Esperienza Musicale e Suono Elettronico

Screenshot 2023 05 16 At 18.32.08

Rispetto alle altre arti, la musica ha una propria caratteristica distintiva. Pittura, scultura, architettura, richiedono materia, da plasmare o per raffigurare, e l’opera prodotta resta nello spazio. La musica scorre nel tempo dell’esecuzione e subito svanisce.

Essa è in grado di penetrare così profondamente nell’essere umano proprio perché non ha un “corpo fisico”. La musica risuona nel nostro sentire interiore, non nell’attività pensante, e i sentimenti agiscono in una sfera nella quale la consapevolezza è più attenuata.

La quasi totalità della musica che ascoltiamo oggi è registrata, proviene da fonte elettronica, è onnipresente e la sua diffusione è talmente pervasiva che diventa importante chiedersi quali effetti essa produca sull’essere umano. Non mi riferisco al volume, al tipo di musica ascoltata, neppure alla qualità tecnica della diffusione, ma a qualcosa di più profondo.

Se utilizziamo mezzi e strumenti della scienza ufficiale, se ci basiamo sull’udito e ci limitiamo a misurare frequenze sonore, può sembrare che non ci siano differenze apprezzabili tra un suono emesso da uno strumento musicale, o dalla voce, e lo stesso suono riprodotto, ad esempio, da un impianto stereo. Concluderemo che producono la stessa esperienza musicale. Anzi, un fisico, un fisiologo, potrebbero sostenere che il suono elettronico è in grado di provocare una esperienza musicale più intensa e profonda, in quanto è più “pulito” e possiede una migliore qualità tecnica.

Cercherò quindi di rispondere a due domande:

  1. Cosa dobbiamo intendere per esperienza musicale?
  2. Il suono acustico e il suono elettronico producono nell’uomo la stessa esperienza musicale?

Per penetrare davvero in profondità nell’argomento dobbiamo rivolgerci ad una scienza spirituale, che con lo stesso rigore e precisione che informano (o dovrebbero informare…) la scienza naturale nell’indagine sul mondo accessibile ai sensi, sappia far emergere altri aspetti, quelli che essa ignora, o combatte; aspetti che concernono un mondo non direttamente accessibile ai sensi, aspetti qualitativi, non misurabili, di cui però l’anima umana può fare esperienza, aspetti almeno altrettanto importanti rispetto ai primi.

Sentiamo dunque Rudolf Steiner su questo argomento:

L’esperienza musicale è basata sul sentire. Il contenuto della struttura musicale vive però nella rappresentazione che viene trasmessa mediante le percezioni dell’udito. Attraverso che cosa nasce l’esperienza musicale nel sentimento? La rappresentazione del suono che è basata sull’organo dell’udito e sul processo dei nervi non è ancora l’esperienza musicale.

Quest’ultima nasce in quanto nel cervello il ritmo del respiro, nella sua continuazione fin dentro questo organo, si incontra con ciò che è avvenuto grazie all’orecchio e al sistema dei nervi. L’anima vive ora non in ciò che ha solo udito e si è rappresentata, ma vive nel ritmo della respirazione; essa sperimenta ciò che viene liberato nel ritmo della respirazione per il fatto che in un certo senso quel che avviene nel sistema nervoso si imbatte appunto nella vita ritmica.” (Enigmi dell’anima, o.o. 21, ed. Antroposofica 2009, pag. 117).

Grazie a questo primo ampliamento di visione, cominciamo a comprendere che per avere una vera, profonda esperienza musicale è richiesto non solo un organo uditivo e un processo nervoso, ma anche il ritmo respiratorio.

Mentre lo scienziato materialista attribuisce il sentire, in questo caso l’esperienza musicale, solo alla sfera neuro-sensosiale, lo scienziato spirituale cerca l’essenza del fenomeno e la trova, in questo caso, nel ritmo respiratorio:

“[L’anima]… sperimenta ciò che viene liberato nel ritmo della respirazione per il fatto che in un certo senso quel che avviene nel sistema nervoso si imbatte appunto nella vita ritmica.”

Rudolf Steiner non si riferisce qui alla frequenza del respiro, ma al suo significato archetipico; la respirazione come alternanza ritmica che ripropone l’evoluzione cosmica nel microcosmo uomo; il respiro come collegamento col mondo sovra-sensibile; il respiro come sfera centrale (insieme al cuore) dell’organismo triarticolato, mediatore tra nervi e sensi, da un lato, e ricambio e metabolismo dall’altro.

La differenza tra rappresentarsi un suono e provare una esperienza musicale è enorme, anche se di primo acchito i due processi sembrano simili o addirittura sovrapponibili. Sentiamo ancora Rudolf Steiner:

Questo modo di pensare non riconosce quindi al sentimento alcuna autonomia nella vita dell’anima, vede in esso soltanto una proprietà del rappresentare; la conseguenza ne è che esso fa reggere dai processi nervosi non solo la vita delle rappresentazioni ma anche quella dei sentimenti. Per tale modo di pensare, la vita dei nervi è la parte corporea alla quale è ascritta l’intera attività animica. In sostanza però quel modo di pensare si basa sul fatto di pensare inconsciamente già in anticipo quello che si vuole trovare. Considera dell’animico soltanto ciò che è in relazione con i processi dei nervi, e per questa ragione deve vedere come non esistente in modo autonomo ciò che non può venire ascritto alla vita dei nervi, cioè il sentire; lo considera come semplice caratteristica del rappresentare. Se con i nostri concetti non ci lasciamo portare in tal modo verso una direzione sbagliata, risulterà in primo luogo chiaramente, a una osservazione animica spregiudicata, l’autonomia della vita dei sentimenti; e in secondo luogo la rivalutazione aperta delle conoscenze fisiologiche ci procurerà il concetto che il sentire va ascritto al ritmo della respirazione. (ibidem pag. 119).

 

 

Ma “l’osservazione animica spregiudicata(in corsivo nel testo originario) non è certo prerogativa della scienza attuale, anzi…

Occorre tenere ben presente la differenza tra la percezione del suono e la sua rappresentazione, in quanto, come ho detto all’inizio, appena il suono è udito, percepito, è già passato, ma resta a me legato, per cui me lo posso rappresentare. Nella sua Filosofia della Libertà Rudolf Steiner chiarisce bene questa differenza riferendosi alla percezione visiva di un oggetto e alla sua rappresentazione, ma il concetto vale in generale, quindi anche per il suono:

Durante la mia osservazione quell’immagine si è legata col mio sé; esso si è arricchito; il suo contenuto ha accolto un nuovo elemento. Io chiamo quell’elemento la mia rappresentazione dell’albero. Non sarei mai in grado di parlare di rappresentazioni se non le sperimentassi nella percezione del mio sé. Le percezioni verrebbero e andrebbero; io le lascerei passare. Solo per il fatto che io percepisco il mio sé e noto che con ogni percezione si modifica anche il suo contenuto, mi vedo costretto a mettere in relazione l’osservazione dell’oggetto col mio cambiamento di stato e a parlare della mia rappresentazione. (Cap.IV).

Si deduce allora, anzitutto, che l’esperienza musicale, come qui è intesa, è prerogativa solo umana, poiché solo l’uomo è in grado di rappresentarsi qualcosa, un oggetto o un suono. L’animale, ad esempio, non è in grado di trattenere un suono, esso scivola via, perché l’animale non percepisce se stesso; può provare piacere o fastidio o altre sensazioni ma non una esperienza musicale. L’esperienza musicale, quando è davvero tale, supera le sensazioni, tocca parti più profonde del sentire.

Essa è una esperienza autocosciente.

In conclusione di questo primo ragionamento, e in estrema sintesi, per lo scienziato materialista, l’onda sonora udita è tutto, e per lui la rappresentazione del suono è essa stessa l’esperienza musicale.

Lo scienziato dello spirito considera l’onda sonora necessaria per trasportare il suono udibile, l’involucro “fisico” del suono, la cui essenza immateriale, eterica, viene sentita dall’anima, e permette la vera esperienza musicale. Si veda la fig. 1:

 

fig. 1

L’esperienza musicale non è data dalle onde ma da ciò che esse contengono, ed è questo contenuto che, trasportato dalle onde, giunge al timpano, il quale trasmette la vibrazione all’orecchio medio, agli ossicini, suscita una vibrazione sottile di risonanza nelle corde vocali, poi passa nel labirinto dell’orecchio interno e nel liquido in esso contenuto.

Qui finalmente il suono, nella sua essenza, si libera del suo contenitore, assume una qualità eterea e mette ancora in risonanza il liquido cefalo-radicheo nel cervello, il quale respira in sintonia con la nostra respirazione, donandoci quella che definiamo esperienza musicale.

Nella fig. 2 si può vedere schematizzata la rappresentazione del suono come è vista dallo scienziato materialista, quella che lui definisce esperienza musicale:

 

 

fig.2

La differenza è sostanziale.

Se si pensa che la materia sia causante, che produca essa stessa coscienza, sentimenti, e che il cervello sprema pensieri come lo stomaco l’acido cloridrico, e dunque l’onda sonora udita e veicolata dai nervi sia tutto, allora l’esperienza musicale diventerebbe un processo pressoché meccanico, automatico, sempre meno umano, ben lontano dalle infinite gradazioni qualitative che essa può assumere, legata al sentire animico prettamente individuale.

Credo che con queste considerazioni la prima domanda abbia una risposta adeguata. Ma esse non rispondono ancora pienamente alla seconda, perché si potrebbe sostenere, pur accettando l’ampliamento della scienza spirituale, che il suono elettronico e quello acustico non necessariamente debbano produrre esperienze musicali diverse, in quanto entrambi seguono il percorso della fig. 1.

Ma è davvero così?

Entriamo allora nel merito e vediamo cosa accade quando tra un suono acustico e l’orecchio interponiamo qualcosa, una interfaccia che registra il suono (fig.3)

 

fig.3

Qui entriamo ancor più nel cuore del problema.

Il suono subisce una trasformazione qualitativa e la sua essenza (i pallini neri nella figura) viene perduta. Se la figura fosse a colori avrei disegnato, all’interna dell’onda sonora che esce dall’altoparlante (speaker) ed entra nell’orecchio, pallini di altro colore, es. rossi, perché il “vuoto” viene sempre riempito da qualcosa d’altro. Ma da cosa? Sentiamo ancora Rudolf Steiner:

Oggi [1925], soltanto una piccola minoranza sente i gravi compiti spirituali che ne risultano per l’uomo. L’elettricità, che dopo scoperta è stata esaltata come l’anima dell’esistenza naturale, deve essere riconosciuta nella sua forza che sta nel condurre dalla natura alla sub-natura. E l’uomo non vi deve scivolare assieme! (Massime Antroposofiche, o.o.26, ed. Antroposofica 1996, pag.224)

“L’uomo non vi deve scivolare assieme”. Ma dove è finito l’uomo?

Quando un musicista suona il suo strumento, vi è una corda o una colonna d’aria che vibrano, e tutto ciò è prodotto da una persona in quel determinato momento. Egli preme tasti o pizzica corde o immette aria che vibra in un’ancia ecc.; questi suoni vengono amplificati da una cassa armonica, in legno, ottone o altro materiale naturale. Il musicista non immette suoni meccanici, esprime il suo sentire individuale, unico, indipendentemente dalla sua abilità tecnica e musicale. Se lo stesso musicista eseguisse dieci esecuzioni successive dello stesso brano, esse sarebbero tutte diverse tra loro, non sovrapponibili.

Quando risentiamo quello stesso brano registrato dove è finita questa ricchezza di qualità umane? La perizia nella costruzione dello strumento, la qualità del materiale, la stagionatura del legno, l’interpretazione, la maestria del tocco ecc.? Vi è solo una lamina stimolata da impulsi elettrici, qualunque sia lo strumento. E soprattutto non c’è essere umano che suona in quel momento.

A chi obiettasse che in fondo non è gran cosa, perché anche se non è presente, il musicista lo è stato, risponderei che allora, siccome ieri ha mangiato, oggi dovrebbe ritenersi ancora soddisfatto e sentirsi sazio… Il paragone è attinente in quanto la musica “nutre” l’anima.

Le forze sub-naturali, elettromagnetiche e atomiche, quelle che oggi si esprimono in particolare nella intelligenza artificiale, stanno esautorando sempre più l’essere umano, ritenuto nel migliore dei casi inadeguato, e nel peggiore parassita pericoloso, per l’ambiente e per gli altri, da “migliorare”, da modificare, da curare, da “normalizzare”.

La perfezione tecnologica raggiunta oggi è tale che un suono acustico e un suono elettronico sembrano simili, pressoché uguali. Ma come non confondiamo un paesaggio percepito direttamente da una sua foto, seppure ad alta definizione, come non dovremmo farci ingannare dall’aspetto e dal gusto “quasi uguale” di una mela biodinamica e una OGM, così non dovremmo confondere un suono, una musica acustica e una registrata e riprodotta elettronicamente.

Possiamo dimostrare questa differenza? Si, possiamo. Come?

Per una scienza spirituale il “laboratorio” è l’uomo stesso, proprio quello che la scienza materialistica deve per forza escludere dagli esperimenti.

Proviamo allora ad ascoltare un concerto in un auditorium e, tornati a casa, ascoltiamo gli stessi brani da un impianto stereo, anche di ottima qualità. Ma l’ascolto, nell’un caso e nell’altro deve essere fatto non come solitamente si ascolta musica, ma con una particolare attenzione rivolta esclusivamente al proprio interno, alla propria anima. Si comincerà allora a sentire la differenza qualitativa tra le due esecuzioni.

Ho spesso proposto questa esperienza nei laboratori musicali, con un pianoforte e una registrazione. Suonando lo stesso brano, stesse note, la quasi totalità dei partecipanti ha cominciato a percepire la differenza.

Che fare allora concretamente? Come sempre, non c’è nulla da distruggere, solo aggiungere ciò che manca.

La sub-natura deve essere capita come tale. Potrà venir capita solo se l’uomo, nella conoscenza spirituale, salirà alla natura superiore extra-umana per lo meno altrettanto, quanto con la tecnica è disceso (ibidem).

Nella fig. 4 ho cercato di esemplificare una possibile soluzione.

 

Fig.4

Ad ogni passo in discesa possiamo contrapporne uno in salita. Vincere la pigrizia di frequentare le occasioni in cui vi è musica dal vivo: concerti bande musicali, cori vocali ecc. Suonare uno strumento acustico, non importa quale e non importa come; ai bambini noleggiamo un pianoforte acustico, anche di bassa qualità, piuttosto che una tastiera elettronica con i suoi effetti speciali.

Il suono digitalizzato segna una tappa fondamentale nella discesa nella sub-natura; qui il suono viene frammentato, letteralmente distrutto, destrutturato, e ricomposto alla velocità della luce. L’orecchio non lo percepisce, anzi sembra un suono “pulito”, ma l’anima lo sente questo processo. Le forze, o meglio gli “esseri” dell’ostacolo qui sono potenti e dobbiamo innalzarci di più, ad esempio con un lavoro meditativo sugli intervalli musicali (argomento che merita uno scritto a parte).

Infine, la musica prodotta da algoritmi, che segna la totale scomparsa del musicista. Questo è il compito più difficile, creare musica “nuova”, e questo spetta a chi ne possiede il talento.

Operando in questa direzione, lentamente si sente sempre più dentro di sé una insoddisfazione nell’ascoltare musica registrata, e contemporaneamente aumenta la voglia di ricercare musica dal vivo, ci si rassegna sempre meno a quello che “passa il convento”.

Con questi pensieri possiamo anche esprimere maggior gratitudine (anche economica…) al suonatore di fisarmonica, di violino o di sassofono che incontriamo in strada o nella metropolitana, perché ci nutre di suoni “vivi”, al di la della sua perizia musicale, e ci ricorda inoltre che possediamo tutti uno strumento musicale.

La voce! E chi si ritiene stonato? Beh! Magari può canticchiare a bassa voce, in bagno…

Sergio Motolese   


Sergio Motolese, musicista.
L’incontro con l’antroposofia di Rudolf Steiner gli ha consentito di integrare le esperienze musicali con quelle acquisite in vari ambiti concernenti la salute.
Negli ultimi anni si è occupato in particolar modo degli effetti del suono elettronico e dell’informatica digitalizzata sull’essere umano.
E’ diplomato  presso la LUINA (Libera Università di Naturopatia Applicata). Tiene laboratori musicali, conferenze, incontri, seminari, gruppi di studio.

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo!

Facebook
Pinterest
Twitter
Email
Telegram
WhatsApp

Ti potrebbero interessare:

it_IT

Accedi al sito

accesso già effettuato