Il Nord Stream e la Contrazione dell’Economia tedesca

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di Seymour Hersh

L’economia tedesca è stata privata per più di un anno del gas russo a basso costo, grazie anche a Joe Biden e alla sua decisione all’inizio dell’anno scorso di distruggere i gasdotti Nord Stream. Nel frattempo, la politica tedesca continua a precipitare verso destra. E potrebbe trascinare con sé gran parte dell’Europa occidentale.

La scorsa settimana Alternativa per la Germania (AfD), un partito rigidamente anti-immigrati in una nazione in cui gli immigrati rappresentano il 18% della popolazione totale, ha sostenuto il suo primo candidato sindaco di successo da quando è stato costituito un decennio fa. Il New York Times ha descritto la vittoria a Pirna, una piccola città della Sassonia, come un riflesso della crescente popolarità del partito. Il partito è sostenuto dal 35% degli elettori in Sassonia e dal 22% a livello nazionale, una percentuale che è raddoppiata negli ultimi due anni.

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Un tempo la Germania dominava i mercati mondiali con le sue auto di lusso e i suoi macchinari industriali, ma ora si trova in un processo che alcuni hanno definito di rapida deindustrializzazione. Tre mesi fa, la rete televisiva Euronews ha definito la Germania “il Paese sviluppato con i risultati peggiori al mondo, e sia il Fondo Monetario Internazionale che l’Unione Europea prevedono che si ridurrà quest’anno”. I guadagni politici dell’AfD, mi è stato detto da Max Paul Friedman, un accademico americano che conosce bene la Germania, “fanno molta paura a molti tedeschi”, perché la crisi economica induce altri partiti politici in Germania e in tutta Europa, oltre che negli Stati Uniti, ad adottare politiche anti-immigrati.

“Se gli oleodotti fossero in funzione, tutto questo sarebbe diverso?”,

domanda Friedman, professore di storia e relazioni internazionali all’American University.

“Sì e no. I prezzi dell’energia sono centrali, ma ci sarebbe ancora la burocrazia sclerotica, il declino del mercato cinese, la mancanza di manodopera qualificata. E visto quello che sta accadendo in tutti i Paesi del Nord Atlantico, sarebbero comunque in uno stato d’animo islamofobico e anti-immigrati come i loro vicini”.

Alla luce di queste realtà, Friedman mi ha detto che inquadrerebbe

“la questione dell’oleodotto come un catalizzatore o forse come la goccia che ha fatto traboccare il vaso, piuttosto che come l’unico fattore critico che ha contribuito alle difficoltà della Germania”.

Sarah Miller, che ha trascorso quattro decenni a scrivere e a curare le migliori riviste americane di petrolio e gas – ora tiene un blog su Medium – ha descritto questi giorni come

“tempi disperati, soprattutto per le aziende tedesche ed europee che devono far fronte a bollette energetiche gonfiate e a un’inflazione interna continua e forse radicata”.

La Germania rischia, mi ha detto questa settimana in un’e-mail,

“di perdere gran parte della base industriale che è stata la chiave della sua forza industriale e del suo peso politico all’interno dell’UE negli ultimi decenni. Questa base industriale è anche emotivamente importante per i tedeschi – questo vale soprattutto per le automobili e i prodotti chimici – e ciò rende la questione politica molto importante”.

Miller ha affermato che il problema della fornitura di gas in Germania si sta

“stabilizzando, con alcuni accordi decennali o più lunghi per l’acquisto di gas naturale liquefatto, principalmente dagli Stati Uniti e dal Qatar e, più recentemente, di gas di gasdotto dalla Norvegia.

Ma la quantità di gas utilizzata dalla Germania è in netto calo rispetto ai livelli prebellici, con le industrie ad alta intensità energetica che subiscono il colpo maggiore. Le leggendarie industrie tedesche sono state indebolite. Il timore che non si riprendano è diffuso, così come la preoccupazione che, nella misura in cui le aziende coinvolte si riprenderanno, sarà con una maggiore dipendenza dalla Cina. Queste industrie sono importanti per il senso di sicurezza e di autostima del Paese e “le conseguenze politiche potrebbero essere gravi”

per il governo di coalizione del Cancelliere Oaf Scholz.

“È interessante”, ha detto Miller, “che ciò che tutti temono di più – dalla Germania alla Cina e molti altri posti in mezzo – è che si ripeta la deindustrializzazione, la finanziarizzazione e l’impoverimento economico che gli Stati Uniti hanno vissuto negli ultimi decenni. L’America è una storia ammonitrice. È piuttosto patetico se ci si pensa in questo modo”.

L’America è stato il fattore più controverso dei recenti tempi duri della Germania, così controverso che il suo ruolo viene raramente menzionato. La decisione di Biden, nell’autunno del 2022, di ordinare a una squadra guidata dalla CIA che lavorava sotto copertura in Norvegia, con il meglio delle forze speciali norvegesi, che sono una risorsa americana dalla fine della Seconda guerra mondiale, di far saltare i gasdotti Nord Stream nel Mar Baltico. Il Nord Stream 1 riforniva la Germania di gas russo a basso costo dal 2011. Il Nord Stream 2, di recente costruzione, era nelle fasi finali di completamento quando è stato interrotto, su pressione americana, dal Cancelliere Scholz nel febbraio 2022, poco prima dell’invasione russa dell’Ucraina.

I leader americani e occidentali hanno messo in guardia fin dai primi giorni della Guerra Fredda sulla capacità della Russia di armare politicamente le sue vaste riserve di gas e petrolio nazionali situate nella Siberia occidentale, vicino al Circolo Polare Artico. Un esperto di energia, durante un recente caffè mattutino a New York, ha definito le nazioni del mondo prive di riserve di petrolio o gas, degli  “zombie” che hanno un disperato bisogno quotidiano di trovare sangue da bere per sostenere la vita.

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Gli americani assegnati alla missione segreta nel Mar Baltico nelle settimane precedenti l’invasione russa dell’Ucraina, nel febbraio 2022, pensavano che l’obiettivo fosse quello di convincere il presidente russo Vladimir Putin a non invadere l’Ucraina. Quando l’invasione ha avuto luogo, nonostante le precedenti minacce pubbliche di distruggere l’oleodotto da parte di Biden e Victoria Nuland, ora vice segretario di Stato ad interim, al team americano in Norvegia è stato ordinato di continuare il suo lavoro e di trovare un modo per portare a termine il lavoro.

Gli agenti si erano preparati per la missione ed erano pronti a partire alla fine di maggio, ma il piano è stato annullato con breve preavviso da Biden. Non ci sono state spiegazioni perché i presidenti, che siano o meno profondamente coinvolti nella pianificazione delle missioni o, come nel caso in questione, che sappiano molto poco della pianificazione, non hanno bisogno di spiegare il loro pensiero. La squadra della CIA è rimasta profondamente coinvolta ed entusiasta, perché si presumeva che Biden alla fine avrebbe premuto il grilletto e poi avrebbe detto a Putin che aveva autorizzato la distruzione e perché l’aveva fatto – perché aveva detto pubblicamente a Putin cosa avrebbe fatto e l’ha fatto. Il messaggio che gli uomini e le donne in missione volevano sentire era: “Non scherzare con me”. Il leader russo doveva sapere che quando un presidente americano fa una minaccia, fa sul serio.

La Casa Bianca, tuttavia, ordinò alla CIA di trovare un modo per dare alla Casa Bianca la possibilità di far esplodere l’oleodotto in un momento a scelta di Biden. Le bombe erano già sul posto. Organizzare questa opzione, con le necessarie garanzie di successo, è stato molto più difficile di quanto il Presidente e i suoi consiglieri possano immaginare. È stato possibile grazie all’aiuto di esperti tecnici accademici esterni. L’ordine presidenziale è arrivato a fine settembre e tre dei quattro oleodotti sono stati distrutti dopo che gli esplosivi sono stati innescati da un dispositivo sonar a bassa frequenza appositamente assemblato. (Non sono state collocate bombe nel quarto oleodotto perché i due sommozzatori della Marina, che si erano esercitati per mesi, erano sottoposti a una rigida tabella di marcia e sono stati riportati in salvo prima di poter portare a termine la loro missione).

Il tempismo di Biden sembrava rivolto al Cancelliere Scholz. Alcuni membri della CIA ritenevano che il Presidente temesse che Scholz, i cui elettori erano tiepidi nel sostenere l’Ucraina, potesse vacillare con l’arrivo dell’inverno e concludere che tenere al caldo il suo popolo e far prosperare le sue industrie fosse più importante che sostenere l’Ucraina contro la Russia. Potrebbe decidere di lasciare fluire il gas. Ancora una volta, come temono i presidenti degli Stati Uniti da Kennedy in poi, il gas russo sarebbe una risorsa strategica.

Questa settimana si è diffusa la notizia, come ha notato Miller, che Sefe, un’azienda energetica statale tedesca, ha concluso un accordo energetico da 55 miliardi di dollari con la norvegese Equinor che, secondo la Reuters, fornirà alla Germania un terzo del suo fabbisogno di gas industriale per dieci anni, con un’opzione per un’estensione di cinque anni. La Reuters ha fatto di tutto per riscrivere la storia e ha informato i suoi lettori che l’accordo era, per la Germania,

“una pietra miliare negli sforzi di Berlino per sostituire il precedente fornitore a lungo termine, la Russia, che ha prima tagliato e poi sospeso le forniture nel 2022, alimentando i timori per il freddo nelle case tedesche”.

I gasdotti Nord Stream distrutti non erano più rilevanti.

Nei dieci mesi successivi alla pubblicazione del mio primo resoconto sul sabotaggio del Nord Stream, il governo e i media tedeschi, come negli Stati Uniti, hanno ignorato o fornito resoconti alternativi sul come e sul perché i gasdotti sono stati distrutti. L’idea che un presidente degli Stati Uniti in carica distrugga deliberatamente una fonte vitale di energia e di uno stretto alleato è stata, come direbbe Freud, un tabù.

Un funzionario americano, esperto di uso politico dell’energia, ha definito l’accordo norvegese, con un certo sarcasmo,

“un incredibile colpo di fortuna per Scholz, proprio quando la sua base stava affrontando un altro inverno senza gas”. 

Di punto in bianco i norvegesi hanno trovato un cliente per quasi esattamente la stessa percentuale di gas persa dalla chiusura di Nord Stream.

“Magicamente”, ha aggiunto, “l’accordo coincide con la precedente chiusura da parte della Russia di giacimenti di gas e petrolio che, se non fosse stato per la distruzione dei gasdotti Nord Stream, sarebbero stati la fonte di gas per i due gasdotti”.

Putin ha risposto alla precedente decisione di Scholz di rifiutare la consegna del gas russo su Nord Stream 2 annunciando che avrebbe interrotto la fornitura.

Quindi, secondo il funzionario, Scholz potrebbe aver capito che il gas russo per il Nord Stream 2 non sarebbe stato disponibile quando “lui e Biden si sono trovati fianco a fianco” alla Casa Bianca il 7 febbraio 2022, poche settimane prima che la Russia invadesse l’Ucraina, e Biden ha annunciato che se la Russia avesse invaso l’Ucraina non ci sarebbe stato il Nord Stream 2.

“Per quanto riguarda i norvegesi”, mi ha detto il funzionario, “il modo migliore per espandere la quota di mercato è sempre stato quello di eliminare la concorrenza.

“Non è grandiosa la storia?”,

ha concluso.

Tradotto dall’inglese da Piero Cammerinesi per LiberoPensare

Fonte


Seymour Myron “Sy” Hersh è un giornalista e scrittore statunitense. L’inchiesta che l’ha reso famoso è stata quella con cui svelò la strage di My Lai perpetrata durante la guerra del Vietnam; per essa ricevette il premio Pulitzer nel 1970.
Divenuto, in seguito all’inchiesta su quel fatto, uno dei giornalisti più noti degli Stati Uniti, negli anni successivi è stato autore di numerosi articoli e volumi sui retroscena dell’establishment politico-militare statunitense.
È stato reporter per The New Yorker e Associated Press, per il quale si occupa di temi geopolitici, di sicurezza e militari, in particolare riguardo l’operato dei servizi segreti e di intelligence.

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