La Rivalità Anglo-Russa. Parte I

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Per guarire una malattia, dobbiamo prima diagnosticarla correttamente,  dobbiamo capire cosa la sta causando. 

Quali sono allora le radici dell’antagonismo anglo-russo che vediamo in corso in relazione al conflitto in Ucraina?  Il conflitto è locale, sembra essere tra russi e ucraini, è un conflitto che ha una sua storia nei decenni e secoli di relazioni difficili tra quei due popoli slavi, ma fa anche parte di un conflitto molto più ampio tra la cultura di lingua inglese – o meglio tra le élite che da secoli guidano la cultura di lingua inglese – e la cultura slava, in particolare quella della sua più grande popolazione costituente, i russi. 

D’altra parte, questa lotta più ampia tra le due culture, l’Anglosfera (Anglo-America) e gli Slavi, è il riflesso di una lotta ancora più antica: tra i popoli dell’“Occidente” e quelli dell’“Oriente”. ”L’Occidente” qui significa i popoli che sono prominenti ora, nel tempo presente, dal XV secolo quando i cosiddetti “viaggi di scoperta” iniziarono dall’ovest dell’Europa, e “l’Occidente” oggi è guidato, per il meglio o peggio, dai popoli anglofoni, in particolare gli USA. ”L’Oriente” significa la regione che ha fornito popoli che erano prevalenti nei tempi antichi, millenni fa, e che fornirà popoli che saranno di nuovo importanti in un lontano futuro. 

Da una prospettiva scientifico-spirituale antroposofica, assistiamo qui a una lotta tra il presente e il futuro, tra una cultura più incentrata sull’individuo e sull’auto-affermazione individuale e una cultura più incline allo spirito di comunità.  

Sembra essere il destino dell’ “Occidente” quello di passare attraverso le prove dell’individuo solitario e isolato che supera l’egoismo e l’affermazione di sé fino al punto da poter costruire nuove comunità insieme ad altri individui che hanno vissuto prove simili.

 Questo è un processo molto rischioso e pericoloso che alla fine deve distruggere tutte le vecchie forme sociali che provengono dai tempi antichi. Rudolf Steiner fece notare nel 1919 che il punto centrale del 20° secolo 

coincide con la fine del periodo in cui le forze anteriori alla metà del 15° secolo – ancora in una certa misura atavica con noi – raggiungono la loro decadenza finale.

Nel contesto storico occidentale, questo significa tutte le forze legislative e sociali del periodo greco-romano, così come tutti quei comandamenti teocratici dell’antico Israele, Babilonia, Egitto e Persia. 

“Viviamo in un periodo di evoluzione in cui gli dei sono fin troppo pronti ad aiutare, se gli esseri umani si faranno avanti per incontrarli. Ma gli dei devono operare secondo le proprie leggi, che stabiliscono che devono lavorare con esseri umani liberi e non con pupazzi”. (1) 

Mentre “l’Occidente” sta attraversando questo pericoloso processo, a chi scrive sembra che l’Oriente, e altre regioni del mondo, manterranno in vita l’umanità, per così dire, mentre si scopre lo stretto sentiero verso la nuova vita comunitaria consapevole in Occidente nei secoli a venire. L’Oriente, l’Africa e il Sud America, manterranno in vita l’umanità attraverso le forze istintive del passato, ancora vitali ma che stanno lentamente svanendo, fino a quando verrà il momento in cui l’Occidente potrà portare in Oriente l’esempio delle nuove comunità di individui liberi e pieni di entusiasmo.  Proprio per la sua antica eredità e per la sua fedeltà a tale eredità, l’Oriente potrà cogliere questo nuovo impulso comunitario e farne in futuro più di quanto non potranno fare gli occidentali.(2) 

Non è difficile riconoscere che il picco di cultura e civiltà si è spostato gradualmente verso ovest dai tempi dell’antica Cina e dell’India. Dal Vicino Oriente e dall’Egitto si spostò nelle terre del Mediterraneo, nell’Europa meridionale, in Grecia e a Roma. 

Poi dalla metà del XV secolo si è spostato a nord oltre le Alpi e, dai tempi di Gutenberg, Dürer, Lutero e Copernico, sono stati sempre più i popoli germanici del nord Europa ad assumere la guida. 

Secondo Rudolf Steiner, a partire dalla metà del 4° millennio, i popoli dell’Europa orientale, gli slavi e in particolare i russi (forse anche i finlandesi e i rumeni) saranno l’avanguardia dell’impulso verso la nuova comunità per i seguenti 2000 anni circa.

Ma fino al 4° millennio, la pericolosa spinta attraverso la cruna dell’ago (“l’io”), verso l’individualismo, sarà guidata dai popoli del nord Europa (oltre le Alpi) e dalla loro estensione americana attraverso l’Atlantico, in particolare i popoli di lingua inglese. Parte del pericolo di questo periodo è che elementi all’interno dell’élite di questi popoli – elementi che desiderano preservare le gerarchie tradizionali del passato, di prima della fine del XVIII° secolo, cioè la cultura dei signori e dei servi – cerchino di frenare l’evoluzione a quel punto dell’individualismo egoistico che avvantaggia se stessi e gli consente di tenere sotto controllo la massa della popolazione attraverso l’uso delle relazioni economiche e della legge. Tuttavia, queste élite hanno riconosciuto che “gli ordini inferiori” nell’Europa settentrionale e occidentale e in America, avrebbero cercato di affermare anche il loro individualismo, e questo avrebbe portato alla spinta per la democrazia e per nuove e non gerarchiche forme sociali. 

Questi impulsi sociali e democratici, determinati dalle élite occidentali, devono essere trattenuti il ​​più possibile in Occidente e devono essere deviati dall’Occidente e trapiantati nell’Oriente slavo, dove il senso istintivo per la vita comunitaria e la fratellanza – tutto ciò che è legato con i vari significati della parola slava mir (pace, gioia, mondo, comunità, villaggio, pronunciato ‘meer‘) è più forte e sarebbe stato in grado di assorbirli.  Con l’uso appropriato della propaganda occidentale, una volta trapiantati “laggiù”, avrebbero potuto persino apparire pericolosi e minacciosi per l’Occidente, che doveva essere trasformato in una cultura che difende i diritti dell’individuo in contrasto con quelli della comunità. Questa polarità diventerebbe la base del mondo bipolare del 20° secolo, che l’attuale propaganda occidentale antirussa sta cercando di ricreare. 


Osservazioni illuminanti 

Una citazione, molto probabilmente del 1918, da uno dei taccuini di Rudolf Steiner fa luce sull’intero processo e sulla lotta in corso tra Russia e Occidente:

“Quali forze si stanno confrontando in questa lotta e per cosa viene condotta? A portare avanti le cose è un gruppo di persone che cercano di dominare la terra attraverso impulsi economici capitalistici dinamici. A queste persone appartengono tutti quei circoli che questo gruppo è in grado di legare e organizzare con modalità economiche. Il punto essenziale è che questo gruppo sa che sul territorio della Russia c’è una raccolta disorganizzata di esseri umani che, per quanto riguarda il futuro, portano in sé il seme dell’organizzazione socialista. [Per “socialista” qui, Steiner non intende un movimento o partito politico, ma “l’organizzazione sociale della vita”, cioè il contrario dell’organizzazione “antisociale” occidentale, nella vita della comunità sociale, nelle relazioni sociali – NdA.]

Portare questo impulso del seme socialista all’interno del regno del potere del gruppo antisociale è il calcolato scopo di quel gruppo [i Russi]. Ma questo traguardo non può essere raggiunto se l’Europa Centrale, consapevolmente, cerca un’associazione tra se stessa e questo germe di impulso in Oriente.  Solo perché quel gruppo [antisociale] si trova all’interno del mondo anglo-americano, l’attuale costellazione di forze è sorta come un fenomeno temporaneo, che sta nascondendo tutte le polarità e gli interessi reali [con “l’attuale costellazione di forze”, intende qui l’alleanza della Triplice Intesa di Russia, Gran Bretagna e Francia, che stavano combattendo contro la Germania e l’Austria nella prima guerra mondiale NdA]. Sta mascherando soprattutto il fatto vero che è in corso una lotta per il seme della cultura russa tra i plutocrati angloamericani e i popoli dell’Europa centrale.  Nel momento in cui questo fatto sarà rivelato al mondo dall’Europa Centrale, una costellazione falsa sarà sostituita da una vera. 

Ci sono solo queste alternative: o le bugie con cui l’Occidente deve operare se vuole avere successo verranno smascherate e la gente si renderà conto che chi sta dietro alla causa anglo-americana è portatore di una corrente che ha le sue radici negli impulsi che derivano da prima della Rivoluzione francese e che, nel suo sforzo di dominare il mondo con mezzi capitalisti, utilizza gli impulsi della Rivoluzione solo come una frase [o slogan] per mascherare se stessa dietro di essi – o la gente cederà al governo del mondo di un gruppo occulto all’interno del mondo anglo-americano, finché, dalla regione soggiogata tedesca e slava, attraverso fiumi di sangue, il vero obiettivo spirituale della terra sarà salvato. (3)  

In altre parole, se le persone non si svegliano alle bugie e agli inganni con cui devono operare le forze d’élite dell’Occidente, la conseguenza sarà una terribile sofferenza e violenza fino a quando le azioni di quelle élite non saranno superate da impulsi che derivano dalle culture Germaniche e Slave.

C’è molto nelle parole di Steiner qui. 

Indicano un gruppo d’élite in Occidente che funziona economicamente e cerca il dominio del mondo, cioè il controllo economico egoistico attraverso un sistema di capitalismo che è essenzialmente egoistico e immorale, preoccupato solo del profitto di proprietari e investitori.(4)

Queste persone hanno una visione delle caratteristiche etniche delle culture target e cercano di utilizzare queste caratteristiche per esercitare il potere su quelle culture target, ad esempio le popolazioni slave dell’Europa orientale. 

 Brooks Adams 

Ai tempi di Steiner tali membri dell’élite occidentale erano, ad esempio, Lord Salisbury e Lord Alfred Milner in Gran Bretagna e i fratelli Adams, Henry e Brooks Adams, nell’élite americana della costa orientale. I fratelli Adams erano due di coloro che erano vicini ai plutocrati dell'”età dell’oro” americana del 1890 e 1900.  Steiner conosceva bene Brooks Adams e nelle sue lezioni sulle cause della prima guerra mondiale nel 1916 (OO 173) Steiner incoraggiò le persone a leggere il libro di Brooks AdamsThe Law of Civilization and Decay (1895) per comprendere il pensiero di questi elitari occidentali. In quel libro vediamo come Adams vede le nazioni in termini di fasi di nascita, crescita e decadimento e considera anche che ci sono popoli “giovani”, che sono sia creativi interiormente che bellicosi, e ci sono popoli più “maturi” che sono sobri, scientifici e commerciali. Considerava i russi il primo tipo e gli angloamericani il secondo. Considerava il primo tipo come arretrato e il secondo come progredito. 

Brooks Adams

Dove voleva arrivare Adams con tali idee?  Già nel 1900 sosteneva che tra cinquant’anni (cioè entro il 1950) il mondo sarebbe stato diviso in due poli di lotta di potere tra il sistema marittimo degli USA e il sistema terrestre della Russia: 

Gli americani – ha detto,  devono riconoscere che questa è una guerra all’ultimo sangue, una lotta non più contro singole nazioni, ma contro un continente.  Non c’è spazio nell’economia del mondo per due centri di ricchezza e due imperi. Un organismo, alla fine, distruggerà l’altro. I più deboli devono soccombere. 

Sentiva che la chiave per la vittoria futura

risiede nello sviluppo della Cina, motivo per cui gli USA hanno dovuto fare di tutto per portare la Cina sotto il proprio controllo economico e ‘ridurla a una parte del nostro sistema economico’, prima che la Russia e l’Europa continentale (es. Germania) si impossessassero dei Mercati cinesi. Questa idea divenne il tema del suo libro America’s Economic Supremacy, in cui profetizzava la caduta dell’Impero Britannico e la sua sostituzione da parte degli Stati Uniti, (5)

una teoria sostenuta con forza da James Burnham nel suo libro molto influente, The Managerial Revolution  degli anni ’40. 

Nel 1902 apparve il successivo libro di Adams, ‘The New Empire’, in cui l’ascesa degli USA al potere mondiale era nuovamente postulata come inevitabile. Entro i prossimi cinquant’anni, scrisse, gli Stati Uniti avrebbero “superato qualsiasi singolo impero, se non tutti gli imperi messi insieme.(6)

Qui abbiamo l’origine dei piani per il tipo di ordine unipolare dominato dagli Stati Uniti emerso negli anni ’90, dopo la “fine della Guerra Fredda”.(7) 

Brooks Adams pensava che se l’Asia si fosse industrializzata e fosse diventata indipendente, il declino degli Stati Uniti e dell’Europa sarebbe stato inevitabile, secondo il motto dei fratelli Adams: civiltà = centralizzazione = economia.  Se un’Asia indipendente e decolonizzata fosse stata in grado di industrializzarsi, avrebbe avuto più successo nel farlo, pensavano i fratelli Adams, perché l’efficienza economica dipendeva dalla manodopera a basso costo che era così abbondante in Asia. Da qui le conseguenze per la Cina e il mondo capitalista moderno dell’ingresso nel capitalismo globale di circa 400 milioni di lavoratori cinesi a basso costo dopo il 1990, risultato dell’apertura della Cina comunista al capitalismo occidentale da parte di Deng Xiaoping. Ciò risale alla visita rivoluzionaria del presidente degli Stati Uniti Nixon e Henry Kissinger in Cina nel 1972 e alla visita di David Rockefeller al mentore di Deng Xiaoping Zhou Enlai nel 1973. I Rockefeller erano plutocrati con una lungimiranza simile a quella dei fratelli Adams. Lo storico tedesco Markus Osterrieder scrive:

Per ragioni di sola sicurezza, quindi, l’America [o meglio, i plutocrati americani – NdA] in futuro dovrebbero controllare l’Asia, l’Europa e in effetti il ​​mondo intero. Brooks Adams aveva così plasmato i fondamenti di una filosofia della storia e della geopolitica” su cui si potevano costruire le politiche imperialiste dell’élite statunitense. …nell’estate del 1914, Brooks Adams vide finalmente confermate tutte le sue idee e parlò di una guerra che sarebbe durata trent’anni (1914-1944!) come il risultato necessario della concorrenza economica internazionale, che “[…] avrebbe dato […] un mondo nuovo chi vince. […] Il mondo, socialmente ed economicamente, [potrebbe] non essere mai più lo stesso di quel che era prima del crollo del vecchio ordine delle cose, che iniziò la guerra’». (8) 

 Osterrieder osserva che il 22 dicembre 1900 sulla rivista americana The Outlook , ai lettori veniva detto che 

il vero statista guarda al futuro. È chiaro a chi guarda così al futuro, che – come la questione del passato era tra la civiltà anglosassone e quella latina – la questione del futuro sarà tra la civiltà anglosassone e quella slava. […] Il saggio statista renderà possibile ogni provvedimento stabilendo rapporti cordiali tra tutte le razze affini [del mondo anglofono] per la vittoria finale del tipo di civiltà anglosassone. ” (9) 

Questo era uno dei tre obiettivi chiave delle élite dell’Anglosfera nella guerra mondiale iniziata nel 1914: unire il mondo anglofono per assicurarsi il suo dominio nel mondo.
 Gli altri due obiettivi erano ridurre il potere economico della Germania e metterla sotto il controllo dell’Anglosfera (finalmente raggiunto nel 1945) e deviare il socialismo (bolscevismo) verso la Russia dove sarebbe diventato un esperimento socialista marxista, che non doveva verificarsi nell’ovest. 

In una conferenza del 1° dicembre 1918 (OO 186) Steiner disse:

Ciò che si è sviluppato in Russia [cioè il comunismo] è fondamentalmente solo la realizzazione di ciò che l’Occidente vuole che avvenga lì. […] Qualunque cosa le persone [in Occidente] possano dire di volere consapevolmente, ciò per cui si sforzano è di creare una casta di padroni in Occidente e una casta di schiavi economici in Oriente, che inizi dal Reno e si estenda verso est fino all’Asia. […] Una casta di schiavi che deve essere organizzata socialmente e che deve assumere tutte le impossibilità di una struttura sociale che non deve essere applicata alla popolazione di lingua inglese. 

Questo era l’obiettivo delle élite occidentali nel 1917 ed era ancora l’obiettivo negli anni ’90, quando la Cina comunista divenne l’officina del mondo. 

1917, l’Occidente e la rivoluzione bolscevica 

Raymond Robins, un economista e attivista sindacale americano che ha svolto un ruolo significativo dopo la rivoluzione bolscevica nel persuadere le persone negli Stati Uniti ad accettare il bolscevismo in Russia e infine a stabilire relazioni formali tra gli Stati Uniti e la Russia bolscevica (cosa che non è avvenuta fino al 1933), disse nel 1919 davanti a una commissione del Senato degli Stati Uniti formata per indagare sulla propaganda bolscevica:  

“Supponiamo che io sia qui per catturare la Russia per Wall Street e per gli uomini d’affari americani.  Supponiamo che tu sia un lupo britannico e io un lupo americano, entrambi sappiamo che quando questa guerra [civile] sarà finita, ci sbraneremo “civilmente” a vicenda per il mercato russo; ma supponiamo invece di essere lupi abbastanza intelligenti da sapere che se non andiamo a caccia insieme in quest’ora, il lupo tedesco ci mangerà entrambi, allora uniamoci e poi andiamo a lavorare”. 

Robins disse il 22.3.1919: 

“Ci sono solo due possibili centri per la nuova organizzazione economica della Russia: o gli Imperi Centrali [cioè Germania e Austria-Ungheria], o l’America e gli Alleati. Quale sarà?”(10)

Robins dichiarò che la formula economica dei bolscevichi era “economicamente impossibile e moralmente sbagliata”, ma che era interessato alla forma di governo sovietica come a

“un esperimento allo stesso tempo tremendamente vitale in Russia e forse utile nella storia del progresso umano”. (11)

Guaranty Trust, una sussidiaria di JP Morgan, premeva per il riconoscimento dei bolscevichi e finanziava anche

“l’organizzazione ultraconservatrice e antisovietica United Americans, che avvertiva incessantemente del pericolo di un'”invasione rossa” degli USA e fomentò con forza il rampante ‘Red Scare’”.(12)

I finanzieri anglo-americani finanziarono entrambe le parti; Thomas Lamont di JP Morgan finanziò anche i fascisti di Mussolini. I banchieri erano interessati al potere; i mezzi per raggiungerlo erano secondari. 

Oggi assistiamo in Ucraina a una lotta imponente: gli stati dei Cinque Occhi dell’Anglosfera (USA, Regno Unito, Canada, Australia, Nuova Zelanda), i potenti del presente, contro Cina e Russia, i popoli dell’antico passato e del lontano futuro. Con i finanzieri dell’Occidente che cercano di trarre profitto da entrambe le parti.  

La voce del taccuino di Rudolf Steiner del 1918 menzionata in precedenza, si riferisce all’importanza per la futura evoluzione umana delle relazioni tra l’Europa centrale e orientale, tra i popoli tedesco e slavo. Questo ha a che fare con la costruzione del ponte tra l’epoca presente e quella futura, il ponte tra lo sviluppo culturale individualistico e comunitario. Di conseguenza, le forze spirituali che cercano di frustrare quello sviluppo hanno cercato di bloccare tali sforzi per costruire ponti tra i popoli tedesco e slavo, tra l’Europa centrale e orientale. I leader dell’Occidente hanno capito bene come coinvolgere quei due popoli e queste due regioni in grandi guerre l’una contro l’altra nel XX secolo. 

Markus Osterrieder scrive che una nota inedita di Steiner dell’agosto 1917 rivela che uno dei modi in cui gli inglesi e gli americani cercheranno di dominare il mondo, sarà cercare di far credere ai popoli slavi che 

“le loro aspirazioni nazionali possono essere realizzate sotto la leadership dei popoli di lingua inglese e che in tal modo possono entrare in una relazione economica con l’Inghilterra e l’America al di sopra dei tedeschi, il che si tradurrà in un saldo positivo delle esportazioni per quei [due] paesi [Gran Bretagna e America] ”. 

Steiner prosegue nella nota:

“… bisogna vedere come, lungo vie segrete, l’Inghilterra – e dietro di essa l’America – abbia guidato gli sviluppi slavi nei Balcani con grande lungimiranza storica, come abbia tenuto la sua mano sulla Russia, così che la Russia abbia condotto la sua politica in accordo con gli obiettivi dei popoli di lingua inglese .(13)

I polacchi e i cechi sono in particolare due popoli slavi che negli ultimi 100 anni hanno guardato all’Occidente per la guida e la protezione, con risultati disastrosi nel 1938, 1939 e 1968. (14)

Rudolf Steiner

Ma anche i russi si sono permessi di essere guidati dall’Intesa franco-britannica nella catastrofe del 1914 e nella successiva rivoluzione bolscevica e guerra civile che distrussero la loro società e gran parte della loro cultura. Ciò era in parte dovuto anche alle illusioni secolari dei russi sul fatto che Mosca fosse la “Terza Roma”, cioè il successore di Roma e Costantinopoli e anche al desiderio dei russi di prendere Istanbul (Costantinopoli) dai turchi ottomani. Era anche dovuto all’altra, più recente illusione della Russia: quella del panslavismo, il sogno razziale e nazionalista emerso dalla metà del XIX secolo di unire tutti gli slavi d’Europa sotto l’impero russo, che è ciò che volevano i russi più conservatori e di mentalità imperialista, o almeno unire gli slavi in ​​una federazione panslavista sotto il patrocinio russo, che è ciò che volevano molti altri russi nazionalisti liberali.  L’élite britannica sapeva sfruttare anche questi sogni: presentare gli imperi centroeuropei di Germania e Austria-Ungheria insieme alla Turchia come nemici della Russia che hanno frustrato i suoi sogni di unità panslavista e la presa di Costantinopoli. Alleandosi con Francia e Gran Bretagna, questi illusi russi sentivano di poter realizzare i due sogni della loro nazione.  

Gli inglesi giocarono un ruolo chiave nella prima rivoluzione russa attraverso Lord Milner e il suo gruppo della Tavola Rotonda,(15), il MI6 aveva già supervisionato l’assassinio di Grigori Rasputin alla fine del 1916 (16), perché si riteneva che Rasputin avesse un’indebita influenza sulla moglie tedesca dello zar, e Rasputin si era sempre opposto alla guerra, che considerava minacciasse la distruzione della dinastia e della Russia. Gli inglesi e gli americani si unirono per portare Trotsky in Russia nella primavera del 1917 attraverso gli Stati Uniti e fornire i fondi per il suo viaggio. (17) 

Banchieri e finanzieri di Wall St come Thomas Lamont di JP Morgan e William B. Thompson, direttore della Federal Reserve Bank di New York, fecero del loro meglio per garantire che i bolscevichi sopravvivessero e rimanessero al potere durante la guerra civile e in seguito. Thompson, donando 1 milione di dollari ai bolscevichi, dichiarò al Primo Ministro David Lloyd George:

“Facciamo di questi bolscevichi i nostri bolscevichi, non lasciamo che i tedeschi ne facciano i loro bolscevichi”

un’osservazione che a quanto pare piacque a Lloyd George, che a sua volta fornì sostegno politico in Occidente alla rivoluzione bolscevica. (18) Gli interessi economici degli Stati Uniti e della Gran Bretagna contribuirono a industrializzare l’URSS negli anni ’20 e ’30, mentre nello stesso tempo finanziavano la propaganda antibolscevica in Occidente. (19) 

 La guerra fredda 

Carolyn Eisenberg della Hofstra University, New York, nel suo libro Drawing the Line – The American Decision to Divide Germany 1944-1949, del 1996, descrive in dettaglio come gli alleati occidentali guidarono la decisione di dividere la Germania e l’Europa tra la metà e la fine degli anni ’40. Conclude che 

“Nonostante le loro molteplici violazioni della libertà umana, i sovietici non furono gli artefici della divisione dell’ex impero tedesco. Sono stati gli americani e i loro partner britannici ad aver optato per la spartizione con il relativo congelamento della divisione continentale”. 

È da tempo dimenticato, dice, che “gli americani e gli inglesi avevano avviato tutti i passi formali verso la separazione…”.   Le priorità per “la ristretta cerchia di americani che ha stabilito la politica per la Germania”, non prevedevano alternative. 

Cosa li ha guidati

“era una concezione della sicurezza nazionale che considerava l’espansione del libero scambio dell’Europa occidentale come un requisito assoluto per gli Stati Uniti.  Sebbene ciò riflettesse le aspirazioni delle grandi società a orientamento internazionale, era meno chiaramente in linea con le predilezioni del pubblico, per il quale le questioni della libertà dell’Europa orientale e del mantenimento della pace avevano maggiore rilevanza … Le politiche interne oppressive dell’Unione Sovietica che furono gradualmente imposte alla popolazione della Germania dell’Est non furono la fonte dello scisma del dopoguerra … ciò che produsse quel risultato indesiderato fu un’ambiziosa agenda americana, contrapposta a un continente europeo più impoverito, combattuto e indisciplinato di quanto chiunque a Washington avesse previsto… Se i funzionari americani fossero stati più flessibili e avessero cercato una soluzione di compromesso nella Germania occupata, è possibile che i sovietici l’avrebbero bloccato o ribaltato. Ma questo è qualcosa che non possiamo sapere poiché gli Stati Uniti hanno scelto un corso diverso. Tra le macerie della Guerra Fredda, l’America deve ancora riconoscere la responsabilità delle strutture che ha costruito.”(20) 

 

 

 

La divisione della Guerra Fredda tra Europa e Germania, quindi, fu fatta a Washington e Londra, piuttosto che a Mosca, e in ogni caso la divisione forzata nel 1949 era stata già prevista da Lord Milner 30 anni prima, nel 1919, quando aveva sostenuto la divisione della Germania in due: una Germania capitalista occidentale e una bolscevica prussiana orientale. Aveva già individuato nel 1919 il giovane che pensava sarebbe stato il miglior candidato per governare la metà filo-occidentale della Germania: il giovane sindaco di Colonia, Konrad Adenauer, che nel 1949 divenne effettivamente il primo Cancelliere della Germania Ovest. (21)

La Guerra Fredda in Europa è stata  una produzione anglo-americana. 

Un anno dopo la scomparsa dell’URSS, nel 1992, Zbigniew Brzezinski (foto sotto), consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Jimmy Carter, iniziò il suo articolo sulla storia della Guerra Fredda nell’edizione del 70° anniversario della rivista Foreign Affairs con riferimento al generale prussiano Karl von Clausewitz e la sua massima spesso citata:

“La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi”. 

 

Zbigniew Brzezinski

La Guerra Fredda è stata una guerra, scrisse Brzezinski,

“per il controllo sulla massa continentale eurasiatica e… per la preponderanza globale”. La “posizione offensiva” degli Stati Uniti negli anni ’50, scrisse, “non si è mai materializzata” perché “la parte americana non l’ha mai pensata pienamente. La politica di liberazione era una finzione strategica, progettata in misura significativa per ragioni politiche interne… La politica era fondamentalmente retorica, al massimo tattica. (22)

In altre parole, aveva lo scopo di ingannare i cittadini occidentali tanto, se non di più, dei russi. 

Dividere la Russia 

In quell’articolo del 1992, Brzezinski fece uscire dal sacco altri gatti: per esempio, l’idea che la Russia post-sovietica potesse essere divisa: scrisse: 

“Presto potrebbe essere in gioco anche l’unità della Russia, forse le province dell’Estremo Oriente in poco tempo potrebbero essere tentate di creare una propria Repubblica siberiana-estremo-orientale separata. (23)

Brzezinski ritornerà su questa nozione di Repubblica dell’Estremo Oriente cinque anni dopo, nella sua opera chiave The Grand Chessboard. Ma questa Russia disintegrata apparve anche in un articolo del settimanale britannico The Economist – un importante giornale di propaganda per il globalista New World Order – nell’inverno dello stesso anno 1992, (24), in cui uno scrittore anonimo immaginava il futuro nei prossimi 50 anni e suggeriva che durante quel periodo, tutta la Russia a est dei monti Urali, un vasto territorio, sarebbe andata perduta a causa di “un’entità musulmana simile a un superstato” e della Cina. La Russia sarebbe ritornata ai suoi confini europei del XVI secolo e quindi, presumibilmente, avrebbe potuto essere integrata in un’Unione Europea transatlantica sotto la “mano guida” degli Stati Uniti e della Banca dei Regolamenti Internazionali a Basilea, in Svizzera. 

In effetti, questo futuro transatlantico era l’unico futuro che Brzezinski vedeva per la Russia. Nel capitolo intitolato ‘The Black Hole’ nel suo Grand Chessboard  (1997), ha scritto di quello che ha definito il “Dilemma dell’unica alternativa” della Russia: tutte le opzioni di controalleanza (con Cina, Iran, Eurasia, l’asse franco-tedesco)

“sviano dall’unica scelta che resta aperta alla Russia. L’unica vera opzione geostrategica della Russia – l’opzione che potrebbe dare alla Russia un ruolo internazionale realistico e anche massimizzare l’opportunità di trasformarsi e modernizzarsi socialmente – è l’Europa. E non un’Europa qualsiasi, ma l’Europa transatlantica dell’allargamento dell’UE e della NATO. Una tale Europa sta prendendo forma… ed è anche probabile che rimanga strettamente legata all’America. Questa è l’Europa con cui la Russia dovrà relazionarsi se vuole evitare un pericoloso isolamento geopolitico”. (25)

Brzezinski ha persino fatto balenare la prospettiva di “un’associazione sempre più stretta con la NATO” davanti alla Russia, ma solo a livello di associazione, non di piena adesione. Putin ha chiesto a Clinton dell’adesione della Russia alla NATO nel 2000, ma Clinton ha rifiutato, dicendo semplicemente: “Sei troppo grande”. 

La Russia, disse Brzezinski,

“potrebbe diventare sempre più parte integrante di un’Europa che abbraccia non solo l’Ucraina ma arriva fino agli Urali e anche oltre”. 

In effetti, l’ossessione di Brzezinski era “la ridefinizione della Russia” e la fine di quello che lui chiamava “l’impero russo”. Brzezinski ha affermato che il rifiuto della Russia di accettare il futuro europeo transatlantico di Brzezinski o il suo rifiuto di accettare la piena partecipazione dell’Ucraina all’UE e alla NATO – e dovremmo ricordare che dietro Brzezinski c’erano i plutocrati dell’Occidente, come il suo sponsor di lunga data, David Rockefeller

“equivale al rifiuto dell’Europa a favore di un’identità e di un’esistenza solitarie ‘eurasiatiche’. Non si può prevedere quanto velocemente possa muoversi quel processo, ma una cosa è certa: si muoverà più velocemente se si forma un contesto geopolitico che spinge la Russia in quella direzione, precludendo altre tentazioni… In effetti, per la Russia, il dilemma dell’unica alternativa è che non si tratta più di fare una scelta politica, ma di affrontare gli imperativi della sopravvivenza”. (26)

Questo era chiaramente il linguaggio dell’intimidazione e del culmine dell’arroganza di un influente statista americano nel “momento unipolare” americano negli anni ’90. 

Naturalmente, Brzezinski a metà degli anni ’90 non prevedeva Xi Jinping e il suo vasto progetto di infrastruttura di trasporto Eurasian Belt and Road, “la Nuova Via della Seta”, iniziato quando Xi è salito al potere nel 2013. Oggi, la Russia, nonostante le sanzioni imposte dall’Occidente e dai suoi burattini dal febbraio di quest’anno, è molto lontana dall’ “isolamento” e dalla “solitudine” geopolitici di cui parlano continuamente i media occidentali. Nel 2014, l’anno iniziato con il colpo di stato di Maidan a Kiev, e solo un anno dopo che Xin Jinping era salito al potere in Cina, Russia e Cina hanno firmato il gigantesco progetto di gasdotto da 400 miliardi di dollari “Power of Siberia” per fornire gas russo alla Cina per oltre 30 anni. Le trattative andavano avanti da quasi 10 anni. Il gas ha iniziato a fluire in Cina nel dicembre 2019. 

La Russia e il “pivot” eurasiatico 

Quando quell’accordo veniva negoziato, i media occidentali parlavano spesso della nuova strategia del presidente Obama “Pivot verso l’Asia orientale” (2012). L’uso della parola “pivot” [NDT.: Cardine, Fulcro] era interessante, in quanto richiamava un concetto chiave di uno dei mentori geopolitici da tempo scomparsi di Zbigniew Brzezinski, il geografo edoardiano Sir Halford Mackinder (1861-1947). Nel suo libro Grand Chessboard, Brzezinski ha fatto riferimento a Mackinder e al suo concetto e sembrava sminuirlo, affermando che 

“la geopolitica è passata dalla dimensione regionale a quella globale, con la preponderanza sull’intero continente asiatico che funge da base centrale per il primato globale”. 

Ma in effetti, l’intero libro di Brzezinski contraddice questa affermazione; le sue stesse preoccupazioni confermano l’attenzione in corso nel pensiero strategico anglo-americano sulle intuizioni originali di Mackinder. Nel 1904, anno dello scoppio della guerra russo-giapponese (un’altra guerra per procura britannica contro la Russia), Mackinder, protetto di Lord Milner e direttore della London School of Economics, aveva prodotto un testo che divenne presto famoso, The Geographical Pivot of History, in cui ha avanzato la sua teoria del ‘cuore’ o del ‘fulcro’. 

Una vasta area a est degli Urali, compresa la maggior parte della Siberia e dell’Asia centrale che si estende a sud fino all’Himalaya e alla Cina, era la chiave del potere mondiale, ha detto Mackinder, a causa delle sue enormi risorse materiali, delle sue fonti d’acqua e delle energie delle numerose popolazioni che abitavano la regione e ne erano uscite o l’avevano attraversata nel corso dei secoli. Qualsiasi stato che possedesse questo enorme territorio e potesse costruire una rete di ferrovie attraverso di esso sarebbe una potenza terrestre inespugnabile da potenze marittime come Gran Bretagna e America, e se fosse in grado di allearsi con una grande potenza costiera come Cina, Giappone o la Germania, avrebbe i mezzi umani e materiali per costruire una grande flotta che potrebbe sfidare le potenze marittime per l’egemonia del mondo. 

Il progetto Via della Seta di Xi Jinping è l’incubo di Mackinder diventato realtà. 

Per ottenere l’accesso a questo fulcro, o regione centrale, ha affermato Mackinder, il controllo dell’Europa orientale è stato fondamentale. Oggi questo significa Ucraina, ed è per questo che l’Ucraina è un pezzo degli scacchi così importante sulla Grande Scacchiera di Brzezinski. 

Un’Ucraina che è saldamente parte dell’Occidente, integrata nell’UE e nella NATO, che secondo lui sarebbe avvenuta tra il 2005 e il 2015, avrebbe:

  • a) reso impossibile per la Russia continuare a essere un “impero”,  
  • b) incoraggiato la Russia a orientarsi, o meglio “occidentarsi” verso l’Occidente e  
  • c) consentito agli USA di proiettare il potere attraverso la Francia, la Germania e la sua patria ancestrale polacca in Ucraina – gran parte della quale apparteneva all’aristocrazia polacca, alla quale erano appartenuti i suoi stessi antenati – oltre all’Asia centrale e alla regione “pivot”. 

Dato che tra il 2001 e il 2021 gli Stati Uniti sono stati gradualmente espulsi dalle numerose basi che avevano stabilito in Asia centrale, per la prima volta nella loro storia dopo l’invasione dell’Afghanistan nel 2001, l’Ucraina è diventata un pezzo degli scacchi ancora più cruciale per la penetrazione occidentale dell’Asia centrale. 

In seguito allo scoppio del conflitto nel Donbass e in Crimea nel 2014 dopo il colpo di stato di Maidan, gli Stati Uniti hanno iniziato a fornire all’Ucraina attrezzature e addestramento militari per un importo di 2,5 miliardi di dollari (2014-febbraio 2022), di cui 400 milioni di dollari sono stati solo nel 2021 e dal febbraio 2022 ha fornito all’Ucraina 5,6 miliardi di dollari in “assistenza alla sicurezza”. (27) 

“Il 28 aprile 2022, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha chiesto al Congresso altri 33 miliardi di dollari per assistere l’Ucraina, inclusi 20 miliardi di dollari per fornire armi all’Ucraina. Il 21 maggio 2022, gli Stati Uniti hanno approvato una legge che fornisce 40 miliardi di dollari in nuovi aiuti esteri militari e umanitari all’Ucraina, segnando un impegno di fondi storicamente ampio”. (28)

Questo investimento ingentissimo [NDT.: 79 miliardi di dollari tra gennaio e maggio 2022]  contrasta con i circa 40-50 miliardi di dollari USA spesi annualmente, tra il 2011 e il 2020, per il totale degli aiuti esteri degli USA e fornisce un’idea dell’importanza che per l’élite statunitense riveste l’Ucraina e l’attuale conflitto. Tali cifre suggeriscono che gli Stati Uniti stanno effettivamente combattendo una guerra calda per procura contro la Russia, una guerra in cui le truppe ucraine stanno morendo invece degli americani, il tutto per raggiungere l’obiettivo di Brzezinski di un’Ucraina nell’UE e nella NATO e quindi con basi NATO nel Nord dell’Ucraina e missili NATO a pochi minuti di volo (300 miglia) da Mosca. 

Nel 1919, Mackinder estese la sua regione centrale verso est nella Cina settentrionale e verso ovest nell’Europa centrale in modo da includere tutta la Russia europea, l’Ucraina, gli stati baltici, la Polonia e la Germania orientale. In effetti, la sua nuova linea di confine occidentale per la regione pivot corrispondeva quasi esattamente con i confini della Guerra Fredda in Germania, 30 anni dopo. Ricordiamoci che per Mackinder lo scenario da incubo era se la Russia, l’inespugnabile potenza terrestre, con la sua enorme forza lavoro e le sue vaste risorse materiali, si fosse alleata con un popolo vigoroso, disciplinato, intelligente come i tedeschi o i giapponesi. Se ciò fosse accaduto, quegli alleati insieme avrebbero potuto creare una flotta in grado di sconfiggere la potenza navale anglo-americana. 

L’incubo di Mackinder – l’incubo delle élite angloamericane – è ricomparso nel 2015 in un discorso al Chicago Council on Global Affairs del geostratega, ungherese-americano George Friedman, che allora era a capo della Stratfor, società di consulenza per gli affari esteri. In risposta alla domanda se l’ISIS fosse una minaccia esistenziale per gli Stati Uniti, ha risposto: 

“L’interesse esistenziale degli Stati Uniti, a causa del quale per un secolo, abbiamo combattuto guerre – Prima, Seconda e Guerra Fredda – è stato il rapporto tra Germania e Russia, perché uniti, sono l’unica forza che potrebbe minacciare noi e bisogna fare in modo che ciò non accada”. (29) 

Un’affermazione notevole che nessun politico britannico o americano aveva fatto in pubblico prima di questo, getta un’enorme luce sulla storia degli ultimi 120 anni, perché aiuta a spiegare perché la Guerra Fredda era la farsa che Brzezinski aveva rivelato che fosse 23 anni prima. 

In altre parole, lo scopo di dividere l’Europa e il mondo, ‘contenere‘ la Russia senza combatterla direttamente, non era quello di sconfiggere il comunismo e nemmeno la Russia o la Cina, ma piuttosto di tenere sotto controllo le energie di Germania e Giappone, ben integrate nel sistema capitalista anglo-americano del dopoguerra e impedire loro di avvicinarsi economicamente o politicamente alla Russia e alla Cina. Questo era esattamente ciò che Mackinder aveva raccomandato 111 anni prima, nel 1904, ed era la linea che la politica estera britannica e americana aveva seguito con così brillante successo dal 1904. L’Intesa britannica con la Francia nel 1904, portò all’Intesa con la Russia nel 1907; l’Intesa con la Russia portò 7 anni dopo alla prima guerra mondiale, in cui la Russia combatté contro la Germania. 

Dalla prima guerra mondiale vennero la rivoluzione bolscevica, il fascismo e il nazismo, e anche la seconda guerra mondiale, in cui di nuovo Germania e Russia si combatterono; la seconda guerra mondiale ha portato alla guerra fredda e all’ordine bipolare globale, la divisione del mondo che ha isolato l’URSS e la Cina comunista dal sistema capitalista e quindi ha assicurato il dominio economico americano del mondo per 45 anni. Ha anche fornito alle élite occidentali modelli di sorveglianza e controllo autoritari che potrebbero rivelarsi utili in futuro.  

Maestri di scacchi? 

Ma quelle élite, diceva spesso Rudolf Steiner, erano lungimiranti e possedevano una conoscenza occulta di come funziona la storia e la comprensione delle caratteristiche nazionali che potevano essere manipolate da quelle élite. Così, dopo esattamente 72 anni, 200 anni dopo la Rivoluzione francese, l’esperimento marxista sovietico in Russia fu interrotto con la forza dalle potenze occidentali che avevano iniziato a prepararne la conclusione nel 1972/1973 quando fu fondata la Commissione Trilaterale dei Rockefeller, e il World Economic Forum è stato istituito quando è iniziata l’era dei petrodollari, quando il terrorismo mediorientale è decollato e quando Richard Nixon, Henry Kissinger e David Rockefeller hanno visitato tutti la Cina comunista. 

Anche in quegli anni il bipartisan Council on Foreign Relations di New York, guidato per decenni da David Rockefeller, diede vita a “The 1980s Project”, uno dei cui obiettivi chiave era quello di decostruire l’Unione Sovietica. Rockefeller si assicurò che il suo protetto Brzezinski diventasse Consigliere per la sicurezza nazionale nel governo del presidente Jimmy Carter, che comprendeva un certo numero di altri membri della Commissione Trilaterale. Il polacco-americano Brzezinski era appena entrato in carica quando Papa Giovanni Paolo I, stranamente, dopo soli 33 giorni in carica, morì e fu sostituito dal primo Papa polacco, Giovanni Paolo II, che presto iniziò a stabilire collegamenti con il movimento sindacale ribelle polacco, Solidarnosc. Durante il mandato di Brzezinski, lo Scià fu rovesciato nella rivoluzione iraniana e sostituito con il religioso radicale, l’Ayatollah Khomeini, e con l’aiuto del mondo musulmano, sia sciiti che sunniti si unirono in opposizione ai comunisti atei a Kabul, Brzezinski riuscì persino a ‘dare alla Russia il suo Vietnam’ in Afghanistan, come lui stesso ha affermato. 

Intrappolata tra, da un lato le sfide provocate in tutto il blocco del Patto di Varsavia dai ribelli polacchi di Solidarnosc, aiutati da una «empia alleanza» tra il Vaticano e la Casa Bianca di Reagan (30), e dall’altro, da una guerra contro i turbolenti mujaheddin afgani che si trascinò per 10 anni, e scossa anche dalle pressioni economiche sulla sua economia sgangherata che cercava di competere con il programma missilistico Star Wars degli Stati Uniti, l’Unione Sovietica iniziò a implodere: il disastro nucleare di Chernobyl nel nord dell’Ucraina nel 1986 fu un potente sintomo del crollo incombente, poi è arrivata la caduta del muro di Berlino e la fine degli stati satelliti sovietici 33 anni fa, nel 1989, esattamente 200 anni dopo la Rivoluzione francese. 

Due anni dopo, il giorno di Natale, l’URSS scomparve dalla storia. Per le élite occidentali, la caduta del muro di Berlino e il crollo dell’URSS non fu la grande “sorpresa” che i media mainstream occidentali hanno raccontato al pubblico occidentale. Questo ultimo sconvolgimento nella storia russa era stato pianificato in Occidente sin dai primi anni ’70. Reagan e Thatcher si assicurarono che la minaccia del “socialismo” alle élite occidentali, una minaccia identificata più di un secolo prima, fosse effettivamente sepolta; negli anni ’80 il sindacalismo è stato evirato e gli entusiasmi degli anni ’70 per il socialismo politico sono diminuiti. L’«esperimento» per deviare i pericoli del socialismo marxista dall’Occidente verso la Russia (31) e l’Oriente, aveva avuto «successo» e poteva quindi essere concluso; nel frattempo, l’ “esperimento” capitalista nella Cina marxista stava per decollare… 

Negli anni ’90 c’erano quelli nei circoli globalisti in Occidente che speravano che Russia e Cina potessero essere entrambe integrate nel sistema capitalista globale del nuovo Ordine Mondiale e portate sotto il controllo occidentale. Anche Brzezinski  sembrava sperare che la Russia accettasse “l’unica alternativa” che le aveva prescritto in The Grand Chessboard, ma è improbabile che fosse sincero nel farlo; la sua grande antipatia per la Russia trapela dalle sue frasi in quel libro e nelle sue successive dichiarazioni nel corso degli anni. 

Nel frattempo, i sospetti russofobici paranoici sono rimasti nei circoli occidentali conservatori; l’alleanza militare della NATO, con il suo pericoloso e irresponsabile articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico (“Le Parti convengono che un attacco armato contro uno o più di loro in Europa o Nord America deve essere considerato un attacco contro tutti loro…”) non era sciolto, come lo era stato il suo omologo comunista della Guerra Fredda, il Patto di Varsavia. 

Il primo segretario generale della NATO, Lord Ismay, aveva affermato che la NATO era stata fondata

“per tenere fuori i russi, dentro gli americani e i tedeschi giù”.

Quelle sono rimaste evidentemente le priorità delle élite occidentali fino ad oggi; vogliono ancora tenere separati i tedeschi e i russi, i russi fuori dall’Europa e gli americani molto dentro. Con la morte di Stalin nel 1953, l’anno successivo l’URSS fece domanda per aderire alla NATO;  Ismay si è opposto alla domanda, paragonando la Russia a “un ladro impenitente che chiede di entrare nelle forze di polizia”.  Sentiva che la NATO

“deve crescere finché l’intero mondo libero non sarà sotto lo stesso ombrello”. 

Dopo la fine della (prima) Guerra Fredda, per tutti gli anni ’90 e 2000, la NATO è costantemente avanzata fino ai confini stessi della Russia, nonostante le note assicurazioni verbali fornite ai russi dai leader occidentali all’inizio degli anni ’90 che ciò non sarebbe accaduto . Dopo che Vladimir Putin ha rifiutato di collaborare o approvare l’invasione dell’Iraq guidata dagli Stati Uniti nel 2003, i media occidentali nel loro insieme si sono rivolti contro di lui (i media più conservatori, sempre sospettosi della Russia, erano sempre stati ostili), ed è stata aggiunta alla lista degli spauracchi dei media occidentali – dopo Saddam Hussein, Slobodan Milosevich, Osama bin Laden, Muammar al-Gadaffi, Bashar al-Assad e Donald Trump, i draghi che il San Giorgio anglofono si sente obbligato a vincere. Ma in quest’ultimo caso, della Russia e di Vladimir Putin, i media occidentali e le élite occidentali forse hanno trascurato oppure pensano che non abbia importanza che sullo stendardo del presidente della Russia ci sia un’aquila bicipite che adorna la bandiera russa tricolore e sul petto di quell’aquila c’è l’immagine di… San Giorgio che vince il drago.  

La seconda parte di questo articolo diagnosticherà ulteriori aspetti radicati dell’antagonismo anglo-russo prima di tentare di delineare una “cura” per questa particolare “malattia” sociale e culturale. 

 APPUNTI  

1. Lezione del 14.12.1919, in Rudolf Steiner, Collected Works GA 194. 

2. Ad esempio, l’impulso individualistico e protoprotestante all’inizio dell’epoca moderna iniziò in Inghilterra con John Wycliffe (c.1331-1384) e i suoi seguaci, i Lollardi, ma non si sviluppò in un grande centro sociale e movimento comunitario in Inghilterra e fu piuttosto facilmente soppresso dal re Enrico V (1413-1422), ma si diffuse dall’Inghilterra tramite la regina Anna, moglie boema del re inglese Riccardo II (1377-1399), in Boemia dove, tra gli slavi occidentali, divenne una potente forza comune nel movimento hussita (seguace del martire Jan Hus 1372-1415), che non poté essere soppresso né dal Vaticano né dal Sacro Romano Impero e resistette a cinque crociate pontificie per un periodo di 14 anni ( 1420-1434). 

3. Andreas Bracher (a cura di),  Kampf um den russischen Kulturkeim (2014) non tradotto. La traduzione nell’articolo sopra è stata fatta dall’autore. 

4. Solo due società americane, BlackRock, Inc. e Vanguard Group, Inc., che valgono almeno 20 trilioni di dollari USA, possiedono le vette più alte dell’economia anglosassone:
Vedi: https://www.conservativebusinessjournal.com/2021 /11/blackrock-and-vanguard-the-two-headed-thing-that-ate-america/  e https://www.organicconsumers.org/news/who-owns-world-blackrock-and-vanguard  

5. Markus Osterrieder, Welt im Umbruch (2014), p. 1224. 

6. Osterrieder, loc. cit. 

7. Ad esempio, il documento “Defense Planning Guidance of 1992” di Paul Wolfowitz, Sottosegretario alla Difesa per la Politica e il suo assistente, Scooter Libby. Questa era conosciuta come la Dottrina Wolfowitz. 

8. Osterrieder, ibid., pp. 1224-1225. 

9. Osterrieder, ibid., p. 928. 

10. Osterrieder, ibid., p. 1358. 

11. Osterrieder, ibid., p. 1359. 

12. Osterrieder, ibid., p. 1361. 

13. Osterrieder, ibid., p. 1382, n. 3620. Nota digitata da Jürgen von Grone, Bundesarchiv Koblenz BAK/NS 15-302, in: Zur Geschichte der anthroposophischen Bewegung und Gesellschaft in der Zeit des Nationalsozialismus. Documenti und Briefe. vol. IV . Ed., Arfst Wagner. Rendsburg 1992, pag. 116.) 

14. 1938 – Crisi di Monaco; 1939 – Polonia; 1968 – Primavera di Praga. 

15. Osterrieder, ibid., pp. 1310-1311. 

16. Vedi A. Cook, To Kill Rasputin (2005) pp. 215-221. 

17. Antony C. Sutton, Wall Street e la rivoluzione bolscevica (1974) pp. 21-34; J. MacGregor e G. Docherty,  Prolonging The Agony (2017) pp. 453-475; Osterrieder, ibid., pp. 1316-1318. 

18. Osterrieder, ibid., p. 1341. 

19. Osterrieder. ibid., pp. 1360-1363; Antony C. Sutton, Wall Street e la rivoluzione bolscevica (1974) pp.121-181. 

20. Carolyn Eisenberg, Drawing the Line – The American Decision to Divide Germany 1944-1949 (1996) p.493. 

21. Osterrieder, ibid., pp. 1442-1451. 

22.  Affari esteri , vol. 71 n. 4, pp. 31, 37. 

23. Ibid. p. 33. 

24. The Economist , edizione di fine anno del 26.12.1992-8.1.1993. Articolo: “Il ventunesimo secolo: una vista dal 2992 d.C.”. Vedi TM Boardman, Mapping the Millennium – Behind the Plans of the New World Order (2a ed. 2013), pp.104-160. 

25. Zbigniew Brzezinski, La grande scacchiera (1997), p. 118. 

26. Ibid.,p.122. 

27. https://crsreports.congress.gov/product/pdf/IF/IF12040 

28. https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_foreign_aid_to_Ukraine_during_the_Russo-Ukrainian_War#Future_military_aid   

29. Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=QeLu_yyz3tc  Guarda dal minuto 53:50. 

30. Rivista TIME 24.2.1992 : ‘The Holy Alliance: Ronald Reagan e Giovanni Paolo II’ 

https://content.time.com/time/subscriber/article/0,33009,974931-1,00.html  

31. Vedi il mio articolo ‘2022 – Guerra in Ucraina’ nella rivista trimestrale New View Numero 103 aprile-giugno 2022, p. 86. Inoltre, CG Harrison, The Transcendental Universe (1893, republ. 1993) lezione 2, pp. 98-99 

 

Terry Boardman

18 luglio 2022  

Tradotto dall’inglese da Diana Ambanelli per LiberoPensare

Fonte

 

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