Medicina tra Oriente e Occidente – III Parte

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Continua la pubblicazione di alcuni scritti di Elfidio Calchi, medico ricercatore di medicina tradizionale cinese e medicina energetica..

Le prime due parti le trovate QUI e QUI


TAO

TAO è il non dicibile, oltre la parola: “di ciò che non è possibile dire, il saggio non parla”. Unità di Via e viandante, cammino spontaneo, testimonianza ed efficacia di un “saper-fare”, seguendo il TAO “il corpo fa quello che sa e sa quello che fa”, agendo prima ancora di sentire. Il TAO si mostra mentre si nasconde in un processo senza inizio né fine. Sfuggente alla messa a fuoco di una coscienza solo logica; il mondo (uno, infiniti, i corpi) è l’impronta del suo piede che si offre all’interpretazione dell’umano intelletto razionale ed intuitivo, logico e analogico. Il TAO è la traccia (visibile) di una presenza (invisibile), così come la foglia (visibile) è mossa dal vento (invisibile): il suo senso abbraccia la foglia e il vento, la luce e le tenebre. A nessun essere umano è concessa una risposta al “perché” del mondo, il cammino è già TAO poiché “lo scopo è il mezzo”; per questo comprendere il “come” è la sola e autentica risposta al “perché”.

Se del TAO non è possibile parlare perché la sua dimensione è al di là dei nomi, però qualcosa si dovrà pur dire a proposito del “come” e, in questa disposizione, ecco che ci viene incontro il TAIJI, la Regola. Il TAIJI è il principio regolatore-agente duale YIN-YANG, (Vuoto-Pieno), grande trave maestra; struttura organizzativa delle informazioni, il passaggio, l’andare e venire del corpo pulsante (cosmico, immanente). YIN-YANG rappresentano i due momenti polari e complementari di una coppia; sono interdipendenti come il concavo e il convesso, l’alto e il basso, il dentro e il fuori, ecc. L’esistenza dell’uno dipende dall’esistenza dell’altro reciprocamente. Non sono sostanze in sé ma modalità di esprimersi dell’unità che costituiscono (come lo sono i due poli di una calamita). Non c’è nulla che non contenga insieme YIN e YANG pur nelle diverse proporzioni. La loro natura è relativa: qualunque aspetto della realtà è YIN rispetto ad un riferimento e YANG rispetto ad un altro. Essi si alternano come due fasi di un ciclo: quando lo YIN è al suo acme lo YANG appare e viceversa: l’espirazione (YIN) segue l’inspirazione; la sistole (YANG) segue la diastole (YIN). TAIJI è simmetrico e asimmetrico insieme, ha una sfasatura intrinseca: così accade che l’acqua del fiume che scorre da monte a valle (secondo il principio duale TAIJI: alto-basso) una volta sfociata nel lago, continui il suo Cammino come vapore, che si innalza in forza del calore del sole (secondo il principio duale del TAIJI: caldo-freddo). Quali sono il passato e il futuro dell’acqua? Nessun passato e nessun futuro ma un unico processo inesauribile, ciclico, pulsante, spiraliforme. TAIJI è quindi dappertutto (dalle particelle atomiche alle pietre; dai sistemi omeo-dinamici di ogni organismo vivente alle stagioni; dalle galassie all’universo, dalle bacchette per mangiare al DNA; dalla peristalsi intestinale alle altezze dello spirito) ed è il “come del TAO”: un principio frattale ubiquitario. E’ lo ZERO (o se si vuole un punto, un Giano Bifronte), potenziale senza dimensioni e che tutte le dimensioni contiene, posto tra il Vuoto delle possibilità infinite e il Pieno della realizzazione del possibile; è UTERO/MATRICE. L’immagine del TAIJI rappresenta la natura del QI: cosa si intende per QI?

L’ideogramma QI

QI: da qui in poi inizia lo spessore semantico dell’ideogramma QI che si estende processualmente, come sappiamo, alla realtà olisticamente intesa. Da qui in poi il caos è strutturato e gli eventi scivolano ordinatamente lungo un piano inclinato in virtù della luce e dello sguardo dell’uomo: “il mondo esiste perché viene nominato”.

Non esiste un termine occidentale immediatamente traducibile di QI; è sbrigativamente tradotto, molto spesso, riduttivamente, col termine energia. In realtà come capiamo dal suo ideogramma (riso che cuoce, vapore che sale, rivelando  i vapori vitali), il suo significato rimanda alla sua natura duale: materia-energia, ed anticipa di qualche migliaia di anni il modo attuale di considerare la realtà da parte della scienza contemporanea (!) Perciò, potremo definirlo approssimativamente come unità energia-materia, campo spazio-tempo (ogni “campo” conosciuto o conoscibile: elettromagnetico, elettrostatico, nucleare, gravitazionale…), unità globale dell’evento mondo, Pieno/Vuoto, l’UNO che è già un DUE. Spesso lo si definisce col termine “soffio”; l’analogia col soffio può essere sostenuta se per soffio non si intende uno spirito che, dall’esterno, anima la struttura reticolare, pluridimensionale, del mondo, ma si intende uno spirito che si identifica nel mondo e in ogni sua espressione, formale o no. Così come esterno e interno sono uno, così lo sono trascendente-immanente. QI (soffio) è il respiro trascendente-immanente del corpo cosmico.

QI ondeggia fra un estremo polare dove è massimamente rarefatto (YANG, espansione, onda, energia) e l’altro estremo polare, dove è massimamente coeso (YIN, contrazione, corporeità, fisicità, materia). In più, YANG, in una certa misura, contiene YIN, e viceversa: un polo non è mai assolutamente YIN o YANG. La metafora del QI è l’acqua: quella sostanza che assume da una parte, l’aspetto del ghiaccio – duro, freddo, coeso, YIN – dall’altra, quello del vapore – morbido, tiepido, espanso, YANG. Ognuno dei due poli (YIN-YANG) ha un livello minimo (diciamo: la coda) ed uno massimo (diciamo: la testa) di espressività. Quando uno dei due poli arriva al suo massimo, l’altro appare, emerge e cresce, a sua volta, fino al suo massimo, cui corrisponde il minimo del primo, che poi tornerà a crescere, rinnovando così il ciclo. Nel disegno del TAIJI si vede bene come alla testa dell’uno segua la coda dell’altro.

Si vede anche che ognuno dei due poli contiene il seme (o radice) dell’altro (“l’occhio del pesce”) il quale, dapprima procedendo sottotraccia, come un fiume carsico, alla fine emerge, rendendosi evidente a livello della testa; a questo punto una sorta di massa critica fa scaturire la scintilla necessaria e sufficiente per attivare la trasmutazione nel polo opposto. Il QI per sua natura, e necessariamente, appare-non appare; mostra il suo volto ma, poiché la sua natura è duale, mostra solo un lato del suo volto che appare-mi appare tenendo nascosto l’altro che non appare-non mi appare. QI, infatti, è giorno-notte, luce-buio, pieno-vuoto, vita-morte, cielo-terra, spirito-corpo. In questo modo QI (soffio) si organizza, realizzandosi negli eventi del mondo.

In verità, non c’è una funzione o passaggio metabolico nel nostro organismo che non veda l’applicazione di questa regola: dalla mitosi cellulare, alla contrazione muscolare, dalla conduzione dell’impulso nervoso, regola del TAIJI; a livello macrocosmico, come in quello microcosmico.

Parola, linguaggio, coscienza, i nostri arnesi con cui pretendiamo di ordinare e modellare il mondo, appaiono zavorra, quando il mio respiro vive lo stesso respiro del mondo, fosse anche un solo respiro. Più l’uomo parla, più egli si allontana dal senso e il tempo corre veloce; più l’uomo tace e ascolta, più si fa sentire la voce del Vuoto originario (sua sponte), da cui la sua vita e quella di ogni evento dipendono, e il tempo si dilata e rallenta. La parola dell’uomo allora si farà più sobria, coerente, essenziale, asciutta, scoccata come una freccia nei cuori, oltre il velo della retorica e dell’ipocrisia, una parola non più vessillo di dominio sul mondo, non imposizione né inquisizione, non comandamento, né prerogativa di sedicenti amministratori delegati del sacro.

 

IL CORPO TAOISTA

Tra tutti gli infiniti eventi del mondo, consideriamo ora l’evento che noi siamo, noi esseri umani. Tutto è QI: nell’uomo il QI è la forma emergente dalla fusione delle sue due qualità intrinseche, inscindibili e co-originarie: SHEN e JING. In medicina cinese, QI, SHEN e JING costituiscono I TRE TESORI: SHEN si associa per analogia al Cielo; è lo spirito, è la coscienza, l’autocoscienza, la mente, le emozioni e i sentimenti, la ragione e l’intuizione, la volontà, la prudenza, la fantasia, la gioia, la gratificazione, il senso positivo di esistenza. La sua natura è YANG. Abita il cuore, il sangue e rappresenta la capacità del contatto e della comunicazione, discriminando i significati e i modi del linguaggio e del metalinguaggio. JING: si associa per analogia alla Terra. E’ la forma-soma-materia, ha la natura YIN. E’ il capitale bioenergetico che ognuno riceve in dote al momento del concepimento. Non può essere aumentato, ma decresce fisiologicamente durante la vita, fino alla morte. SHEN e JING non sono sostanze in sé ma sono i due attributi di QI. QI quindi è l’assunzione di forma di SHEN/JING; è corretto quindi pensare a SHEN come SHEN QI e a JING come JING QI: in questo modo si rende evidente il QI come sostanza unitaria e SHEN e JING come suoi attributi. SHEN, lo spirito, è compenetrato col JING, quintessenza materiale particolare che noi siamo. Questo schema ricalca quello più generale CIELO-UOMO-TERRA. Lo SHEN ha un volto duplice: si parla infatti di SHEN in senso stretto e dei Cinque Shen in senso generale. Questi 5 Shen sono le emozioni e sono, in estrema sintesi: la volontà (zhi), il coraggio (hun), lo spirito (shen) la prudenza (po) e la razionalità (yi). Senza il mio corpo i 5 Shen (gli spiriti) non possono esprimersi e senza gli Shen il corpo è come un telo inanimato.

Dalla elaborazione teorico – pratica, induttivo – deduttiva, dei due archetipi espressioni del principio duale costitutivo dell’Unità originaria, cioè i due poli opposti, complementari e interdipendenti conosciuti come YIN e YANG, è nato nei secoli un modello interpretativo noto come LEGGE DEI WU XING, tradotto come 5 Movimenti o Elementi o Fasi.

In medicina tradizionale cinese (MTC) gli organi e i visceri, i tessuti, i sensi, gli aspetti emozionali e affettivi e quelli psico-spirituali sono catalogati e messi in ordine alla luce di questo modello interpretativo, di una chiave di lettura della realtà che, pur avendo alcuni tratti di somiglianza con i modelli derivanti da altre tradizioni mediche, come quella greca o araba o indiana, possiede una sua originalità, una unicità assoluta.

Secondo la LEGGE DEI WU XING o dei 5 Movimenti la regola YIN-YANG opera in tutta la realtà, rendendola possibile, nel tempo e nello spazio e ad ogni livello di manifestazione; tale regola decide dialetticamente il ritmo, l’alternarsi, la proporzionalità e la ciclicità degli eventi, il loro differenziarsi nelle infinite sfumature di suoni, colori, consistenza, odori, umori, sapori, forme, emozioni, l’armonia e l’equilibrio dinamico dei processi chimici e biochimici, fisici e mentali; decide la natura, l’identità, la misura e l’ordine di tutto ciò che accade.

Attraverso questa regola il principio di non-contraddizione, che sta alla base del pensare logico, viene integrato potentemente dal principio di unità degli opposti che sta alla base del pensare analogico e intuitivo; in questo senso le parole di Zhuang-tzu sono chiare e semplici:

” L’io è anche l’altro, l’altro è anche l’io; che l’io e l’altro non siano più in contrapposizione è la vera essenza: essa è il centro del cerchio che risponde ai mutamenti perenni”.

Se riconduciamo queste considerazioni a livello biologico, una qualsiasi cellula del mio corpo è parte della totalità del mio corpo (e questo può essere compreso facilmente) ma è anche abitata dalla totalità del mio corpo (e questo può essere compreso meno facilmente). Quindi, poiché il mio corpo è il mio Pantheon (oltre ad essere immagine del paesaggio), allora in ogni sua cellula abita la dimensione del sacro. Questo spiega la fiducia totale, l’adesione incondizionata alla natura e alle sue leggi da parte di medici taoisti e la loro profonda attenzione alla cura di sé stessi: corpo-mondo-sacro.

 

La Teoria dei Cinque Elementi

 

Tornando alla legge dei 5 Movimenti, si parte dal principio duale YIN-YANG, cui vengono fatti corrispondere, analogicamente, rispettivamente, l’ACQUA E IL FUOCO: si individua l’asse degli stati, cioè un asse verticale orientato in modo che il FUOCO sia al polo posto in alto e l’ACQUA al polo posto in basso. A questo asse si sovrappone un asse posto orizzontalmente, detto asse delle transizioni, che taglia orizzontalmente il primo asse. I due poli di questo secondo asse sono denominati LEGNO quello posto a sinistra e METALLO quello posto a destra. Dall’incrocio fra i due assi si genera un quinto polo, al centro, chiamato TERRA. Quest’ultimo polo sarà in seguito collocato, oltre che al centro, fra il FUOCO e il METALLO come elemento di passaggio e di connessione fra gli altri movimenti. Operazione quest’ultima definita come la proiezione dello spazio nel tempo.

Occorre precisare che qui FUOCO, ACQUA, TERRA ecc. non indicano propriamente gli elementi fisici, ma sono assunti come emblemi, come simboli.

  • L’ACQUA esprime la potenzialità, la volontà, i reni e la vescica, le orecchie, il colore nero, le ossa, il midollo e il cervello, la riproduzione, la paura, il freddo, ecc. La stagione corrispondente è l’inverno. La direzione è il nord. L’ora è la mezzanotte.
  • IL LEGNO rappresenta l’inizio della manifestazione, l’estroversione, il fegato e la colecisti, il colore verde, i tendini, la vista, il coraggio, la fantasia e i sogni, la rabbia, il vento ecc. La stagione è la primavera, la direzione l’est, l’ora il mattino.
  • IL FUOCO corrisponde all’atto, alla realizzazione, alla gioia, al ricordo, al cuore e all’intestino tenue, alla parola, al sangue, al colore rosso, alla coscienza, alla comunicazione, al caldo ecc. La direzione è il sud, l’ora mezzogiorno, la stagione l’estate.
  • LA TERRA esprime l’equilibrio e la stabilizzazione, il pensiero e il giudizio, lo stomaco, la milza-pancreas, il gusto, il colore giallo, le articolazioni e il connettivo, l’umidità. La direzione è il centro, la stagione la tarda estate e le interstagioni.
  • IL METALLO simboleggia la raccolta e il rientro, l’introversione, la prudenza, l’istinto di sopravvivenza, i polmoni e l’intestino crasso, l’olfatto, il colore bianco, la pelle, la secchezza, la depressione, ecc. La direzione è l’ovest, la stagione l’autunno, l’ora la sera.

I 5 Movimenti sono configurati secondo una legge di generazione “madre-figlio” e una legge di controllo “nonno-nipote” che regolano le relazioni fra gli elementi. Ne deriva una struttura pentacolare attraverso la quale si realizza una sostanziale autoregolazione del sistema biologico umano (ma non solo) sia al suo interno, sia nella sua relazione col mondo esterno. Colpisce il fatto per cui tale meccanismo cibernetico, di autogoverno, che tali leggi realizzano, possa essere considerato, di fatto, una forma di democrazia libertaria, là dove ogni elemento costitutivo del sistema finisce per essere un controllore e, insieme, un controllato. Né il mozzo del carro (il centro-terra-burocrazia), né il vuoto nel mozzo (il fuoco-cuore-imperatore) sfuggono alla regola…dove ognuno genera ed è generato, controlla ed è controllato, in assenza di ogni zona franca.

LE EMOZIONI

In MTC il corpo è emozione vivente. Per comprendere questa concezione occorre capire innanzitutto che il corpo taoista è inteso come un organismo o sistema aperto: insieme pulsante di più sottoinsiemi pulsanti, ogni sottoinsieme è a sua volta un insieme di sottoinsiemi, ecc. Nel corpo taoista, le emozioni sono processi, movimenti psico-fisici che corrono, attraversano e pervadono l’organismo. Sono onde pulsanti che interessano e coinvolgono la totalità del nostro essere globale nel medesimo istante; non c’è angolo di noi che non ne sia preso. Sono essenziali alla vita e alla sopravvivenza, parte della nostra intima natura, abitano ogni nostra cellula. La pulsazione è ana-lineare con un ingresso e una uscita, cui corrispondono rispettivamente una uscita e un ingresso. Ogni istante è un qui e ora pulsante ana-lineare. Ogni istante ha la stessa istantaneità del tutto; quindi il qui ed ora è sempre un prima e dopo altrove. L’apparente immobilità del tutto è la stessa apparenza del suo divenire intrinseco.

Cosa si intende in medicina cinese con “moto dell’anima”?

Innanzitutto animo e anima sono concetti che sono ricondotti allo HUN, anima eterica e al PO, anima vegetativa. Qui iniziano subito i problemi perché, se nella nostra tradizione culturale, il significato di anima (spirito, soffio, vento, psiche) è stato spiritualizzato in un mondo platonico delle idee e reso immortale, in opposizione al corpo, visto “evidentemente” come mortale, effimero (addirittura una prigione per i pitagorici e per una certa cultura religiosa), al contrario, nel pensiero tradizionale cinese non si è mai arrivati a concepire lo spirito separato dal corpo. Mai.

Nel pensiero tradizionale cinese il cervello e il pensiero, così come il corpo e lo spirito, il sangue e l’anima e in generale la struttura e la funzione, sono indissociabili come le 2 facce di una moneta o i due versanti a nord e a sud di una montagna o come l’alto e il basso, l’interno e l’esterno, e queste opposizioni non sono sostanze ma semplici antinomie complementari; due aspetti o attributi di una medesima sostanza: l’unità originaria o Regola detta TAIJI, che è il supremo principio regolatore, principio-agente, linguaggio del TAO.

Ora, esiste un moto dell’anima che possiamo definire arcaico, originario, in una condizione che precede la comparsa evolutiva dello Spirito Conscio che ci caratterizza come organismo umano, spingendoci ad affermare che anche un sole con le sue fusioni nucleari, una galassia col suo vorticare, la terra che ogni giorno si illumina e si scalda e ogni notte si rabbuia e si raffredda, e il rincorrersi delle stagioni, e poi gli organismi biologici, tutto ciò prova emozione, legata al ritmo e alla danza cosmici. Forse che le piante non hanno moti d’animo? E i lombrichi e le formiche e il mio gatto? E uno spermatozoo e un ovocita non si emozionano confondendosi come gli amanti uniti nell’amplesso? E l’embrione che siamo stati non viveva l’emozione dell’amnios sulla sua pelle? Il corpo ha una sua consapevolezza sia quando dorme sia quando la sua coscienza lo tiene vigile e attento. Il corpo si emoziona anche quando è incosciente, partecipe di una emozione cosmica ana-lineare. Quando la Coscienza appare lungo il processo evolutivo (necessariamente e fatalmente), il mondo delle emozioni comincia a mostrarsi sempre più articolato, complesso, ricco, problematico. Sul piano evolutivo lo Spirito Conscio appare come l’Ospite che entra ed occupa una stanza del Corpo- Palazzo di cui il padrone è lo Spirito Originario (consapevolezza innata).. L’Ospite (lo Spirito Conscio) si propone come uno strumento di mediazione fra soggetto e oggetto, nomina e se-para i dati dell’esperienza, distingue ed evidenzia le infinite differenze (le “cose”) del mondo, le raccoglie nell’archivio della memoria e le elabora, ponendosi a cerniera fra lo Spirito Originario interno e quello esterno. E’ così che dall’innatismo immediato delle emozioni si passa progressivamente al risultato della loro elaborazione cosciente razionale, ovvero: i sentimenti. Infine, è compito della Comprensione integrare l’innato con l’acquisito.

Le emozioni, alla luce di quella struttura-strumento interpretativa del reale, che è la legge dei WU XING (i 5 movimenti), possono svolgersi sostanzialmente in due modi:

A) In un modo che definiamo di coerenza e di armonia, di equilibrio ideale fra i singoli elementi-movimenti di questa legge, sia in riferimento alle relazioni interne all’organismo, sia in riferimento alle relazioni di questo con l’esterno. Questo modo configura una condizione di pieno benessere in assenza di una qualsiasi perturbazione di origine interna o esterna capace di alterare quell’equilibrio. E’ quell’appagamento totale del sentirsi a casa: il mondo è la casa dove abito appagato, quello stesso mondo che mi abita. Peccato non avere memoria dell’embrione che siamo stati! E tuttavia le pratiche di meditazione, tutte puntano a quell’embrione dove l’azione è fine a se stessa, prima di ogni sensazione, priva di uno scopo; si danza per danzare col paradosso che la regola delle regole è che non ci sono regole.

B) In un modo che definiamo di alterazione di un equilibrio ideale, di una disarmonia del sistema dei WU XING, cui corrisponde una discrasia emozionale e a cui segue la mobilitazione della forza vitale (il QI) allo scopo, in genere realizzato, di ristabilire l’equilibrio perturbato. Paura, tristezza, rabbia, scoramento, inquietudine, preoccupazioni, euforia possono venirci incontro, pur con modalità diverse per ogni persona. L’organismo ha una sua intelligenza immediata che intercetta, interpreta ed elabora: la chiamiamo SENTIMENTO. Questo è la coscienza dell’emozione implicata nello squilibrio. Questo secondo modo con cui le emozioni ci abitano è sicuramente la norma; ci dà il sapore dolce-amaro della vita. Il sistema dei WU XING è capace di autogoverno (cibernetico): così di regola accade che qualunque emozione, e relativo sentimento, dopo essersi manifestata, anche potentemente, sia riportata in una condizione di rinnovato equilibrio del sistema. E nessun nuovo equilibrio sarà più quello di prima lungo il percorso della vita.

Quando il mio essere, che è unità indivisibile sangue-anima-spirito-carne-energia-materia, vive nella piena consapevolezza di essere l’immagine del paesaggio, di essere il mio Pantheon, allora le emozioni, sebbene scorrano e siano in continuo movimento, vengono percepite come ferme, un po’ come quando ci percepiamo fermi su un pianeta che si muove, in un universo in espansione. L’esperienza percepita è quella del sentirsi UNO; UNO-TUTTO. Ma questo sentire-sé non compete alla Coscienza, che appunto sta in disparte e ascolta, Ospite in un Palazzo di cui non è padrona. Quando le emozioni mi abitano secondo le regole dei WU XING, la Coscienza (lo Spirito Conscio) trova il senso della propria misura e questo permette all’intuizione (Spirito Consapevole) di farci comprendere, oltre le infinite antinomie create dalla ragione logica, che l’UNO è un DUE. In un contesto in cui sono dati il soggetto e il mondo, oltre le antinomie della ragione, non c’è più chi percepisce chi e non c’è quindi una percezione cosciente. Possiamo chiamare questa condizione COMPRENSIONE.

Elfidio Calchi

 


Elfidio Calchi, laureato in medicina e chirurgia nel 1978, dopo un breve periodo di pratica della medicina ufficiale presso l’ospedale di Rimini, si specializza poi in medicina tradizionale cinese presso la Scuola Tao di Bologna.  Con questa nuova comprensione lavora dapprima come medico privato e, successivamente, come direttore sanitario di un poliambulatorio di medicina naturale integrata a Riccione. Muore nel 2020 in seguito all’infezione da Covid19 contratta nell’esercizio della sua professione e lascia un sapere scritto che mostra come sia possibile rifondare la medicina nel senso di un sapere globale, capace di accogliere in sé le punte più avanzate di un sapere scientifico, filosofico e letterario.

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