di Adeyinka Makinde
“Per quanto riguarda il signor Merz (cancelliere tedesco), ha ripetutamente detto cose divertenti, tra cui che il suo obiettivo principale è quello di rendere nuovamente la Germania la prima potenza militare in Europa. Non ha nemmeno esitato a dire ‘nuovamente’.” – Sergey Lavrov, ministro degli Esteri russo, 11 luglio 2025
Mercoledì 14 maggio 2025, il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha rilasciato una dichiarazione al Bundestag in cui affermava la sua intenzione di trasformare la Bundeswehr nell’«esercito più forte d’Europa». Ma mentre questo annuncio politico è stato accolto con favore dall’amministrazione statunitense guidata da Donald Trump, che insiste affinché i suoi partner europei all’interno della NATO si assumano una parte maggiore dell’onere delle spese militari, nonché dalla maggior parte dei leader politici dell’UE che rimangono fermi nella loro determinazione a indebolire e distruggere lo Stato russo, altri, non da ultimo il governo della Federazione Russa, hanno reagito con preoccupazione. I timori che l’attuazione del piano Merz possa essere accompagnata da una militarizzazione della mentalità tedesca non sono infondati, visti i risultati finali delle due epoche di riarmo tedesco nel corso del XX secolo. Entrambe le catastrofi erano state previste dal poliedrico studioso tedesco Johann Wolfgang von Goethe.

Ai suoi tempi Goethe aveva un rapporto con il popolo tedesco che andava oltre la venerazione per il suo genio letterario. Come molti altri giganti della cultura tedesca che operavano nei campi della filosofia, della letteratura, della poesia, dell’arte e della musica, era molto incline ad esaminare l’anima tedesca.
Un punto di svolta nel suo rapporto con il suo popolo arrivò all’epoca della guerra di liberazione all’inizio del XIX secolo, quando Napoleone Bonaparte era ancora scosso dalla sconfitta della Grande Armée in Russia. Una coalizione di eserciti che comprendeva gli stati tedeschi di Austria, Prussia, Meclemburgo-Schwerin, Hannover, Baviera, Sassonia e Württemberg prese le armi per espellere i francesi.
Ma Goethe, figlio dell’Illuminismo e ammiratore di Napoleone, che riteneva incarnasse i valori dell’Illuminismo, rimase indifferente e mise in guardia il suo popolo dall’abbracciare il nazionalismo e il militarismo. Riteneva che non ci si potesse fidare dei tedeschi quando erano stimolati dall’ambizione militare, a causa di quella che lui considerava la psiche di un popolo “claustrofobico” e privo di sbocchi sul mare. Se stimolati a competere con altre potenze nell’arena della politica internazionale e della guerra, secondo Goethe avrebbero cercato di espandere i propri confini e sarebbero stati coinvolti in imprese militaristiche che avrebbero portato a un eccessivo espansionismo e, alla fine, a un prevedibile disastro.
Goethe esortò quindi i tedeschi a investire nella “cultura e nello spirito”. Ciò che intendeva dire era che dovevano concentrarsi sulla conquista del mondo con i loro talenti in tutti i campi, dalla musica alla filosofia, dal commercio alle scienze.
Ma il suo popolo non lo capiva. Interpretò la sua posizione antinazionalista e la sua rinuncia alla guerra come una forma di tradimento. Lo stesso Goethe si sentì ferito dalla loro mancanza di comprensione, che ebbe anche un impatto negativo sul benessere della sua famiglia.
August, il suo unico figlio sopravvissuto all’età adulta, fu accusato di codardia perché suo padre aveva cercato di dissuaderlo dall’arruolarsi nell’esercito. Goethe sembrò avere torto quando, quattro decenni dopo la sua morte, l’ascesa della Prussia diede impulso alla quasi totale unificazione del popolo di lingua tedesca e alla creazione dell’Impero tedesco al momento della sconfitta della Francia nella guerra franco-prussiana del 1871.
Ma la successiva distruzione della Germania in due guerre mondiali consecutive nel corso del XX secolo confermò le paure di Goethe.

Queste paure persistevano anche dopo la seconda guerra mondiale.
Il piano Morgenthau, elaborato nelle ultime fasi della guerra ma poi abbandonato, proponeva la smilitarizzazione e la deindustrializzazione delle zone della Germania che sarebbero passate sotto il controllo degli Alleati. Sebbene l’Occidente abbia creato la Bundeswehr e l’abbia incorporata nella NATO, la ragion d’essere spesso citata da Lord Ismay per l’Alleanza Nord Atlantica, ovvero “tenere fuori l’Unione Sovietica, dentro gli americani e giù i tedeschi”, rifletteva la convinzione degli alleati europei della necessità di limitare il potere militare tedesco.
Ancora più tardi, il Primo Ministro britannico Margaret Thatcher si oppose alla riunificazione tedesca perché riteneva che la Germania non avrebbe continuato ad accettare la linea Oder-Niesse come confine tra Germania e Polonia.
L’attuale aspirazione a costruire un esercito potente si inserisce nel contesto di una guerra per procura sostenuta dalla NATO che oppone l’Ucraina alla Russia. Oltre al regime di sanzioni anti-russe a cui la Germania ha partecipato in qualità di Stato membro dell’UE, i tedeschi hanno fornito all’esercito ucraino armi e attrezzature, compresi i carri armati Leopard. Nel 2024, diversi alti ufficiali della Bundeswehr, tra cui il capo della Luftwaffe, sono stati registrati mentre discutevano di potenziali attacchi in Crimea, compreso uno diretto al ponte dello stretto di Kerch.
Le dichiarazioni bellicose del ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius e del cancelliere Merz hanno sconcertato i russi. Pistorius ha affermato che le truppe tedesche sono pronte a uccidere i soldati russi “se la deterrenza non funziona e la Russia attacca”, mentre Merz ha dichiarato al Bundestag a luglio che “i mezzi diplomatici sono esauriti”. All’annuncio dei piani per aumentare il bilancio militare tedesco a 153 miliardi di euro entro il 2029, il presidente Frank-Walter Steinmeier ha chiesto un dibattito nazionale sull’introduzione della coscrizione universale in Germania.
Questa situazione ha portato la Russia a decidere, nel luglio 2025, di ritirarsi dall’accordo tecnico-militare firmato con la Germania nel 1996.
Oggi sono pochi i filosofi tedeschi che esaminano l’anima tedesca come facevano Goethe, Friedrich Holderlin, Heinrich Heine, Thomas Mann e altri. Infatti, Thea Dorn (pseudonimo di Christiane Scherer), coautrice di Die deutsche Seele (L’anima tedesca) nel 2011, ha lamentato la mancanza di pensatori tedeschi contemporanei subito dopo la pubblicazione del suo libro.
Tuttavia, non è necessario affidarsi a prognosi filosofiche per comprendere le implicazioni delle dichiarazioni del ministro degli Esteri Lavrov nel maggio 2025 sul coinvolgimento diretto della Germania nel conflitto tra Russia e Ucraina, quando ha avvertito che
“la Germania sta scivolando lungo la stessa china già percorsa più volte nel secolo scorso”.
Tradotto dall’inglese da Piero Cammerinesi per LiberoPensare