Riflessioni sulla Pietra di Fondazione

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La pietra di fondazione

La Società Antroposofica Generale fu fondata durante la famosa Conferenza di Natale, che si svolse a Dornach, in Svizzera, dal 24 dicembre 1923 al 1° gennaio 1924, con la partecipazione di circa 800 membri. In tale occasione Rudolf Steiner enunciò la Pietra di Fondazione ed esortò i suoi ascoltatori a portare questi versi nel loro cuore. La Pietra di fondazione è composta da tre gruppi di ventidue versi ciascuno, strutturati in modo simile, e da un quarto gruppo diverso di venticinque versi.

I versetti non sono stati pronunciati tutti insieme, ma in parti, distribuiti in giorni diversi. Inoltre, in ognuno dei sette giorni Rudolf Steiner scrisse su una lavagna alcune serie di versi selezionati, che chiamò “ritmi“. Egli indicò che la meditazione su questi “ritmi” è essenziale per penetrare nella sostanza interiore della Pietra di Fondazione.

Esistono più di una dozzina di traduzioni diverse di questi versetti. La consultazione di più traduzioni è necessaria se si vogliono cogliere le sottili sfumature di significato dell’originale, perché nessuna traduzione può rendere appieno tutti gli aspetti di questi versetti. Ogni traduttore trova un compromesso. La traduzione [italiana] riportata qui sotto cerca di rendere fedelmente in italiano il significato dell’originale tedesco, conservando il più possibile il suo schema di battito e parte della sua qualità sonora, preservando così la sua qualità mantrica in una forma adatta alla meditazione.

La natura interiore della pietra di fondazione

Nata dal fuoco, attraverso il dolore e la sofferenza, questa formula magica, la Pietra di Fondazione, è destinata a guidare le anime degli esseri umani in cerca, nel tempo presente e nei secoli a venire, verso la soluzione dei grandi enigmi dell’esistenza, verso il superamento delle grandi piaghe del nostro tempo – la profonda solitudine, l’ansia disperata e la tragica confusione – toccando le sorgenti senza tempo, sempre fluenti, della vita spirituale, dell’amore spirituale e della luce spirituale, dietro le quali si cela il mistero di Cristo.

La saggezza antica diceva che l’Età Oscura – il Kali Yuga – sarebbe durata fino alla fine del XIX secolo. La grande sfida del XX secolo è stata quella di stabilire i nuovi misteri disvelati che, a differenza degli antichi misteri segreti, sono aperti a tutti coloro che li cercano sinceramente. L’apertura e l’universalità sono richieste nel tempo presente. L’apertura è la caratteristica del Mistero del Golgotha, il più grande e il più universale di tutti i misteri.

Attuato sul piano fisico degli eventi storici mondiali, i suoi segreti aperti attendono di essere illuminati sempre di più nel nostro tempo e nei tempi a venire.

Il destino di Rudolf Steiner è stato quello di affrontare queste sfide. Le più alte potenze spirituali cosmiche, la cui preoccupazione centrale è il destino dell’umanità, hanno guidato Rudolf Steiner a plasmare i versi della Pietra di Fondazione come una vera e propria pietra angolare spirituale, un seme vivente, per i nuovi misteri, che riconoscono il significato unico e centrale del Mistero del Golgotha, il Mistero del Cristo Risorto.

Si noti bene che la Pietra di Fondazione è un seme vivente. Al suo interno sono racchiuse segretamente una vita e una saggezza infinite, che sgorgano quando viene piantata nel terreno giusto.

Dov’è questo terreno che deve accogliere il seme e far nascere la sua vita nascosta?

È il cuore, l’anima del singolo essere umano che ha trovato la via dei nuovi misteri.

Come si può mantenere vivo questo seme in questi tempi aridi e permettergli di germogliare, crescere e rivelare i suoi tesori nascosti? Molti ricercatori di antroposofia hanno cercato di ravvivare questo seme dedicando attenzione e cura ai suoi versi, per poi scoprire che dopo qualche tempo sono diventati stantii. Non sono più vivificanti, anzi la si sente come un oggetto estraneo nell’anima. Se la Pietra di Fondazione, questo mistero aperto, non viene avvicinato con il giusto atteggiamento dell’anima, appassirà e non rivelerà nulla della sua magia segreta.

Qual è l’atteggiamento giusto con cui avvicinarsi a questo mistero dell’anima?

Certamente tutti i misteri vanno affrontati con uno stato d’animo di devozione e meraviglia, con perseveranza e chiarezza di pensiero, con apertura e sensibilità.

Ma tutto questo non basta. Nel nostro tempo è necessario compiere un ulteriore passo di preparazione, un’ulteriore virtù deve essere coltivata dall’essere umano in cerca, e questa è davvero la virtù più essenziale.

Qual è questa virtù più essenziale?

In ogni epoca culturale una virtù eminente è raccontata da una leggenda fondamentale. Per la nostra epoca Rudolf Steiner ha indicato la leggenda della ricerca del Santo Graal da parte di Parsifal.

La virtù fondamentale che Parsifal deve sviluppare è: porre – al momento giusto – la giusta domanda umana che nasce dal cuore.

Oggi le persone sono abbastanza brave a fare domande di ogni tipo: intelligenti, intellettuali, irrilevanti, persino insensate. Ma spesso manca la capacità di porre domande che nascano dal cuore. Tuttavia, per essere accolte nel mondo spirituale, le anime dell’epoca attuale devono sviluppare la virtù di porre domande che nascono dal cuore.

Cosa succede quando ci si avvicina alla Pietra di Fondazione con le domande del cuore? Essa prende vita, cresce e dà risposte esaurienti. Queste risposte non sono astratte o intellettuali. Sono forze vitali, che risvegliano e sostengono l’anima. Così la conversazione con i versi può diventare una fonte viva di ispirazione. Questa è la magia della Pietra di Fondazione: può risvegliare forze animiche che danno vita e sostengono l’anima. Ma se non ci si accosta ai suoi versetti con le domande del cuore ci si trova, per così dire, respinti.

Così la Pietra di fondazione può essere vissuta come appartenente ai misteri che circondano il Santo Graal.

La conversazione interiore con la Pietra di Fondazione potrebbe iniziare chiedendo: A chi sono destinati questi versi?

La risposta scaturisce immediatamente: Tre dei suoi quattro gruppi di versi si aprono con l’appello “Anima umana!” (Menschenseele) e si chiudono con l’ammonimento uomini possano udirlo!. Il quarto gruppo racconta la missione di Cristo sulla Terra, che vale per tutta l’umanità. La Pietra di Fondazione si rivolge a “tutti coloro che hanno orecchie per ascoltare”. È destinata a tutti coloro che sono disposti ad ascoltarla intimamente, a lavorare con essa in modo vivo, con le forze del cuore e dell’anima.

Perché la Pietra di Fondazione è composta da tre gruppi simili e da un quarto di tono e struttura nettamente diversi? Questo ordine può essere visto come un’impronta del cosmo. Dei dodici segni dello zodiaco, quattro sono chiamati segni principali. Una visione semplificata può considerare questi quattro segni come rappresentanti dello zodiaco. Essi sono:

  • Toro, che è legato al sistema metabolico umano: arti e digestione.
  • Leone, il Leone, che è in relazione con il sistema ritmico umano, centrato nel cuore e nei polmoni.
  • Scorpione, lo Scorpione, originariamente chiamato Aquila, che è in relazione con il sistema umano di nervi e sensi, centrato nella testa.
  • L’Acquario, l’Uomo d’Acqua, più precisamente la Forma Umana Eterica, che è in relazione con la vita che permea e integra l’intero corpo umano.

I quattro gruppi di versi della Pietra di Fondazione si riferiscono chiaramente ai quattro segni principali dello zodiaco: il primo agli arti, e quindi al Toro, il secondo al cuore e ai polmoni, e quindi al Leone, il terzo alla testa, e quindi allo Scorpione, e il quarto a Cristo come forza integrante del corpo umano.

Come funziona l’impulso di Cristo come forza integratrice del corpo umano?

In primo luogo, permea gli arti, dando luogo alla postura eretta dell’uomo; in secondo luogo, permea il sistema ritmico, dando luogo alla facoltà di parlare; in terzo luogo, permea il sistema nervoso e sensoriale, dando luogo alla facoltà di pensare. Camminare, parlare e pensare, l’essere umano li deve allo Spirito Cristico, che ha dotato l’umanità di queste forze molto, molto tempo fa, attraverso tre azioni eteriche sacrificali, i cui frutti si risvegliano in ogni bambino quando impara a camminare, a parlare e a pensare. Attraverso questi atti sacrificali, le forze del Toro, del Leone e dell’Aquila furono rivolte a uno scopo più elevato. Questo scopo si è manifestato pienamente nel quarto sacrificio terreno di Cristo, al punto di svolta dei tempi, dopo il battesimo di Giovanni, immagine rappresentativa dell’Uomo d’Acqua. La quadruplice struttura della Pietra di Fondazione esprime quindi il fatto che il corpo umano, Tempio di Dio, funziona secondo leggi cosmiche, di cui i segni zodiacali sono un’immagine eterica.

Quando si sente la Pietra di Fondazione chiamare tre volte “Anima Umana”, questo richiamo risuona sia dal cosmo che dal nostro corpo, e ci si può chiedere: chi è che chiama così tre volte?

La Pietra di Fondazione risponde così: Innanzitutto notate che lo Spirito che chiama comprende bene l’essere umano, perché indica tre compiti, la cui pratica permetterà di “vivere veramente”, “sentire veramente” e “pensare veramente”, in breve, di diventare “veramente umani”.

Inoltre, osservate che lo Spirito che chiama comanda agli spiriti di tutti e nove i gradi gerarchici di svolgere i loro compiti nel cosmo in un modo ben preciso, ossia affinché si creino le basi su cui possa svilupparsi il “vero uomo”. Pertanto, Colui che chiama “Anima umana!” è un essere superiore a tutte le nove gerarchie! È di rango divino.

Una tale rivelazione può lasciare sbalorditi.

La Meditazione sulla Pietra di Fondazione è difficile a causa della sua lunghezza e della sua complessità. Rudolf Steiner aveva previsto questa difficoltà, perché era un Maestro.

Ha indicato sette modi per entrare in relazione con i suoi versi. Concentrandosi su sette semplici serie di relazioni, si può ottenere un ingresso vivo nei versi. Egli chiamò queste vie d’accesso i sette “ritmi“. Ne parleremo nella prossima sezione.

La Pietra di Fondazione non è fatta solo per essere ascoltata. Chiede di “fare” qualcosa.

Di propria spontanea volontà, si chiede di svolgere tre specifiche attività interiori, di praticare tre specifiche virtù dell’anima: riflettere in spirito, ricordare in spirito e vedere in spirito. Si consiglia di impegnarsi in tre esercizi per percorrere la strada verso una statura veramente umana. Questo è chiaramente il nucleo della Pietra di Fondazione .

Come si può comprendere il significato del richiamo dello spirito, della meditazione dello spirito e della visione dello spirito?

Si possono dare dei punti di partenza, dei semi di significato, per così dire. Non si possono definire in modo convenzionale.

Rudolf Steiner sottolineava spesso l’importanza del pensiero vivente in contrasto con il pensiero morto. Un pensiero morto può essere compreso ma non vissuto. Appena concepito, è pienamente maturo. Appena nato, è vecchio. Non può crescere. Un pensiero vivente, invece, può essere sperimentato. Può essere afferrato, ma solo fino a un certo punto, perché l’esperienza della sua realtà dipende dalla nostra maturità. Man mano che cresciamo e maturiamo, cresce e matura anche il pensiero vivente dentro di noi. Per questo Rudolf Steiner raccomanda l’uso di caratterizzazioni vive, piuttosto che di definizioni morte. I semi vivi di significato che caratterizzano le esperienze di richiamo dello spirito, meditazione dello spirito e visione dello spirito possono crescere con la pratica. Devono derivare dalla stessa Meditazione della Pietra di Fondazione. Ci permetteranno di diventare più consapevoli di come viviamo nell’elemento tempo.

La Pietra di Fondazione si riferisce interamente al presente, all’adesso. Ma il presente può essere visto sotto diversi aspetti. Un aspetto è il passato, nella misura in cui il passato si fa sentire nel presente attraverso il processo del ricordo. Ogni volta che un evento si verifica nel passato, lascia una traccia da qualche parte che persiste nel presente e può essere vissuta nuovamente.

Il primo gruppo della Meditazione della Pietra di Fondazione è impregnato di questo aspetto del presente orientato al passato. Con la nostra ordinaria facoltà di ricordare, possiamo richiamare nel presente molte delle nostre esperienze di eventi accaduti nel passato. L’evento più remoto che possiamo normalmente ricordare è un momento della prima infanzia in cui abbiamo usato per la prima volta la parola “io”, di solito intorno al terzo anno di vita. In modo analogo, il richiamo dello spirito porta alla nostra consapevolezza attuale ciò che abbiamo vissuto in un passato molto più lontano, nelle nostre incarnazioni passate e nei nostri stati passati di esistenza spirituale. L’evento più remoto che si possa ricordare in questo senso è un momento di indescrivibile grandezza, che può diventare cosciente solo se viene affrontato con la massima devozione. È il momento in cui il nostro “io” ha cominciato a esistere come entità identificabile all’interno dell’“io di Dio”, il Creatore del Mondo, il Padre. Attraverso la pratica del richiamo dello spirito, possiamo gradualmente acquisire sempre più chiarezza su quel processo senza tempo della creazione divina, in cui l’essere “sorge” dal non essere. Né la lingua inglese [questo articolo è stato scritto in inglese NdT] né quella tedesca hanno una parola appropriata per questo processo di “nascita”, di “venuta in essere”. Non è un processo evolutivo né un semplice divenire. È un evento creativo, senza tempo e duraturo. Rudolf Steiner ha coniato una nuova parola per definirlo: “erwesen”. In inglese dovremmo dire “venire in essere dal non-essere”. Questo indica l’arco di tempo più ampio che può essere recuperato con il richiamo dello spirito.

Come si può “praticare” il richiamo dello Spirito? Non si possono dare direttive precise, ma una cosa è certa: la pratica implica uno sforzo che si ripete regolarmente. Può essere utile iniziare con una breve meditazione quotidiana su queste parole:

“Il vostro io nasce all’interno dell’io di Dio”.

Questa meditazione può portare gradualmente a sperimentare la propria origine divina, non come un’idea astratta né come una fonte di orgoglio, ma come una forza meravigliosa, che sostiene e migliora la vita. L’attualizzazione di questa forza è il frutto del richiamo dello Spirito. La meditazione indica questo risultato con le parole: “E veramente tu vivrai”.

Man mano che si pratica il richiamo dello spirito e si sperimenta questa forza vivificante, si comprende sempre meglio cosa sia il richiamo dello spirito.

Un secondo aspetto del presente ha a che fare con il fatto che il presente non è solo un punto isolato, ma piuttosto un momento di un processo, di un flusso in cui l’andare avanti è qualitativamente diverso dall’andare indietro. Naturalmente questo concetto di momento conferisce a ogni momento una qualità che dipende dal processo, o dai processi, di cui quel momento fa parte. In contrasto con questa idea viva del tempo, il tempo newtoniano scorre da solo dall’infinito passato uniformemente verso l’infinito futuro. Per una tale concezione del tempo, ogni momento ha la stessa qualità di qualsiasi altro momento. Questa concezione meccanica e morta del tempo non è adatta alla descrizione delle entità viventi. Per il mondo vivente, il tempo è caratterizzato da processi ciclici. Gli antichi vivevano l’universo come un’entità vivente e quindi concepivano il tempo in termini di processi ciclici. Per loro, ogni momento era qualitativamente diverso, a seconda della sua collocazione nei cicli cosmici, così come ogni momento della giornata è diverso, a seconda dell’ora e della stagione in cui si trova.

La meditazione spirituale indica quella regione dell’anima in cui i processi ciclici, caratterizzati dal divenire e dallo svanire, svolgono un ruolo primario. È la regione dell’equanimità o dell’equilibrio dell’anima (Seelengleichgewicht). Tale equilibrio non è uno stato statico o rigido. Piuttosto, comporta un’alternanza costante di abbandono al mondo e di ritiro nell’interiorità. L’enfasi sulla lettera “w” nel testo tedesco dei versi rafforza questa idea di movimento ondulatorio, di gonfiore e riflusso, di estroversione e introversione. È un mistero profondo che in questi processi ritmici del momento presente regni lo spirito divino di Cristo.

Come si può praticare la meditazione spirituale?

I versetti suggeriscono che un buon modo per iniziare è quello di soffermarsi regolarmente sulle parole:

“Unire il proprio ‘io’ con l’io del cosmo”.

Questa meditazione può portare gradualmente alla consapevolezza che non viviamo da soli nel cosmo. Non viviamo solo per essere un ego individuale, ma anche per essere una parte del cosmo. Questa esperienza può produrre una profonda trasformazione della nostra vita del sentire. I nostri sentimenti possono espandersi, differenziarsi e arricchirsi. Diventano sempre più veri sentimenti, come espresso nella frase “E veramente tu sentirai”.

A questo proposito è necessaria un suggerimento di cautela. La meditazione spirituale riguarda la relazione bipolare tra il nostro “io” e il suo ambiente, l’“io del cosmo” (Welten-Ich). È un mistero profondamente velato e sacro il fatto che l’anima umana possa funzionare correttamente solo attraverso un processo di equilibrio ritmico, in cui il nostro “io” e l’“io del cosmo” si uniscono e poi si allontanano di nuovo. Per il processo di avvicinamento è stata scelta la parola “unire“, poiché questa unione avviene ripetutamente, il che implica un allontanamento e un ritorno. In questo contesto, “unire” non può mai significare perdere o dissolvere il nostro “io” nell’“io del cosmo“.

Che cos’è l’“io del cosmo”? È legato al nostro “io” come il guscio di una noce al suo nocciolo.

Rudolf Steiner usa il termine “Io del cosmo” (Welten-Ich) come equivalente del divino Spirito-Cristo o del Figlio. La meditazione spirituale può rivelare la natura dell’unione del proprio “io” con l’“io del cosmo”. Praticando la meditazione spirituale in questo senso, ci si può avvicinare alla forza vivificante del Cristo, che il cosmo può donare all’anima, e così cresce la comprensione di ciò che la meditazione spirituale realmente è o può diventare.

Un terzo aspetto del tempo ha a che fare con il futuro, nella misura in cui il futuro proietta la sua immagine nel momento presente. La coscienza umana può essere diretta a piacimento verso il futuro attraverso la nostra capacità di pianificare, di fissare obiettivi e di tracciare modi per raggiungerli, cioè attraverso l’immaginazione (erschauen). Questa immaginazione appare in forma microcosmica come la facoltà umana di fissare obiettivi e tracciare modi per raggiungerli, ma ha anche una forma macrocosmica negli eterni obiettivi divini e nei modi divini di realizzarli.

Quali sono questi scopi divini?

I versetti incoraggiano a riflettere su questa domanda con modestia e devozione, rendendosi conto che si possono ottenere solo risposte di validità umanamente limitata. Questo obiettivo divino – che all’inizio può sembrare sorprendente – è l’idea divina di umanità, ciò che gli esseri umani possono diventare quando tutte le loro potenzialità spirituali di saggezza, amore e forza del bene saranno pienamente sviluppate. Tutti gli sforzi angelici sono diretti alla realizzazione di questo meraviglioso obiettivo.

Essenziale per questo alto obiettivo è l’amore creativo e spirituale di ogni essere umano.

Il raggiungimento di questa qualità comporta la possibilità di una libera volontà, come spiegato nella Filosofia della Libertà di Rudolf Steiner.

Nella libera volontà agiamo senza alcuna costrizione, né da parte della natura né dell’educazione, e introduciamo nuove cause primarie nel mondo. Questa libera volontà può essere raggiunta, tuttavia, solo se abbiamo prima appreso la visione spirituale, che ci permette di prevedere l’immagine di un futuro che non è ancora presente, e quindi di capire giustamente come il nostro intento si inserirà nel mondo.

Questa visione spirituale richiede la presenza di una luce interiore dentro di noi. Questa luce interiore non va data per scontata.

È un dono divino, dato agli esseri umani allo scopo di condurli alla libertà.

Come si può praticare la visione dello spirito in questo senso?

La Pietra di Fondazione suggerisce che si può iniziare soffermandosi regolarmente sulle parole:

“La luce dell’essere cosmico è concessa al vostro io per la vostra libera volontà”.

Questa meditazione può portare gradualmente a una profonda trasformazione della qualità dei pensieri. Il loro carattere astratto, umbratile, estraneo al mondo si trasforma in uno mobile, alla ricerca della verità, liberamente orientato e più in armonia con i pensieri del cosmo (Weltgedanken).

La Pietra di Fondazione indica questo risultato nel verso:

“E veramente tu penserai”.

Il modo in cui i pensieri cosmici attuano gli scopi divini nell’evoluzione cosmica e umana è un mistero profondo e meraviglioso. I pensieri cosmici non costringono alcuno sviluppo, né ostacolano la libertà umana. Essi forniscono la luce interiore, che attingono (erflehen = ottenere attraverso un’ardente supplica) dall’essenza spirituale del Mondo (Weltenwesen), dove vive e tesse come emanazione dello Spirito Santo, il terzo aspetto della Trinità divina. Attraverso una meravigliosa attività, questa luce viene trasmessa agli esseri umani, a condizione che essi la cerchino, si sforzino di ottenerla e la richiedano (erbitten = ottenere chiedendo). Allora si arriva a comprendere sempre meglio ciò che la spiritualità deve diventare.

Quando si comincia a comprendere come ogni momento del tempo abbia una qualità speciale, si può cogliere l’idea che alcuni momenti sono di importanza eccezionale e decisiva per la realizzazione degli obiettivi divini. Questi momenti sono i “punti di svolta del tempo”. Tra questi ce n’è uno che è il più importante, il più decisivo. È quello che è oggetto di narrazione nel quarto gruppo di versi della Pietra di Fondazione .

La meditazione sulla Pietra di fondazione significa molto di più di una crescita di conoscenza o di intuizione.

Si può anche sperimentare la sua qualità salutare e curativa, se si riesce a risvegliare l’elemento vitale nascosto nei suoi versi. Ora si può capire perché gli spiriti elementari di tutta la Terra ascoltano le parole di questi versi. Quando Cristo camminava sulla Terra, gli spiriti elementari sapevano Chi era molto prima che lo sapessero gli esseri umani (Luca 4, 33-41) e lo gridavano all’uomo.

Nel nostro tempo ascoltano il messaggio di questi versetti, che comprendono, perché gli spiriti elementari fanno parte del corpo eterico della Terra, che è irradiato dal Cristo eterico. Ma ora tacciono. Loro e l’intero cosmo aspettano in silenzio, nella speranza che gli esseri umani possano ascoltarlo.

La Pietra di Fondazione è forse un percorso per gli esseri umani verso l’esperienza del Cristo eterico?

Il significato dei “ritmi”

Durante la Conferenza di Natale del 1923, Rudolf Steiner presentò la Pietra di Fondazione in modo straordinario.

Nella maggior parte dei giorni di questa conferenza, durata nove giorni, furono recitate solo alcune parti di questa meditazione. Solo il 25 dicembre e il 1° gennaio i versi furono presentati nella loro interezza. Il 25 dicembre i quattro gruppi di versi sono stati recitati nell’ordine 4-1-2-3, mentre il 1° gennaio è stato dato l’ordine regolare di 1-2-3-4, lo stesso usato quando i versi sono stati pubblicati poche settimane dopo.

Se si osserva bene, ci sono non meno di quattordici differenze tra le versioni date nei vari giorni e la versione stampata. Alcune differenze sono minime, ma altre sono piuttosto significative. Tali variazioni nella presentazione di questi versi da parte di Rudolf Steiner sottolineano il fatto che egli li ha trattati in modo vivo e non rigido.

In ognuno dei sette giorni dal 26 dicembre al 1° gennaio, Rudolf Steiner scrisse alla lavagna alcune serie di versi selezionati che chiamò “ritmi“.

L’uso della parola “ritmo” in questo contesto ha lasciato perplessi molti antroposofi, che intendono il “ritmo” come una ricorrenza regolare di caratteristiche o schemi.

È chiaro che un tale significato non si adatta a questo caso. L’American College Dictionary dà diversi significati della parola “ritmo“. Quello che si adatta a questo caso è citato nelle edizioni precedenti di questo dizionario, ma non è molto conosciuto ed è stato eliminato nelle edizioni più recenti:

“una corretta relazione e interdipendenza delle parti in riferimento l’una all’altra e a un insieme artistico”.

Secondo questa definizione, un “ritmo” può essere stabilito accostando due brevi parti prese da punti diversi dei versi. L’accostamento di parti brevi provoca una certa tensione, che spinge a cercare il loro rapporto. Inoltre, si percepisce il valore di ciascuna parte all’interno dei versi nel loro insieme.

Così, ogni coppia di parti che Rudolf Steiner ha scritto sulla lavagna diventa una sfida. Non dobbiamo accontentarci di capire il significato di ogni parola o frase. Dobbiamo cercare di renderci conto che in ogni “ritmo” esiste una doppia relazione: da un lato, le due parti scelte sono in relazione tra loro e, dall’altro, ogni parte è in relazione con la Pietra di Fondazione nel suo insieme.

Meditare su questi “ritmi” è un’attività di pensiero libera e creativa, che può risvegliare domande che possono portare al tipo di conversazione vivente con i versetti discussi nella sezione II.

Il bello di questo approccio è che ci si può impegnare attivamente in un processo di crescita interiore. E si può arrivare a riconoscere che questi “ritmi“, che Rudolf Steiner ha accuratamente selezionato, sono le sette porte principali per cogliere l’intera Pietra di Fondazione.

Se la Pietra di Fondazione viene vissuta come un’entità organica vivente, allora i sette “ritmi” sono i suoi organi vitali. In ognuno dei sette giorni menzionati, Rudolf Steiner ha scritto un nuovo “ritmo” (una coppia di righe selezionate) sulla lavagna.

Questa tabella [in inglese] fornisce una panoramica dei “ritmi” in relazione ai giorni in cui sono stati pronunciati.

I “ritmi” I, II, III e IV hanno ciascuno tre colonne. Il “ritmo” V è speciale perché le tre pratiche sono scritte in uno speciale schema geometrico, suggerendo per così dire una cupola protettiva per la seconda parte del “ritmo”, che deve essere la stessa per le tre colonne.

Il “ritmo” VI occupa un posto unico tra i “ritmi” in quanto non c’è una divisione del suo contenuto in tre colonne. Dopo questa contrazione, il “ritmo” VII si espande nuovamente in tre colonne separate. La sera del 1° gennaio, durante la sessione finale della conferenza, Rudolf Steiner recitò l’intera Pietra di fondazione e poi chiuse con quella che può essere definita la “coda”:

Luce divina
Cristo-Sole,
riscalda
i nostri cuori;
illumina le nostre menti

A rigore, questa “coda” non è un “ritmo”, poiché non è composta da due parti.

Come si può lavorare meditativamente con i “ritmi“?

Meditare sull’intera Pietra di Fondazione è difficile a causa della sua grande lunghezza e della sua complessità. Lavorando con i “ritmi“, si può ottenere molto più significato dai versi che non recitando semplicemente la Pietra di Fondazione ogni giorno, esteriormente o interiormente. Lavorare con i “ritmi” può portare a un’indagine più chiara del contenuto meditativo. È una grande scoperta, fatta dal dott. W. Zeylmans van Emmichoven, che i “ritmi” hanno un’intima relazione con i giorni della settimana in cui sono stati dati. Di conseguenza, il dottor Zeylmans ha suggerito di meditare sul “ritmo” dato il mercoledì (26 dicembre 1923) ogni mercoledì, sul “ritmo” dato il giovedì (27 dicembre) ogni giovedì, e così via, in modo che nel corso di una settimana si sia lavorato su tutti e sette i “ritmi“. Se si procede in questo modo settimana dopo settimana, ci si può chiedere se non sia il caso di trascurare la Fondazione.

 Non si trascura la Pietra di Fondazione nel suo insieme concentrandosi solo sulle sue parti? Ho trovato utile lavorare con i “ritmi” al mattino e soffermarmi sull’intera Pietra di Fondazione prima di andare a dormire la sera.

Una caratteristica degna di nota dei “ritmi” è che si presentano in tre colonne. Come si inserisce questa caratteristica nella meditazione? Consideriamo il primo “ritmo” come esempio di come può funzionare. Le tre attività di riflettere in spirito, ricordare in spirito e vedere in spirito non sono qui rappresentate come compiti, perché la parola “pratica” non è inclusa. Piuttosto, il primo “ritmo” sembra chiedere di considerare il significato di queste parole. Abbiamo già commentato come la prima attività – riflettere in spirito – possa ricondurre a quella fase iniziale dell’evoluzione del mondo in cui l’io umano è nato all’interno dell’io di Dio.

Per quanto meravigliosa sia questa realizzazione, dopo un po’ si può sentire un’incompiutezza.

L’io umano si sente solo se può essere consapevole solo di se stesso. Desidera trovare qualcos’altro. Questo qualcosa è dato nella seconda colonna di questo “ritmo“. Qui, attraverso la meditazione spirituale, l’io umano si unisce all’io del cosmo. Il modo in cui questa unione deve essere compresa è stato commentato in precedenza.

Quando l’Io umano prende coscienza dell’Io del cosmo e si muove verso l’unione con esso, può essere colto da una terribile paura, la paura di perdersi. Di conseguenza, l’io si ritira in se stesso, anche se arricchito dal contatto momentaneo con l’io del cosmo. Così può verificarsi un’alternanza di avvicinamento e allontanamento. Qual è l’arricchimento che l’io umano trae da questo processo? La terza colonna del “ritmo” dà la risposta a questa domanda. Con la visione spirituale l’io può tendere alla libertà interiore e raggiungerla.

Questo abbozzo di pensiero intende mostrare un possibile modo di procedere di colonna in colonna meditando sul primo “ritmo“. Quando si approfondisce questa meditazione, si può diventare consapevoli in modo più specifico di ciò che l’io ottiene dall’attività svolta in ogni colonna. L’io riceve la vita spirituale nascendo, come indicato nella prima colonna. La forza che attrae l’io umano verso l’io del cosmo, come indicato nella seconda colonna, può essere riconosciuta come amore spirituale. Attraverso ciò che è contenuto nella terza colonna, l’io ottiene la luce dello spirito. Ma questa luce e la libertà che ne deriva possono diventare fonte di confusione se non vengono integrate correttamente nel mondo. Lo spirito-luce individualizzato desidera trovare la sua connessione con lo spirito-luce cosmico. Come questo possa avvenire è descritto nella quarta colonna.

Ogni persona che voglia intraprendere la meditazione sui “ritmi” deve creare un percorso di pensiero individuale quando si sposta da una colonna all’altra. Si devono esplorare varie possibilità e attenersi a quella che sembra migliore, purché si dimostri viva. Poiché la meditazione su un “ritmo” è intesa come un’attività creativa e libera della mente, sono possibili molti altri approcci.

L’esempio precedente è dato solo a titolo indicativo. Ciò che conta di più è che si formi l’abitudine alla meditazione regolare e che non si rimanga al livello dell’analisi intellettuale del pensiero, ma si vada più in profondità, in modo da coinvolgere anche i sentimenti e la volontà.

Il passaggio da una colonna di un “ritmo” a quella successiva non è facile. Un modo diverso di lavorare con le tre colonne dei “ritmi” è quello di distribuire tale lavoro nelle stagioni dell’anno, in modo da lavorare in ogni momento solo con una colonna dei “ritmi“.

Trovo abbastanza efficace il seguente metodo. Nei mesi di marzo, aprile e maggio si lavora con i “ritmi” della prima colonna, che riguardano soprattutto il primo pannello della Pietra di Fondazione. Nei mesi di giugno, luglio e agosto si lavora con i “ritmi” della seconda colonna, che riguardano soprattutto il secondo pannello. Nei mesi di settembre, ottobre e novembre si lavora con i “ritmi” della terza colonna, che riguardano soprattutto il terzo pannello. Infine, nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio si lavora solo con il quarto pannello della Pietra di Fondazione e si lasciano riposare i “ritmi“. Seguono alcuni esempi che indicano possibili modi di lavorare con una colonna di un “ritmo“.

Consideriamo, ad esempio, il caso di un mercoledì di aprile. Si potrebbe allora scegliere di considerare la prima colonna del “ritmo” I:

Ricordare in Spirito
Il proprio “io” nasce
all’interno dell'”io di Dio”.

Questo “ritmo” dice in effetti che cos’è il richiamo dello spirito. Contemplando questo “ritmo” possiamo renderci conto che portiamo dentro di noi quel nucleo spirituale che chiamiamo il nostro “io”. Questo “io” è di origine divina. Infatti, l’io non potrebbe continuare a esistere se non fosse mantenuto in vita ogni momento dal Creatore, l’io di Dio.

Nei tempi passati l’Io umano conduceva un’esistenza dormiente, ma gradualmente, durante l’evoluzione del mondo e dell’umanità, è diventato più sveglio. Rudolf Steiner ha descritto l’intera evoluzione del cosmo e dell’umanità nel quarto capitolo del suo libro fondamentale “Scienza Occulta”. Questa descrizione può essere vista come il risultato di un richiamo spirituale su vasta scala. Queste considerazioni possono dare un grande senso di scopo nella vita, oltre che un sentimento di gratitudine e di meraviglia. Molti altri sentimenti possono sorgere e ravvivare il rapporto tra queste parti e la Pietra di Fondazione nel suo insieme.

Allo stesso modo, per un mercoledì di giugno si considererebbe in modo analogo la seconda colonna del primo “ritmo”: “La colonna del ritmo”.

Spirito che medita
Il vostro “io”
è unito all'”io del cosmo”.

Anche la seconda parte di questo “ritmo” chiarisce il significato della meditazione spirituale. La consapevolezza dell’unione del proprio “io” con il mondo può essere raggiunta a diversi livelli, tappa dopo tappa. Il livello più alto raggiunge l’Io del cosmo. La meditazione spirituale può quindi guidare una persona lungo un percorso di sviluppo interiore.

Rudolf Steiner descrive questo percorso in diverse opere, in particolare nel quinto capitolo di “Scienza Occulta”. Lì, l’unione con l’Io del cosmo viene rappresentata come unione con il “Grande Guardiano della Soglia”, che viene poi riconosciuto come il Cristo-Spirito. Anche nel suo libro “L<‘Iniziazione. Come si consegue la conoscenza dei mondi superiori?” viene descritto questo percorso, e verso la fine troviamo la frase:

“Un indescrivibile splendore risplende dal Secondo Guardiano della Soglia; l’unione con Lui si profila come un ideale lontano davanti alla visione dell’anima”.

Queste descrizioni possono essere viste come il risultato della meditazione spirituale di Rudolf Steiner con la massima ampiezza possibile.

Una trattazione simile della terza colonna del primo “ritmo” può essere sviluppata mettendola in relazione con il sesto capitolo di “Scienza Occulta”, dove Rudolf Steiner immagina le conseguenze future dell’evoluzione passata dell’umanità e del mondo.

Per fare un altro e ultimo esempio, consideriamo il “ritmo” di un lunedì di un qualsiasi mese da marzo a novembre:

Luce divina Cristo-Sole
Lo odono gli spiriti elementari
a est, ovest, nord, sud:
uomini possano udirlo!

Gli Spiriti elementari costituiscono il corpo eterico della Terra. Vivono per lo più vicino alla superficie della Terra: gli gnomi un po’ sotto la superficie, fin dove crescono le radici delle piante e i cristalli; le silfidi su nell’atmosfera, fin dove si alzano gli uccelli e gli insetti, e le ondine nel dominio intermedio. Solo gli spiriti del fuoco penetrano più in profondità e anche più in alto. Così, su scala globale, il regno degli spiriti elementari è principalmente uno strato molto sottile, in cui l’alto e il basso hanno un significato molto limitato rispetto all’importanza di Est, Ovest, Nord e Sud.

Nel dominio eterico della Terra penetra la luce del sole, che non solo illumina, ma trasporta anche suoni eterici che gli spiriti elementari possono udire. Goethe descrive alcuni di questi suoni eterici della luce solare nel suo “Prologo” al Faust:

“Il sole risuona come nei tempi antichi nel coro delle sfere fraterne”.

Nella prima scena della seconda parte del Faust, gli spiriti elementari vengono messi in guardia dal suono fragoroso e assordante del sole che sorge.

Un’altra luce brilla nel mondo degli spiriti elementari. È la luce che si sprigiona dal Mistero del Golgotha. Questa luce risplende come luce divina in tutto il corpo eterico della Terra, il dominio degli spiriti elementari.

È la luce di un altro tipo di sole. Forse l’immaginazione più concreta di questo sole e del suo splendore è stata immaginata nel 1492 d.C. da Matthias Grünewald, quando dipinse il pannello della resurrezione dell’altare del monastero di Isenheim.

Da questo dipinto famoso in tutto il mondo si può trarre un’impressione, unica e quasi magica, della radiosità eterica simile a quella del sole che emana dal Cristo quando risorge dalla tomba.

Nel regno eterico questo Cristo-Sole non solo illumina. La sua luce suona anche; porta persino messaggi che il cuore umano può udire.

Gli spiriti elementari sentono questo messaggio. Lo sentiamo anche noi esseri umani? Qual è il messaggio che suona in questa luce eterica divina?

Attraverso Rudolf Steiner questo messaggio si è espresso come ispirazione concreta nell’intera Pietra di Fondazione. Queste indicazioni possono dare un’idea di come si possa lavorare con i “ritmi” della Pietra di Fondazione, anche se naturalmente ognuno deve trovare il suo approccio meditativo individuale ai suoi versi.

 

Ernst Katz

Tradotto dall’inglese da Piero Cammerinesi per LiberoPensare

Fonte

L’immagine di copertina è tratta da un particolare di un disegno inedito di Rudolf Steiner

 


Ernst Katz è stato uno dei principali insegnanti di antroposofia in America nella seconda metà del XX secolo.

Era professore di fisica all’Università del Michigan e, molto probabilmente, l’unico professore del Paese che tenesse corsi di scienze naturali e di scienze “spirituali” a livello universitario.

Guidò anche gruppi di studio antroposofici, che attirarono persone da tutto il sud del Michigan e, in definitiva, arricchirono la vita spirituale di molte persone da una costa all’altra.

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