E se “Q Anon” fosse “made in FBI”?

A QAnon sticker is seen on the back of a car on November 6, 2020 in Los Angeles as the entire nation awaits the result of the presidential election. - President Donald Trump, in his latest effort to discredit vote tallies showing him headed for defeat in the tense US election, warned challenger Joe Biden on November 6 against "wrongfully" claiming the presidency.Three days after the US election in which there was a record turnout of 160 million voters, a winner had yet to be declared. (Photo by Robyn Beck / AFP) (Photo by ROBYN BECK/AFP via Getty Images)

Una recente indagine Reuters sembrerebbe indicare che “Q Anon” sia in realtà un cyber-psyop dell’FBI.

Il fenomeno “Q Anon” viene generalmente considerato come una bufala o uno scherzo sfuggito al controllo, nato dagli utenti delle bacheche online alla fine di ottobre 2017. La sigla “Q Anon” è stata preceduta da sigle simili, come “FBI anon”, “CIA anon” e “White House insider anon”.

“Q Anon” originariamente si chiamava “patriota con autorizzazione Q”. L’ex agente del controspionaggio della CIA Kevin M. Shipp ha spiegato che una vera e propria “talpa con autorizzazione Q” – cioè qualcuno che possiede la più alta autorizzazione di sicurezza presso il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, necessaria per accedere a informazioni top secret sulle armi nucleari – sarebbe stato identificato e rimosso immediatamente.

Tuttavia, nel novembre 2020 Reuters ha riferito che i primi account sui social media per promuovere il personaggio di “Q Anon” erano apparentemente “collegati alla Russia” o addirittura “sostenuti dal governo russo”. Ad esempio, il primo account Twitter in assoluto a utilizzare il termine “Q Anon” sui social media aveva precedentemente “ritwittato oscuri funzionari russi”, secondo Reuters.


Questi presunti “account sui social media russi”, fingendosi account di patrioti americani, erano in contatto con YouTuber statunitensi politicamente conservatori attirando la loro attenzione sulla sigla “Q Anon”.
È così che, ai primi di novembre 2017, è decollato il movimento “Q Anon”.

Ma viste le recenti rivelazioni dell’investigatore britannico David J. Blake – che per la prima volta è stato in grado di dimostrare in modo definitivo, a livello tecnico, che l’operazione di “hacking russo” era una cyberpsyop gestita dall’FBI e dall’appaltatore di sicurezza informatica dell’FBI CrowdStrike – il rapporto Reuters potrebbe infatti indicare che “Q Anon” non era né una bufala né “russa”, ma un’altra operazione di guerra cibernetica psicologica dell’FBI.

Da notare che la società di cyber intelligence statunitense New Knowledge, fondata da ex dipendenti della NSA e della DARPA e incaricata dal Comitato di intelligence del Senato degli Stati Uniti, nel 2018, di indagare su presunte “operazioni sui social media russe” relative alle elezioni presidenziali statunitensi del 2016, è stata sorpresa a falsificare una “botnet russa sui social media” per influenzare la corsa al senato dell’Alabama del 2017. [Una botnet è una rete controllata da un botmaster e composta da dispositivi infettati da malware specializzato, detti bot o zombie NdT]

Se la sigla “Q Anon” – simile a quella dell'”hacker russo” Guccifer2.0 interpretato da un contractor della sicurezza informatica dell’FBI – è davvero un’operazione psicologica dell’FBI, il suo obiettivo potrebbe essere stato quello di prendere il controllo, screditare e alla fine far deragliare la base dei sostenitori del presidente degli Stati Uniti Trump.
In questo caso, il movimento “Q Anon” potrebbe essere una versione moderna del programma originale dell’FBI COINTELPRO.

Post scriptum

Contrariamente ad alcune affermazioni dei media, la persona o le persone dietro la sigla “Q Anon” non sono mai state identificate. Alcuni media hanno ipotizzato che James Watkins, il proprietario della bacheca 8chan / 8kun, su cui “Q” stava postando i suoi messaggi, potesse essere “Q” o potrebbe essere collegato a “Q”, ma Watkins lo ha negato. Nel settembre 2020, il proprietario di QMap, un sito Web che aggrega messaggi “Q”, è stato identificato come un dipendente Citigroup, ma ancora una volta non è stato possibile stabilire alcun collegamento effettivo a “Q”.

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