Cent’Anni dopo, tra Disfatta e Resurrezione

di Piero Cammerinesi

Se vi aspettate un articolo di celebrazione acritica potete anche terminare qui la lettura di queste note. Tanto in questi giorni troverete dovunque di tutto e di più sul centenario della scomparsa di Rudolf Steiner.

Perché qui voglio parlare di qualcosa di meno esaltante ma di più direttamente collegato al reale svolgimento dei fatti e sopratutto alla nostra vita, in modo da andare oltre l’analfabetismo selettivo che regna sia tra gli adoratori che tra i detrattori di Rudolf Steiner.

Infatti, per quanto mi riguarda, le domande che mi pongo – e alle quali vorrei cercare di rispondere –  in questo storico appuntamento con il secolo trascorso dalla morte di Rudolf Steiner sono:

1 – Perché è morto nel momento e nel modo in cui è morto?

2 – Che ne è stato della sua missione a cent’anni dalla scomparsa?

3 – Cosa chiede oggi a me – non alla Società Antroposofica o al mio Gruppo di studio, ma a me – questo anniversario?

 


QUI SOTTO IL LINK PER ASCOLTARE LA LETTURA DI QUESTO ARTICOLO:

 


 

1 – Perché è morto nel momento e nel modo in cui è morto?

Diciamo anzitutto che la morte prematura di Rudolf Steiner gli ha impedito di portare compiutamente a termine la sua missione.

Una serie di colpi, dall’incendio del primo Goetheanum nella notte di San Silvestro del 1923 alla profonda delusione per il comportamento dei suoi discepoli, alla presa in carico karmica della Società Antroposofica, sino all’avvelenamento sono stati tali da minarne la pur straordinaria tempra.

ACQUISTALO QUI

Passiamo in rapida rassegna le fasi dell’ultimo periodo della sua vita.

Dopo la prima guerra mondiale Steiner aveva compreso che il mondo spirituale aveva ritirato la missione di portare la scienza dello spirito nel mondo dai popoli germanofoni, affidandola ai popoli di lingua inglese.

Per questo motivo aveva trascorso buona parte degli anni 1922 e ’23 in Inghilterra, spesso lasciando perplessi e delusi gli antroposofi dell’Europa centrale che lo videro pochissimo in quegli anni.

La situazione interna della Società antroposofica si andava deteriorando sempre più, tanto che nell’autunno del 1923, Steiner fu obbligato a riconoscere che poche persone, anche tra quelle a lui più vicine, erano in grado di comprendere quanto lui cercava di portare nel mondo.

Di fatto in quell’anno la Società aveva perduto la sua coesione interna e bisognava correre rapidamente ai ripari. Si decise di creare delle Società nazionali nei vari Paesi e una Direzione centrale che le avrebbe guidate a livello internazionale.

In quell’autunno del 1923 Steiner visse una profonda prova dell’anima.

Di fronte al degrado della situazione pensò di tagliare i legami con la Società antroposofica e ritirarsi con il piccolo circolo dei suoi allievi più avanzati, in una scuola di saggezza dei Misteri.

Di uno di questi circoli – lo Jugendkreis – ho già parlato diffusamente in tre precedenti articoli: qui, qui e qui.

Furono Marie Steiner-von Sivers ed Ita Wegman – a supplicarlo di non abbandonare la Società Antroposofica.

L’alternativa che gli si pose era, allora, fare qualcosa che non era ancora mai stato fatto nella storia spirituale dell’umanità: disvelare pubblicamente i Misteri.

Una scelta che gli avrebbe scatenato contro tutte le potenze retrograde che intendono celare conoscenze segrete per servirsene egoisticamente. Una scelta che, per aver successo, avrebbe richiesto un’organizzazione i cui membri avrebbero dovuto impegnarsi in una lealtà e fedeltà assolute.

Rudolf Steiner avrebbe dovuto trasformare la Scuola dei Misteri che gli era stata affidata nel 1904 in un’istituzione pubblica aperta a tutti. Per far ciò avrebbe dovuto far parte lui stesso della Società – cosa che sino a quel momento non aveva mai voluto fare – prenderne la direzione e rifondarla.

 

Rudolf Steiner impietrito di fronte alle rovine fumanti del primo Goetheanum

Una decisione di questo genere richiedeva che la divulgazione del contenuto dei Misteri venisse accettata dagli esseri divini che li ispirano. Per questo Steiner non prese posizione sino agli ultimi giorni prima del Convegno di Natale, nel Dicembre 1923.

La scelta – che avrebbe influenzato fortemente gli eventi del mondo – fu di puntare sui membri della Società. Avrebbe rotto con la tradizione sacra dei Misteri rivelandoli al pubblico.

A tal fine era però necessaria, come si è detto, una radicale trasformazione della Società Antroposofica Universale di cui egli prese dunque la direzione, richiedendo però ai membri di accettare senza riserve la sua scelta nella formazione della nuova Direzione che doveva essere una Direzione esoterica.

ACQUISTALO QUI

Un Vorstand esoterico costituito, oltreché da lui stesso, da Marie Steiner, Ita Wegman e Edith Maryon.

Purtroppo – per motivi che sarebbe troppo lungo esporre in questa sede – nessuna di queste tre individualità accettò l’incarico proposto da Steiner.

L’obiettivo, estremamente ambizioso, ma anche assai rischioso, era quello di poter – un unicum nella storia delle comunità spirituali – continuare a dirigere la Società anche una volta che lui stesso avesse oltrepassato la soglia grazie a persone – iniziate o in via di conseguire l’iniziazione – in grado di trasmettere le sue indicazioni.

Una conferma di ciò può essere trovata nella – altrimenti difficilmente comprensibile – affermazione di Rudolf Steiner nel suo ultimo discorso del 28 Settembre 1924:

Se entro i prossimi tempi tale pensiero di Michele diverrà vivente, almeno in un gruppetto di quattro volte dodici uomini e vivrà in quattro volte dodici uomini, che però possano venire riconosciuti come tali non da se stessi, ma dalla Direzione del Goetheanum in Dornach, se in questi quattro volte dodici uomini si saranno creati dei condottieri, dei capi, per la disposizione dell’anima rispondente alla festa di Michele, allora potremo guardare con fiducia alla luce che ad opera della corrente di Michele, per effetto dell’attività micaelita, si diffonderà nel futuro in tutta l’umanità.

Vale a dire: riconosciuti da Rudolf Steiner, l’unica Direzione esoterica responsabile dell’azione micaelita sulla Terra.

Il dado era tratto, ma le potenze dell’Ostacolo non fecero attendere la propria reazione.

Solo pochi giorni dopo, alla fine del Convegno di Natale, in un festeggiamento nella Schreinerei [Falegnameria NdT], Rudolf Steiner venne avvelenato.

Come fu possibile questo evento?

Verosimilmente venne reso possibile dalle inadeguatezze umane delle persone più vicine a lui, inadeguatezze utilizzate dalle potenze avverse.

Da quel momento tutta la missione spirituale di Steiner fu in pericolo, dato che avendo egli collegato il proprio karma a quello della Società –  ormai fusa con il Movimento – dovette pagare il prezzo delle inadeguatezze ed incapacità degli antroposofi.

Ogni Iniziato, in fondo, conta tra i suoi un Pietro, un Giovanni ma anche un Giuda

Rudolf Steiner di front alla statua lignea del Rappresentante dell’Umanità

Ecco la risposta quindi alla domanda da cui siamo partiti: la morte prematura di Rudolf Steiner è dovuta al fallimento dei membri della Società nel rendere il movimento esotericamente operante.

Tutto questo emerse con sempre maggior chiarezza dopo la scomparsa di Steiner con il terribile periodo delle “purghe” in cui la Società si frantumò in avverse fazioni realizzando il tradimento finale nei confronti del grande Iniziato.

Narra Adelheid Petersen che un giorno Steiner le disse:

Potrebbe accadere che un giorno l’antroposofia si debba staccare dalla Società Antroposofica. Non dovrebbe avvenire, ma ci sarà codesta possibilità. Quando io non sarò più qui, ci sarà una intellettualizzazione della Società antroposofica. Questo è un grande pericolo, poiché significa il ristagno di tutto il movimento. Perciò è così importante la giusta cura del lavoro esoterico interno. Ma a questo scopo si deve conoscere la realtà degli Esseri superiori.

ACQUISTALO QUI

Vale la pena ricordare anche questo resoconto di Ita Wegman di una conversazione che ebbe con Steiner:

Un giorno Rudolf Steiner mi disse che i demoni contrari a Michele si stanno preparando per impedire che la su Missione prevalga, e per distruggerla. Questi demoni nascondono le loro intenzioni e solo gli uomini possono strappare ad essi i loro segreti. Solo gli uomini possono avere la conoscenza dei segreti dei demoni. Gli Dei attendono che questi segreti vengano loro portati incontro dagli uomini e sono solo gli Dei che possono a loro volta svelare questi segreti dei demoni per gli uomini. Attraverso i segreti attirati dai demoni e offerti agli Dei dagli uomini, le azioni sinistre di questi demoni vengono scongiurate, in modo che dove l’oscurità ha prevalso, la luce spirituale possa irradiare di nuovo. 

Questi demoni anti-Michele erano, secondo Rudolf Steiner, alacremente all’opera e minacciavano arrogantemente di affermarsi se l’impulso di Michele, che è intervenuto con tanta potenza, non avesse potuto prevalere.

La mia domanda carica di angoscia allora fu:

“Cosa accadrà se questo impulso non avrà successo?”

E la sua risposta fu:

“Allora il Karma avrà il sopravvento.”

Steiner aveva dunque affermato a chiare lettere che se l’uomo non avesse compreso quello che era il compito della civiltà, allora sarebbe intervenuto il destino e, guardando indietro, ci sono pochi dubbi che le cose si siano svolte esattamente in questi termini.

Ora, dopo aver visto come l’inadeguatezza di coloro che avrebbero dovuto difendere lui e la sua missione dagli attacchi delle forze dell’Ostacolo, favorendone invece la prematura scomparsa, passiamo ora alla seconda domanda.

 

2 – Che ne è stato della sua missione a cent’anni dalla scomparsa?

Nonostante i suoi propositi – espressi letteralmente sino al giorno prima della morte – di riprendere il lavoro e la sua incrollabile energia interiore, le sue forze erano ormai al lumicino, tanto da rispondere – ormai sul letto di morte – alle angosciose preoccupazioni di Ita Wegman sulla prosecuzione della missione di Anthropos Sophia:

Se ne riparlerà tra 100 anni ed allora sarà il karma ad intervenire.

In una conversazione privata disse a Günther Wachsmuth che in futuro non gli sarebbe stato persino più concesso di entrare nel Goetheanum.

Interessante notare, poi, come le parole che Rudolf Steiner avrebbe pronunciato nel corso dell’incontro sul piano spirituale che ebbe con la sua discepola ed amica veggente Johanna von Keyserlingk dopo la sua morte, acquistino un valore altamente profetico:

Il mio lavoro è finito. Quello che potevo dare alle persone che erano pronte, l’ho dato. Me ne vado, perché non ho trovato orecchie che potessero ascoltare la parola spirituale dietro la parola. Me ne vado, perché non ho trovato occhi che potessero vedere gli spiriti dietro le immagini della Terra. I Misteri rimarranno nascosti fino al mio ritorno. Tornerò e rivelerò i Misteri quando sarò riuscito a creare un altare, un luogo di culto per le anime umane, nei mondi dello spirito. Allora tornerò. Allora continuerò a rivelare i Misteri.

Come si è visto, quando gli venne reso impossibile proseguire la sua attività sulla Terra, Rudolf Steiner, il 30 Marzo 1925, abbandonò il piano fisico.

 

Non potendo restare collegato dal mondo spirituale con un’organizzazione terrena, è evidente che il movimento antroposofico doveva – e deve ancor oggi – affrontare questa prova mediante il lavoro delle singole persone che hanno incontrato Anthropos Sophia nella propria esistenza.

E questo è il senso della Pietra di Fondazione, donata come seme di continuità della sua missione a tutta l’umanità.

Come affermò anche Ludwig Polzer-HoditzSteiner da allora è in grado di essere in collegamento con le  singole anime umane, di guidarle, se esse sono attive nel senso da lui indicato.

Monumento funebre di Rudolf Steiner

Come egli sottolineò più volte, anche in riferimento alla formazione dei circoli esoterici giovanili (Jugendkreis) le comunità sulla Terra saranno in grado di formarsi solo con difficoltà ed in conformità al karma individuale.

Pertanto la sua attività sulla Terra è collegata con il sorgere ed il fiorire delle comunità spirituali, con il loro impegno esoterico, in attesa che la sua promessa di ritornare dopo cento anni si manifesti.

In coloro che, secondo quanto sperimentarono nel mondo spirituale al principio del quindicesimo secolo e al principio del diciannovesimo, sono in grado di accogliere l’antroposofia con vera dedizione di cuore, che possono legarsi con l’antroposofia, vive l’impulso a far ritorno sulla Terra alla fine del secolo ventesimo con tutti gli altri che da allora non vi tornarono più. Per allora, dalla spiritualità antroposofica sarà stato preparato ciò che dalla comunità di quelle anime dovrà venir attuato come piena manifestazione di quel che fu soprasensibilmente preparato dalle correnti delle quali abbiamo parlato.L’antroposofo dovrebbe accogliere tutto questo nella sua coscienza, dovrebbe rendersi conto di come egli sia chiamato a preparare fin d’ora la spiritualità che sempre più dovrà diffondersi fino al momento culminante in cui i veri antroposofi saranno di nuovo presenti alla fine del secolo ventesimo, insieme alle altre anime.(Rudolf Steiner, Considerazioni esoteriche sui nessi karmici Volume III, 28 Luglio 1924).

3  – Cosa chiede oggi a me – non alla Società Antroposofica o al mio Gruppo di studio, ma a me – questo anniversario?

Siamo giunti all’ultima questione: cosa mi chiede oggi questo evento? Certamente non solo di godere della comfort zone delle rivelazioni generosamente donate da Rudolf Steiner nel corso della sua vita.

Forse, innanzi tutto, di indagare su qual era – e qual è oggi – il compito  di chi si è collegato ad Anthropos Sophia?

ACQUISTALO QUI

E, magari, anche di comprendere quali sono ancor oggi i problemi irrisolti costituiti dalle sue profezie?

Ad esempio quella secondo la quale alcuni antroposofi sarebbero tornati sulla Terra dopo gli anni ’50 del secolo scorso o quella della culminazione dell’Antroposofia alla fine del ‘900, collegata alla prevista grande battaglia per le sorti dell’umanità…

In fondo, l’esortazione Uomini possano udirlo – tre volte ripetuta alla fine delle prime tre sezioni della Pietra di Fondazione – ci indica proprio questo. Mi appare, infatti, assolutamente valida non solo per la situazione di allora ma anche per quella di oggi…

L’entità altissima che ha attraversato le incarnazioni di Aristotele, Tommaso d’Aquino e Rudolf Steiner ha sempre accompagnato l’umanità attraverso le sue trasformazioni fondamentali; Aristotele nel passaggio dall’anima senziente all’anima razionale, Tommaso d’Aquino in quello dall’anima razionale all’anima cosciente e Rudolf Steiner nel passaggio dalla prima fase dell’anima cosciente (scientifico-naturale) alla seconda (scientifico-spirituale).

Allo stesso modo per me – e per molti di noi – l’incontro con questa entità ha rappresentato – o avrebbe dovuto rappresentare – una trasformazione radicale dell’esistenza.

Un passaggio paragonabile a quello che quotidianamente sperimentiamo dal sonno alla veglia.

Come scrive Adriana Koulias, una delle personalità più spiritualmente libere che ci accompagnano in quest’epoca terribile e splendida ad un tempo:

Ciò che Rudolf Steiner inviò nel cosmo cento anni fa, quando pose la Pietra di Fondazione dell’Amore nelle nostre anime durante il Convegno di Natale, sta tornando come un’eco piena di contenuto spirituale. Contenuto che è stato aggiunto dalle nove sagge Gerarchie.
Ora sta a noi portarlo nelle nostre anime e unire e infondere ciò che sta tornando con l’amore, che è la fonte di tutta la buona volontà, dell’entusiasmo e del pensiero chiaro. Sia i platonici che gli aristotelici possono unire la saggezza e l’amore nelle loro anime per portare armonia nel loro karma reciproco.

Perché solo uniti possiamo sperare di vincere la battaglia che si sta combattendo per l’anima umana – per salvare l’umanità dalle grinfie di tutto ciò che sta preparando l’incarnazione di Arimane.

Questo, in collegamento con quanto scritto sopra mi – mi, perché sono Io il centro del mondo in termini di azione consapevoledeve portare a sperimentare in profondità il senso di questo centenario che rappresenta, da una parte, la cifra di una disfatta e dall’altra quella di una promessa di resurrezione.

Ma tale resurrezione deve essere in primo luogo la mia resurrezione, l’opportunità di mantenere la promessa che ho fatto al mondo spirituale quando ho ri-conosciuto nel mio animo di appartenere alla Scuola di Michele.

Il morso del drago non cicatrizza…

era solito affermare Massimo Scaligero alludendo all’impegno preso nei confronti del mondo spirituale.

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo!

Facebook
Pinterest
Twitter
Email
Telegram
WhatsApp

Ti potrebbero interessare:

it_IT

Accedi al sito

accesso già effettuato