Putin contro i globalisti

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Il silenzio dei Media quando i massacri sono provocati dalla politica globalista.  

Putin cattivone perché ha invaso l’Ucraina ed il suo esercito uccide civili ucraini innocenti. Certo, ma a decorrere dal 2014, milizie ultranazionaliste ucraine di matrice nazista, col placet governativo, nel Donbass massacrarono migliaia di civili russi, si dice 14.000, nel totale silenzio dei Media, con i big della politica mondiale che ignorarono le lamentele di Putin. Facile ipotizzare perché ad uccidere era chi faceva il gioco del globalismo. Così all’estero passò tutto inosservato e niente manifestazioni per la pace, niente pacifisti, niente pacifinti e niente pacifessi. 

Classica ipocrisia da sinistrati, come per certe battute casarecce: se a lanciarle è un politico di destra, lapidazione mediatica, ma se è un politico di sinistra, silenzio, indifferenza degli stessi Media, ipocriti su cui gravano pesantissime colpe, ancor più di quelle imputabili ai soldati che uccidono, infatti da sempre, la prima vittima, in ogni guerra, è sempre la verità.  

   

Truppe ultranazionaliste autori di stragi della minoranza russa, nel silenzio dei Media. 

Media asserviti al più becero potere finanziario che in tutto il pianeta plasma la politica globalista delle sinistre odierne, contrapposte al sovranismo, con le presstitute che ovunque divulgano menzogne e mezze verità atte a confondere le masse, indottrinate non a ragionare a 360 gradi in base ad eventi e prospettive future, bensì a ragliare, belare, ringhiare in coro.   

Non facile capire le motivazioni che hanno indotto Putin ad attaccare l’Ucraina, appunto perché ben pochi hanno potuto informarsi sul contesto reale, sia mondiale che a Kiev e dintorni, partendo dal recente passato, da quando nel 2014 il governo filorusso del Presidente Viktor Ianukovitch di fronte a proteste di piazza promosse dall’estero, dovette dimettersi per tutelare pace e coesione sociale.  

Ma fin dalla frantumazione dell’Unione Sovietica, talvolta con avvallo governativo, per mano di ultra nazionalisti di destra, iniziarono aggressioni alla minoranza russa. Anche da ciò la necessità di  annettersi alla Russia, sfociata nel riconoscimento delle Repubbliche del Donbass.   

In guerra fondamentale dapprima studiare l’avversario, per poi colpirlo all’improvviso così da precludergli di parare il colpo ed organizzare una reazione. Anche questo da sempre, come asserì nel V secolo AC il condottiero e filosofo cinese Sun Tzu nel trattato “L’arte della guerra” che enfatizza l’importanza del confondere il nemico anche divulgando falsità che distolgono l’attenzione.  

Così ha fatto Putin, privo di alternative, di fronte alla prospettiva di Kiev nella Nato, attese fine dei Giochi Olimpici ed avvallo di Pechino per attaccare l’Ucraina, con la successiva mossa costituita dall’hackerare le comunicazioni avversarie, appunto per precludere di organizzare una risposta militare, in un modo o nell’altro assistita dai paesi NATO, che ambiscono a trascinare con loro l’Ucraina, come già accaduto per i paesi baltici ex URSS. Ed è questo il principale “casus belli”.

Provocazioni ed ingerenze molto sottili da parte di NATO ed Occidente, a decorrere dalla caduta del muro di Berlino, una NATO indirizzata dall’America, sia repubblicani che democratici, contrapposti in politica interna ma uniti in politica estera, dopodiché arrivò Trump a scompigliare le carte, in America ed all’estero, persino all’interno del Partito Repubblicano, ora su posizioni ben diverse rispetto ai tempi dei Bush guerraioli.   

Al contempo, a decorrere dagli inizi del 2000, lo speculatore-filantropo George Soros tramite OSF (Open Society Foundation) ed ONG che finanzia organizzò in alcuni paesi ex sovietici le cosiddette “rivoluzioni colorate” che portarono Ucraina, Armenia e Georgia a governi filo americani.  

Con l’Ucraina ha avuto pazienza Putin –sostengono i suoi estimatori – due anni addietro preoccupato dal rischio che cadesse anche il fedele alleato bielorusso Alexander Lukashenko. Putin ha la preoccupazione, condivisa dal popolo russo, che si estenda il fronte dei paesi “non amici”, che dal 2014 include l’Ucraina, dove in seguito al sostanziale colpo di stato che portò alle dimissioni di Ianukovitch, venne nominato ad interim Arsenij Yatsenyuk, con successiva elezione di Petro Poroshenko, che subito espresse ringraziamento per Soros 

     

A sinistra l’ex presidente Petro Poroshenko con George Soros e a destra Alex Soros che esprime sostegno al governo di Zelensky

 Non a caso, nel Giugno 2021 Putin chiuse la sede russa di OSF, arrestando il direttore Andrei Pivovarov, fatto scendere dall’aereo poco prima che da San Pietroburgo decollasse diretto a Varsavia. Ma l’ideologia globalista ha intaccato Mosca.  

Putin intende sradicare il globalismo che minaccia sovranità ed identità culturale russa. 

Oltre a sradicare il nazismo, concetto di facile impatto comunicativo, Putin, di visione sovranista, dunque ben diversa dall’imperialismo sovietico, intende soprattutto sradicare l’avanzata dell’ideologia globalista, che avviene in parallelo con l’avanzata della NATO, per evitare che prosegua fino a Mosca, sfruttando il burattino Zelensky, il Beppe Grillo dei Carpazi.  

Non agisce di “motu proprio” il Presidente ucraino, de facto piazzato al potere tramite strategie riconducibili a Soros e Klaus Schwab, ideologo del totalitarismo dal volto umano costituito dal New World Order, il Nuovo Ordine Mondiale, preludio al “Grande Reset” che incombe sull’intera umanità, con la vaccinazione passaggio di fondamentale importanza.   

Alle élite finanziarie non premono le sorti del popolo ucraino bensì i giacimenti minerari e divulgare la loro visione sociopolitica, fondamentale per gestire l’economia. Così manovrano l’intero pianeta, riunendosi annualmente a Davos, il cosiddetto ”Club di Davos”, dove dal 1971, con il patrocinio di Commissione Europea e big dell’economia mondiale, si celebra annualmente il World Economic Forum (WEF) ideato da Schwab, ex professore di Economia a Ginevra. In sostanza i big di politica, economia e Media si incontrano per decidere il futuro dell’umanità, lontano da riflettori, niente telecamere e taccuini, vietati persino i cellulari. 

Nel 2016 durante una conferenza pubblica, Putin espresse seria preoccupazione per la sovranità nazionale russa, stante l’avanzata del degrado dovuto al New World Order che avrebbe corroso i valori morali della cristianità, con il politically correct che spianava la strada al propagandare pedofilia, infatti tuonò contro chi promuove teorie gender e diritti dei bambini a cambiare sesso, follia quasi sdoganata in Europa e USA.

Al contempo, a Kiev la comunità LGBT manifestava per chiedere protezione dei bambini transessuali: come a dire che un bimbo sia libero ed autonomo nel decidere di cambiar sesso, non soggetto a condizionamento sociale.     

  

Nel medesimo periodo, Zelensky, comico trash, sotto i riflettori suonava il pianoforte col cazzo, non in senso metaforico ma fisico, visto che suonava proprio con l’organo sessuale. 

Ed ecco il volto della persona votata dagli ucraini, ingannati dai Media che lo lanciarono in politica, e che ora lo hanno elevato al rango di statista, manco fosse Giggino Di Maio 

Il nemico di Putin non è l’America, nemmeno l’Ucraina, bensì il globalismo, che nei paesi dell’ex blocco sovietico si è presentato con rivoluzioni colorate, prodromiche al “Grande Reset”.  

 

A sinistra: Zelensky al World Economic Forum del 2020. a destra: Klaus Schwab, ideatore del WEF nonché ideologo del Great Reset, con il Premier canadese Justin Trudeau, uno dei suoi pupilli. 

Nessun conflitto se in America ci fosse stato Trump al potere 

Non ci sarebbe stato alcun conflitto se alla Casa Bianca ci fosse stato il legittimo vincitore delle elezioni del Novembre 2020, se Donald Trump non fosse stato depredato della vittoria dalla cricca globalista che ha piazzato al suo posto il burattino farfugliante Joe Biden, che sta creando seri imbarazzi, infatti in privato deve essergli detto cosa deve dire in pubblico.  

Putin abbatte i confini e si muove in modo estremamente diretto, un pò come Trump, mentre il globalismo agisce subdolo, inganna, manovra i Media per manipolare l’opinione pubblica per indurre le masse a scendere in piazza a protestare contro governi e politici sgraditi al NWO, così da sovvertire il potere e piazzare politici che portino avanti la visione globalista, come accaduto in Ucraina, Armenia e Georgia. 

     

Tra Putin e Trump c’è stima reciproca, a conferma le foto dei loro incontri, da comparare con la gelida accoglienza dallo Zar riservata a Macron, in precedenza palesemente snobbato ad un evento pubblico, sotto gli occhi delle telecamere che ritrassero lo sguardo esterrefatto di sua moglie mentre osserva Putin passare senza degnare di uno sguardo il giovin marito.   

Putin teme la guerra biologica, infatti ha distrutto i biolaboratori  

In sostanza Putin ha parlato (picchiato) alla moglie (l’Ucraina) affinché capisse la suocera (l’America dei demok.rats globalisti). Ma c’è un altro importante obiettivo, ovviamente non sbandierato, ovviamente ignorato dai Media allineati: impedire un ipotetica ma plausibile guerra biologica, infatti l’esercito russo ha distrutto alcuni dei quindici biolaboratori finanziati dall’America sul suolo ucraino.  

 

Plausibile che la guerra al Covid abbia insegnato qualcosa a Zar Vladimir, infatti l’ha combattuta adottando il metodo del plasma iperimmune, di fatto il metodo elaborato dal prof. Giuseppe De Donno, deriso dai Media italiani al punto che venne indotto al suicidio, anche se c’è chi pensa non sia stato un suicidio. Altro alleato nel combattere il covid l’ivermectina, messa al bando in Italia ma approvata in India e di recente usata anche dalla Regina Elisabetta.

Per capire i motivi dell’attacco di Putin all’Ucraina si devono conoscere gli obiettivi globali del Nuovo Ordine Mondiale, ma alle élite finanziare non interessa se la gente soffre e se muoiono civili ed innocenti, infatti hanno deciso di sfidare Putin sul territorio ucraino.   

Mauro Mauri

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