Siamo liberi se permettiamo al nostro mondo di esserlo

Freedom

La lotta per ottenere il potere è la lotta per ottenere il controllo sulle persone che ci circondano.

Cercare di ottenere un maggiore controllo sul partner di coppia, su un membro della famiglia, sui lavoratori, sulla cittadinanza: tutte queste cose sono un tentativo di ottenere potere.

Ottenere il controllo sugli altri ci dà la sensazione di renderci più sicuri e protetti, perché, nella misura in cui siamo in grado di esercitarlo, ci sembra di essere in grado di controllare ciò che fanno e di impedire loro di ottenere risultati indesiderati per noi.

L’ipotesi che un maggiore controllo significhi maggiore sicurezza è sbagliata ed è ciò che genera la maggior parte della sofferenza nel mondo di oggi. È anche ciò che crea l’impulso a ottenere il potere.

La massima espressione di questo impulso è il programma di controllo del mondo intero. La più grande manifestazione di questo programma è l’impero centralizzato degli Stati Uniti. Le persone che gestiscono l’impero cercano continuamente di ottenere un controllo sempre maggiore su ciò che gli esseri umani fanno su questo pianeta, con la motivazione ufficiale che ciò rende gli Stati Uniti più sicuri e quella ufficiosa che rende gli architetti dell’impero più sicuri.

Ma in realtà non produce nessuna delle due cose.

Si scopre che il mantenimento di un ordine mondiale unipolare richiede una costante violenza e la costante minaccia di violenza, e richiede anche un costante aumento dell’armamentario nucleare contro i Paesi che non vogliono essere controllati, che potrebbe facilmente portare alla morte di tutti gli abitanti della Terra.

L’assunto è che un maggiore controllo porterà più sicurezza, ma la realtà è che crea più insicurezza.


Questo non è vero solo su vasta scala, ma è un principio che si estende fino al funzionamento più intimo di un singolo essere umano.

Più controllo si esercita sull’ambiente, più l’ambiente viene distrutto.

Più controllo si esercita sui cittadini, più è probabile che questi mettano al comando qualcun altro alla prima occasione.

Più controllo esercitate sui vostri dipendenti, più è probabile che vogliano andare a lavorare altrove.

Più controllo esercitate sui vostri amici e colleghi, più è probabile che si rivoltino contro di voi.

Più controllo esercitate sulla vostra famiglia, più è probabile che vi evitino.

Più controllo esercitate sul vostro partner, più è probabile che smetta di amarvi.

Più controllo esercitate sulla vita, più è probabile che soffriate.

L’ego, ovvero il costrutto psicologico di un personaggio “sé” in cui l’organismo umano crede e con cui si identifica, nasce dal senso di insicurezza dell’organismo umano nella prima infanzia. Poiché il nostro cervello di grandi dimensioni rispetto alle dimensioni dell’osso pelvico ci impone di nascere molto più indifesi e sottosviluppati rispetto agli animali, abbiamo un’infanzia lunga che trascorriamo in uno stato prolungato di quella che in genere ci sembra un’insicurezza. Non siamo in grado di procurarci il cibo da soli, di tenerci al sicuro o di usare processi di pensiero avanzati per prevedere cosa accadrà in un mondo spaventoso, circondati da giganti traumatizzati il cui comportamento spesso ci spaventa.

La risposta del tutto comprensibile dell’organismo a questo senso di insicurezza esistenziale è quella di utilizzare l’immenso potere del cervello umano per creare un personaggio “io” i cui interessi possono essere curati con il pensiero e il linguaggio. Dalla prospettiva del costrutto psicologico del sé, il mondo passa da un mistero ineffabile a qualcosa che può essere conosciuto e quindi controllato.

Il riflesso primitivo di paura che l’organismo umano ha ereditato dai suoi antenati evolutivi viene così attenuato. L’emergere della coscienza egoica crea un senso di sicurezza, nello stesso modo in cui l’emergere dell’impero ha dato origine a un senso di sicurezza all’altro estremo della scala del comportamento umano.

Ma entrambi sono ugualmente illusori.

Esercitando il controllo sulla vita in questo modo, creando un “io” separato con cui identificarsi e un “mondo” separato che può essere compreso e conosciuto, l’organismo percepisce che sta ottenendo un maggiore controllo e quindi meno paura e ansia. Ma in realtà non fa altro che incatenarsi alla ruota della sofferenza.

Quella che si presenta come una via verso la sicurezza è in realtà la via verso l’insicurezza. La creazione psicologica dell’io separato crea nello stesso movimento un mondo di altri enti separati che possono rappresentare per noi ogni sorta di minaccia sociale ed esistenziale. Crea una storia personale di fallimenti, carenze, sconfitte e ferite. Crea questo monologo mentale che si agita e balbetta su di me e sui miei e su di loro e su cosa dovrei fare e se lo sto facendo bene e, oh Dio, se ho sbagliato, non è vero?

La stragrande maggioranza della sofferenza umana è del tipo psicologicamente generato che nasce dal processo di “ego-izzazzione”, e la stragrande maggioranza di ciò che resta (fame, violenza, malattie non curate, ecc.) nasce dai programmi umani per esercitare il controllo e accaparrare la ricchezza a causa dell'”ego-izzazzione”.

Senza l'”ego-izzazzione”, ci sarebbero solo organismi umani che vivono pacificamente sul pianeta in cui sono nati fino alla loro morte per cause naturali. Non ci sarebbe motivo di non collaborare tra di noi e con il nostro ecosistema per il bene comune e per assicurarsi che tutti abbiano ciò di cui hanno bisogno, perché non ci sarebbe un “ego” i cui interessi devono essere garantiti prima di quelli degli “altri”, né “altri” il cui benessere potrebbe essere visto come una sottrazione di qualcosa a “me”.

Ed è a questo che stiamo lavorando su questo pianeta, secondo me. Un mondo in cui alla fine rinunciamo al controllo gli uni sugli altri e sulla vita stessa, mentre passiamo da uno stato di confusione a uno stato di chiarezza, da uno stato di contrazione egoica a uno stato di espansione senza ego, da uno stato di controllo a uno stato di libertà.

Probabilmente si tratterà di un processo lento e scomodo, con un maggiore controllo che a volte viene introdotto e poi viene abbandonato quando lo si ritiene superfluo, due passi avanti e uno indietro. Ma credo che ce la faremo.

E la cosa bella è che possiamo iniziare questo processo da soli, dal punto in cui ci troviamo, semplicemente abbandonando l’illusione del sé e della separazione. Ci sono molti insegnamenti e indicazioni là fuori per aiutare chiunque voglia iniziare a farlo. Tutto ciò che serve è una sincera curiosità e la volontà di lasciar cadere la falsità.

In definitiva, il percorso per porre fine all'”ego-izzazione” è lo stesso di quello per porre fine all'”imperializzazione”: lasciare che la vita sia così com’è invece di cercare di manipolarla e controllarla.

Siamo liberi solo nella misura in cui permettiamo al nostro mondo di esserlo.

Liberando il mondo, liberiamo noi stessi.

Liberando noi stessi, il mondo diventa molto più libero.

Caitlin Johnstone

Fonte

Tradotto dall’inglese da Piero Cammerinesi per LiberoPensare

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