Geometria di una Nuova Curva: Il Serpente Antico che Vivifica

Snakecross

Il mito del serpente

“Voi però siate furbi come serpenti e semplici come colombe”.

Inizierò da questa raccomandazione di Gesù detta in precedenza perché nella storia del mito del serpente troviamo quello che lo personifica, il  Serpente Piumato. Venerato da Maya e Aztechi, è una delle più antiche divinità mesoamericane. Le sue origini sono incredibilmente antiche, più di quanto potessero essere ritenute secondo le indagini archeologiche moderne.

 

Illustrazione 1: Il miracolo del serpente di bronzo. (particolare) Bronzino (1503-1572)

Teotihuacan, nel Messico Centrale, edificato intorno al 200 d.c. è uno dei primi templi a lui dedicati. Tutto ha avuto origine, secondo l’ipotesi più accredidata, dal culto di Quetzalcoatl, un eroe, non si sa se successivamente divinizzato o nato già con natura divina. Tuttavia è certo che fu anche sacerdotale e, forse, re. Di qui si sviluppa la teoria dell’archeologa  Laurette Sejournè, molto edotta di esoterismo e simbolismo a differenza di altri ricercatori come lei che brancolavano nel buio, per illuminare i reperti degli scavi  a Teotihuacan negli anni “60.

Questo è importante perché in questo saggio, questo ricorso avrà un significativo e importante ruolo.

Con Laurette Sejourné emerse così, suo tramite,  il simbolismo esoterico di Quetzalcoatl e la sua dottrina escatologica del Serpente piumato che illumina a giorno la citata frase di Gesù del quinto vangelo di Tommaso:

Voi però siate furbi come serpenti e semplici come colombe”.

Nasce con Quetzalcoatl il mitico primo maestro spirituale apportatore di civiltà (una sorta di Prometeo). Con lui le radici dell’Ego peccaminoso viene vinto per far trascendere la materia che ridiviene Luce. Quetzalcoatl è come un re casto ma accade che sotto l’effetto dell’ubriachezza, commette un peccato carnale. Si pentisce e si dà la morte facendo di sé un rogo per espiare la sua colpa. Altri miti, lo vedono discendere agli Inferi in forma di coyote dove ruba delle ossa preziose capaci della ricreazione umana. Questo atto dovette essere il quinto tentativo dopo 4 distruzioni del mondo, definito l’epoca del Quinto Sole. E fu la nuova vita del genere umano, la rinascita del tempo, il Movimento, con i suoi cicli dopo le precedenti catastrofi.  

Facile a immaginare che il Serpente Piumato si accomuna alla funzione del Cristo nel cristianesimo, entrambi portatori di un messaggio di speranza e salvezza per la particella celeste che ha preso forma umana in questo mondo. Ma molto c’era da fare ancora per la creazione umana in abbozzo, al tempo di  Quetzalcoatl. 

Simbolicamente il serpente passa attraverso la parte negativa del mondo e, si rigenera nel massimo grado della positività, divenendo il sole, donatore di vita. Lo abbiamo visto con  Quetzalcoatl il mitico primo maestro spirituale apportatore di civiltà, il Serpente piumato.

Si tratta di una rigenerazione che accomuna altre religioni cosa che probabilmente risiede 

nella trasposizione mitologica di un evento biologico tipico di tutti i rettili con l’esuviazione (o muta). Il serpente, crescendo, perde completamente la pelle vecchia, lasciandola appesa a un ramo o a una roccia, mostrandosi con una nuova pelle, più lucida e bella. Di qui la credenza popolare che nei rettili risiedesse il segreto dell’immortalità con la sua continua rigenerazione.

Già nella Bibbia ebraica (Tanakh) il serpente del Giardino dell’Eden tentò Eva con la promessa della conoscenza proibita, convincendola che nonostante il monito di Dio, non ne sarebbe risultata la morte. Il serpente è identificato con la saggezza: 

Ora il serpente era il più astuto di tutte le fiere dei campi che il Signore Dio aveva fatto” (Gn 3,1). 

In ultima analisi si riesce a capire la lunga via dei “serpenti” del male e del bene (il famoso albero biblico, come si sviluppa nel tempo. Quella di Quetzalcoatl era una di queste vie, ma anche la missione di Gesù, per certi versi è una di queste e lo si capisce da questa frase celebre del vangelo di Giovanni. Qui è Cristo che dialoga con Nicodemo, rispondendo a certe sue perplessità sulla rinascita col battesimo di acqua e fuoco:

E come Mosè innalzò il serpente, così pure fa d’uopo che sia innalzato il Figliuolo dell’uomo“».

Che vuol dire? Riprende la questione dell’aesiviazione (o muta) di tutti i rettili. Il serpente, crescendo, perde completamente la pelle vecchia, lasciandola appesa a un ramo o a una roccia, mostrandosi con una nuova pelle, più lucida e bella. E con Gesù è la trasposizione alla sua crocifissione sul Golgota: era il suo corpo che aveva preso su di sé i peccati del mondo e fu la sua morte. Ecco la pelle del serpente vecchio appesa sul un legno, che dopo tre giorni si rinnova con la resurrezione. E così fu anche per Quetzalcoatl messicano. Ma non mi sarei dilungato tanto sul “serpente” ideologico, di cui si fece carico Gesù il Cristo, per capire che il segreto della rinascita dell’uomo é proprio nel serpente.

Che cosa significa questo? Significa dover capire il senso del terzo segno dell’Apocalisse di Giovanni sulla bestia di terra.

Leggiamo il versetto Ap 13,11:

«Vidi poi salire dalla terra un’altra bestia, che aveva due corna, simili a quelle di un agnello, che però parlava come un drago.»

Non si è capito eppure è ben chiaro. Si parla nell’Apocalisse che è l’Agnello a risultare vittorioso sulla bestia ma come potrebbe? Eppure in questo versetto trapela la soluzione di questo mistero perché a un certo agnello spuntano due corna e parla come un drago.
E poi alla conclusione in Ap 13,16:18 leggiamo:

«Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d’uomo. E tal cifra è seicentosessantasei.»

Naturalmente non si è capito ancora e allora occorre ricorrere alla veggenza del filosofo austriaco Rudolf Steiner per comprendere definitivamente quando parla dell’ “Ottava Sfera“. E qui dovrei dilungarmi molto per dire delle cose che ho già detto in una saggio pubblicato di recente in “Libero Pensare” dell’amico Piero Cammerinesi che è questo : Il Porco Metà Uomo di Nostradamus – L’Occhio di Kiev“.  Perciò rimando il lettore a questo link e mi limiterò ad una sintesi per soffermarmi sulla presunta

«bestia, che aveva due corna, simili a quelle di un agnello, che però parlava come un drago» (Ap 13,11).

Ma prima aggiungerò dei chiarimenti che non ho fatto nel saggio suddetto.

«Dunque L’uomo si trova in una sfera di sviluppo – la quarta – in quanto è un essere-testa, e la sua vita si attua per mezzo del percepire sensorio e l’intelligenza ad esso legata. Ma questa è una delle sfere nella quale l’uomo vive: la sfera che segue  quella di Saturno, del Sole, della Luna: è quindi la quarta sfera, la Terra. Ma egli vive anche nella sfera degli Spiriti suoi creatori: gli Elohim-Potestà o Spiriti della Forma, i quali vivono nella loro ottava sfera, cioè in quella che, dopo le altre tre, l’uomo vivrà in futuro, cioè Giove, Venere e Vulcano. L’ottava sfera è loro propria come per l’uomo la quarta, e nella quale l’uomo vivrà dopo Vulcano. Solo che ora egli vive sia nella sua quarta che nell’ottava, la quale è sempre presente, come sono sempre presenti le tre sfere trascorse. Cosicché ci si può fare l’immagine dell’ottava sfera degli Spiriti della Forma e, dentro di essa, la Terra minerale nella quale vive l’uomo. In questa ottava sfera vive però anche l’Entità Ahrimanica, in quanto Ahriman è anch’egli uno Spirito della Forma. Si può così precisare l’immagine dicendo: l’uomo è divenuto intelligente, poiché Michele ha spinto gli Spiriti Luciferici nella sfera umana, nella testa umana.»1

A questo punto se vogliamo comprendere meglio dobbiamo pensare che quando si compì l’evoluzione della Luna, alla fine vi furono alcuni spiriti luciferici e ahrimanici che sottrassero, trattennero per sé stessi, qualcosa alla sostanzialità della Luna di allora. Strapparono della sostanza lunare agli Spiriti della forma edificando un piano, una dimensione, parallelamente a ciò che sarebbe dovuto venire dopo: a fianco della Terra. In questo modo Ahriman e Lucifero poterono così dispiegare il loro piano: sottrarre l’uomo all’evoluzione terrestre e attirarlo entro la loro evoluzione. Questa “loro” evoluzione non ha nulla in comune con i piani Divini.

Lucifero ed Ahriman vorrebbero far sparire l’attuale evoluzione, per fargli prendere tutt’altro corso. Come contrappeso di tale pericolo, all’inizio dell’evoluzione terrestre gli Spiriti della forma ordinarono l’espulsione delle forze lunari dalla Terra, e su questa massa fisico-spirituale venne a dimorare Jahweh, uno degli Spiriti della forma. Anche attualmente Egli vi soggiorna. Sarà anzi lo stesso spirito che in futuro provvederà a far si che la Luna rientri nella Terra. Da quella prospettiva Jahweh poté così contrastare l’azione di Lucifero ed Ahriman. Ma tale azione non esclude che vi possa essere una vittoria da parte degli «spiriti ostacolatori». Ma vediamo la figura di Jahweh che, per contrastare i piani di Ahriman e Lucifero rinuncia al suo stato di Elohim solare e si mescola nel mondo di Ahriman divenendo una sorta di “infiltrato”, ma in relazione al suo vecchio stato di spirito della forma ora è come un prigioniero.

Da parte mia non si può fare diversamente se si vuol penetrare il senso del sacrificio di Jahweh, considerato che vi si accompagna il sacrificio da lui disposto negli uomini strappandoli ad Ahriman ma col solo modo di farli morire, per conseguenza, questi sono veramente dei “prigionieri” in un mondo che non li agevola in modo assoluto, anzi il contrario. Ma questo non vuol significare che si tratta della morte corporale, perché si può essere morti da vivi. Cioè essere esclusi dalla vita, emarginati ma vivi interiormente in qualche modo: chi solo con la sua anima, chi con il corpo erotico e così via. Insomma essi non sono altro che i citati supporti della vita fisica per dar vita occulta a Jahweh e i suoi angeli del sacrificio.

Questo nell’ambito dei fatti esoterici: ricordando che, per esempio, la spada è l’operatore occulto dell’esoterismo, mentre il suo fodero è l’aspetto exoterico di una realtà di “infiltrati” in vita, una sorta di “zombi” buoni. Essi, non intravedono alcuna luce mentale per comprendere la ragione del sacrificio che riscontrano attraverso la loro sorte sempre avversa, proprio perché chi li dispone a tanto non può fornire loro alcuna spiegazione, ossia illuminarli. Egli è un “infiltrato” senza identità, senza alcun potere spirituale, addirittura senza possibilità di “ritorno” nel seno della luce degli Elohim solari. Nondimeno ci ritorna ma da Spirito per certi versi ahrimanico, cioè egli è sempre un Elohim in potenza ma apprende le conoscenze di Ahriman, quelle della scienza, indispensabile per vivere nella materia. Ahriman infatti ha questo scopo nel trasformare gli uomini annullando in loro la spiritualità. Ed ecco il passo è breve per intravederlo nella

«bestia, che aveva due corna, simili a quelle di un agnello, che però parlava come un drago» (Ap 13,11).

Ma c’è di più per avere quasi la certezza che la versione delle cose di Jahweh sia proprio questa. È Nostradamus che profetizza la figura di Jahweh in tre fasi trasformative di “bestia-agnello”, che lui definisce «porco metà uomo»

Cito di seguito tre quartine che lo ritraggono tratte dalle sue Centurie (tradotte dal francese dallo scrittore Renucio Boscolo):

N. I-64

«Di notte il Sole penseranno d’aver visto

Quando il porco metà uomo si vedrà,

Assordante canto, battaglia in Cielo confinato, iniziata,

E animali spaventosi la gente parlare udirà.»

* * *

N. III-34

«Quando il mancare del Sole allora sarà

Sopra il pieno giorno, il mostro sarà visto («il porco metà uomo»)

Tutto diversamente lo si interpreterà

Per costosità non ha guardia, per nulla non avrà provvisto.»

* * *

N. III-5

«Durante la lunga mancanza di due grandi Luminari

Che sopraggiungerà entro Aprile e Marzo

O qual rarità! Ma i due grandi debonnari (il Rebis « il porco metà uomo »)

Per terra e mare soccorreranno tutte le parti.»

 

Ritengo che il teatro degli avvenimenti apocalittici non sia effettivamente il nostro della vita quotidiana, ma un altro corrispondente del mondo astrale.

Meraviglia capire dalle suddette profezie che, se dapprima (nella I-64) il «porco metà uomo» è spaventoso, poi si rivela provvidenziale perché “soccorrerà” chi dovrà salvarsi dai cataclismi apocalittici (nella III-34 e III-5).

Come si spiega l’ambiguità di queste rivelazioni che normalmente vengono intese come di fatti terreni da venire, o che sono in corso d’opera?

È una confusione inevitabile che viene spiegata solo in termini esoterici.

Questi fatti, in primis racchiusi in un certo “interno”, inaccessibile fisicamente e limitato al mondo astrale, hanno bisogno dell’ “esterno”, per promuovere il suo sottrarsi alla vista, il loro restare celato. E facendo un esempio a livello simbolico, nella simbologia della spada, per esempio, essa rappresenta l’esoterico, mentre il fodero l’exoterico. Allora ha senso legare i possibili fatti astrali del «porco metà uomo», così come vengono descritti da Nostradamus, con corrispondenti fatti reali. E capire definitivamente che si parla di Jahweh.

Si dice a questo punto: “Parla del diavolo e spuntano le corna”, ovvero Jahweh metà bestia e metà uomo. Ed è una metafora per mettere in pratica le nozioni che Jahweh ha imparato a stare insieme ad Ahriman, come dire “Chi va con lo zoppo impara a zoppicare”. E allora vediamo quale nozione di matematica può esser affine ad Jahweh con la “pelle” di Ahriman sulle spalle. Si capisce che si tratta di qualche geometria che ha che fare con il serpente.


La curva ideata da Barbella

La curva ideata da Barbella, di cui si parlerà in questo capitolo, segue le regole di tutte le curve geometriche con un propria variabile che per questo caso è: 

r = 1 / cos (θ / 3)

llustr. 2: Curva che genera un quadrato.

ed è da questa curva che hanno origine i poligoni stellati regolari. 

Di seguito espongo alcuni esempi di questa curva, con grafici relativi alle figure di poligoni stellati più semplici e comuni: un quadrato, un esagramma e un pentagramma. 

Con l’illustr. 2 figura il caso della curva del quadrato, che si ricava così:

Si tracci il cerchio di raggio OE e si costruisca il quadrato ABCD.

Il punto E è l’inizio della curva in questione e il punto A individua ulteriormente la stessa curva. 

L’asintodo della curva, passante per il punto F, idealmente si congiunge all’infinito con la curva, dista dal centro O tre volte il raggio OE. 

La tangente della curva passante per il punto A incontra nel punto F l’asintoto.

Ed ecco infine l’abaco di calcolo della curva che vale per tutti i casi di poligoni stellati regolari, in relazione ai simboli segnati sull’illustr. 1.

Equazione polare della curva:

ρ = ρ0 / cos (θ / 3)…………………….vettore della curva ;
n = (numero delle divisioni del poligono stellato) = 360° / arccos ρ0 / ρ;
δ = arctan 3 cotan (θ / 3)………… angolo di tangenza generico della curva.
a = 3 ρ0 …………………………………….distanza dell’asintoto da dal centro O.

Fa seguito  il caso dell’esagramma con l’illustr. 3, i cui punti A, C e D rintracciano la curva che inizia da A.

Illustrazione 3: Curva che genera un esagramma.

Il successivo caso, con l’illustr. 4, riguarda la curva del pentagramma che si ricava dal caso precedente dell’esagramma.

Illustrazione 4: Curva che genera un pentagramma derivato da un esagramma.

Non è difficile questa operazione grafica. Basta puntare col compasso in E, con raggio EF e tracciare un cerchio per rintracciare il punto G. 

Successivamente si centra il compasso in O e si traccia il cerchio di raggio OD entro il quale si delinea il punto I sulla curva, di una delle punte del pentagramma ricercato. Di qui si comincia a tracciare la prima direttrice IP del pentagramma cui fanno seguito le successive, tutte tangenti al cerchio di raggio OE dell’esagramma. 

Riesaminando la geometria della curva in trattazione, in termini di geometria differenziale la spirale può essere definita come una curva  avente il seguente angolo δ variabile  fra il raggio (o vettore traiettoria) e il vettore tangenziale: 

δ = arctan 3 cotan (θ / 3), dove θ è l’angolo del vettore traiettoria e il vettore iniziale della curva.

Caso dei limiti:

In matematica, il concetto di limite serve a descrivere l’andamento di una funzione all’avvicinarsi del suo argomento a un dato valore oppure l’andamento di una successione al crescere illimitato dell’indice. I limiti si utilizzano in tutti i rami dell’analisi matematica; sono usati ad esempio per definire la continuità, la derivazione e l’integrazione. Il concetto di limite di una funzione, più generale del limite di una successione, può essere generalizzato da quello di limite di un filtro.

Si capisce che si tratta di un lato della questione matematica sulla curva in esame che comporta l’intervento di un matematico specialista di questo lato matematico, ed io con la limitazione di dilettante non sono idoneo ad espletarla come si conviene. Ma non potendo disporre dell’aiuto suddetto cercherò di dare una spiegazione, poi giudicherà il lettore matematico se ho colto nel segno o no.

Dunque:

Per θ = 180°,  cos (θ / 3) = 0

Ora si tratta di risolvere la formula

ρ = ρ0 / cos (θ / 3)

in funzione del limite di θ = 180°, cioè di un numero fratto 0

Ma un numero diviso zero è un’operazione che in Matematica non è definita, cioè non ha senso dividere un numero per zero.

Capire il motivo per cui la divisione per zero è un’operazione priva di significato è semplicissimo: la divisione è l’operazione inversa della moltiplicazione così, ad esempio,

8 : 4 = 2

perché 2 è quel numero che moltiplicato per 4 dà come risultato 8.

Se cerchiamo di calcolare un numero diviso zero ecco cosa succede:

8 : 0 = a quel numero che moltiplicato per 0 ci dà 8 ma, come ben sappiamo, qualsiasi numero moltiplicato per zero dà 0, quindi è impossibile ottenere 8.

Ecco così spiegato perché non ha senso calcolare un numero diviso zero.

Ha senso invece parlare di numero diviso zero coi limiti.

Parlare di numero fratto zero ha senso solo nell’ambito dell’Algebra di infiniti e infinitesimi e, come vedremo tra poco, non è corretto dire che un numero fratto zero dà infinito.

Innanzitutto dovrebbe essere chiaro che non ha senso calcolare un numero diviso zero ma al più ci si potrebbe chiedere quanto vale

(lim/𝑥→0) 𝑎/𝑥

dove 𝑎 è un qualsiasi numero reale.

In realtà nella scrittura precedente si dovrebbe specificare se 𝑥 tende a zero da destra o a zero da sinistra e quindi calcolare

(lim/𝑥→0+) 𝑎/𝑥 ; (lim/𝑥→0-) 𝑎/𝑥 

Ancora, il risultato di questi due limiti dipende dal numeratore che potrebbe essere un numero positivo, negativo o nullo. In definitiva, il valore di un numero fratto zero varia a seconda del caso che ci si presenta dinanzi.

1) Numero positivo fratto zero

Se a è un numero maggiore di zero 𝑎>0  allora

(lim/𝑥→0+) 𝑎/𝑥 = +∞ ; (lim/𝑥→0-) 𝑎/𝑥 = -∞

2) Numero negativo fratto zero

Se 𝑎 è un numero minore di zero 𝑎<0 avremo che

(lim/𝑥→0+) 𝑎/𝑥 = -∞ ; (lim/𝑥→0-) 𝑎/𝑥 = +∞

Vedi link: https://www.youmath.it/domande-a-risposte/view/6385-numero-fratto-zero.html

Proseguendo sul tema dei limiti si ha per

ρ = +/- ; ρ0 = 0

e di conseguenza tutti i valori della curva relativa (ρ e a) moltiplicati per ρ0 = 0, sono uguali a 0.

Ed ora di buona lena riprendiamo il tema dell’ureo egizio lasciato in sospeso, ma prima, osservando il cielo stellato, ci attira l’attenzione una galassia lontanissima che ha un’insolita forma, quella della curva ideata da me.

La galassia NGC 6872 una doppia curva  del genere ideata da Barbella?

La magia dei numeri di Fibonacci e del loro rapporto aureo, sembra avere il dominio indisturbato della natura della Terra. Si manifesta nei cristalli, nelle conchiglie, nei cavolfiori, negli ananas, nel volo del falco pellegrino, nel corpo umano, negli uragani.

Ma è un’espansione che va oltre il nostro mondo.  

La spirale logaritmica, costruita secondo la suddetta successione di numeri, è riscontrabile nell’ Universo e dona la forma a certi tipi di galassie. Vedremo ora, nell’illustr. 5, con la  galassia NGC 6872, qualcosa di nuovo e sorprendente.

Illustrazione 5: Le galassie NGC 6872 e IC  4970 interagenti fra loro. CC BY 3.0 licenza commons.

Le galassie sono immensi insiemi di stelle dalle dimensioni che va dalle cosiddette Galassie Nane contenenti decine di milioni di stelle alle Galassie Giganti contenenti anche mille miliardi di stelle.

Le Galassie si differenziano fra loro in questo modo:

Galassie a spirale, costituite da  un disco di stelle (le più vecchie) e materia interstellare, che ruota attorno ad un centro con un numero variabile di bracci spiraliformi (con stelle più giovani).

Galassie a spirale barrata che si differenziano dalle precedenti per la loro  struttura lineare a forma di barra che attraversa il nucleo. In questa sede vi sono stelle, gas e polveri interstellari. Una di queste galassie è la nostra Galassia (Via Lattea), formata da circa 300 miliardi di stelle.

Galassie ellittiche così chiamate per la loro forma. Vi sono comprese otto sottocategorie dalle E0 pressoché sferiche fino alle E7 estremamente allungate. Nella loro composizione vi sono comprese in gran parte stelle vecchie povere di materia interstellare concentrate maggiormente al centro che poi si dirada verso la periferia.

Galassie irregolari che non hanno una forma ben definita. Sono Galassie alle quali, come dice il nome, non si può attribuire una forma definita.

Fra le innumerevoli galassie del nostro cosmo, una di queste ultime, quella che a noi interessa ora, la galassia a spirale barrata NGC 6872 , è stata osservata il 29 marzo 1999, dall’European Southern Observatory (ESO). La sua forma è stata interpretata col segno matematico di integrale. Questa galassia è di tipo SB (s) b ed è accompagnata da una galassia più piccola, che interagisce con lei, la IC 4970 che è di tipo E7-S0.

I dati astronomici della NGC 6872 sono:

(epoca J2000)

Costellazione Pavone

Ascensione retta 20h 16m 56,5s/20h 16m 57,1s

Declinazione -70° 46 06/-70° 44 58

Distanza 220 milioni di anni luce

L’altra galassia, la IC 4970 è lenticolare non barrata di tipo SA0^-pec, anch’essa, naturalmente, è nella costellazione Pavo. Si trova a 212 milioni di anni luce (65 Mpc) dalla Terra e, come si vede nell’illustr. 5, sta interagendo con la suddetta galassia a spirale barrata NGC 6872.  Fu l’astronomo americano DeLisle Stewart a scoprirle il 21 settembre 1900. La distanza che separa le due spirali è pochi secondi. Horrelou e Koribalski (2007) che l’hanno osservata, attraverso una simulazione al  computer, come interagivano le due galassie. La IC 4970 si avvicinava a NGC 6872 quasi lungo il piano del suo disco a spirale, facendo un avvicinamento più vicino circa 130 milioni di anni fa, con la conseguente forma molto allungata di quest’ultimo.

Fin qui sono note tratte da Wikipedia, ma la spirale NGC 6872, come già detto in precedenza, è speciale per la sua forma particolare che è la ragione del mio interesse per essa, perché vi ho intravisto un evidente riscontro alla mia curva geometrica, che ho chiamata col mio nome: Barbella. 

Tanto più che si tratta della più grande galassia che sia stata scoperta, maggior ragione per incuriosirmi morbosamente, tanto da includere le due galassie nel tema di questo saggio. 

Preso dall’indagine in merito, mi ha incuriosito per sapere com’è stato visto questo doppio avvistamento galattico nei tanti web che se ne sono occupati e quello del blog Astronomia fatta  l’11 Gennaio 2013, mi ha attratto in particolare. Questo perché mi ha fatto sorgere nella mente un lato delle due galassie in questione.

«La prima è la piccola galassia IC 4970 che brilla sopra di lei come un piccolo dischetto, contenente solo 1/5 della massa della gigantesca vicina di casa. Quest’ultima ha sicuramente contribuito, con la sua forza gravitazionale, ad allargare la spirale della sorella maggiore. Oltretutto, nel gioco di coppia, anche lei ne ha tratto non poco vantaggio. IC 4970 ospita, infatti, un buco nero galattico attivo che però non sembrava avere abbastanza materia per sostenersi.»2

Ma è stato veramente così?, immaginando che in qualche modo debbono essere avvenute pure le catastrofi cosmiche che, in apparenza, potrebbe apparire secondo una descrizione non tanto allegra come nel suddetto articolo di blog Astronomia. Intanto si vede benissimo dalla fotografia dell’illustr. 5 che una delle spirali, quella in alto è compromessa a causa della galassia IC 4970 che la sfiora quasi.

Ma di cose del genere sono un fatto normale nel mondo delle galassie in genere. Tuttavia…

Mi viene in mente una catastrofe traslata a fatti spirituali, quella descritta nell’Apocalisse di Giovanni, come di un certo “frammento” del sapere umano, non importa ora da dove sbuca fuori, ma lo dico in coerenza a un saggio del “Pensare per frammenti“, edizioni ETS, curato da Matteo Mareschini, è meritevole di tenerne da conto. 

Una storia possibile: dal frammento alla ricomposizione

Il frammento è il potenziale portatore di forma, forma che crea complicazioni perché appare nella sua frammentazione disperdendosi in mille rivoli. E allora sorge nel ricercatore la risposta di cosa sia il frammento.

«Oggetti desueti, dimenticati, frantumati e minuti si pongono nel tema del pensare, interrogando il valore filosofico e letterario del frammento per trovare forme di composizione momentanea in costellazioni di senso capaci di ridefinire, nel gioco dei rimandi, modalità conoscitive e paradigmi temporali, scoprendo di nuovo che «dio è nei dettagli». 

Così leggo sul “frammento” nel bel saggio «Rottami, rovine, minuzzerie: pensare per frammenti» – Edizioni ETS curato da Matteo Mareschini scrittore e giornalista bolognese.

Mi par di vedere una vecchia officina meccanica con ammucchiate, qua è là di cianfrusaglie, pezzi di cariatidi di macchine e un anziano meccanico con una tuta bisunta che vi rovista frenetico. Infine raggiante, egli, con un piccolo congegno un pò sporco in mano, si dirige, come illuminato verso una macchina in allestimento per risolvere ciò che occorreva per metterla in moto. È un pezzo introvabile in commercio che ora, come un certo cuore nuovo, fa rivivere un morto.

Ed ecco la metafora delle combinazioni possibili del “divino” per una ricomposizione possibile, frammento incarnato in una nuova “creatura”, dunque con una sua storia preziosa da far progredire. E non quella di un nuovo mondo, ma senza “padre”: questo è il grande pregio del frammento in questione, che fa la differenza.

Resta da capire in quale frammento possa risiedere questo “padre”, perché quando lo si trova, allora sì che per il ricercatore la cosa diventa interessante. Egli scopre che esso non è un frammento casuale, una cosa qualunque, perché è un fatto (faict). A questo punto è come il sorgere di una radiosa alba per il ricercatore, perché basta questo fatto per mettere in moto in lui il pensare “per frammenti” come raccomanda  Matteo Mareschini nel saggio del “pensare per frammenti”. Come dire “da cosa nasce cosa”. 

Di solito da un fatto, da un’esperienza, ne nasce un’altra e poi ancora un’altra e così via. A guisa del proverbio del poeta greco Alceo (Carmi, IX, 15) “Niente potrebbe nascere da niente?”. Cui Machiavelli aggiungeva “Di cosa nasce cosa, e il tempo la governa” (La Mandragola, a.I, sc.I). 

Nel lavoro letterario curato da Mareschini c’è appunto questa fonte che sgorga da un “frammento“, cosa da poco, ma al punto da concepire una grande verità e dire nel suo lavoro, “dio è nei dettagli“.

E quel che sorprende è che quest’approccio con il “fatto” straordinario è anche piacevole, divertente, come la pensava in merito lo scienziato, premio Nobel, Richard P. Feynman.

Egli nel suo libro «Il senso delle cose», così definisce l’origine delle idee degli scienziati: 

«Molti si stupiscono che nel mondo scientifico si dia così poca importanza al prestigio o alle motivazioni di chi illustra una certa idea. La si ascolta,  e sembra qualcosa che valga la pena di verificare – nel senso che è un’idea diversa, e non banalmente in contrasto con qualche risultato precedente – allora si che diventa divertente. Che importa quanto ha studiato quel tizio, o perché vuole essere ascoltato. Il questo senso non ha nessuna differenza da dove vengano le idee. La loro origine vera è sconosciuta. La chiamano “immaginazione”, “creatività” (in realtà non sconosciuta, è solo un’ altra cosa come l’“abbrivio”). Stranamente molti non  credono che nella scienza ci sia posto per la fantasia. E’ una fantasia di un tipo speciale, diversa da quella dell’artista. Il difficile è cercare di immaginare qualcosa che a nessuno è mai venuto in mente, che sia in accordo in ogni dettaglio con quanto già si conosce, ma sia diverso; e sia inoltre ben definito, e non una vaga affermazione. Non è niente facile.». 

Non è una citazione a caso l’abbrivio di Richard Feynman, perché l’idea di cui egli parla è un fatto della matematica che è venuto in mente all’autore di questo saggio, un dilettante, e che da qui egli  sviluppa questo saggio.

È l’equazione della vita nel cosmo che lascia intravedere una possibile spiegazione, se pur senza fondamento scientifico.

«Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli». (Ap 12,7:10)

Sembra calzare a pennello questo risvolto profetico se pur estraneo a studi di ricerca sul filo della ragione accademica. Ma intanto ci stiamo avviando – guarda caso – proprio verso un certo altro “drago” che strada facendo sembra avere connotazioni sempre più in aderenza ai risvolti formali della spirale di Barbella. E se non fosse lo stesso “drago” (o serpente) biblico? Intanto è vero pure che il drago biblico in questione e i suoi angeli, effettivamente sono qui fra noi terrestri, e attraverso le nostre esistenze corporee essi operano i loro “prodigi” (lo dice l’Apocalisse di Giovanni). 

«Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d’uomo. E tal cifra è seicentosessantasei.» (Ap 13,18). 

E opera al tal punto che oggi si profila alla scienza matematica – ironia della sorte – con la curva ideata dal sottoscritto. 

Credere o non credere?

Brescia, 2 aprile 2022

Gaetano Barbella

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