di Adriana Koulias
Miei cari amici,
Che cos’è una bussola morale? Abbiamo una bussola del genere nelle nostre anime? Sappiamo dove stiamo andando come umanità?
Questi pensieri mi hanno accompagnato questa mattina dopo aver osservato il caos in cui versa il mondo durante tutto il fine settimana.
Non molto tempo fa ho vissuto su una barca per 6 anni. Su una barca devi diventare super consapevole del mondo che ti circonda e di come interagisci con esso. Ho dovuto imparare a valutare il tempo, osservare le nuvole e il cielo, guardare la superficie del mare, gli uccelli, sentire l’odore dell’aria, ascoltare il rumore delle onde, osservare la posizione delle stelle, capire se era necessario regolare o ammainare le vele, se eravamo vicini alla terraferma o lontani e cosa questo significasse, in altre parole, compiere l’azione “giusta” in base alle circostanze. Per questo ho dovuto sviluppare anche un senso intuitivo. Il cielo può sembrare splendido, il radar può funzionare bene, il mare può essere meraviglioso, l’AIS può dire che non ci sono barche… ma era importante avere la sensazione di ciò che poteva cambiare in un attimo: poteva esserci un tronco in acqua, un peschereccio senza AIS, reti da pesca invisibili, ecc.

Per sopravvivere su una barca bisogna trovare un equilibrio interiore che compensi il movimento dell’imbarcazione, essere consapevoli di tutti gli ostacoli che potrebbero farci inciampare (e ce ne sono molti su una barca). Bisogna avere un passo sicuro, essere flessibili, capaci di muoversi rapidamente, aver cosciernza dei propri piedi, ma soprattutto sapere dove si sta andando e come si arriverà a destinazione.
Direzione e destinazione.
Qualsiasi marinaio che si rispetti si sarà preparato bene, avrà rifornito la barca e risolto eventuali problemi prima di prendere il mare, ma soprattutto dovrà tracciare una buona rotta tenendo conto dei venti, delle onde e delle masse terrestri, nonché del tempo necessario per arrivare a destinazione prima che entrino in gioco determinati cambiamenti stagionali.
Decidere una destinazione e tracciare una rotta per raggiungerla è il primo passo, ma seguirla richiede una bussola: il primo richiede pensiero, il secondo volontà.
In passato, i marinai navigavano grazie alle stelle e dalla loro posizione o da quella del sole prendevano la direzione e calcolavano in quale direzione stavano andando… la cupola del cielo, le stelle di notte e il sole di giorno costituivano una “bussola”. Oggi utilizziamo il campo magnetico terrestre per sapere se stiamo andando nella direzione desiderata.
Ma la bussola non può dirci qual è la nostra destinazione, ci lascia liberi di seguire la rotta che abbiamo stabilito, ci dice semplicemente se stiamo andando nella direzione giusta o meno per raggiungere la destinazione che abbiamo scelto.
Quando nasciamo veniamo al mondo sapendo (inconsciamente) qual è la nostra destinazione, perché prima della nascita abbiamo tracciato una rotta secondo il karma con esseri superiori.
La nostra rudimentale bussola morale è una mappa del cielo notturno al momento della nostra nascita: è la stella che, sostenuta dal Sole, ci indica la direzione che abbiamo pianificato quando siamo entrati in questa vita. Quindi, quando la stella si muove davanti al sole, la nostra stella ci chiama a casa. Abbiamo raggiunto la nostra destinazione.
Nasciamo con questa bussola e la arricchiamo attraverso l’esperienza del mondo che ci circonda, impariamo a camminare e a mantenere l’equilibrio, impariamo a sentire e a parlare, a pensare e attraverso i nostri sensi acquisiamo orientamento e, se siamo stati fortunati, siamo riusciti a armonizzare ciò che abbiamo portato con noi nella nostra incarnazione e ciò che abbiamo imparato da allora, fino al momento in cui la coscienza del nostro Io si accende in noi. È come dire che la nostra bussola morale, che ci aiuterà nel nostro viaggio attraverso la vita, si accende in noi e da quel momento iniziamo a sviluppare la nostra anima verso una vera coscienza, per raggiungere la nostra destinazione.
La nostra bussola morale è lo strumento cosciente del nostro spirito che utilizza per discernere il “bene” nello stesso modo in cui una bussola discernere il “nord”.
Ma la nostra bussola non ci dice dove stiamo andando. Le stelle e il sole ci mostrano qual è la nostra destinazione, ma è la nostra bussola morale che ci dice se siamo sulla strada giusta. È inutile se non ricordiamo dove dobbiamo andare.
Qual è la nostra destinazione?
Diventare pienamente umani.
Oggi gli esseri umani sono come marinai che non possono vedere, sentire o capire dove stanno andando, quindi quando si trovano in mezzo a una tempesta perdono l’orientamento, non sanno più dove sia l’alto e il basso e non riescono a mantenere l’equilibrio, così vengono spinti da un lato all’altro della barca e non riescono a governare perché non riescono a mettere le mani sul timone e non sono in grado di decidere dove andare, anche se ci riuscissero. Invece, scendono sottocoperta e si rifugiano in una cuccetta, lasciando che la barca li porti dove vuole, spinti dalla paura.
Oggi il mondo sta attraversando molte prove, perché l’umanità collettivamente ha perso il suo legame con le stelle e quindi non sa dove sta andando né come arrivarci.
Questa è stata una fase necessaria dello sviluppo umano ed è iniziata nel 1413.

Esseri superiori hanno mantenuto i supporti esterni per l’anima umana attraverso legami di sangue, sociali e culturali, religiosi e politici per aiutare l’anima a navigare nel tempo di transizione. Era come un pilota automatico che decideva la destinazione appropriata e tracciava la rotta giusta, ma dall’ultimo terzo del XIX secolo sono state rimosse le ultime vestigia di questo sostegno.
Da quel momento in poi l’anima umana si è ritrovata senza una coscienza automatica, cioè quella che le viene data dall’esterno. Non poteva più cercare un’autorità esterna che le dicesse cosa era bene e cosa era giusto, nemmeno cosa era vero e cosa era falso, ed è stata lasciata alla deriva in un mare in tempesta. Non era più possibile trovare un terreno solido e sicuro, bisognava imparare da zero l’equilibrio, affinare la coscienza, perché nessun legame familiare, nessuna convinzione politica, nessun dogma religioso, nessuna costrizione culturale poteva dare risposta alle domande dell’anima. L’anima era alla deriva su una barca che faceva acqua, senza bussola e senza stelle che la guidassero.
La ragione di ciò risiede nel fatto che dal 1413 viviamo nell’Era dell’Anima Cosciente. E ora siamo nel tempo della Settima Tromba di quell’Era, come abbiamo esplorato negli ultimi due articoli. Ciò significa che siamo all’ultimo “momento”, il punto in cui avremmo dovuto sviluppare la memoria della nostra destinazione (la stella e il Sole) e la nostra coscienza (la bussola). A questo punto dovremmo avere un senso innato di ciò che significa essere umani.
C’è un motivo molto valido per cui l’intelligenza artificiale è entrata in scena proprio ora.
Abbiamo bisogno di discernere ciò che è umano e ciò che non lo è.
Il problema è che, proprio nel momento in cui siamo diventati liberi, esseri malvagi sono entrati nell’evoluzione terrestre e, come una tempesta, hanno guidato nella direzione sbagliata la barca che era stata lasciata alla deriva. Questo evento ha segnato la caduta degli spiriti delle tenebre alla fine del XIX secolo. Un evento ciclico, tifonico, che ha preso l’anima umana appena liberata e ha iniziato a dominarla.
Tuttavia, non siamo stati lasciati completamente soli! Anticipando questo, l’Intelligenza micaelita incarnata nell’Antroposofia è venuta al mondo, proprio mentre l’umanità veniva spogliata dei vecchi strumenti, dei vecchi legami di sangue e dei vincoli, proprio mentre quelle forze demoniache entravano nell’anima per renderla animalesca. L’antroposofia ha portato nel mondo l’immagine del vero essere umano, un ricordo dello spirito, delle stelle, del karma e del Sole che può ricordarci la nostra destinazione: diventare pienamente umani per contrastare le forze demoniache disumane.
Quelli di noi che hanno avuto la fortuna di trovare la strada per la Società Antroposofica possono riconnettersi con lo spirito attraverso di essa e plasmare la propria anima cosciente, la propria bussola, la propria coscienza, che ci aiuterà a navigare tra Scilla e Cariddi, tra il vortice dell’opinione pubblica, le intellettualizzazioni personali, le menzogne e gli inganni che troviamo nel mondo, e le scogliere rocciose di una visione sempre più materialistica dell’essere umano e del mondo.
La coscienza è buona volontà attiva.
L’antroposofia ci ricorda ciò che è buono e ci fa comprendere ciò che è male. Solo attraverso questa conoscenza possiamo aiutare noi stessi a diventare esseri umani liberi, e solo attraverso Cristo possiamo diventare veramente umani.

Ecco perché queste forze demoniache hanno dovuto entrare nell’evoluzione del mondo e nelle nostre anime!
Solo attraverso il discernimento tra il bene e il male possiamo trovare il Cristo, che è la nostra destinazione.
Il mondo in generale dovrà sviluppare l’anima cosciente, la bussola – la conoscenza di ciò che è buono e umano, vedendo il comportamento disumano e i suoi orrori e mali. Solo in questo modo coloro che non accettano lo spirito potranno sviluppare un senso interiore per ciò che è umano e buono. Tutti i vecchi costrutti non possono più dare alle anime di oggi alcuna direzione dall’esterno: essa deve venire dall’interno. In un modo o nell’altro deve venire attraverso uno sforzo cosciente: o riconnettendosi consapevolmente allo spirito per riconoscere il male, o sperimentando consapevolmente lo spirito attraverso la sofferenza del male.
Rudolf Steiner diceva che alla fine del XX secolo saremmo entrati nell’era della settima tromba, che è il tempo del “terzo guaio”, descritto nel Libro dell’Apocalisse, per quanto riguarda l’era dell’anima cosciente.
La settima tromba annuncia un tempo di intense difficoltà e angoscia, un periodo di intense sofferenze per coloro che hanno rifiutato Dio. Perché solo così l’anima può diventare cosciente.
Questo non deve renderci tristi, né farci sentire disperati o spaventati, ma deve entusiasmarci ancora di più a diventare il più umani possibile, a portare Cristo il più possibile in tutto ciò che facciamo, in ogni aspetto della nostra vita, perché questo risplende da noi verso coloro che ci circondano e può essere l’ancora di salvezza di cui hanno bisogno per ritrovare l’orientamento.
In mare esiste un codice che tutti i marinai osservano e non ho mai visto da nessuna parte un tale spirito di fratellanza. Un marinaio, indipendentemente da dove si trovi, da dove stia andando o da cosa stia facendo, si fermerà sempre per aiutare un altro marinaio in difficoltà. A un marinaio non importa nulla della razza, del credo, del denaro, del colore della pelle, della religione o delle convinzioni politiche. Un marinaio in mare è un marinaio e se un collega ha bisogno di aiuto, si ferma, cambia rotta e agisce per aiutarlo, anche a rischio della propria vita. Non ci pensa due volte.
Oggi siamo tutti a diversi livelli di sviluppo, abbiamo tutti un karma, abbiamo tutti destini diversi. Ma siamo tutti marinai che navigano nei mari della vita. La nostra coscienza, essendo un elemento di volontà pensante, ci spinge alla giusta comprensione dell’azione giusta. Il marinaio che aiutiamo potrebbe allontanarci dalla rotta che pensavamo di seguire, ma una volta arrivati ci rendiamo conto che la rotta giusta è sempre il Cristo nell’altro.
L’altro è colui verso cui abbiamo sempre navigato!
Con amore e profondo rispetto per gli oceani che dovete attraversare,
Namaste,
Tradotto dall’inglese da Piero Cammerinesi per LiberoPensare
Adriana Koulias è nata nel 1960 a Rio de Janeiro, in Brasile. All’età di nove anni la sua famiglia è emigrata in Australia.
Nel 1989 Adriana ha iniziato a studiare Antroposofia, Filosofia e Storia e ha intrapreso una carriera artistica, vendendo opere a varie gallerie d’arte e partecipando a diverse mostre miste. Autrice di diversi romanzi tra cui tradotti in italiano: Il segreto della sesta chiave, Il tempio del Graal, I custodi del Graal.
Oggi Adriana tiene regolarmente conferenze su storia, filosofia e scienze esoteriche. Ha due figli e vive a Sydney.