Lo schiavo, l’oratore e l’imperatore

Raffaello Scuola Di Atene

Un trio di stoici dell’antica Grecia offre un’opposizione filosofica al turbo capitalismo di oggi in questo estratto da “Rabbiosi anni Venti, la politica del grande potere incontra il tecno-feudalesimo”.

Lo stoicismo era la cultura pop che, nell’antica Grecia, si estendeva in modo tale che le sofisticate scuole platoniche e aristoteliche potevano solo sognare. Come gli epicurei e gli scettici, gli stoici dovevano molto a Socrate, il quale sottolineava sempre che la filosofia dovesse essere pratica, capace di cambiare le nostre priorità nella vita.

Gli stoici erano decisamente convinti che l’atarassia (assenza di agitazione) fosse lo stato ideale della nostra mente.
L’uomo saggio non può essere turbato perché la chiave della saggezza è sapere di cosa non preoccuparsi.
Quindi gli stoici erano socratici, nel senso che si sforzavano di offrire a ognuno la pace della mente. Come una versione ellenistica del Tao. Il grande asceta Antistene era un compagno di Socrate e un precursore degli stoici.

I primi stoici presero il nome dal portico – stoa – nel mercato ateniese che il fondatore ufficiale Zenone di Citium (333-262 a.C.) era solito frequentare. Ma il più dotato era Crisippo, un filosofo specializzato in logica e fisica, che potrebbe aver scritto non meno di 705 libri, nessuno dei quali è però sopravvissuto. Il vertice dello stoicismo era, in Occidente, un trio romano: Seneca, Epitteto e Marco Aurelio. Sono i modelli dello stoicismo come lo conosciamo oggi.

Epitteto

Epitteto (50-120 d.C.) nacque come schiavo a Roma, poi si trasferì in Grecia e trascorse la sua vita esaminando la natura della libertà. Seneca (4-65 d.C.), favoloso oratore e dignitoso drammaturgo, fu esiliato in Corsica quando fu – falsamente – accusato di adulterio con la sorella dell’imperatore Claudio. Ma in seguito fu riportato a Roma per educare il giovane Nerone e finì per essere costretto, dallo stesso Nerone, a suicidarsi.

Marco Aurelio, un umanista, era il prototipo dell’imperatore riluttante, che viveva in un turbolento secondo secolo d.C. e può essere considerato come un precursore di Schopenhaeur: Marco Aurelio vedeva la vita come un vero ostacolo.

Marco Aurelio

I Cinici erano gli insegnanti di Zenone e la loro intuizione principale fu che nulla contasse più della virtù.
Quindi gli orpelli della società convenzionale dovrebbero essere declassati, nella migliore delle ipotesi, allo stato di distrazioni irrilevanti.

Non c’è da stupirsi che oggi siano rimasti pochissimi veri Cinici. È illuminante sapere che le classi superiori dell’impero romano, il loro 1 per cento, consideravano le intuizioni di Zenone piuttosto solide, mentre – prevedibilmente – deridevano il primo punk della storia, Diogene il Cinico, che si masturbava in pubblica piazza e portava con sé una lanterna cercando di trovare un vero uomo. Per gli stoici, tanto quanto per Eraclito, imparare a convivere con l’inevitabile era un elemento chiave nella ricerca della tranquillità.

Questo desiderio di serenità è uno dei loro legami con gli epicurei.
Gli stoici erano fermamente convinti che la maggior parte delle persone non avesse idea dell’universo in cui vive (immagina la loro reazione ai social network). Così finiscono per confondere i loro atteggiamenti nei confronti della vita.

Platone e Aristotele

In contrasto con Platone e Aristotele, gli stoici erano materialisti irriducibili. Non facevano riferimento alle “forme” platoniche in un mondo ideale: per gli stoici questi non erano altro che concetti nella mente di Platone.

Per gli epicurei, il mondo è il prodotto non pianificato di forze caotiche (ditelo ai fanatici evangelisti).

Gli stoici, al contrario, pensavano che il mondo fosse una questione di organizzazione fino ai minimi dettagli. Per gli epicurei il corso della natura non è predeterminato: il destino interviene sotto forma di deviazioni casuali di atomi.
Il destino nell’antica Grecia significava, in realtà, Zeus.

Per gli stoici tutto accade secondo il Fato: un’inesorabile catena di causa ed effetto, che si sviluppa esattamente nello stesso modo ancora e ancora in un ciclo di creazione e distruzione cosmica – una sorta di anticipazione dell’eterno ritorno di Nietzsche.

Gli stoici furono fortemente influenzati da Eraclito.
La fisica stoica ha affrontato la nozione di compenetrazione: il mondo fisico come un amalgama di sostanze mescolate, una consonanza piuttosto straordinaria con l’equivalenza di energia e materia in Einstein.

Ciò che il mondo postmoderno conserva dagli stoici è la nozione di accettazione rassegnata, il che ha perfettamente senso se il mondo funziona davvero secondo le loro intuizioni. Se il destino – ancora una volta, Zeus, non il dio cristiano – governa il mondo, e praticamente tutto ciò che accade è al di là del nostro controllo, allora la “Realpolitik” significa accettare “tutto ciò che accade come effettivamente accade”, nelle parole immortali di Epitteto.

Quindi è inutile entusiasmarsi per cose che non possiamo cambiare.
Ed è inutile essere attaccati a cose che prima o poi perderemo.
Ma prova a vendere questa nozione ai Maestri dell’Universo del capitalismo finanziario.

Lao Tzu

Quindi La Via – secondo gli stoici – è possedere solo l’essenziale e viaggiare leggeri.
Lao Tzu lo approverebbe. Dopotutto, tutto ciò che potremmo perdere è più o meno già andato, quindi siamo già protetti dai peggiori colpi della vita.

Forse l’ultimo segreto stoico è la distinzione di Epitteto tra le cose che sono sotto il nostro controllo – i nostri pensieri e desideri – e ciò che non lo è: i nostri corpi, le nostre famiglie, le nostre proprietà, il nostro destino nella vita, tutti gli elementi che l’esplosione del Covid- 19 ora ha messo sotto controllo.

Ciò che Epitteto ci dice è che se reindirizziamo le nostre emozioni nel concentrarci su ciò che è in nostro potere e ignoriamo tutto il resto, allora

“nessuno sarà mai in grado di esercitare una costrizione su di noi, nessuno ci ostacolerà – né c’è alcun danno che possa toccarci”.

Peter Paul Rubens – Morte di Seneca

Seneca ha offerto una guida definitiva che possiamo indirizzare ad una componente ben maggiore dell’1 per cento:

“Nego che le ricchezze siano un bene, perché se lo fossero renderebbero buoni gli uomini. In tal modo, poiché ciò che si trova nelle mani dei malvagi non può essere chiamato un bene, mi rifiuto di applicare il termine alle ricchezze “.

Gli stoici insegnavano che entrare nella vita pubblica significa diffondere la virtù e combattere il vizio.

È una faccenda molto seria che coinvolge dovere, disciplina e autocontrollo.
Gli stoici consideravano la morte come un utile promemoria del proprio destino e come la definitiva irrilevanza delle cose del mondo.

Marco Aurelio trovò enorme consolazione nella brevità della vita:

“Tra poco non sarai nessuno e da nessuna parte, come non ci sono più Adriano e Augusto”.

Quando le circostanze rendevano impossibile essere all’altezza degli ideali della virtù stoica, la morte era sempre un piano B.

Epitteto ci dice anche che non dovremmo davvero preoccuparci di ciò che accade al nostro corpo. A volte sembrava considerare la morte come una accettabile via d’uscita da ogni disgrazia. Al vertice del loro pensiero gli stoici chiarirono che la differenza tra la vita e la morte è insignificante, rispetto alla differenza tra virtù e vizio. Da qui l’idea di un nobile suicidio.

Il suicidio di Catone

L’eroismo stoico è evidente nella vita e nella morte di Catone il Giovane, come descritto da Plutarco. Catone era un feroce oppositore di Cesare e la sua integrità stabiliva che l’unica via d’uscita possibile era il suicidio. Secondo il racconto leggendario di Plutarco, Catone, nella sua ultima notte, difese una serie di tesi stoiche durante la cena, si ritirò nella sua stanza per leggere il Fedone di Platone – in cui, non a caso, Socrate sostiene che un vero filosofo vede tutta la vita come una preparazione per la morte – e si uccise. Ovviamente è diventato una superstar stoica per l’eternità.

Gli stoici hanno insegnato che la ricchezza, lo status e il potere sono in definitiva irrilevanti.

Ancora una volta, Lao Tzu approverebbe. L’unica cosa che può elevare un uomo al di sopra degli altri è la virtù superiore – di cui tutti sono capaci, almeno in linea di principio. Quindi sì, gli stoici credevano che siamo tutti fratelli e sorelle.

Seneca:

“La natura ci ha resi parenti creandoci dagli stessi materiali e per lo stesso destino.”

Immagina un sistema costruito su una devozione disinteressata al benessere degli altri e contro ogni vanità. Non è certo ciò che la disuguaglianza, il tratto distintivo del turbo-capitalismo finanziario, sta provocando.

Epitteto:

“Cosa si dovrebbe dire allora quando vengono le difficoltà? Mi stavo allenando per questo, mi stavo allenando per questo”.

Il Covid-19 mostrerà a un’ondata globale di praticanti neo-stoici che esiste un’altra strada?

Pepe Escobar

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Pepe Escobar, un giornalista brasiliano veterano, è il corrispondente dell’ Asia Times. con sede a Hong Kong. Seguitelo su Facebook.

Tradotto dall’inglese da Mauro Calise per LiberoPensare

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