Il Giornalismo di Advocacy è solo Propaganda

Fake

Soluzione: Il giornalismo è propaganda.

Negli ultimi due anni , mi sono reso conto che il “giornalismo” e i “giornalisti” sembrano essere cambiati in modo profondo. Credevo che esistessero degli standard e un’etica di base a cui si riferivano tutti i giornalisti che lavorano per le principali testate.

Credevo che lo stereotipo dell’intrepido giornalista, che si sforza in una ricerca coraggiosa e senza fine della verità, fosse la norma (pensate a “Tutti gli uomini del presidente“). Ma non è più così. Ora mi sento molto ingenuo per averci creduto. Quello che ho sperimentato personalmente, ogni giorno di più, è qualcosa di molto diverso. 

Non abbiamo creato un Brave New World [Il Nuovo Mondo di Aldous Huxley], ma un volgare mercato, dove gli attributi umani hanno un cartellino del prezzo. (Linda Chavez)
Consentitemi tre esempi generali per illustrare il punto: 

Primo esempio. Molti anni fa, quando lavoravo per la “Aeras Global Tuberculosis Vaccine Foundation” (una delle prime società di vaccini senza scopo di lucro della Bill e Melinda Gates Foundation), il CEO assunse una società di consulenza per il rapporto coi media, che consisteva principalmente in un giornalista vincitore di un Premio Pulitzer e in un responsabile marketing. Per assicurarsi che fossero stampate storie favorevoli sull’organizzazione e sulla sua missione, il “giornalista” e lo specialista di marketing si consultavano con i loro clienti (in questo caso “Aeras”) per capire quale storia l’organizzazione voleva che fosse raccontata su una delle testate più importanti. Veniva quindi elaborato un articolo che spingeva la storia, che conteneva tutto il background necessario per soddisfare qualsiasi standard di revisione editoriale si fosse potuta incontrare, e questo lavoro precotto sarebbe stato fornito a qualche “giornalista” che lavorava per la pubblicazione mirata. Un articolo gratuito, nessuna elaborazione richiesta, cosa c’è che non va? Il mio primo momento “non sei più in Kansas” [NDT: una frase dal Mago di Oz, che significa che si è “Al di fuori del normale, sconosciuto, scomodo, strano”] riguardo al giornalismo moderno, è stato quando ho visto questo processo utilizzato per “collocare” un articolo in “The Economist”, che ingenuamente credevo operasse come un arbitro indipendente della verità.
Sciocco io.
 


Il secondo esempio deriva dall’essere stato ripetutamente oggetto di giornalismo d’assalto, come è attualmente praticato. I “giornalisti”, in particolare molti dei più giovani, sembrano usare una varietà di stratagemmi per selezionare  informazioni che possono essere usate come un’arma, per supportare una narrazione predeterminata che desiderano promuovere. Spesso è una sorta di gioco di fiducia, come farebbe un truffatore, quando cercano l’intervista, lusingano o usano frasi come “Voglio solo aiutarti a far uscire la tua storia”, usano qualsiasi trucco per convincere il soggetto ad abbassare la guardia e accettare un’intervista. Dopo aver stabilito una relazione con il soggetto, cominciano a soffermarsi sui dettagli utilizzando domande sempre più aggressive, volte a supportare la loro vera agenda. Spesso questi dettagli personali sono intrecciati in una trama progettata per delegittimare il soggetto dell’intervista o altrimenti rivelare qualche sua debolezza, qualche vergognosa parte del suo carattere. Poi l’articolo esce e il soggetto ingenuo scopre improvvisamente di essere stato indotto a rivelare dettagli personali che sono stati usati contro di lui come armi per supportare una narrativa predeterminata. Avendolo sperimentato io stesso alcune volte, ora vedo spesso questa strategia (e varie versioni di questa truffa) sfruttata ripetutamente con i miei colleghi. Per quanto mi riguarda, la lezione appresa è controllare il “giornalista” leggendo i lavori precedenti e dire di no quando è chiaro che si tratta di uno specialista in questo tipo di strategia. 

Il terzo esempio viene dall’ascolto di giornalisti disincantati di “vecchia scuola” (stampa /radio/TV). Queste voci sembrano essere un misto di professionisti a metà carriera e più anziani, dalla “stampa” (un termine sempre più obsoleto di questi tempi) e dai media radiotelevisivi. Ancora e ancora sento varie versioni del famoso sfogo del film vincitore dell’Oscar nel 1976 “Network”, in cui Peter Finch nel ruolo di “Howard Beale” dice “Sono completamente pazzo e non ho più intenzione di accettare tutto questo”. Ma le parole che sento ripetutamente da queste versioni moderne di Howard Beale sono più sfumate, e ruotano attorno all’essere riluttanti a soddisfare le richieste aziendali per fuorviare il pubblico in vari modi. E tutti raccontano storie di diffusa censura e propaganda dei grandi media, che distruggono l’anima e che semplicemente non possono più tollerare. Questo include sia i piccoli media locali fino alle più grandi star delle principali reti. In sostanza sono allineati alla mia valutazione: non possono più tollerare l’erosione etica della loro professione. Quindi si fanno dare una buonuscita e diventano indipendenti. Alcuni ci riescono, altri meno. E alcuni sembrano non essere in grado di abbandonare completamente la loro vecchia realtà. 

“Puoi togliere il giornalista dal New York Times, ma non puoi togliere il New York Times dal giornalista”

è un detto che descrive bene la situazione. 

Cosa è cambiato? La realtà attuale è diversa da quella che è sempre esistita, risalendo ai giorni del “giornalismo giallo [sensazionalistico]” di William Randolph Hearst (continuando con i paralleli cinematografici, ricordate “Quarto Poterre”?)

Cercando di dare un senso al mondo, ho iniziato a chiedere ai giornalisti della “vecchia scuola” che incontro cosa ne pensano. E quello che ho scoperto è che c’è ancora un’altra insidiosa forma di attacco che passa dal nostro sistema educativo, guidato dagli interessi corporativi di grandi “organizzazioni non governative” (tra cui la fondazione Bill e Melinda Gates), che hanno utilizzato le sovvenzioni alle scuole di giornalismo come un modo per guidare i cambiamenti nella direzione in cui i loro laureati vengono formati. Ad essere sinceri, questa è l’ennesima storia della graduale erosione dell’integrità, ed è dovuta all’influenza perniciosa di massicci accumuli di ricchezza da parte di pochi, che usano quella ricchezza come un’arma per far avanzare sia il proprio potere che i vari programmi sociali. 

Sotto l’influenza di grandi “sovvenzioni” (che dovrebbero essere più appropriatamente chiamati “investimenti strategici”), molte scuole di giornalismo hanno iniziato a insegnare il cosiddetto “giornalismo di advocacy”.

Che è fondamentalmente un termine di fantasia, per dire propaganda. Apparentemente i media ora assumono giornalisti proprio per riferire pregiudizi distorti su argomenti di interesse per queste società (o governi), in pratica riducendosi a fare sponsorizzazione aziendale. Provate a pensarci un attimo. I giornalisti di advocacy sono spesso pagati da un’organizzazione esterna, che ha una sua agenda. Quindi cerchiamo di capire cosa sta succedendo esattamente, iniziando con la definizione dei termini. La definizione di giornalismo di advocacy di Merriam-Webster è: 

“giornalismo che sostiene una causa o esprime un punto di vista” 

Per me è proprio come si definirebbe la propaganda.  Sbaglio? La definizione di “propaganda” ( Merriam-Webster ) è: 

“la diffusione di idee, informazioni o voci allo scopo di aiutare o ferire un’istituzione, una causa o una persona” 

“idee, fatti o accuse diffuse deliberatamente per promuovere la propria causa o per danneggiare una causa opposta” 

Uhmmm. Molto interessante. Le definizioni di “giornalismo di advocacy” e propaganda, sono essenzialmente LE STESSE. 

Bene, cominciamo a vedere la falsità nascosta. È davvero un Nuovo Mondo. Per citare la sinossi che ci fornisce Amazon di quel tomo classico,

“Il classico profondamente importante della letteratura mondiale di Aldous Huxley, Brave New World [Il Nuovo Mondo] è una visione penetrante di un futuro ineguale e tecnologicamente avanzato, in cui gli esseri umani sono geneticamente allevati, socialmente indottrinati e farmaceuticamente anestetizzati per sostenere passivamente gli ordini di un governo autoritario, il tutto al costo della nostra libertà, della piena umanità e forse anche delle nostre anime”. 

Suona familiare? 

Perché è importante? Perché sempre di più, il giornalismo è insegnato da coloro che credono che il “giornalismo classico” – che richiedeva la presentazione di entrambi i lati di un problema, (“con onestà ed equilibrio”), sia obsoleto e meriti di morire in silenzio. 

Ciò è esemplificato da una definizione Wikipedia di giornalismo di advocacy che è francamente sbalorditiva. 

“I principi classici del giornalismo richiedono obiettività e neutralità. Questi sono principi antiquati non più universalmente osservati … Non dobbiamo assolutamente sentirci vincolati da essi. Se mai vogliamo creare un cambiamento significativo, il giornalismo di advocacy sarà l’elemento più cruciale per consentire l’organizzazione necessaria. È quindi molto importante che impariamo come essere giornalisti di advocacy di successo. Per molti, questo richiederà un modo diverso di identificare e perseguire gli obiettivi”. 

Quindi, chi insegna “giornalismo di advocacy” e chi finanzia tali insegnamenti? 

Bene, per cominciare – andiamo in una delle principali scuole di giornalismo negli Stati Uniti – la Columbia University. Come vedono il “giornalismo di advocacy”? Alla Columbia University, uno dei loro programmi annuncia con orgoglio quanto segue: 

UN IMPEGNO COMUNE: COME COSTRUIRE PARTNERSHIP TRA GIORNALISTI E ENTITA’ DA PROMUOVERE  Il giornalismo è stato duramente colpito a livello globale e alcuni prevedono addirittura la fine del giornalismo indipendente nel Sud del mondo, specialmente in Africa. È tempo di guardare a cosa potrebbe sopravvivere. I finanziamenti filantropici diventeranno più essenziali e i donatori saranno ansiosi di espandere le partnership tra giornalismo e gruppi da promuovere.  Attraverso questo progetto, il team Media Partnerships della Bill & Melinda Gates Foundation ha esplorato le dinamiche di tali collaborazioni. Attingendo da molteplici casi di studio, il progetto ha fornito raccomandazioni per fondazioni, organizzazioni no-profit e organizzazioni dei media che massimizzano l’impatto, rispettando un patto condiviso”. 

Il loro partner nello sviluppo di programmi di formazione giornalistica di advocacy, con l’espansione di tali finanziamenti è… la Bill & Melinda Gates Foundation. 

Incredibile. 

 

Ma ora c’è un nuovo “stile” di giornalismo che è diventato piuttosto di moda. Questo sottoinsieme del giornalismo di advocacy è chiamato“giornalismo delle soluzioni”, ed è il termine che la Bill & Melinda Gates Foundation usa per i loro meccanismi di finanziamento per influenzare governi, cittadini e leader. Ovviamente il giornalismo di advocacy è fondamentalmente una forma di propaganda “più gentile”… Giusto? 

Come quando la censura diventa “cancel culture”. Perché la cultura dell’annullamento suona molto più “bella” della censura… Dopotutto, non è ciò che Twitter, Linked-in e You Tube [e Facebook] stanno facendo?
Bannare persone e contenuti è tutto a “nostro” vantaggio, giusto?
 

Parlando chiaramente, ciò che queste moderne società di media stanno facendo è davvero una nuova forma di rogo di libri. Guardate il capolavoro di Ray BradburyFahrenheit 451 per ulteriori chiarimenti. 

Grandi donatori o sponsor stanno dando montagne di soldi ai media per influenzare i rapporti attraverso il “giornalismo delle soluzioni”. E chiaramente anche vari governi stanno influenzando ciò che è consentito discutere e in che modo. Per ulteriori informazioni, vedere il nostro precedente lavoro relativo alla “ Finestra di Overton”. 

Questi sponsor possono essere organizzazioni non governative, o anche governi, o organizzazioni non governative globali come l’iniziativa Zuckerberg-Chan, la Fondazione Bill e Melinda Gates, le Nazioni Unite, l’Organizzazione mondiale della sanità o la Fondazione economica mondiale. Questi gruppi cercano collaborazioni “privato-pubblico” (che, come già notato, è fondamentalmente un altro eufemismo per quello che Benito Mussolini definì Fascismo). E cercano queste relazioni usando il giornalismo di advocacy – propaganda – per influenzare l’opinione pubblica. A volte finanziano anche indagini specifiche. Quando ciò accade, chi è compromesso? Chiaramente, Verità e Integrità sono vittime immediate. Tutto per il maggior bene del maggior numero di persone, naturalmente.  Come definito dall’organizzazione che dà i soldi. 

Conflitto d’interesse? Bill Gates ha donato 319 milioni di dollari ai principali media, rivelano documenti . The Defender novembre 2021. 

“Secondo MintPress News, la Bill & Melinda Gates Foundation ha donato almeno 319 milioni di dollari per finanziare progetti mediatici in centinaia di organizzazioni tra cui CNN, NBC, NPR, PBS e The Atlantic, sollevando domande sulla capacità di quei mezzi di informazione di riferire in modo obiettivo su Gates e il suo lavoro”. 

È importante rendersi conto che i pregiudizi e le opinioni hanno sempre fatto parte del giornalismo. In precedenza, chiamavamo questi pezzi “editoriali”. Quando gli editoriali venivano raggruppati, formavano la “pagina di opinione”. Un termine antiquato, lo so. Certo, sappiamo tutti che alcuni giornali sono “liberali” e altri “repubblicani”. Ovviamente i pregiudizi si insinuano nei reportage e in effetti, la reputazione di ogni giornale si basa su questi pregiudizi. 

Ma questo è diverso. Ciò consente a un’organizzazione governativa senza scopo di lucro (nella migliore delle ipotesi), a una società o a un governo (nella peggiore delle ipotesi), di controllare il contenuto di un giornale o di una rivista attraverso strette di mano, sovvenzioni e contratti segreti. Sta consentendo alle operazioni psichiche un posto in prima fila per influenzare le menti dei lettori.  Advocacy è tutto un altro paio di maniche, e deve fermarsi, o perlomeno essere identificato e riconosciuto per quello che è: sponsorizzazione della propaganda aziendale e di stato. 

I giornalisti di advocacy sono influenzati dalle politiche governative. Ad esempio, il NY Times ha recentemente descritto un nuovo assunto come

“si è unito al New York Times come giornalista tecnologico per occuparsi della disinformazione in tutti i suoi tentacoli”. 

L’uso peggiorativo della parola “tentacoli” mostra praticamente quali pregiudizi dovrebbe avere il nuovo giornalista.  L’implicazione è che le informazioni non diffuse dal governo degli Stati Uniti sono disinformazione, indipendentemente dal fatto che l’argomento riguardi il cambiamento climatico, la diversità, le elezioni, il diritto dei medici a curare o le malattie infettive. 

A proposito: Qualcun altro ha notato come l’elenco della disinformazione continui a crescere diventando sempre più lungo? 

Come si inserisce la Trusted News Initiative (TNI) o il controllo globale delle informazioni nella campagna contro la “disinformazione”? Il TNI è fondamentalmente un’organizzazione di gestione, che risponde alla British Broadcasting Corporation, che utilizza il giornalismo di advocacy per controllare i contenuti dei media in tutto il mondo “libero”. Questo significa che solo quelle “notizie” o lanci di Uffici Stampa che un governo o un organismo mondiale desidera siano portate avanti, possono essere pubblicate o distribuite elettronicamente in qualche modo? Il giornalismo di advocacy che promuove un certo punto di vista si adatta perfettamente al modello TNI. 

La lunga e strana evoluzione del TNI, dall’interferenza elettorale, alla gestione totale delle informazioni COVID-19, mostra fino a che punto il potere corrompe e che coloro che vengono corrotti spesso non hanno idea di essere corrotti. I “giornalisti” che sono formati o cooptati nell’accettare l’idea che esiste “una verità”, una risposta giusta, e che i governi sono intermediari onesti nella valutazione di quella verità, non sono “equi ed equilibrati”.

Sono ingenui e pericolosi. I governi mentono, e ciò che offrono come verità spesso sarebbe meglio definita “cattiva informazione” e “disinformazione”. 

Ed è proprio per questo che il giornalismo di advocacy (ergo propaganda) è pericoloso. In una democrazia, se un elettorato vuole essere in grado di fare scelte adeguatamente informate, le notizie devono essere libere da ingerenze del governo (e dei gruppi di interesse aziendale), riportate da tutte le angolazioni, non solo una lettura ristretta della “verità” presentata dal Grande Fratello. 

Il problema è che questo è davvero un pendio scivoloso. In che modo un giornale o un fornitore di contenuti determina quale propaganda è “buona” o “cattiva”? Come viene determinata la disinformazione? La decide il governo? O la leadership della “Trusted News Initiative”? Che dire della Bill and Melinda Gates Foundation, devono essere loro gli arbitri della verità? 

Un giornale, una rivista o un’emittente televisiva, dovrebbe cercare di determinare l’impatto sull’obiettività prima di accettare fondi o assumere impegni con il governo? 

C’era(no) una volta (notare il preludio della favola) i media più “consolidati”, che cercavano di mantenere un chiaro discrimine tra i fatti e le opinioni, tra le “notizie” e l’“editoriale”. Bei tempi andati! I

media pagati per presentare un punto di vista, hanno l’obbligo di essere trasparenti? Di rivelare i conflitti di interesse? Devono fornire al pubblico il contratto, le informazioni su come vengono pagati per influenzare le notizie che stanno riportando, il loro rapporto con il TNI, ecc. ? Cosa succede quando il controllo delle informazioni si presenta sotto forma di blocco di alcuni tipi di informazioni, considerate errate, cattive informazioni o disinformazione, in sostanza tutto quello su cui il governo non vuole che i giornalisti scrivano? O che minaccia di etichettare come terroristi domestici coloro che le comunicano? Cosa succede quando lo sponsor vuole che il giornalismo di advocacy includa campagne di marketing, che fondamentalmente prendono di mira individui visti come oppositori? Il giornale ha l’obbligo di informare il pubblico che viene spinto? 

Il pantano etico che crea questo tipo di giornalismo è enorme. Tutto ciò che possiamo sperare è che le istituzioni che insegnano giornalismo inizino a riconoscere i pericoli della promozione del giornalismo di advocacy o di soluzioni e tornino ai principi classici del giornalismo, quelli che sono l’obiettività e la neutralità. 

E ridare integrità alla disciplina. 

 

AGGIUNTA DELL’ULTIMO MINUTO 

E ora, grazie a una richiesta FOIA da parte dei media BLAZE, sappiamo che il governo degli Stati Uniti ha pagato oltre un miliardo di dollari USA ai media per promuovere la propaganda pubblicitaria sui vaccini COVID come sicuri ed efficaci. 

In risposta a una richiesta FOIA presentata da TheBlaze, HHS ha rivelato di aver acquistato pubblicità dalle principali reti di notizie tra cui ABC, CBS e NBC, nonché dalle stazioni di notizie della TV via cavo Fox News, CNN e MSNBC, pubblicazioni mediatiche tra cui New York Post, il Los Angeles Times e il Washington Post, società di media digitali come BuzzFeed News e Newsmax e centinaia di giornali e stazioni TV locali. Questi media sono collettivamente responsabili della pubblicazione di innumerevoli articoli e segmenti di video riguardanti il ​​vaccino, quasi uniformemente positivi sul vaccino in termini sia di efficacia che di sicurezza. 

Centinaia di testate giornalistiche sono state pagate dal governo federale per pubblicizzare i vaccini come parte di una “campagna mediatica completa“, secondo i documenti che TheBlaze ha ottenuto dal Dipartimento della salute e dei servizi umani. L’amministrazione Biden ha acquistato annunci pubblicitari in TV, radio, stampa e social media per creare fiducia nei vaccini, sincronizzando questo sforzo con la crescente disponibilità dei vaccini. Il governo ha anche fatto affidamento sui media attraverso “influencers” di “comunità duramente colpite da COVID-19” ed “esperti” come il consigliere medico capo della Casa Bianca, il dottor Anthony Fauci e altri accademici, per essere intervistati e promuovere la vaccinazione nelle notizie. 

Benvenuti nella guerra mediatica del 21° secolo. Il nostro governo ha puntato su di te. 

L’amministrazione Biden si è impegnata in una massiccia campagna per educare il pubblico e promuovere la vaccinazione come il modo migliore per prevenire gravi malattie o decessi da COVID-19. 

Il Congresso ha stanziato 1 miliardo di dollari nell’anno fiscale 2021 per il Segretario della Salute da spendere in attività per “rafforzare la fiducia nei vaccini negli Stati Uniti”.

La legge federale autorizza l’HHS ad agire attraverso i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie e altre agenzie per aggiudicare contratti a enti pubblici e privati ​​per

“svolgere una campagna nazionale basata sull’evidenza per aumentare la consapevolezza e la conoscenza della sicurezza e dell’efficacia dei vaccini per la prevenzione e il controllo delle malattie, combattere la disinformazione sui vaccini e diffondere informazioni scientifiche e basate sull’evidenza sui vaccini, con l’obiettivo di aumentare i tassi di vaccinazione a tutte le età … per ridurre ed eliminare le malattie prevenibili con il vaccino”. 

Robert Malone

Fonte

Tradotto dall’inglese da Diana Ambanelli per LiberoPensare

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