Oman, una lezione per l’Italia

MUSCAT, OMAN - JANUARY 28, 2012: Locals feeding seagulls at Muttrah corniche with  Sur Al Lewatia Mosque in the background

Nascere in Oman da genitori a loro volta nati in Oman, senza essere cittadini omaniti, questa la realtà dei lavoratori immigrati, in prevalenza indiani, pakistani e filippini, soddisfatti della propria situazione, tutelati dalle istituzioni, consci di propri diritti e doveri, dettati da normative chiare e logiche. Infatti non vi sono critiche al vigente “jus sanguinis” diritto di cittadinanza rigidamente subordinato al sangue, alla nazionalità dei propri genitori: è omanita unicamente chi nasce da genitori omaniti.
L’Italia dovrebbe prendere esempio dal Sultanato, in cui oltre il 30% dei residenti è costituito da immigrati che professano le più disparate religioni, in prevalenza induisti e cristiani, con chiese e templi costruiti nelle principali città su terreno offerto dalle istituzioni.

Ovvio, musulmani a parte.
L’Islam, nella versione ibadita, è religione di Stato, con la sharia interpretata in modalità estremamente soft, con estrema tolleranza, da una popolazione che ha nel proprio DNA culturale rispetto ed accoglienza, a prescindere da passaporti, razze, etnie, culture e religioni. Davvero accoglienti ma non ‘accoglioni’ come in Italia, realtà votata al suicidio culturale ancor prima che economico e sociale.

Castello di Bahla, in puro stile omanita

Infatti, davvero molto difficile incontrare foreigner workers o turisti che si lamentino degli omaniti, de facto tutti musulmani, in maggioranza di tradizione ibadita, con i restanti sciiti e sunniti.
Situazione diametralmente opposta al Belpaese dunque, con la giurisprudenza in materia imperniata su principi ibridi tra ius solis e ius sanguinis, con tetre prospettive per la collettività, conseguenza della follia che anima Italia ed Occidente, imputabile a buonismo, relativismo e superficialità.

A conferma, in piena pandemia, col Paese economicamente a terra, Enrico Letta, neo segretario del PD, principale partito di governo, mette al primo punto dell’agenda politica ius solis e diritto di voto ai sedicenni, contestuale poiché, numeri alla mano, gli immigrati, i “nuovi italiani” soprattutto se di origini arabe od africane, mettono al mondo più figli degli italiani autoctoni. Infatti quasi un adolescente su tre è figlio dell’immigrazione. Il centrosinistra asserisce che cittadinanza e voto siano diritti dei migranti; pochi anni addietro, durante una Festa dell’Unità, partecipai ad un convegno sul tema immigrati. Presenti zero, nemmeno uno, perché l’argomento non interessava.
Diritti dei migranti o stratagemma per imbonirseli per carpire il loro voto nel tentativo di mantenere il potere politico?

Tornando all’Oman, monarchia assoluta con al vertice il Sultano Haytham bin Tariq, laureato ad Oxford, nel 2020 subentrato all’amatissimo Qaboos, dove non arrivano educazione e logica arriva la Legge, in una nazione sovrana e tradizionalista, come evidenziato dall’abbigliamento di uomini e donne, ma ben lungi dall’oscurantismo di altre nazioni del Golfo. Abbandonare l’Islam per convertirsi ad un’altra fede non costituisce apostasia, legittimo seppur socialmente sgradito. Ma se un musulmano spinge od induce chiunque ad abbracciare l’Islam commette reato.

L’amatissimo Sultan Qaboos, pietra miliare per la tutela della cultura omanita

Chiese e templi, piena libertà di culto ma seri guai per chi semina odio.
I musulmani, tutti, immigrati ed autoctoni, Imam in primis, quando si affrontano tematiche religiose soppesano con attenzione le proprie parole, scintille che possono provocano incendi, conflitti interreligiosi. Perché non vi è tolleranza verso l’intolleranza religiosa, verso chi semina odio, basta poco per finire in galera od essere espulsi entro 24 ore, senza diritto d’appello.

Bambine cattoliche a Messa, nella chiesa di Muscat

Così l’unica nazione a maggioranza ibadita è l’unica realtà sul pianeta in cui sciiti e sunniti, autoctoni ed immigrati, convivono in armonia, recandosi a pregare nelle stesse moschee, niente suddivisione tra luoghi di culto sciiti e sunniti, con ognuno che assume posture e recita la breve preghiera antecedente la prostrazione (sujud) in base alla propria tradizione, senza interferire in posture e preghiere altrui.

Chi lo fa commette reato, il primo avviso è sempre a voce, bonario, ma non il secondo. E così le moschee vengono usate unicamente per pregare, niente sermoni di matrice politica, nessuno strumentalizza l’Islam per fini politici, perché si finisce nei guai.
C’è reciproco rispetto tra immigrati ed omaniti, tutti rispettano le leggi, sapendo che chi sgarra paga.

Un membro della famiglia reale saudita, in Oman per turismo alcolico in un hotel della capitale Muscat, dopo aver lanciato banconote per ostentare il proprio status economico, non rispettò l’invito a raccoglierle di un addetto alla security, offendendolo ripetutamente: intervenne la polizia che lo arrestò seduta stante, l’addetto alla security rifiutò la cospicua somma offerta per ritirare la denuncia, perché l’onore vale più del denaro.


 

L’immediato processo sentenziò sei mesi di galera, niente trattamenti di favore.
E così nessun immigrato si sogna di mettere le mani addosso a nessuno, pertanto non accadono i tristi eventi che caratterizzano l’Italia, come pochi giorni addietro a Salò, Brescia, con un giovane africano che aggredì un anziano, come da video divulgato dai social. Nessun italiano intervenne, si presume per non correre il rischio di finire nei guai, magari tacciati di comportamenti razzisti.

Oman: esperienza entusiasmante per i cicloturisti internazionali

Per un omanita è inconcepibile che uno straniero aggredisca un rappresentante delle Forze d’Ordine, follia ordinaria nell’Italia in balìa di normative europee e di cortocircuiti giuridici e legislativi, conseguenza di toghe rainbow e follia politica, conseguenza della follia sociale dovuta a politici privi di realismo, incapaci di legiferare a tutela del futuro della collettività.
In Oman non vi sono ONG sponsored by OSF– Soros, che inneggiano agli Human Rights, talvolta unicamente per motivare la propria attività, spesso possibile grazie a donazioni di sprovveduti. Niente toghe arcobaleno, niente buonismo, niente politica ‘accogliona’. E così puoi lasciare la porta di casa aperta, criminalità quasi nulla, nessuno infastidisce donne, anziani, turisti e lavoratori immigrati. Ma le solite perfide ONG globaliste stanno tentando di insediarsi, attuando le solite strategie subliminali che fanno leva sui diritti umani. “La democrazia va bene, ma senza eccedere” mi disse Ali Anghelani, maestro elementare che quotidianamente con umiltà onora il proprio compito e che, pur non conoscendomi, mi ospitò a casa sua.

Ecco un Paese che onora se stesso, proiettato nel futuro ma con le radici salde nella propria cultura e nelle proprie tradizioni. Un Paese attento al proprio presente che tutela il proprio futuro. Ecco un popolo che ama se stesso. Questo l’Oman, paese civile, non l’Italia delle magliette rosse, dei globalisti animati da indole suicida che vomitano odio e livore contro chi non la vede come loro.

 

Mauro Mauri

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