ondate sempre più numerose, sino a quella di ebrei tedeschi in fuga dalla Germania nazista, nel 1939. 

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Non mi soffermo sugli atti terroristici e l’inizio della pulizia etnica che i sionisti hanno messo in atto ben prima del terrorismo palestinese. A partire dal 1920 circa cominciano a maturare i primi atti di separazione: la difesa ebraica, l’Haganà, la confederazione generale dei lavoratori ebrei d’Israele, l’Histadrùth: 

 “Si cominciò anche a teorizzare ed attuare il concetto di “lavoro ebraico”, cioè di attività separata dalla popolazione non ebrea, concetto che veniva sostenuto dalle organizzazioni economiche ebraiche, che causerà un forte aumento della disoccupazione araba. (…) Il tessuto socio-economico della Palestina veniva così poco a poco mutato in profondità dalla colonizzazione ebraica. Nel 1925 si aprì poi a Gerusalemme l’Università Ebraica (…) e nel 1928 si giungerà a organizzare la “Collettività nazionale ebraica” (Knesset Israel), una sorta di embrione di Parlamento, destinato in questa fase a collaborare con la Gran Bretagna. 

Come si vede la comunità ebraica si stava in pratica già strutturando direttamente come uno stato, con tutti gli organi essenziali che, non a caso, si troveranno già pronti al loro posto al momento della proclamazione dello stato di Israele nel 1948.” 

 In quelli stessi anni avveniva la Nakbà, (catastrofe), l’esodo forzato degli arabi palestinesi dalle loro terre e case. 

 Cerchiamo ora di comprendere meglio il ruolo, trascurato dalla storiografia contemporanea, e dunque poco conosciuto, che ha svolto il sionismo cristiano nelle vicende Palestinesi, ruolo che svolge attivamente anche e forse soprattutto oggi: 

“Troviamo la sua origine, pur in una discussione storiografica ancora aperta, nell’ambiente del puritanesimo anglosassone fra Cinquecento e seicento, in Inghilterra e poi nelle colonie americane: la frequentazione dell’Antico Testamento da parte di uomini che finalmente potevano accedere liberamente alla Bibbia e che tuttavia ne esercitarono una lettura rigidamente scritturalistica diede nuova e grande importanza alla questione del destino del popolo ebraico, alla luce appunto della promessa di Geova ad Abramo. Al contempo riprese anche vigore una concezione apocalittico-millenarista del cristianesimo, secondo la quale il secondo Avvento, cioè il ritorno del Cristo in forma fisica sulla terra alla fine dei tempi, richiedeva, secondo una interpretazione letterale dell’Apocalisse, il preventivo ritorno in Palestina degli ebrei, in vista di una loro definitiva conversione al Cristianesimo.” 

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La lettura rigidamente scritturalistica della Bibbia continua anche oggi presso sette protestanti americane, come gli Evangelici. E’ questa una dimostrazione grandiosa di come il pensiero materialistico riesca a penetrare dappertutto e le forze spirituali che cercano di ostacolare l’evoluzione del pensiero e della coscienza umani possano svolgere il loro compito. Solo un pensiero a dir poco debole può ritenere che si possano interpretare letteralmente scritti di migliaia di anni addietro e applicarli alla realtà odierna; senza contare poi le manipolazioni dei testi attraverso la traduzione da lingue antiche come l’aramaico.  

“Fra coloro che iniziarono a occuparsene, in una grandiosa prospettiva insieme imperiale ed escatologica, purtroppo assai trascurata dalla moderna storiografia, giganteggia una singolare figura di aristocratico e religioso inglese: Anthony Ashley Cooper (1801-1885), settimo conte di Shaftesbury, evangelico anglicano, ai suoi tempi noto, per il rigore del suo impegno religioso e la coerenza della sua condotta di vita, come “l’evangelico tra gli evangelici”. Il suo attivissimo interesse per il problema del popolo ebraico era collegato alla sua visione pre-millenaristica per la quale, nel clima di fervente attesa del Secondo Avvento, si rendeva necessaria “la creazione da parte della Chiesa di Inghilterra di una diocesi anglicana in Gerusalemme, alla testa della quale avrebbe dovuto essere consacrato un Ebreo convertito”. 

 Ma non erano solo afflati religiosi, a quanto pare, che spingevano questo aristocratico a prendere a cuore il tema Palestina:  

“il suo impegno come cristiano sionista (…) si armonizzò perfettamente con la sua chiara coscienza dell’importanza strategica della Palestina, in relazione ai principali problemi geopolitici dell’Impero Britannico: contrastare la Francia nel mediterraneo, garantire le vie di comunicazione con l’India e predisporre una soluzione favorevole agli interessi inglesi della cosiddetta “questione d’Oriente”. 

A Lord Shaftesbury si attribuisce anche la creazione del famoso slogan, ben poco cristiano, ripreso poi dai sionisti ebrei: una terra senza popolo per un popolo senza terra.   

E’ interessante notare come l’idea di un secondo Avvento, in forma fisica, sia rimasta latente, sino ai nostri giorni. Negli Stati Uniti il sionismo cristiano nasceva in modo parallelo: 

“Negli Stati Uniti alla creazione del sionismo cristiano ha molto contribuito la dottrina “dispensazionalista” di John Nelson Darby (1800-1882), un teologo di formazione anglicana che si fondava appunto sulle “dispensazioni”, momenti di diretto intervento di Dio nella storia, il cui culmine finale è costituito dall’Avvento del Regno di Dio”. (…) Uno dei più importanti discepoli di Darby, Wiliam Blackstone, fu tra i primi ad organizzare negli Stati Uniti una lobby cristiano-sionista, che raccolse le firme di 400 autorevoli personaggi cristiani ed ebrei del mondo religioso ed imprenditoriale statunitensi, tra i quali basti ricordare tre nomi: J.P. Morgan (1837-1913), uno degli edificatori del mondo finanziario americano e mondiale (…) e John Rockfeller, creatore dell’industria petrolifera mondiale. Il terzo nome è quello del giudice Louis Brandeis, primo giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti di origine ebraica. Brandeis svolse in quegli anni un ruolo fondamentale per l’elezione di Wodrow Wilson a presidente degli Stati Uniti”. 

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Alcuni di questi nomi ci dicono parecchie cose anche oggi. Il primo ministro inglese, Lloyd George, anch’egli autorevole rappresentante, insieme a Balfour, dei sionisti cristiani, per l’approvazione della dichiarazione Balfour, pose appunto la condizione che essa venisse approvata da Wodrow Wilson, il quale rispose con un entusiastico assenso. 

Credo che tutto questo, che ho esposto in estrema sintesi, possa comunque bastare per allargare lo sguardo su quanto avviene oggi in Palestina, questa terra secondo alcuni, allora, “senza popolo” e che oggi rischia di diventarlo davvero.

Oggi assistiamo a qualcosa che avuto le sue origini addirittura nel 1500, se riusciamo a collegare gli avvenimenti che una propaganda massiccia cerca di occultare. 

 Grazie all’opera di Rudolf Steiner possiamo penetrare più a fondo e vedere all’opera le forze spirituali dell’ostacolo, quelle che hanno il compito di impedire l’evoluzione umana verso il suo giusto indirizzo. E si comprende anche che esse agiscano con una virulenza particolare proprio in Palestina, quasi a cercare di cancellare l’impulso fondamentale avvenuto in quella terra 2000 anni fa, l’incarnazione di un sublime Essere Solare, il Cristo, nel corpo di Gesù di Nazareth. 

Pensare che un altro avvenimento simile possa ripetersi sul piano fisico significa essere sprofondati in un materialismo sempre più pervasivo. Nel cosmo nulla si ripete, tutto si trasforma continuamente. Gli astri non tornano mai nello stesso punto perché seguono orbite misurabili con numeri irrazionali, incommensurabili, incomprensibili in una realtà materiale ma possibili in una dimensione sovra-sensibile, la stessa dimensione nella quale il Cristo è presente in forma eterica, dove svolge il suo compito per arginare le ondate sempre più oscure di sub-materialismo, che oggi ha il suo punto centrale nella tecnologia digitale. In questo senso possiamo dire che il Cristo è stato nuovamente crocifisso, si è immolato una seconda volta assorbendo queste ondate scure, e aspetta di risorgere, questa volta all’interno di ciascuno, per sua libera scelta. 

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“Ma gli antroposofi dovrebbero essere così maturi per la vita spirituale da non scambiare il ritorno del Cristo in un corpo spirituale, percepibile soltanto per una veggenza superiore, con un ritorno nel corpo fisico. Questa sarà una delle più tremende tentazioni per gli uomini. Far superare all’umanità questa tentazione sarà il compito di coloro i quali apprendono, mediante la scienza dello spirito, a innalzarsi realmente alla comprensione dello spirito, di coloro i quali non vogliono trascinare giù lo spirito nella materia, ma vogliono ascendere essi stessi nel mondo spirituale. Possiamo dunque parlare di un ritorno del Cristo, e di un nostro innalzarci al Cristo nel mondo spirituale grazie all’acquisizione della veggenza eterica.” (R. Steiner, Conf. del 25/1/1910 a Karsruhe, O.O. 118, ed. Antroposofica) 

“Questa sarà una delle più tremende tentazioni per gli uomini”, ci comunicava Steiner. Nella sua incarnazione terrestre il Cristo ha impedito che l’umanità venisse vinta dalle forze avverse. Ora è riapparso nel mondo eterico, già negli anni trenta del secolo scorso, ci comunica R. Steiner, ma questa volta non è qui per compiere atti visibili, ma è in attesa che un numero sempre maggiore di individui si elevi nella coscienza per poterlo incontrare. 

“I primi segni di queste nuove facoltà dell’anima si renderanno già visibili in alcune anime. E si renderanno più evidenti durante gli anni trenta del nostro secolo, all’incirca nel periodo 1930-1940. gli anni 1933-1935-1937 saranno particolarmente importanti. Allora appariranno negli uomini, come doti naturali, facoltà del tutto particolari. In questo periodo avverranno grandi mutamenti e si avvereranno profezie bibliche. (…) ma l’evento più importante della nostra era sarà un mutamento decisivo delle facoltà animiche degli uomini.” (ibidem) 

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 Tra le due manifestazioni, quella in un corpo fisico e quella nel mondo eterico, vi è una differenza enorme, che non può essere compresa, a quanto pare, né dai sionisti ebrei né da quelli cristiani. Ora l’incontro può avvenire solo per libera scelta di ogni individuo. Chi aspetta il paradiso terrestre dall’esterno, concesso per grazia ricevuta, non ha compreso nulla riguardo l’essenza della Libertà. 

Non a caso il fondamento di tutta l’opera di Rudolf Steiner è proprio la Filosofia della Libertà, opera tuttora incompresa, e non solo nel mondo accademico. 

“Ebbene, quell’entità che noi chiamiamo il Cristo dimorò una volta sulla terra in un corpo di carne, all’inizio della nostra era. Essa non verrà più in un corpo fisico, perché quello è stato un evento unico. Ma nei tempi di cui abbiamo parlato il Cristo tornerà in forma eterica. Gli uomini impareranno allora a percepire il Cristo innalzandosi mediante questa veggenza eterica fino a lui, che non discenderà più fino al corpo fisico, ma soltanto fino al corpo eterico.” (ibidem) 

 E’ vero che il mondo ancora in gran parte dorme, come scrive la Albanese, ma è anche vero che un numero crescente di individui si sta lentamente risvegliando, in tutto o in parte, ognuno con i suoi tempi. Le forze spirituali ostacolanti hanno fatto il loro lavoro negli anni ‘30 del secolo scorso e lo stanno facendo oggi in modo egregio per impedire questo risveglio e questo incontro.

Al contrario di quello che avviene sul piano fisico, nel quale la lotta avviene con le modalità che conosciamo, il Guerriero Spirituale non ha l’obiettivo di distruggere il “nemico”; è sufficiente non dargli il “cibo” che lo nutre, affinché la “fame” lo annichilisca  e lo trasformi.

Gli ingredienti sono sempre i soliti: calma, pazienza, centratura interiore, coraggio, verità.

Poi azioni e scelte libere. 

 


Sergio Motolese, musicista. L’incontro con l’antroposofia di Rudolf Steiner gli ha consentito di integrare le esperienze musicali con quelle acquisite in vari ambiti concernenti la salute.
Negli ultimi anni si è occupato in particolar modo degli effetti del suono elettronico e dell’informatica digitalizzata sull’essere umano.
E’ diplomato  presso la LUINA (Libera Università di Naturopatia Applicata). Tiene laboratori musicali, conferenze, incontri, seminari, gruppi di studio. 

 

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