Commercianti-poliziotti

Commpoli

Commercianti-poliziotti? Si può fare. Il trucco è semplice, ma nei regimi funziona sempre.
Si prende una parte della popolazione, la si sottomette con la minaccia di megamulte e  di chiusure, e attraverso questa, si cerca  poi di sottomettere quelli che non si piegano ai loro ricatti. 
Gironzolando venerdì scorso, ho notato che la città pareva un campo di concentramento col filo spinato: qui non si entra, qui ci vuole il green pass, là ci vuole quello rafforzato (cioè quello ottenuto con  tanto di  vaccinazione), e tutti o quasi mettevano in bella vista i  loro cartelli di divieti.  Spesso i  cartelli e le bacheche di divieti e delle limitazioni si ammonticchiano in una sola vetrina: si entra con la mascherina, occorre sanificare le mani, mantenere le distanze,  entrare  uno o due alla volta, e così via….Insomma, molti esercenti (fatte salve poche eccezioni) si mettono di buzzo buono per trasformarsi  in gestori delle Piccole Botteghe degli Orrori, dalle quali è doveroso stare alla larga.

 

Colgo qui l’occasione per sottolineare  che i non vaccinati (chiamati con la spregevole etichetta di no vax), non sono pochi “irriducibili” sciammanati e bastian contrari, ma appartengono a questa categoria anche quelli che dopo due dosi ed essersi magari contagiati ugualmente, se ne stanno ben alla larga dalla “terza dose”. E magari  nel frattempo i loro lasciapassare si sono sbiaditi e non sono più validi.
Facendo leva su questo zoccolo duro di gente che se ne sta seduta sul ramo che stanno per segare (i commercianti),  il governo tenta di giocare all’Acchiapparibelli per interposta persona. O “renitenti”, come si dice nel linguaggio più ricercato. Qualcuno l’ha capita che perdere il 10 o 20% di clientela, non è un buon affare. Ma i più non capiscono e non vogliono capire. Si sono trangugiati la frottola governativa che col green pass, l’economia vola. Come la signora  della cartoleria a Cascina in provincia di Pisa, della foto  sulla prima pagina de “Il Tirreno” .

Embé? che c’è da stupirsi se i clienti alla parola “green pass”, se la danno a gambe? Ma Signora cara, pensa che sia una cosa buona venire “monitorati” (ovvero controllati),  ogni volta che si entra ed esce da un negozio per le più futili ragioni?

 

Da Cascina in  Toscana passo alla Lombardia. A Varese in Via Veratti in una paninoteca che molto probabilmente appartiene a una catena, compare un cartello a dir poco inquietante. Potete leggere voi stessi :

“Preghiamo la gentile clientela di munirsi e mostrare green pass ed un DOCUMENTO DI IDENTITA’. “

Non è un loro compito! I documenti possono richiesti solo dalle forze dell’Ordine e questo abuso può essere denunciato al Garante della Privacy.  Ma qualcuno  si allarga e sconfina in ambiti non suoi pensando così,  di aumentare il fatturato.

C’è poi una famosa  cioccolateria-pasticceria  in corso Matteotti, la quale,  nel cartello  esposto  sulla porta vetrata, si permette di sventolare sulla clientela l’ammontare delle multe, se  questa non obbedisce alle regole governative. Multe che vanno dai 400 ai 1000 euro, ricorda il cartello. Molto molto sgradevole da leggere! Peccato che la premiata pasticceria dove spesso andavo a prendere cioccolata calda e  ottime meringhe alla panna, abbia omesso di scrivere che innanzitutto toccherebbero a loro, simili sanzioni. E io  – figurarsi –  sarei anche solidale nel capire i loro problemi. Senonché, l’andazzo è  sempre lo stesso: caricare sui clienti, paure e ricatti ai quali essi stessi non sanno sottrarsi.

Le meringhe in quella pasticceria, a incubo finito, non le mangerò mai più. 


Ecco. Ora per fortuna un piccolo spiraglio di luce, una fiammella. In una nota località del Lago Maggiore, un vecchio barista/dall’aria un po” trista/si gratta la testa/ e serve il caffé (cito  le liriche della canzone di Gaber “Trani a gogò”). In quel ramo  del Lago Maggiore, dicevo,  questo simpatico  barista vedendo che stavano seduti studenti che azzannavano fumanti piadine, famigliole con tranci di pizza, e altri avventori con toast e birre, chiede dal banco, rivolgendosi alla sala: “Ce l’avete tutti il green pass, veroooo?”. E lo chiede con aria ammiccante da vecchio goliardo disincantato. “Siiiii!” è stata la risposta scanzonata  in coro. Sembrava di essere tornati a scuola durante la ricreazione. Ecco una persona intelligente, che salva capra e cavoli: è a posto con la cosiddetta “legge” e nello stesso tempo non si aliena i clienti. Non ce l’avevo il green pass, ma ho potuto fare uno spuntino, grazie a lui, dopo aver fatto una lunga passeggiata. “E un toast a me/ nel Trani a gogò“, concludeva la canzone.

Cari esercenti, non siate fiscali e polizieschi coi vostri clienti e avventori. Non è vostro compito controllare e DISCRIMINARE, ma incassare. Non accettate di legarvi  alla miserabile catena di comando che Draghi, Speranza e il CTS vi impongono.

Non abbassatevi a fare i loro secondini.

Quando questo incubo sarà finito, non saranno dimenticate le ferite inferte per un caffè o un’aranciata negata. E non è vero che poi tutto  finirà a “tarallucci e vino”, poiché quel che è fatto è reso.

Il green pass non vi consentirà di avviare indisturbati i vostri commerci come vi hanno promesso, ma servirà a dare il colpo di grazia a quel che ne resta.

Giorno di Santa Dorotea

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